Quest’anno “Latinoamilano” non ha volutamente dedicato nessun post alla certificazione. Al quinto anno di svolgimento, la prova è parsa infatti ormai “entrata a regime”, e non più bisognosa di presentazione. A prove completate, è sembrato invece utile, attraverso la collaborazione di alcuni insegnanti, che qui ringrazio, chiedere agli studenti che hanno affrontato la certificazione 2018 un loro parere sull’esperienza. Riporto in questo post la voce di due studenti di Liceo Classico, che hanno entrambi affrontato (e superato) la prova B2.
Una certificazione di latino: chi lo avrebbe mai detto? Siamo abituati a certificare l’inglese, il francese, lo spagnolo…ma una lingua come il latino la immaginiamo solo sui libri, fra le quattro mura scolastiche. Eppure, ho deciso di buttarmi, di provare questa esperienza, senza avere grandi aspettative, ma decisa a fare del mio meglio. E per quanto ci si possa preparare, esercitandosi con le prove degli anni precedenti, o ripassando la grammatica, quando ti trovi davanti alla prova comincia la vera e propria sfida: hai a che fare con nuove tipologie di esercizi, manca la confortante presenza del dizionario e le lancette dell’orologio corrono veloci. Matita in mano, non si può che cominciare dalla lettura del testo, all’inizio accompagnata da un certo panico e dalla sensazione di non capirci nulla; piano piano, però, lettura dopo lettura, le parole si riordinano, il senso si delinea e il respiro torna regolare. Ma è solo l’inizio: riassunti, completamenti, quesiti a scelta multipla, e finisci per non essere più sicuro nemmeno del tuo nome! Quasi senza rendersene conto, però, un esercizio comincia a chiarire l’altro, gli spazi bianchi che hai lasciato iniziano a riempirsi; è come se poco alla volta ti rendessi conto di qualcosa che non avevi notato, e basta ricordarsi di una regola grammaticale che non avevi considerato per illuminare una frase. Ma quando, finalmente, pensi di aver superato il grosso delle difficoltà, ecco la consegna più temuta: “traduci”. Solo in quel momento ti rendi conto di quanto tu abbia sempre fatto affidamento sul vocabolario, e ancora una volta devi far ricorso a risorse che non sapevi di avere: provi a intuire il senso, ti appelli alla grammatica – unico salvagente in un mare di vocaboli sconosciuti – e le parole che riconosci (quelle che i prof. ti avevano costretto ad imparare, e non ne capivi il perché…) diventano appigli per ricostruire il senso di intere frasi; anche la lingua italiana e le etimologie sono fondamentali, in una sorta di procedimento inverso per dare significato alle parole latine.
Quando mi sono alzata per consegnare, mi sentivo come spremuta di ogni energia, ma ero anche soddisfatta del mio lavoro e di quello che ero riuscita a fare. Quando poi ho saputo di aver ottenuto il B2, quasi non ci credevo: mi sono sentita orgogliosa di me stessa! È stata sicuramente un’esperienza particolare, e sono convinta che mi abbia arricchito, facendomi scoprire capacità e competenze che non sapevo di avere. Se tornassi indietro, lo rifarei senz’altro.
Federico
Giovedì 12 aprile io e altri miei compagni di quinta superiore abbiamo preso parte a una certificazione linguistica del tutto particolare. Non aveva nulla a che fare con le lingue moderne, le lingue del progresso, della comunicazione di massa, della globalizzazione: la prova invece garantiva, a chi l’avesse passata, il riconoscimento da parte della CUSL del livello di conoscenza della lingua latina. Ora, non saprei dire l’impressione degli altri partecipanti, ma l’espressione “certificazione linguistica” per me rimanda direttamente al termine “curriculum”, che a sua volta introduce alla vaghezza e indeterminatezza della parola “lavoro”.
