Antropologie Collins (XXV, pp. 99)
"Un pittore è o un semplice imitatore, oppure è originale e dipinge ciò che è originale. Secondo il giudizio del nostro contemporaneo Mengs, Raffaello ha dipinto l'ideale, in quanto ha dipinto forme divine servendosi di figure umane. Correggio era un pittore della grazia incantevole, in quanto destava in noi un dolce gioco di sensazioni quale l'esperienza non ci dà. Tiziano è inferiore a Raffaello perché dipingeva la natura". Logik Philippi (XXIV, p.400)
"Qualcosa può avere verità logica, ma non verità estetica.
In particolare si deve notare che vi sono bellezze che superano
la natura. Così è possibile immaginarsi un oggetto perfetto
sotto ogni punto di vista che tuttavia né esiste né forse mai
potrà esistere in natura. Queste bellezze sorgono quindi dall'allontanamento
dalla verità logica. Il pittore Michel Angelo e Raffaello raffigurano le ossa con delicate curvature dando loro un aspetto
flessibile, mentre le ossa dovrebbero essere appuntite. Queste
sono bellezze ideali e l'ideale non è dipinto secondo la verità
ma secondo il gusto. Il gusto mira a ciò che è piacevole e non
si orienta in base alle conseguenze che ne derivano. Le bellezze
della natura sono connesse con l'utile essenziale e mirano allo
scopo. Il gusto, quando dipinge l'ideale, non mira né all'utilità,
né allo scopo. L'immagine di Apollo a Roma è dipinta in
opposizione alla natura che mira allo scopo e all'utile del corpo
e segue la perfezione del gusto. Sembra che la cosa migliore sia
la realtà effettiva. Il nostro gusto si forma in base agli
oggetti e li assume come modelli esemplari. Nihil materiale
est in intellectu quod non antea fuerit in sensu, dice
Aristotele. Una volta però che gli artisti che mirano al gusto
abbiano rispettato tutte le condizioni della natura, essi si
abbandonano alla loro immaginazione. Tutto ciò che facilita gli
eccessi dell'immaginazione è bello. Hogarth ha notato che Apollo
a Roma suscita un'ammirazione così profonda poiché le sue gambe
sono lunghe. L'artista ha osato avventurarsi felicemente al di là
della natura".
Antropologia dal punto di vista pragmatico, Didattica antropologica, Par. 13. "Del gioco artificiale con l'apparenza sensibile", trad. it. Torino, UTET, p. 33
"Il gioco (praestigiae) che si può tendere all'intelletto
con le rappresentazioni dei sensi può essere naturale o
artificiale ed è quindi illusione (illusio) o inganno (fraus).
-Quel gioco per il quale si è costretti a tenere per reale
qualcosa in base all' attestazione degli occhi sebbene il
medesimo soggetto lo ritenga con la sua intelligenza impossibile,
si chiama gioco della vista (praestigiae). Illusione è
quel gioco che rimane anche quando si sa che il presunto oggetto
non è reale. -Questo gioco della mente con l'apparenza dei sensi
è molto piacevole e divertente, come, per esempio, il disegno in
prospettiva dell'interno di un tempio, o, come Raffaele Mengs dice del dipinto della "Scuola dei Peripatetici" (mi pare del
Correggio) "che quando li si guarda un po' a lungo, sembrano
camminare", o, come accade in quella scala dipinta con una
porta semiaperta nel palazzo municipale di Amsterdam, che pare
inviti a salirla, ecc. L'inganno dei sensi invece si produce
quando, appena si sa come è il rapporto con l'oggetto, anche l'apparenza
viene a cessare. Di tal genere sono i giochi di prestigio di
qualsiasi natura".
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