LIVELLO A1-A2
Come tutti gli insegnanti spiegano ai loro studenti, è importante meditare sulle proprie esperienze e analizzare le prove del passato. Così, anche i docenti della sottocommissione del Livello A della Certificazione della Lingua Latina hanno riflettuto sui risultati e le criticità della prova del 2016, nel tentativo di prepararne una migliore per il corrente anno.
L’impostazione di fondo non è variata: come si nota dal Sillabo approvato dalla CUSL, l’esperienza lombarda è abbastanza in linea con quello che dovrebbe diventare lo standard nazionale, nello sforzo, appunto, di passare da variegate sperimentazioni locali a un unicum che consenta la spendibilità della certificazione in tutta Italia, o, ancora meglio, in Europa.
La valutazione delle singole prove, tuttavia, nella certificazione 2016 poteva risultare poco chiara, dal momento che gli esercizi non prevedevano un pari numero di richieste. Essa imponeva, infatti, oltre a un punteggio minimo per ciascun livello (A1 = 32/50; A2 = 38/50), che cinque dei sei esercizi fossero sufficienti per raggiungere il livello A2, quattro per l’A1; ciascun esercizio, infine, per essere considerato sufficiente doveva presentare il 75% delle risposte corrette e, per essere considerato valido, non più del 75% di errori. Se anche uno solo non era stato svolto (o era del tutto errato) non si poteva conseguire il livello A2, mentre si raggiungeva l’A1 se non lo erano alternativamente il sesto o il quarto, che dimostravano competenze affini.
Per essere più chiari riprendiamo la struttura della prova dello scorso anno: si trattava di sei esercizi. I primi tre, legati più alla comprensione, prevedevano rispettivamente: il primo, il completamento di una parafrasi del brano proposto tramite tredici termini, già flessi, che si trovavano in calce al testo, in numero superiore al necessario, per evitare un puro calcolo ‘matematico’ nell’inserzione. Il secondo richiedeva di determinare se erano vere o false tredici asserzioni legate al brano fornito, mentre l’ultimo, con quattro domande a risposta multipla in latino, sondava la comprensione di alcune specifiche sequenze. Il quarto e il quinto esercizio, invece, si basavano sulle conoscenze e le abilità di utilizzo della morfo-sintassi, dal momento che prevedevano l’uno il riconoscimento di quattro elementi nel testo di partenza nella loro specificità sia morfologica sia sintattica, l’altro, che potremmo definire più ‘produttivo’, la trasformazione, per il tramite di costrutti equivalenti, di otto frasi semplici all’interno di una complessa. L’ultimo esercizio, infine, ricapitolando un po’ le diverse competenze della prova, chiedeva di completare una porzione di testo d’autore adiacente a quello fornito, con otto elementi da flettere, posti in calce alla pagina: se qui si poteva, entro certi limiti, ‘andare per esclusione’ nella scelta del termine giusto, si doveva però dimostrare la capacità di inserirlo in modo grammaticalmente appropriato all’interno del brano.
Fra le criticità della prova si è notata la definizione non del tutto netta del livello A1, evidente solo qualora gli studenti avessero optato per non affrontare nemmeno l’esercizio sei, il più completo e complesso di tutti, secondo la ratio di chi ha approntato il test. Sicuramente questo parere non era scorretto, visto che, dalle statistiche eseguite a campione sui risultati, si è rivelato comunque l’esercizio che ‘ha mietuto più vittime’! Tuttavia, non è mancato chi, presumibilmente per un’attitudine maggiore all’operatività che alla formalizzazione, ha superato brillantemente questo esercizio, ma non quello di riconoscimento degli elementi morfo-sintattici – cosa che in teoria può anche dipendere dal possesso di abilità e competenze diverse da quelle verso le quali si era orientata la commissione nell’immaginare il resto della prova. Il problema maggiore, però, è risultato costituito dal numero differente di item presenti in ciascun esercizio, cosa che, evidentemente, si riflette inevitabilmente sulla somma diversa di risposte corrette necessaria per raggiungere la percentuale riconosciuta valida, cioè il 75%. Questo di per sé non costituirebbe un problema; ma ci si è resi conto che, laddove il numero delle risposte richieste sia relativamente piccolo, anche un solo errore in più o in meno rischia di pesare fortemente.
Quindi, come migliorare? Ho già detto che la tipologia degli esercizi non è stata modificata, ma, in primo luogo, si è distinto più nettamente fra il livello A1 e il livello A2: tutti i primi cinque esercizi, e solo loro, sono necessari per ottenere il livello A1; solamente quando esso sia stato raggiunto, si valuterà l’esito del sesto esercizio, se svolto, necessario per conseguire il livello A2. Si è preferito non distinguere le due prove, dal momento che è si è ritenutp improbabile che molti studenti possano optare per il solo livello A1; ma se la Certificazione dovesse pendere piede in corsi di studio quali il Liceo delle Scienze Umane e, soprattutto, il Liceo Linguistico, non si esclude l’ipotesi di approntare in futuro un test specifico anche per il primo step.
Le richieste per i singoli esercizi sono poi state portate tutte a otto, e la valutazione si calcola sulle ‘aree’: i prime tre esercizi (il completamento della parafrasi, l’alternativa vero/falso, le domande a risposta multipla sul contenuto) sono considerati l’area più specificamente focalizzata sulla comprensione; gli altri due (quesiti a risposta multipla sul valore degli elementi grammaticali e trasformazione delle frasi) quella delle abilità morfo-sintattiche. Rimane separato il sesto esercizio, che, ripeto, funge un po’ da riepilogo delle diverse competenze e connota il livello A2.
Per conseguire l’A1, quindi, sarà necessario rispondere correttamente al 75% all’interno delle due aree: diciotto richieste soddisfatte per la prima, dodici per la seconda, così da mettere in luce come la prova dia un peso specifico maggiore alla comprensione, pur senza trascurare il versante grammaticale. Per raggiungere la percentuale corretta, inoltre, è possibile che ci siano dei relativi squilibri fra i singoli esercizi (squilibri che possono corrispondere alle specifiche competenze degli studenti), ma il meccanismo previsto impedisce comunque che ciascun esercizio sia corretto per meno del 25%. Per ottenere la certificazione di livello A2, infine, anche il sesto esercizio deve soddisfare il 75% delle richieste, cioè sei elementi su otto.
Pronti allora alla nuova sfida? Per uno specimen con cui mettersi alla prova e anche per qualche esercizio in più tratto dai vecchi test e dagli esempi dell’anno scorso, rimando all’area dedicata del sito dell’USR Lombardia: http://usr.istruzione.lombardia.gov.it/aree-tematiche/innovazione-tecnologica/certificazione-lingua-latina/
Ilaria Torzi