Il 20 giugno si è svolta la seconda prova di maturità che, dopo le simulazioni della primavera, vedeva debuttare in modo ufficiale la nuova formula: traduzione dal latino, risposta a tre quesiti orientativi, che implicano l’utilizzo anche di un testo greco (fornito in originale e con traduzione); contestualizzazione del brano, attraverso breve cappello, ante-testo e post-testo (forniti, non si sa perché, solo in traduzione). Il brano prescelto è stato il capitolo I 27 delle Historiae di Tacito; il testo a confronto, parte del capitolo 24 della Vita Galbae di Plutarco. Le domande puntavano a mettere in evidenza le diversità fra i due testi; la brevitas tacitiana; le distinzioni ravvisabili, qui o altrove, fra biografia e Storia. Abbiamo chiesto ad alcune docenti milanesi, impegnate nella nuova prova, il loro giudizio. Il post si immagina in continua evoluzione, man mano arriveranno nuovi pareri. Si può utilizzare la funzione “Leave a Reply” del sito, oppure inviare i pareri all’indirizzo massimo.gioseffi@unimi.it. Grazie a tutti!
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Federica Fersini, Liceo Classico Statale “Tito Livio”, Milano
Si è svolta ieri la nuova “seconda prova” dell’Esame di Stato. Al centro, ancora una volta (dopo la prima prova), un invito alla riflessione storica, a partire dalla proposta di traduzione di un passo del primo libro delle Historiae di Tacito sulla fine di Galba, nel confronto con un brano tratto dalla Vita di Galba di Plutarco. Una prova complessa non tanto per la difficoltà della traduzione (per lo più accessibile, nella portata descrittiva dell’episodio), quanto per l’apertura a un più ampio sviluppo critico di riflessione storica, eccessivamente costretto nella misura richiesta dai quesiti, attraverso un confronto tra i testi di latino e greco che sembrava suggerito (dai quesiti) più sotto il segno dell’opposizione invece che di una certa continuità contenutistica, seppure declinata con dettagli diversi, perché finalizzata ad obiettivi, e micro-ambiti, diversi (storiografia vs biografia). Insomma, nei due brani c’era forse più una convergenza che una divergenza di prospettive, da rintracciare soprattutto attraverso l’analisi lessicale (rapiunt riferito agli speculatores nei confronti di Otone, e, ugualmente, ekeleuon airesthai nel brano di Plutarco), centrale per la comprensione e interpretazione dei testi. Un invito “sussurrato” alla riflessione sulla storia, anche contemporanea?
© Federica Fersini, Milano 2019
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Laura Bartolini, Liceo Classico Statale “Giulio Casiraghi”, Cinisello Balsamo, MI
Un “Nooooo!!!!” ha accolto l’ingresso della prova di latino nell’aula deputata, alla domanda di rito, l’unica che da che mondo è mondo all’inizio del giorno della seconda prova si leva dalle bocche degli studenti del classico muniti di vocabolario, attesa e ansia: “Di chi è?”. Una reazione aprioristica ma anche emotivamente liberatoria e comprensibile, che non ha differenziato gli studenti di quest’anno, i-nati-nel-2000, dai loro predecessori. Ebbene sì, Tacito come nella prima simulazione, mentre la seconda aveva fatto sperare in un Seneca, più praticato e quindi più rassicurante per gli studenti, anche se non meno insidioso. Però, come tutti sanno, c’è Tacito e Tacito. Questo Tacito delle Historiae parte bene: il testo è ben tagliato, il pre-testo (del paragrafo 21) mette nelle condizioni di capire cosa sta succedendo, ma soprattutto quali ne siano in sostanza i retroscena (ecco il vero Tacito!), l’incipit è assolutamente irreprensibile. Presenta infatti una chiara indicazione cronologica, seguita da un dativo esemplare per indicare il destinatario dell’azione – come da manuale – e poi dal soggetto con la sua qualifica e un tricolon (tristia exta, l’allitterante instantes insidias, domesticum hostem), dal sapore ciceroniano, ma diverso per la variatio delle congiunzioni e per l’unico verbo (non proprio adatto ai tre complementi); a coronamento della frase, un bell’ablativo assoluto, segnato dal participio presente in apertura e in chiusura (audiente … interpretante), un elegante e molto