Dopo la loro distruzione (meccanica, ad opera del gelo, o con intervento chimico), i tessuti delle cover iniziano a decomporsi nel terreno e possono quindi rilasciare i nutrienti che hanno asportato durante la loro crescita, a beneficio della coltura che segue.
Per quanto riguarda l’azoto, il valore fertilizzante delle cover dipende da diversi fattori. Innanzitutto, la cover crop, avendo assorbito dell’azoto dal terreno, può avere esercitato quella che viene denominata “competizione preventiva”. Ciò significa che al momento della semina della coltura da reddito che segue la cover il contenuto di azoto minerale del terreno può essere inferiore rispetto a quanto si verificherebbe nello stesso terreno senza cover crop. In secondo luogo, il valore fertilizzante della cover crop dipende dall’effettiva mineralizzazione di azoto. Questa, oltre che da fattori locali (contenuto idrico e temperatura del terreno, grado di amminutamento dei tessuti della cover, contatto cover-terreno) dipende anche dalle caratteristiche chimiche dei tessuti della cover crop, in particolare dal suo rapporto C/N.
A livello sperimentale un’utile sintesi degli effetti concimanti della cover crop si può ottenere calcolando, similmente a quanto si fa con i concimi minerali e organici, il coefficiente di recupero apparente. Questo indica la quota di azoto contenuto nei tessuti della cover crop che sarà assorbita dalla successiva coltura da reddito. Conoscendo tale grandezza, la si può moltiplicare per l’azoto contenuto nella biomassa della cover al momento della sua terminazione (espresso in kg N/ha) per ottenere la quantità di azoto che dovrebbe essere resa disponibile alla coltura successiva. Tale dato può essere usato all’interno del piano di concimazione per poter definire le dosi di concimi da utilizzare, sia in presemina sia in copertura.
Nel progetto COCROP il valore fertilizzante delle cover crop per il mais viene studiato (Prova 1) misurando il coefficiente di recupero apparente di cinque cover crop (segale, senape bianca, trifoglio alessandrino, veccia vellutata e avena strigosa) in due diversi ambienti (Sant’Angelo Lodigiano, LO e Orzinuovi, BS).