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12 GENNAIO 1919 – CAMERA DEL LAVORO, PIAZZA DUOMO, GALLERIA VITTORIO EMANUELE

Comizio socialisti, scontri con la polizia

Dove? Camera del Lavoropresso Casa del Popolo/Teatro del Popolo (via Manfredo Fanti, 19), Piazza del Duomo, Galleria Vittorio Emanuele

Soggetti coinvolti: socialisti, carabinieri, guardie regie

Arresti:

  • Orbini Giovanni, dell’8° Fanteria di stanza a Monza
  • Niccolini Luigi, dell’8° Fanteria in licenza ordinaria

arrestati e trattenuti dai carabinieri, accusati di reato di «disfattismo» in seguito a una discussione che ebbero con alcuni borghesi in Piazza della Scala

Feriti:

  • Moretti Luigi, 30 anni, residente in via Vigevano 9, calpestato dalla cavalleria in Corso Vittoria, lesioni a una gamba, medicato dalla Croce Verde

 

L’ampio salone della Casa del Popolo è gremito di lavoratori. Le organizzazioni socialiste hanno indetto un comizio invitando tutta la popolazione milanese a prenderne parte. Amnistia, libertà e ritiro delle truppe dalla Russia rivoluzionaria sono i temi che si intende affrontare. L’Avanti! parla di circa diecimila convenuti: le gallerie del teatro e il cortile che si affaccia sugli uffici della Società Umanitaria sono affollati e molti lavoratori sono costretti ad andare via, delusi di non poter partecipare.

Disseminati ovunque, cartelli con scritte in rosso e in nero:

Vogliamo Serrati in libertà!

Vogliamo l’amnistia!

Vogliamo le otto ore di lavoro!

Viva la Russia!

Si canta l’Internazionalein attesa degli oratori, battendo le mani e inneggiando alla Russia rivoluzionaria e alla Lega di Spartaco tedesca. Il comizio è aperto dall’onorevole Marangoni, accolto trionfalmente dalla platea, che subito rivendica il diritto della classe operaia a un ruolo attivo nella conferenza di pace in corso. Il proletariato deve far sentire la propria voce: «se si poté fare la guerra contro sua volontà, se fu ridotto a combattere senza chiedere il perché […] deve imporre il suo indirizzo alla pace per scongiurare pericoli di nuove guerre nell’avvenire».

Accorato e vibrante è l’appello alla smobilitazione dei soldati ancora in Russia:

Se la borghesia internazionale, d’accordo coi patriotidella democrazia antisocialista di Russia ha deciso un suo cordone sanitariocontro l’invasione europea del pensiero rivoluzionario, il proletariato internazionale per suo conto estende un cordone di protezione intorno alla conquista dei rivoluzionari russi e dice ai militaristi di tutti i paesi: Guai a chi li tocca!

Il sostegno dei presenti è intenso e eccita l’entusiasmo di Marangoni, che fa appello alla giustizia per l’amnistia di tutti i condannati politici e militari per diserzione, e chiude il proprio intervento invitando la cittadinanza a tenersi pronta a qualsiasi evenienza. Luigi Repossi tocca brevemente gli stessi punti, intuendo la volontà del consesso di riversarsi per le strade di Milano per festeggiare le risoluzioni.

«Il Partito socialista, il proletariato italiano non chiederanno, ma conquisterannole proprie rivendicazioni!»

Dopo altri interventi, il comizio si chiude. I presenti si riversano lungo Corso Vittoria, intenzionati a recarsi in via San Damiano, alla sede dell’Avanti!, come di solito accade, per un tributo di simpatia e sostegno al quotidiano del Partito socialista. Tuttavia, le strade sono sbarrate da cordoni di polizia, carabinieri e guardie regie a cavallo.

L’imponente dispiegamento di forze sembra eccessivo, ma la vista delle guardie non inibisce la volontà dei dimostranti di raggiungere via San Damiano. Il cordone è sfondato in più punti, tafferugli animano il reticolo di strade che porta al giornale. I canti socialisti echeggiano per le vie, la folla con le bandiere rosse raggiunge la Piazza del Duomo e la Galleria. I manifestanti sono tenuti d’occhio da ostili futuristi e arditi rifugiati nei caffè. Poco dopo i tre squilli squarciano la sera: i carabinieri danno il via alla carica, arrestando dimostranti e malcapitati.

