La proposta didattica di oggi si deve a Claudio Pagnetti, del liceo Terenzio Mamiani di Pesaro. L’argomento è un approccio alternativo allo studio delle proposizioni subordinate introdotte dal nesso quod; il quadro teorico di riferimento è quello della grammatica generativo-trasformazionale. Presupposto teorico di tale impianto è che il linguaggio sia una facoltà innata dell’uomo, che si sviluppa autonomamente nella mente del bambino alla pari di altre facoltà. In quanto tale, esso è governato da una serie di regole interne, che costituiscono la cosiddetta grammatica universale. Da essa derivano le grammatiche di tutte le lingue naturali esistenti, e pertanto anche quella del latino, che è da considerarsi come una lingua naturale a tutti gli effetti.
Nella didattica tradizionale si tende spesso a fornire allo studente un insieme di regole grammaticali, cui fa seguito generalmente una serie di esempi linguistici. Al contrario, il prof. Pagnetti suggerisce di partire da dati linguistici empirici, dai quali ricavare poi, assieme allo studente, una spiegazione coerente del fenomeno linguistico. In effetti, bisogna riconoscere che tutte le esemplificazioni partono dall’analisi delle frasi latine, e non presuppongono quell’orrido esercizio, purtroppo molto diffuso (e fonte di enormi errori), di cercare la struttura italiana nella frase latina.
Riportiamo dunque qui la serie di slides predisposte dal prof. Pagnetti per gli incontri milanesi, solo trasformate in un pdf (consultabile e/o scaricabile con le regole di sempre), facendo poi seguire una spiegazione, slide per slide, del materiale offerto, tutta di pugno del loro Autore.
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A –Le subordinate introdotte da “quod” secondo la didattica convenzionale.
Si considerino le cinque frasi nelle SLIDE 2, 3,4: ciascuna frase esemplifica le occorrenze di quod più comuni. Nell’ordine, secondo le grammatiche scolastiche tradizionali, abbiamo un quod che introduce una completiva oggettiva, una completiva soggettiva, una proposizione relativa propria, una dichiarativa epesegetica, una circostanziale causale. Questa classificazione è sostanzialmente corretta, ma ha un limite: suggerisce un’estrema polisemia di quod, che può disorientare lo studente [SLIDE 5]. Come può riconoscere di fronte a quale quod si trova? La risposta è di solito “devi vedere il contesto”. Ma è forse possibile fornire allo studente la possibilità capire come si analizza il contesto in maniera rigorosa, in modo che non possa sbagliarsi. Così lo studente si troverà nella posizione motivante e rassicurante di possedere una chiave di lettura universale della struttura di frase.
B –Un possibile approccio didattico secondo la grammatica generativa
1 Le completive oggettive
Cominciamo con l’analizzare il primo esempio delle frasi sopra indicate, Adde quod alterius sub nutu degitur aetas. Come gli insegnanti di latino consigliano sempre, bisogna partire dal verbo. In questo caso si tratta di adde. Lo studente riconoscerà che si tratta di un imperativo del verbo addo “aggiungere”. L’insegnante gli consiglierà di osservare che si tratta di un verbo transitivo, che cioè prevede la presenza di due argomenti: un soggetto e un oggetto [SLIDE 6]. Gli chiederà poi di individuare quali sono concretamente questi argomenti nella frase in questione. Lo studente capirà dunque facilmente che il soggetto è un pronome sottinteso, dal significato di “tu” (perché l’imperativo è di seconda persona), mentre l’oggetto è la frase introdotta dal quod. Si potrà perciò costruire l’albero sintattico visualizzato dalla SLIDE 7 (l’albero sintattico è lo strumento visivo utilizzato in Grammatica Generativa per rappresentare graficamente le relazioni di dipendenza strutturale degli elementi di un sintagma, di una frase o di un periodo). Quod si trova qui nella posizione di testa del Sintagma-Complementatore (SComp), secondo la terminologia della Grammatica Universale. Per SComp si intende la frase subordinata introdotta da un Complementatore, che corrisponde a grandi linee ad una congiunzione subordinante. Tale SComp a sua volta occupa la posizione di complemento (collocata a destra) del Sintagma Verbale (SV) adde: infatti rappresenta uno dei due argomenti del verbo. Si comprende così anche visivamente che le proposizioni completive ricevono questa denominazione perché completano la struttura argomentativa del verbo; e che sono inoltre chiamate sostantive perché nell’albero sintattico occupano la stessa posizione che occuperebbe un sintagma nominale (cfr. verbum adde unum, Plaut. Rud. 1007).
