Cambiamento climatico: peggio le vacche o le auto?
Nel 2006, la FAO ha definito il bestiame un problema più grave dei trasporti, in termini di cambiamento climatico, con un 18% delle emissioni di gas ad effetto serra del primo contro il 14% dei secondi. La notizia creò incredulità e perplessità, e non tardarono le obiezioni da parte di esperti del settore. Una critica pungente venne dal Professor Frank Mitloehner dell’Università della California (UC Davis), che protestò contro l’uso iniquo dei dati sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) solo per il bestiame e non per i trasporti, affermando che un confronto diretto non era giustificato.
Fu un’osservazione importante, riconosciuta da un rappresentante della FAO nel 2010. Confrontando infatti le emissioni dirette (a causa della mancanza di un quadro comune per i dati LCA), le emissioni totali del bestiame sono di molto inferiori a quelle dei trasporti (5% contro 14%). Inoltre la FAO, nel rapporto del 2013 intitolato “Tackling climate change through livestock”, modificò la stima basata sui dati LCA del bestiame dal 18% al 14,5%, utilizzando la metodologia perfezionata del sistema GLEAM, il modello interattivo di Valutazione Ambientale Globale del Bestiame. E così, lo slogan “le vacche sono peggio delle auto” si è rivelato falso. Ciononostante i militanti del movimento anti-carne non hanno aggiornato il loro credo e continuano a ripetere le stesse frasi all’infinito. E non parliamo dell’oltraggioso 51%, ipotizzato dal Worldwatch Institute e propagato dal film Cowspiracy.
Leggi tutto l’articolo su La Stampa online del 21 marzo 2019