«Viva i carabinieri!», grida torvo qualcuno da un caffè.

Il bilancio degli scontri è di un ferito e due arrestati: due soldati di fanteria, trattenuti dai carabinieri in seguito a una discussione in piazza.

Il Teatro della Camera del Lavoro in una foto di inizio Novecento (Archivio Società Umanitaria)

Il grande comizio di ieri alla Casa del Popolo, «Avanti!», 13 gennaio 1919

Gli arresti per la dimostrazione di domenica scorsa, «Avanti!», 14 gennaio 1919

Il grande comizio di ieri alla Casa del Popolo.Il proletariato milanese reclama l’amnistia, la libertà, il ritiro delle truppe dalla Russia – Dimostrazioni nelle vie. – Quante migliaia di lavoratori sono accorsi ieri alla Camera del Lavoro al Comizio indetto dalle organizzazioni economiche e socialiste? È impossibile dirlo. Il vasto salone della Casa del Popolo, l’atrio di essa ed il cortile che mena agli Uffici della S.U., le gallerie del teatro sono letteralmente stipati. Approssimativamente, a non tener conto delle centinaia e centinaia di operai che sono stati costretti a tornarsene indietro per non aver potuto trovare posto, si può affermare che il numero degli intervenuti sia stato superiore ai dieci mila. È Milano lavoratrice, Milano socialista, per quattro anni imbavagliata, ingiuriata, conculcata, che ieri, in massa, all’appello del Partito socialista, si è riversata ad ascoltare la parola dei suoi uomini, da cui era stata convocata per reclamare le libertà fondamentali, l’amnistia ai condannati politici e militari, il ritorno delle truppe dalla Russia rivoluzionaria. […] Sul palcoscenico, tribuna degli oratori, sono spiegate il gonfalone della Camera del Lavoro, la bandiera della Sezione socialista, quella dei giovanili dell’U.S.I. ed i vessilli di oltre altre organizzazioni economiche e politiche. Giovani compagni e compagne reggono dei cartelloni, sui quali, in nero, ed in rosso su fondo bianco, si legge: Vogliamo Serrati in libertà! Vogliamo l’amnistia” Vogliamo le otto ore di lavoro! Viva la Russia!, ecc. Nell’attesa degli oratori il solenne Comizio canta l’Internazionalefra scroscianti battimani alla Russia ed agli spartachiani di Germania. […] Il discorso dell’on. Marangoni.Accolto da una grande ovazione dell’immenso uditorio stipato in ogni angolo della vastissima sala, l’on. Marangoni apre il Comizio rilevando come esso rappresenti una solenne reintegrazione di stato civile per il Partito socialista. Lo si pretese morto ed esso fa un così superbo atto di vita; col bavaglio e colle persecuzioni gli si imposero molti venerdì santi, ed esso celebra così gagliardamente la propria Pasqua di Risurrezione. (Applausi). Mentre i diplomatici si accingono a rattoppare la sconquassata Europa coi 14 punti di Wilson il proletariato non può restare assente dalla grande assise. Deve far sentire la propria voce formidabile. Se si poté fare la guerra contro sua volontà, se fu ridotto a combattere senza chiedere il perché come gli eserciti del tempo del Carmagnola, deve imporre il suo indirizzo alla pace per scongiurare pericoli di nuove guerre nell’avvenire (Approvazioni vivissime). […] Se la borghesia internazionale, d’accordo coi patrioti della democrazia antisocialista di Russia ha deciso un suo cordone sanitariocontro l’invasione europea del pensiero rivoluzionario, il proletariato internazionale per suo conto estende un cordone di protezione intorno alla conquista dei rivoluzionari russi e dice ai militaristi di tutti i paesi: – Guai a chi li tocca! (Applausi). Alla Russia dei fautori della guerra per le libertà sia riconosciuta la libertà, dissero l’artefice dei propri destini. Alla internazionale di difesa borghese che calpesta i conclamati principi di nazionalità, opponiamo l’internazionale socialista ed i soldati d’Italia non servano più da aguzzini o da gendarmi contro i compagni di Russia lottanti per la redenzione proletaria (Applausi). […] L’oratore