2 Le completive soggettive
Cominciamo anche in questo caso con l’analizzare la struttura del verbo accidit nella frase Accidit perincommode quod eum nusquam vidisti della SLIDE 8. Lo studente riconoscerà che si tratta di una terza persona singolare del verbo accido, “cadere” o “accadere”. L’insegnante gli consiglierà di osservare che si tratta di un verbo intransitivo, che cioè prevede la presenza di un solo argomento, il soggetto. Gli chiederà poi di individuare qual è il soggetto: l’unica soluzione è che sia la frase introdotta dal quod. Si potrà perciò costruire l’albero sintattico della SLIDE 9. Valgono in proposito le stesse considerazioni fatte in precedenza: il SComp introdotto da quod completa la struttura argomentale del verbo. Ma in questo caso esso occupa la posizione di specificatore (posizione a sinistra) di F (cioè della Frase), dove svolge il ruolo di soggetto. A riguardo si confronti Cic. Ver. 2, 3, 127: si qua calamitas… accidisset, dove è proprio un sostantivo, calamitas, a completare la struttura argomentale del verbo [SLIDE 10]. Tramite la rappresentazione ad albero è subito evidente come le subordinate introdotte da quod vanno ad integrare la struttura argomentale del verbo, cui sono strettamente legate. Al punto che, senza di esse, il sintagma verbale reggente non potrebbe esprimere alcun significato di senso compiuto. Perché una frase abbia un senso compiuto è infatti obbligatorio che tutti gli argomenti che un predicato richiede siano assegnati
3 Le relative
Veniamo ora al quod relativo in Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurthae rege Numidarum gessit (Sall. Iug. 5), la frase della SLIDE 11. La struttura argomentale del verbo reggente scripturus sum è questa volta completa: un argomento è rappresentato infatti dal complemento diretto bellum e l’altro dal soggetto nullo, indicato nella Grammatica Universale dall’etichetta pro. Pertanto, anche a livello intuitivo, è subito comprensibile che la subordinata introdotta da quod è meno strettamente connessa al verbo reggente di quanto lo fossero le completive precedenti (cfr. SLIDE 12). La rappresentazione ad albero ci aiuta a comprendere che la relativa costituisce un’espansione del sintagma nominale (SN) bellum e va ad occupare la posizione complemento di tale sintagma. Rappresenta quindi, secondo la terminologia della grammatica generativa, un aggiunto, esattamente come un aggettivo costituisce un aggiunto in un sintagma nominale. Nella grammatica tradizionale le relative sono infatti definite anche attributive [SLIDE 13]. Se si volesse approfondire l’analisi si potrebbe notare come questa volta il quod, che nella grammatica descrittiva tradizionale è un pronome relativo, secondo la grammatica generativa non è qui considerato un Complementatore: infatti non può essere una testa del suo sintagma, in quanto soggetto al fenomeno del cosiddetto movimento sintattico (sulla nozione di movimento nelle relative latine cfr. Oniga 2014). Secondo la terminologia della grammatica generativa, la posizione originaria in cui il quod è generato (cioè “concepito” nella computazione mentale del parlante) è infatti quella di complemento del sintagma verbale gessit, posizione nella quale il pronome quod riceve il caso accusativo ed il ruolo tematico di paziente. In un secondo momento il quod “si sposta” nella posizione di specificatore del SComp, dove appare a livello di struttura superficiale, e cioè nella frase prodotta a livello verbale [SLIDE 14]. Questa analisi, supportata dalla rappresentazione ad albero, suggerisce che il quod relativo è profondamente diverso dal quod completivo non solo per la sua natura intrinseca, essendo l’uno un pronome e l’altro una congiunzione, o, secondo la grammatica generativa, l’uno un pronome e l’altro un complementatore; ma anche e soprattutto per il fatto che la subordinata completiva va a completare la struttura argomentale del verbo reggente, mentre la relativa è un’espansione di un sintagma nominale della sovraordinata.
