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fase di posizionamento sui campi

Il progetto di ricerca

 

 

La metodologia operativa sul campo

 

 

 

 

La ricognizione archeologica si propone la copertura il più possibile sistematica e uniforme del territorio, laddove la natura del terreno e la copertura vegetazionale rendano accessibile e sufficientemente visibile la superficie da indagare.

Sul posto, nella zona prescelta come area di partenza, si effettuano anzitutto alcune ricognizioni esplorative non sistematiche, volte a verificare la natura dei territori da esplorare, l’accessibilità delle diverse aree, la percorribilità delle vie di accesso, le proprietà dei terreni da percorrere. Ulteriore obiettivo di questa preliminare esplorazione non sistematica è la presa di coscienza delle differenti potenzialità archeologiche delle aree in esame, sulla base delle quali programmare quindi in modo proficuo il lavoro, sia per l’anno in corso che per il proseguimento della ricerca.

 

 

esplorazione in aree di scarsa visibilità

 

 

 

 

redazione della documentazione

 

 

Compiute queste prime operazioni di esplorazione del territorio da esaminare, le aree oggetto di indagine vengono suddivise in unità minime di ricognizione (UR). I limiti di ciascuna unità sono definiti sulla base delle caratteristiche geomorfologiche del terreno, della natura della vegetazione (e di conseguenza del grado di visibilità della superficie), della presenza di elementi naturali (linee d’acqua, vegetazione, etc.) o antropici (recinzioni, strade, etc.).

Ogni unità di ricognizione viene accuratamente esplorata, percorsa, anche a più battute e con differenti condizioni di luce, per linee parallele conformi all’andamento della superficie, della vegetazione o delle arature. La distanza media dei ricognitori viene fissata intorno a 5 m; solo in pochi casi si preferisce un intervallo maggiore (10 m). Laddove le caratteristiche geomorfologiche, e soprattutto della vegetazione, limitino fortemente l’accessibilità e la percorribilità dell’area, rendendone praticamente inutile l’esplorazione sistematica per linee parallele, si opta per un’indagine non sistematica, volta a esplorare comunque le aree accessibili e quelle più visibili.

 

Ogni unità di ricognizione viene opportunamente documentata mediante apposita scheda (scheda UR), nella quale si annotano le caratteristiche geomorfologiche e geologiche dell’area, la natura della vegetazione e la visibilità della superficie, nonché il metodo di indagine e le caratteristiche atmosferiche (luce, ora del giorno), dalle quali la ricognizione può essere fortemente influenzata. Di ciascuna unità viene inoltre effettuata la documentazione fotografica e il posizionamento sulla cartografia tecnica regionale a scala 1:10000.

 

Qualora, nel corso dell’esplorazione di una unità, si individui un’area caratterizzata da elevata concentrazione di materiale archeologico, o da altre emergenze archeologiche, si procede alla segnalazione del sito.

               il terreno viene percorso per linee parallele

 

 

 

 

                         

 

 

 

 

 

 

         rilievo delle  coordinate  mediante GPS

Sono definiti “siti” le aree caratterizzate da una concentrazione di frammenti di materiale archeologico affiorante nettamente superiore a quella della zona circostante, oppure contraddistinte dall’affioramento di strutture antiche, oppure ancora dalla presenza di materiale archeologico particolarmente significativo, anche se isolato.

Ciascun sito diviene oggetto di un’esplorazione dettagliata, generalmente per linee parallele, ad intervalli di distanza ristretti, in modo da garantire la copertura pressoché totale dell’area; è quindi documentato tramite apposita scheda (scheda Sito) e posizionato topograficamente mediante sistema GPS. Con le opportune conversioni, le coordinate GPS sono poi ricondotte al sistema di riferimento utilizzato dalla cartografia tecnica regionale locale (sistema di proiezione Gauss-Boaga, Fuso Est), al fine di posizionare il sito sulle relative carte.

 

A eplorazioni concluse, di ogni località viene redatta una carta di visibilità, in cui siano cioè segnalati chiaramente i differenti gradi di visibilità del terreno al momento della ricognizione. La definizione di una carta di visibilità salvaguarda infatti da conclusioni affrettate sull’assenza di documentazione archeologica in aree invero fortemente condizionate da inaccessibilità per fitto manto vegetazionale o da rimaneggiamenti moderni o da altre situazioni contingenti. La redazione della carta archeologica di una località, con il posizionamento di tutti i siti rilevati, fotograferà invece la distribuzione crono-tipologica dei siti e sarà utilissimo strumento di lettura per la storia di un territorio.