Avendo messo da parte ogni finalità utilitaristica nei confronti di questa prova, dal momento che la maggior parte di noi intende intraprendere studi di carattere scientifico, ci siamo “rimboccati le maniche” e abbiamo deciso di vivere questa certificazione come una sfida da superare, o come un’esercitazione per gli esami che ancora ci attendono nella carriera scolastica. A questa prova non era ammesso l’utilizzo del dizionario, e ciò ha minato non poco la nostra convinzione, in quanto esercizi come quelli proposti, sui quali ci siamo potuti esercitare prima dell’esame con del materiale online, erano abbastanza estranei a quelli che eravamo abituati a fare. Tra dubbi e incertezze, abbiamo comunque sostenuto la prova al liceo “Carducci” di Milano. Non posso fare a meno di dipingere con toni entusiastici questa esperienza, non solo perché ha permesso di entrare in contatto con tante “facce nuove” del classico, ma anche e soprattutto perché ci ha consentito di cimentarci in modo completamente diverso, inusuale, quasi “moderno”, nell’analisi di una lingua antica. Considerando l’esperienza, ho compreso come un approccio con la lingua che non veda sempre e solamente il dizionario come intermediario tra il traduttore e la stessa consenta una più profonda penetrazione, una maggiore indagine su di essa. Quando non si ha il dizionario come compagno, ci si mette in gioco veramente, e allora ci si sente più coinvolti nel testo, si analizzano a fondo le radici dei verbi, le desinenze, si è in qualche modo costretti a richiamare le reminiscenze grammaticali che, in questo contesto più che mai, hanno un ruolo determinante. Ma la grammatica non è tutto, dal momento che, per quanto la memoria svolga un ruolo decisivo, non si possono conoscere, ad esempio, tutti i termini che un vocabolario ricco e composito come quello di Tacito [l’autore proposto, ndr] richiede, e allora ci si adegua con l’intuito e con la logica, i grandi protagonisti di una sfida del genere.
Per tirare le somme, consiglio caldamente la partecipazione a certificazioni di questo tipo non tanto in termini di effettiva utilità nella prospettiva del futuro, perché, diciamocelo, oltre che potersi vantare di avere lo stesso livello linguistico in inglese e in latino molto altro non si può fare, quanto piuttosto come esperienza per un approccio più diretto, più vicino, con una lingua che, grazie al suo insegnamento, non è mai morta per davvero.
Riprendo il discorso e la riflessione partendo dall’ultima osservazione: la diversità tra quanto si fa in classe e le richieste delle prove, in questo caso riferita all’argomento del testo proposto che ha sorpreso i ragazzi che hanno partecipato alla prova. Per la prima volta, quest’anno anche il liceo in cui insegno ha aderito alla proposta della certificazione e personalmente mi sono impegnata a seguire e accompagnare gli studenti che hanno accettato questa sfida.
Subito dopo la prova -gli studenti del mio liceo erano iscritti al livello A1-A2 – ho percepito dai commenti dei ragazzi lo stupore per il testo proposto, che riguardava un episodio della vita di Carlo Magno, tematica inconsueta dal momento che di solito si propongono testi di guerra, almeno per la gran parte. D’altra parte, tutti hanno commentato la difficoltà degli esercizi mettendo in rilievo il fatto che era più semplice la richiesta del livello A2 rispetto a quelle del livello A1.
Per quanto riguarda la preparazione, personalmente ho proposto per tutto il corrente anno scolastico esercizi simili a quelli della certificazione e i miei studenti di 3° liceo scientifico hanno avuto la possibilità di svolgere tutte le prove degli anni precedenti come simulazioni, oltre a numerosi esercizi della stessa tipologia (completamento, scelta multipla, vero/falso, trasformazione di strutture e costrutti) come comprensione del testo dopo ogni versione, sia in classe sia a casa e durante le interrogazioni (a volte, anche relative a carmi di Catullo). Due studenti, infatti, hanno conseguito la certificazione per il livello A2, altri due per il livello A1.
Erano presenti anche studenti di altre classi che non avevano svolto alcun esercizio preparatorio e che sono riusciti a ottenere risultati positivi.
Parlando con i ragazzi dopo la comunicazione degli esiti, tutti hanno messo in evidenza i seguenti aspetti:
1- argomento inaspettato, ma esercizi di non particolare difficoltà
2- positività dell’esperienza e decisione di continuare con il livello B
3- invito ad accettare la proposta a chi quest’anno non si è sentito pronto e adeguatamente preparato
In conclusione, un significativo stimolo a vivere lo studio della lingua latina in modo nuovo e a guardare allo studio di questa disciplina con occhi diversi e con un atteggiamento di maggiore disponibilità a confrontarsi con il passato ascoltandone la voce e accogliendone il messaggio in termini di quel … “Homo sum: humani nihil a me alienum puto” di terenziana memoria.
Buon lavoro, allora e appuntamento alla prossima prova di certificazione!