4 Le dichiarative epesegetiche
Una sottocategoria delle completive introdotte da quod è rappresentata, secondo le grammatiche scolastiche tradizionali, dalle dichiarative epesegetiche. Consideriamo ad esempio la frase della SLIDE 15, Illud me movet, quod video omnes bonos abesse Roma (Cic. Fam. XIV 18,1). Come in precedenza, osserviamo che la struttura argomentale del verbo reggente, movet, è completa, in quanto un argomento del verbo è rappresentato dal pronome illud in funzione di soggetto, e l’altro dal pronome personale me in funzione di oggetto diretto. Pertanto, già questo ci porta a concludere che questo tipo di completiva è diversa dalle completive esaminate in precedenza, nonostante sia presentata nelle grammatiche tradizionali come una sottocategoria delle completive: infatti non completa la struttura argomentale del verbo [SLIDE 16]. In questo caso l’albero sintattico ci suggerisce che la completiva introdotta da quod è un’espansione del Sintagma Nominale illud, analogamente a quanto avviene con una proposizione relativa. La differenza però è che questo quod non si trova nella posizione di specificatore del SComp, ma ne rappresenta la testa: cioè è, per così dire, il “nodo” su cui si regge la relazione di subordinazione [SLIDE 17]. Si noti che non è soggetto ad alcun tipo di movimento sintattico, in quanto il verbo della subordinata, video, ha anch’esso una struttura argomentale completa: un argomento di video è infatti il soggetto nullo (pro), mentre l’altro è l’infinitiva oggettiva omnes bonos abesse Roma. Da quest’analisi si deduce la relazione sintattica tra questo tipo di quod e la frase sovraordinata: quod introduce una completiva analoga a quelle già viste, ma tale completiva è un complemento o espansione del sintagma nominale rappresentato qui dal dimostrativo illud. La rappresentazione ad albero consente ancora una volta di illustrare visivamente l’esatta relazione sintattica tra questo tipo di subordinate e la rispettiva reggente [SLIDE 18].
5 Le circostanziali
L’ultimo caso oggetto d’esame è quello di quod circostanziale. Consideriamo la frase della SLIDE 19 Quod non satis tutum se Argis videbat, Corcyram demigravit (Nep. Them. 8). La struttura argomentale del verbo reggente, demigravit, è completa. Ecco invece la rappresentazione ad albero dell’intera frase [SLIDE 20]. Tale rappresentazione ci mostra che non esiste un elemento della frase sovraordinata rispetto a cui la proposizione introdotta da quod funga da espansione o complemento, come accadeva per le relative. In questo caso, inoltre, il quod non è soggetto a movimenti di alcun tipo, ragion per cui non può che essere la testa di un sintagma complementatore. Pertanto, tale proposizione non può che collocarsi a sinistra, cioè nella posizione di specificatore della frase (qui indicata con F): la stessa posizione che occuperebbe un avverbio in una frase quale clam tulit iram (Liv. XXXI 47,4 = SLIDE 21). Anche in questo caso la rappresentazione ad albero consente di cogliere visivamente l’equivalenza tra una subordinata circostanziale nella frase complessa ed un sintagma avverbiale in una frase semplice [SLIDE 22].
Sintetizziamo qual è l’analisi fatta fin qui: un primo distinguo riguarda la natura di quod: se esso è un Sintagma Nominale, introduce solo una relativa, che è un’espansione di un Sintagma Nominale della reggente. Al contrario, se è un Complementatore, la sua funzione si distinguerà in relazione al fatto che completi o meno la struttura argomentale del verbo reggente. Nel caso in cui non la completi, introdurrà una dichiarativa, se la subordinata è un’espansione di un Sintagma Nominale della reggente; oppure una circostanziale-causale, se la subordinata occupa la stessa posizione, a livello sintattico, di un avverbio. Nel caso in cui invece completi la struttura argomentale del verbo reggente, introdurrà, a seconda delle proprietà valenziali del verbo reggente, una soggettiva (se il verbo reggente è monovalente) o un’oggettiva (se il verbo reggente è divalente).
C – Conclusioni
Applicando alla didattica una versione semplificata della rappresentazione ad albero della struttura sintattica della frase [SLIDE 23], è possibile definire con precisione la natura del nesso quod, e quindi mettere in luce chiaramente che tipo di rapporto di dipendenza esista tra la subordinata introdotta da quod e la sovraordinata. Tale rapporto varia in funzione della struttura argomentale del verbo reggente. L’approccio di stampo generativo alla didattica della lingua non andrà però a sostituire quello tradizionale, sostanzialmente corretto; andrà bensì ad integrarlo e perfezionarlo.