Precision Livestock Farming: l’opinione degli allevatori

Abbiamo parlato della Precision Livestock Farming, delle sue potenzialità nel supporto gestionale per l’allevatore e dei possibili effetti positivi sulla mitigazione ambientale. Ultimamente, le nuove tecnologie si stanno diffondendo in modo rapido in tutto il mondo e l’interesse verso strumenti e sensori sempre più innovativi cresce senza sosta.

Ma qual è, ad oggi, la diffusione di queste tecnologie sul nostro territorio e qual è il punto di vista degli allevatori, attori protagonisti nella gestione aziendale?

Non tutti gli strumenti tecnologici disponibili sono considerati validi e affidabili dagli allevatori, molti dispositivi hanno un costo che risulta poco conveniente ed eccessivo rispetto al beneficio ricavabile dal loro utilizzo; diversi sensori, inoltre, forniscono un numero elevato di informazioni, ottimo per chi ha disponibilità di tempo, interesse per i dati e una certa familiarità con la tecnologia, difficoltoso, invece, per chi non ha queste caratteristiche.

Ecco, allora, che diventa interessante indagare la diffusione delle tecnologie in azienda e comprendere su quali aspetti sia necessario ancora lavorare. In questo modo si potrà consentire agli allevatori un avvicinamento sempre più importante alla zootecnia di precisione.

Con lo scopo di indagare questi aspetti, è stato proposto agli allevatori della provincia di Cremona un questionario (Abeni et al., 2019) in cui poter segnalare la presenza o meno di un determinato sensore in azienda, e l’eventuale interesse nei confronti delle tecnologie non ancora adottate. Dallo studio è emerso che l’interesse nei confronti degli strumenti della PLF da parte degli allevatori è considerevole, specialmente da parte dei grandi allevamenti (>200 capi).

Il questionario era strutturato presentando i sensori suddivisi per categoria di impiego:

  • Sensori per il rilevamento degli estri e il monitoraggio dello stato di salute dell’animale
  • Sensori per la rilevazione del comportamento alimentare e per il monitoraggio di disturbi metabolici
  • Sensori per il monitoraggio della produzione di latte e per il rilevamento di mastiti

I sensori che sono risultati più diffusi erano quelli relativi alla produzione di latte e alla rilevazione dei calori. Un esito simile era stato ottenuto anche da Borchers e Bewley nel 2015, da un’indagine nelle stalle degli Stati Uniti.

Più precisamente, i sensori per la rilevazione degli estri maggiormente impiegati sono risultati i pedometri (34,5% del totale delle risposte) e gli attivometri (29%), mentre la rilevazione del progesterone nel latte è risultato il metodo di rilevazione meno utilizzato. Nonostante la limitata diffusione di strumenti per la rilevazione di zoppie, sembra comunque esserci un certo interesse nei confronti di questi dispositivi. Al contrario, emerge esserci poco interesse nei confronti di sensori di allerta parto, di localizzazione e posizione degli animali e sensori per la rilevazione di parametri fisiologici, come ad esempio la temperatura corporea.

I sensori per la rilevazione del comportamento alimentare e per il monitoraggio di disturbi metabolici sembrano essere davvero poco diffusi; l’interesse nei confronti di alcuni di questi risulta però importante, per esempio nel caso della misurazione del beta-idrossibutirrato o dell’utilizzo di un sistema combinato di misurazione dell’attività e della ruminazione dell’animale. Per altri sensori impiegati, per esempio, per la rilevazione delle emissioni di metano, per la misurazione della temperatura del rumine o del peso corporeo dell’animale, gran parte degli allevatori ha mostrato invece poco interesse.

Il parametro più diffuso per la rilevazione della mastite risulta essere la conducibilità elettrica; nonostante l’esigua diffusione di strumenti per la rilevazione delle cellule somatiche nel latte, più dell’80% degli allevatori si è mostrato interessato alla rilevazione di questo parametro. In ogni caso, tutti i parametri di riferimento per la rilevazione di mastite hanno suscitato grande interesse.

La diffusione delle tecnologie è risultata correlata positivamente alle dimensioni aziendali: aziende con più di 200 animali più frequentemente erano anche aziende in cui vi erano sensori e strumenti tecnologici per almeno una delle tre categorie precedentemente presentate. È molto probabile, infatti, che un’azienda di grandi dimensioni, più che una piccola azienda, possa trarre beneficio dal supporto tecnologico e da strumenti che agevolino il monitoraggio costante sul singolo animale.

Sempre nello studio di Abeni et al. (2019), una seconda parte del questionario era finalizzata a indagare i fattori che influenzano l’investimento in una nuova tecnologia.

Il fattore che gli allevatori più considerano, prima di compiere un investimento, è l’analisi costi-benefici. Tra le motivazioni che spingono un allevatore a considerare una nuova tecnologia, le più importanti sono risultate essere l’aumento del reddito, il miglioramento dell’efficienza del lavoro, una maggior efficienza nella rilevazione degli estri e nel monitoraggio della salute animale.

È emersa, inoltre, l’importanza di avere a disposizione una tecnologia semplice e che non implichi l’impiego di troppo tempo per la lettura e l’interpretazione dei dati.

È chiaro che lo sviluppo futuro delle tecnologie nel settore zootecnico dovrà tenere in considerazione il punto di vista degli allevatori; d’altro canto, l’opinione degli allevatori è spesso influenzata dalle informazioni che essi hanno a disposizione.

Da uno studio di Van De Gucht et al. del 2017, si evince l’importanza del fornire informazioni aggiuntive per aumentare la consapevolezza delle scelte gestionali aziendali. Durante l’esperimento, è stato chiesto agli allevatori di valutare l’utilità dei sensori di rilevamento delle zoppie; veniva assegnato un punteggio maggiore dopo aver fornito all’allevatore maggiori informazioni sulla gravità delle zoppie.

Risulta evidente l’importanza di supportare in modo continuo gli imprenditori zootecnici nelle scelte di gestione aziendale, soprattutto laddove siano coinvolte nuove tecnologie.

Una parte del progetto Clevermilk vuole indagare la diffusione delle tecnologie nelle aziende del nostro territorio e migliorare la diffusione di informazioni riguardanti la PLF e il suo ruolo nella mitigazione ambientale della produzione di latte.

Riferimenti bibliografici:

Abeni F., Petrera F., Galli A. 2019. A Survey of Italian Dairy Farmers’ Propensity for Precision Livestock Farming Tools, Animals, 9, 202. Link all’articolo: https://www.mdpi.com/2076-2615/9/5/202/htm

Borchers M.R., Bewley J.M. 2015. An assessment of producer precision dairy farming technology use, prepurchase considerations, and usefulness. J. Dairy Sci., 98, 4198–4205.

Van De Gucht T., Saeys W., Van Nu_el A., Pluym L., Piccart K., Lauwers L., Vangeyte J., VanWeyenberg S. 2017. Farmers’ preferences for automatic lameness-detection systems in dairy cattle. J. Dairy Sci., 100, 5746–5757.