I primi ritrovamenti archeologici al Lavagnone di cui si ha notizia risalgono agli anni Ottanta del 1800 in seguito ai lavori di estrazione della torba che portarono alla luce ceramiche e manufatti in selce scheggiata. A parte questi primi sporadici rinvenimenti, nessuno si occupò di questo sito fino alla fine degli anni ’50 del 1900 quando il dr. Ferdinando Fussi insieme al Gruppo Grotte di Milano effettuò raccolte di superficie e cinque piccoli saggi di scavo in diversi punti del bacino, pubblicando le prime notizie di questo sito preistorico.

Le ricerche nell’area si intensificarono poi negli anni Settanta del secolo scorso: nel 1970 Ornella Maria Acanfora, Soprintendente al Museo Preistorico-Etnografico Luigi Pigorini di Roma, fece un primo sopralluogo al Lavagnone a cui seguì un limitato saggio di scavo per accertare le potenzialità del deposito archeologico. Nel 1971 furono eseguiti due scavi sotto la direzione di Barbara Barich e le ricerche proseguirono a partire dal 1974 sotto la direzione di Renato Perini per conto della Soprintendenza al Museo Pigorini e della Soprintendenza Archeologica della Lombardia con l’apertura di quattro aree di scavo e sei campagne, dal 1974 al 1979.

Proprio in quegli anni, lo studio delle stratigrafie di uno dei settori del sito portò Renato Perini a definire, per il Lavagnone, 7 orizzonti crono-tipologici, ovvero 7 fasi di occupazione definite dalla presenza negli strati archeologici di alcune peculiari tipologie di oggetti utilizzati durante le varie fasi dell’età del Bronzo. Le sue ricerche hanno permesso di porre così le basi per una periodizzazione della stessa età del Bronzo in Italia settentrionale. Nello stesso settore Perini scoprì un aratro in legno degli inizi del Bronzo Antico, uno dei più antichi esemplari noti al mondo.

Gli scavi Unimi

Dopo una pausa di circa un decennio, gli scavi sono stati ripresi nel 1991 da parte dell’Università degli Studi di Milano, che conduce ancora oggi le ricerche nel sito, inizialmente sotto la direzione scientifica di Raffaele Carlo de Marinis e ora di Marta Rapi.

Nonostante le ricerche scientifiche siano in corso da tempo, si è ben lungi dall’aver esaurito le potenzialità del sito. Ricordiamo infatti che il Lavagnone è stato occupato stabilmente per almeno mille anni durante l’intera età del Bronzo e questo ha comportato la presenza di una varietà di situazioni e contesti archeologici che sono stati scavati in modo analitico solo in parte. Senza contare che nel corso del tempo sono cambiati anche gli approcci e le strategie di ricerca.

Per questo, i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano hanno sentito la necessità di avviare un programma interdisciplinare di ricerche, attivando collaborazioni specifiche per diversi settori, per esempio per la dendrocronologia, per la palinologia e il paleoambiente e ancora per lo studio dei macroresti vegetali, per la micromorfologia, per l’archeozoologia, per l’archeometallurgia.

Gli scavi Unimi interessano l’area nord-orientale dell’antico bacino lacustre; i settori di scavo sono 5, denominati con lettere da A ad E, e sono distribuiti lungo un asse nord-est – sud-ovest. Questa disposizione permette di indagare diversi ambienti antichi, come per esempio l’antica sponda del bacino, nel settore B, o l’area umida centrale, nel settore D.

I settori…

L’area del settore A, scavata da de Marinis, si trova invece a ridosso del cosiddetto settore I di Perini ed è stata progressivamente ampliata fino a inglobarlo. Questo ha permesso da un lato di verificare la sequenza degli strati archeologici individuata da Perini, e dall’altro di rivedere la periodizzazione del sito: con le nuove ricerche, le fasi archeologiche individuate sono 8 e non più 7 e si è aggiornata anche la cronologia del sito in relazione alle diverse fasi dell’età del Bronzo in Italia settentrionale.

  • Bronzo Antico 1 corrisponde a Lavagnone 2 e 3;
  • Bronzo Antico 2 a Lavagnone 4;
  • Bronzo Medio 1 a Lavagnone 5 e 6;
  • Bronzo Medio 2A a Lavagnone 7;
  • Bronzo Medio 2B a Lavagnone 8
  • Bronzo Medio 3 a Lavagnone 9.

Queste classificazioni si riferiscono alla cultura di Polada e tardo-poladiana nel Bronzo Antico (2200-1600 a.C. circa) e alla cultura delle Palafitte e Terramare nel Bronzo Medio e Tardo (1600-1200 a.C. circa). Le ricerche hanno mostrato la graduale evoluzione in loco degli aspetti culturali, soprattutto per quel che riguarda la produzione ceramica, dal periodo della cultura di Polada a quello della cultura delle Palafitte e Terramare.