Nicola Pedone

Cronache da Gargnano sul Garda


L'incontro tra psicologi della percezione, etnomusicologi e filosofi a Gargnano Palazzo Feltrinelli 29 settembre -1 ottobre 1997



Succede a volte, anche se questa non la norma, che un convegno organizzato in ambito accademico abbia alla fine poco di accademico. Può capitare persino che le relazioni vengano ascoltate con attenzione, che da queste nascano dibattiti anche vivaci, e che al termine dei lavori ci si scambino, insieme ai ringraziamenti di rito e ai saluti, informazioni, materiali, bibliografie Se poi l'incontro riguarda problematiche di filosofia della musica, può anche accadere che al termine di fitte «sessioni di lavoro» i congressisti - illustri cattedratici e più giovani laureandi o laureati - si spoglino dei loro panni teoretico e, estratti gli strumenti, si raccolgano da musicisti «pratici» intorno a una sonata da camera di Corelli o ad un concerto di Bach. Questo, in poche battute, il clima che tra il 29 settembre e il 10 ottobre scorsi ha caratterizzato nel Palazzo Feltrinelli di Gargnano, il primo convegno del Seminario Permanente di Filosofia della Musica, organizzato dalla cattedra di Filosofia Teoretica dell'Università Statale di Milano con la collaborazione delle Cattedre di Estetica II e III e della Cattedra di Logica II. Questo incontro è stato reso possibile dal sostegno del Dipartimento di filosofia e del Rettorato dell'Università degli Studi di Milano.



Il Seminario è giunto ormai al suo quinto anno di attività e si pone come momento di confronto e di discussione intorno a tematiche filosofico-musicali tradizionalmente poco dibattute nel nostro paese. Se inizialmente ad animare il Seminario erano per lo più laureati e laureandi che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, avevano cominciato a seguire i corsi di Filosofia Teoretica tenuti da Giovanni Piana dedicati all'argomento, ben presto il gruppo doveva allargarsi, fino a interessare non solo laureandi provenienti da altre cattedre, ma anche altri docenti, studenti dei Conservatorio e giovani compositori. Questa convergenza di esperienze culturali e professionali diverse è stata fin dall'inizio la ricchezza del Seminario e ha determinato una reale apertura disciplinare – vero antidoto alla stagnazione dottrinaria – che ha improntato di sé anche i giorni del convegno di Gargnano. Il quale, dunque, non è stato solo l'occasione per un bilancio «interno» di un'attività ormai pluriennale, ma ha offerto anche la possibilità di incontrare realtà esterne, frutto di approcci e metodologie spesso differenti, ma proprio per ciò molto stimolanti.



La prima giornata del convegno e stata dedicata a comunicazioni del Seminario con interventi a carattere prevalentemente teorico (Augusto Mazzoni: L'estetica musicale di Hans Mersmann; Carlo Migliaccio: Il tempo musicale in Jankelevitch; Nicola Pedone: Lo spazio nella fenomenologia della musica di Alfred Schutz), ma anche considerazioni riguardanti il pensiero e l'opera di musicisti: Mozart (Davide Malvestiti: Goethe e Mozart, Riflessioni sulle «Affinità elettive» e «Così fan tutte» e Livia Sguben: Considerazioni sul «Don Giovanni» intorno al tema del sublime), Stravinskij (Emanuele Ferrari: Espressione e significato nell'estetica di Stravinskij) e Coltrane (Carlo Serra e Marco Camerini: Relazioni scalari e spazio sonoro in John Coltrane). In connessione con gli interventi su Mozart, sono stati presentati in videoregistrazione l'ouverture del Don Giovanni di Mozart nella realizzazione cinematografica di Sellars e il finale del Ratto dal Serraglio, recentemente presentato al Festival di Salisburgo 1997 (regia di Alexandre Tarta) con il notevole inserimento del flauto nay, suonato da Kudsi Erguner.



Giornata a tutti gli effetti centrale è risultata la seconda, con una sessione etnomusicologica e una psicologica. Se Tullia Magrini con la relazione L'identità complessa dell'etnomusicologia ha fornito un ricco quadro storico-critico circa lo statuto interdisciplinare concernente l'ambito etnomusicologico, Ignazio Macchiarella ha affrontato un aspetto più applicativo illustrando con la relazione Rapporti fra musica colta e musica di tradizione orale alcune sue recenti ricerche. All'interno di questo ambito sono state svolte altre comunicazioni del Seminario da parte di Ernesto Mainoldi (Tra filosofia della musica e studi etnomusicologici), Giovanni Piana e Francesca Dell'Acqua ( La serie delle serie dodecafoniche e il triangolo di Sarngadeva) e Giacomo Di Vittorio ( Analisi strutturale dei miti in Levi-Strauss e nella musica di Wagner).



Nella sessione psicologica Giovanni Vicario e Massimo Grassi hanno illustrato alcuni risultati di una serie di ricerche sperimentali sullo «spazio tonale» che hanno dato luogo ad uno stimolante dibattito sulla ricezione degli intervalli e dei loro rapporti. Paolo Bozzi a sua volta ha illustrato un progetto di sperimentazione in corso di svolgimento nella sua relazione Una strana storia sull'interpretazione, mentre Giuseppe Porzionato ha ripercorso alcune tappe importanti della propria ricerca in un variegato e suggestivo intervento sul tema Aspetti biologici e psicologici della percezione e dello sviluppo musicali.



Ad attestare l'interesse verso i rapporti tra ambito musicale e ambito della visione, oltre ai materiali mozartiani presentati nella prima giornata, sono state proposti due notevoli video dei Quadri di una esposizione di Mussorgsky: la realizzazione in balletto ad opera del gruppo Momix e quella grafico-coloristica di Kandinsky secondo la ricostruzione del Rote Kreis con la regia di Helmut Rost.



L'attenzione che il Seminario ha dedicato fin dal suo nascere alla musica contemporanea, con i suoi innumerevoli motivi di riflessione filosofica, spiega l'intervento di due compositori ai lavori di Gargnano. Alessandro Melchiorre, nella giornata di apertura, ha presentato brani da Unreported Inbound Palermo, su testo di Daniele Del Giudice, un'opera ispirata alla tragedia di Ustica, eseguita per la prima volta in forma di concerto alla Biennale di Venezia nel 1995 e successivamente ampliata e rappresentata in Germania nel 1997, in forma di allestimento teatrale (a tale realizzazione si riferivano i filmati presentati al convegno).



Fabio Vacchi, nella giornata conclusiva, ha invece proposto all'ascolto la registrazione di tre brani tra loro intimamente connessi, incentrando poi l'intervento successivo proprio sul principio della variazione musicale e, più in generale, della filiazioni delle idee musicali, principio presente in maniera sempre feconda anche nella musica del nostro tempo: da un tema contenuto nel Notturno concertante per chitarra e orchestra del 1994 nasce, infatti Dai calanchi di Sabbiuno in versione prima cameristica (1995) poi per grande orchestra (1997). Ancora di Vacchi il brano che ha chiuso idealmente il convegno, In alba mia, dir , questa volta eseguito magistralmente dal vivo dal violoncellista Guido Boselli.

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