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10 NOVEMBRE 1919 – VIA ROMAGNOSI

Attentato

Dove? Via Romagnosi, 4

Soggetti coinvolti: forze dell’ordine, anarchici (?)

Arresti: decine di arresti tra gli anarchici, che tuttavia non vengono confermati

Feriti: Nessuno

Vittime: Nessuna

Approfondimento:

Nel nero della notte, un brigadiere e due guardie scorgono un individuo. 

Sante Pizzo, in compagnia degli agenti Carmelo Verderame e Giuseppe Martorana, si trova in via Monte di Pietà intorno all’una e mezza. Per caso, l’attenzione del gruppo è richiamata da un uomo vestito con una mantellina da soldato che, con fare sospetto, smonta dalla bicicletta in via Romagnosi, dove di fronte al civico numero 4 ha sede il Club dell’Unione, ritrovo altolocato dell’aristocrazia milanese. 

Incuriositi dalla scena, i tre si dirigono in direzione dell’uomo che, proprio in quel momento, ha tirato fuori dal cappotto un involto e, posandolo vicino alla porta del club, accende un cerino. Gli avvenimenti si susseguono in maniera concitata: gli agenti corrono per bloccare il misfatto e l’uomo, scoperto, si dà alla fuga inforcando la bicicletta. Pizzo, dando prova di grande coraggio, affronta l’ordigno riuscendo a tagliarne in tempo la miccia. 

Sventato l’attentato, la bomba viene rimossa dagli artiglieri e portata al laboratorio in Corso di Porta Vittoria per ulteriori analisi. Mentre si acclamano i prodi agenti come eroi, la questura imbastisce un aspro giro di vite nei confronti degli anarchici. Si procede a decine di fermi e arresti, ma nessun indizio è utile a individuare l’anonimo ciclista bombarolo.

Una bomba in Via Romagnosi, «Avanti!», 11 novembre 1919

Le bombe, gli anarchici e la questura, «Avanti!», 12 novembre 1919

Una bomba al club dei nobili, «Il Popolo d’Italia», 10 novembre 1919

Una bomba al club dei nobili. Come è stato evitato uno scoppio micidiale. Il brigadiere di P.S. Sante Pizzo, l’agente Verderame Carmelo e l’ex agente Martorana Giuseppe, questa notte, verso l’1.30, trovandosi in via Monte di Pietà, notarono un individuo avvolto in una mantellina da soldato, che sceso da una bicicletta, si avvicina al muro dello stabile della stessa vita, dove ha sede il Club Unione. Lo sconosciuto, dato un calcio ad una delle griglie della finestruola che dà nella cantina, la scardinava e traendo di sotto la mantellina una bomba sferica, la pose per terra, dando fuoco ad una lunga miccia. Gli agenti intuirono che genere di lavoro compiva lo sconosciuto e si avvicinarono di corsa a costui il quale, vistosi scoperto, inforcò la bicicletta pedalando a gran forza. Gli agenti Verderame e Martorana si lanciavano all’inseguimento sparando dei colpi di rivoltella per intimorire il fuggiasco, ma questi poté eclissarsi, mentre il Pizzo si avvicinava alla bomba e tagliava la miccia evitando uno scoppio che avrebbe avute conseguenze dolorose. La bomba è stata trasportata al deposito di artiglieria in Corso di Porta Vittoria. («Il Popolo d’Italia», 10 novembre 1919)

Una bomba in Via Romagnosi. Verso le due di ieri notte, il delegato di P.S. di notturna a San Fedele fu inviato d’urgenza a recarsi in via Romagnosi N. 4 dal brigadiere Pizzo delle guardie. Costui narrò al delegato che poco prima aveva notato un individuo in bicicletta il quale con fare sospetto, sceso di macchina, aveva deposto un grosso involto sotto la finestra del Club dell’Unione situato appunto al N. 4 della via suddetta. Il brigadiere, che era assieme a due guardie, narrò che lo sconosciuto, prima che essi avessero il tempo di avvicinarsi accostava un cerino acceso all’ordigno già deposto. Le guardie si precipitarono, ma l’individuo inforcata la bicicletta se la dette a corsa precipitosa, sempre inseguito dalle guardie, mentre al brigadiere si affrettava a staccare la miccia accesa dall’ordigno, perché si trattava proprio di una bomba. Il delegato fece chiamare la Direzione di Artiglieria per la rimozione del pericoloso ordigno e difatti, di lì a poco alcuni soldati si recarono sul posto a prendere la bomba che fu portata al Laboratorio d’artiglieria per gli eventuali esami. («Avanti!», 11 novembre 1919)

Le bombe, gli anarchici e la questura. La bomba che buttò in aria a brandelli la carne di Bruno Filippi, dette alla nostra solerte Questura tanto lavoro che culminò coll’arresto di tutti gli anarchici militanti e di quelli supposti tali. La bomba, buona e generosa che non ha voluto esplodere, posta sotto il Club dell’Unione alcune sere fa, ha richiamato l’attenzione di tutti i Puma della Questura sul covo dei terribili anarchici milanesi. Puma ha aperto il libro nero ed ha segnato a casaccio nomi che a lui – tanto intelligente – sono sembrati i più… esplosivi. Così si sono arrestati uomini e donne, senza alcun indizio, senza nessuna prova compromettente, solo perché si chiamano anarchici ed hanno l’unico torto di essere tali. Si sono presi sani ed ammalati, gente che da anni non milita più – per ragioni soprattutto di salute – attivamente ed apertamente nel movimento libertario. Ma la questura non bada a queste piccolezze. Dovrebbero, però, guardare i colpiti che dovrebbero provvedere alla propria libertà individuale querelando il commissario responsabile per sequestro di persona o per abuso di autorità. Infatti non v’è – negli arresti di questi giorni – nessun motivo che li giustifichi. La bomba di via Romagnosi è stata così… intelligente che ha aspettato un brigadiere e due agenti di P. S. prima di porsi in amoroso contatto colla lunga e bianca miccia incendiaria che doveva provocare il tragico scoppio. Di più – l’anarchico… ciclista – ha avuto tutto il tempo necessario per fuggire tanto che con lui sembra siano fuggite anche le supposizioni che la bomba sia stata posta lì sul serio e tanto più dagli anarchici colle sottane e col male addosso. All’ultimo momento sappiamo che la maggior parte degli arrestati – comprese le donne – sono stati rilasciati. Ciò avvalora ancor più di nostri appressamenti poiché chiaramente dimostra che la Questura ha agito alla cieca e senza alcun indizio fondato. («Avanti!», 12 novembre 1919)

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