tacitiano modo di introdurre la reazione di Otone, apparentemente e sintatticamente subordinata, in realtà semplicemente subdola e insidiosa. La cospirazione quindi prende l’avvio, con i particolari già preparati: il liberto Onomasto (presentato da Tacito nei capitolo precedenti, ma il cui ruolo è comunque chiaro), la scusa preconfezionata per l’allontanamento di Otone, infine il rapido susseguirsi delle azioni che appaiono più subite che agite dall’uomo appena consalutatum imperatorem, come anche ci induce a pensare il tricolon ancora con variatio: consalutatum, trepidum, impositum e il verbo rapiunt in chiusura. Proprio questo è forse il punto: Otone davvero subisce? O finge di farlo? Certamente lo storico latino allude con l’aggettivo trepidum e l’energico rapiunt a un’idea di passività, messa però in discussione dal contenuto del pre-testo: Otone ritiene necessario agire e, soprattutto, “fondava sul disordine ogni suo piano” e preferiva “l’audacia”. Tacito sembra quindi con queste precisazioni guidarci a una lettura più attenta non a ciò che si vede, ma agli arcana imperii. Mi permetto di sottolineare che la presenza, a latere della traduzione, del testo originale, avrebbe consentito agli studenti di osservare la pregnanza del lessico di queste espressioni: compositis rebus nulla spes, omne in turbido consilio, e della chiusa del pretesto: perniciosior … quies quam temeritas, che contengono anche un esplicito giudizio sul personaggio. In considerazione di ciò, sorge il sospetto che, appunto, la passività di Otone sia solo apparente, cosa che in qualche misura attribuisce alla scena addirittura quasi un sapore comico, esempio del disordine proprio di questo personaggio. In chiusura, infine, un’attenzione tutta tacitiana alle masse e alle loro reazioni, identificate in due blocchi segnati dal parallelismo, di nuovo con variatio, alii… plerique … pars … pars. Bel Tacito, dunque, naturalmente con qualche insidia, ma non insormontabile, grazie anche al passo di Plutarco, che, a differenza di quanto accaduto nelle simulazioni, permetteva di comprendere anche nei dettagli gli avvenimenti narrati dallo storico latino, costituendo così un bell’aiuto per lo studente, di certo inizialmente un po’ spaesato. Tra i punti più insidiosi, penso in particolare al digressus, che poteva essere scambiato purtroppo per un participio (rendendo così la frase insostenibile), al quae significatio, facile da comprendere a livello teorico, non così facile da sciogliere in bell’italiano, all’ultimo participio sumpturi, concordato ad sensum.
Quanto alle domande, concordo sul fatto che sottolineassero soprattutto la diversità tra i due autori, anche se poteva essere una sfida per lo studente dimostrarne alcuni aspetti comuni, nella differenza del genere letterario. Ritengo invece un elemento positivo la sintesi imposta dal limite delle 10-12 righe perché costringe a selezionare le riflessioni e gli esempi nel caso dello stile. Giustamente aperte e quindi facilmente gestibili dagli studenti a seconda del proprio percorso scolastico e culturale le domande 2 e 3. Applausi, quindi, per la prima della nuova maturità.
© Laura Bartolini, Milano 2019
Sicuramente promossa la formula della seconda prova: affascinante – come sempre – Tacito, e avvincente la narrazione plutarchea; interessante il diverso taglio dato all’avvenimento storico, che riflette non solo aspetti della personalità dei due autori, ma anche il clima culturale in cui ciascuno è immerso: da un lato l’insofferenza per le violente trame del potere, dall’altro il gusto ‘colto’ per la pennellata aneddotica . E poi un bell’invito alla riflessione sul testo. Vorrei partire da qui per aggiungere qualche osservazione a quanto già altri hanno avuto modo di dire ( qui sopra Laura Bertolini, e poi Franca Gusmini https://www.corriere.it/scuola/maturita/notizie/maturita-2019-seconda-prova-brano-latino-tacito-ac71b0d6-9322-11e9-ba7a-83e003df18c5.shtml; Nicola Gardini https://www.corriere.it/scuola/maturita/notizie/maturita-2019-seconda-prova-classico-gardini-le-trappole-brevitas-tacito-otone-cospiratore-fragile-e13f3d90-9338-11e9-ba7a-83e003df18c5.shtml ).
Il titolo, ‘Fine di Galba’, è apparso curioso, perché il vero tema presente nel passo è la meschina ascesa al potere da parte del trepidus Otone: forse un espediente strategico per depistare gli esperti-di-traduzioni-scaricate-da-internet, già pronti a consultare i capitoli successivi ( Historiae I, 35 ss) dedicati all’assassinio di Galba. Bene, bella mossa degli esperti Miur.
Il primo quesito propone la dimostrazione, con riferimenti al testo, di due assunti: “Plutarco si concentra sulle sensazioni di Otone e lo presenta nell’episodio quasi trascinato dalla volontà altrui” e “Tacito, che pur accenna ad un momento di indecisione , individua in Otone una precisa strategia di ambizione al potere”. L’esercizio appare semplice e già guidato; vuole probabilmente costringere ad una lettura attenta anche del testo in greco, senza che lo studente, per la propria argomentazione, si limiti all’uso della sola traduzione già fornita .
Il secondo quesito chiede di illustrare con esempi la brevitas dello stile di Tacito: non si tratta qui di una specifica e unica marca retorica, bensì di un espediente espressivo di cui gli studenti, pur senza specifiche conoscenze dell’ ars, fanno esperienza nell’atto stesso della traduzione, quando si scontrano con espressioni condensate tra participi ed ellissi (anche, p. es., quae significatio coeuntium iam militum et paratae coniurationis convenerat). Anche gli studenti più sprovveduti hanno constatato che l’autore latino dice in poche righe quello che il greco dice in molte: apprezzabile l’intuizione, ma abbiamo preferito chi ha saputo articolare le proprie osservazioni. Per altro, era questo lo spazio opportuno per motivare le personali scelte traduttive – valeva forse la pena di segnalarlo -, perché era impossibile rimanere fedeli alla struttura della forma latina, ma non ci si poteva limitare a tradurre dal latino con una semplice parafarsi del testo che traduceva l’originale greco.
La distinzione tra il genere biografico e quello storiografico, richiesta dal terzo quesito, rimanda ad una matrice da manuale scolastico: un po’ riduttiva, nella facile etichetta. Bisogna ammettere però che in questo modo ha offerto, a chiunque avesse un po’ studiato il programma del triennio, la possibilità di risolvere la questione con ampiezza di esempi.
Senza voler irridere alle normali difficoltà imposte dalla traduzione, mi permetto di segnalare qualche errore che richiama attenzione sul ‘che cosa passi nella mente dello studente che traduce’: “Apollo Galba”; “sotto la medesima di Saturno” ovvero l’anglismo (!) “nel medesimo sabato”( sub aedem Saturni); i militari che ‘per miracolo’ si accodano al drappello acclamante Otone imperatore. Sic!
Ci è parso che la formulazione dei quesiti sia stata orientata, da parte degli esperti ministeriali, ad ottenere risposte standard e quindi misurabili secondo parametri di valutazione condivisibili a livello nazionale: ridotto al minimo lo spazio all’intuizione estrosa, gli studenti con capacità interpretative autonome non hanno di certo sfigurato e sono stati facilmente premiabili.
In conclusione, pensando già al lavoro in classe per preparare gli studenti del prossimo anno alla nuova impostazione della prova, potremo tenere in giusta considerazione le tipologie dei quesiti forniti nelle simulazioni e nel testo d’esame: si tratta di un’utile riserva di proposte per imparare noi docenti, e quindi insegnare ai nostri allievi, la differenza tra la chiacchierata sul testo e il più pertinente e formativo dialogo con il testo.
Agli esperti del Miur, una piccola richiesta: lasciateci il testo originale a fronte della traduzione in italiano!
Ringrazio lo studente Lorenzo T . per avermi segnalato le pagine web de il sussidiario.net in cui si denuncia un presunto errore nella formulazione dei quesiti: https://www.ilsussidiario.net/news/versione-greco-latino-maturita-2019-seconda-prova-toto-traccia-i-possibili-autori/1895471/
In realtà il professor Canfora, che ivi è citato, fa riferimento alla porzione di testo in latino, ma gli studenti avveduti sanno che il testo da tenere in considerazione comprende anche le sezioni ante e post testo. Quindi, falso allarme, gli elementi per rispondere correttamente al quesito erano espressi nella lingua nazionale e nella parte ante-testo. ( PS. Signori del Miur, a quando la pubblicazione del testo assegnato nella prova del 20 giugno?)