passa poi ad illustrare la necessità di riconquistare in Italia le libertà elementari di stampa, di riunione e di discussione perché il proletariato possa dibattere anche lui gli argomenti sul tappeto della Conferenza Interazionale. […] L’oratore accenna ancora all’amnistia negata ai nostri camerati fra grida reiterate di: Viva Serratie chiude ammonendo il popolo milanese a tenersi pronto a tutte le eventualità. […] Luigi Repossi.Premette che sarà brevissimo, in quanto sente che il desiderio del comizio è di troncarla con i discorsi e di andare in piazza (Applausi). Egli ritiene che la borghesia, come ha detto l’on. Caroti, sia incapace a risolvere i problemi internazionali messi dalla guerra, come è incapace, per grettezza e miopia ad ascoltare ed esaudire la parola dei proletari, che chiedono: la libertà per i condannati politici ed i condannati militari per diserzione, [CENSURA], il non intervento nei paesi di Germania e Russia rivoluzionari; le otto ore e tutte le altre promesse che ad essi erano state fatte durante la guerra. E allora? Il Partito socialista, il proletariato italiano non chiederanno, ma conquisterannole proprie rivendicazioni (Applausi vivissimi). E con ogni mezzo possibile, così come sapranno impedire che i nostri proletari vadano a farsi assassini dei fratelli di Russia e di Germania; come otterranno che ci sia restituito il nostro Serrati e tutte le altre vittime politiche del Governo borghese (Applausi prolungati. Evviva ed applausi fragorosi a Serrati). […] Perché i cordoni?All’uscita dal comizio, gruppi di intervenuti si sono avviati per venire allo «Avanti!», ma hanno trovato le vie sbarrate da cordoni di truppa. Con la massima cura si è voluto impedire alla folla di recare il suo affettuoso saluto al nostro giornale. Così sono nati incidenti e colluttazioni, si sono avuti gli episodi di cordoni sfondati, di cordoni insuperabili, tutto il solito tramestio di questi casi. Perché non lasciare che i dimostranti venissero sotto alle nostre finestre? Qualche evviva, qualche discorso, e poi tutto sarebbe finito tranquillamente. Su via, la nostra polizia non capisce che la rivoluzione non si fa così all’improvviso, dopo un comizio? E con tanta esperienza in materia, non ha ancora capito che queste provocazioni hanno sempre in sé dello sciocco e del bestiale, e irritano senza scopo le masse? Le dimostrazioni.All’uscita dal comizio, gli operai si riversano nelle strade, muovendo in massima parte verso l’ampio corso Vittoria. Nella folla si formano gruppi di operai, che cantano, liberi all’aria libera, dopo tanto, dopo tanto tempo, i nostri inni! Echeggia fra questi il ritornello ormai generale: «Vogliamo Serrati – in libertà!». Non ci sono propositi truci, in questa massa animata da sentimenti socialisti. C’è il proposito, abbastanza innocuo, ci pare, di oltrepassare il corso Vittoria e di entrare in via San Damiano, per esprimere, in una manifestazione di simpatia, l’affetto e la solidarietà verso il giornale. Ma … la cavalleria, la fanteria, la polizia, i carabinieri, al comando di ufficiali e di commissari e delegati di pubblica sicurezza, fare cordoni ed eseguire sul terreno evoluzioni strategiche. L’urto è inevitabile, e avviene. Tutte le strade che conducono a San Damiano sono sbarrate. Parecchi cordoni sono superati; qualcuno si riforma subito dopo; altri restano insuperabili. Da tutte le parti sono chiuse le vie che conducono al centro, ma ciò non impedisce alla folla di straripare qua e là, e, rinunciando al proposito di recarsi all’«Avanti!» riesce a giungere in piazza del Duomo. Quivi si improvvisano piccoli comizi, come pure in piazza della Scala, mentre echeggiano ovunque i nostri canti, e sventola sulla folla una bandiera rossa. La Galleria è invasa. Gli ex imboscati che la popolano abitualmente, si rifugiano nei caffè, silenziosi di fronte al grido del socialismo che torna in piazza. Un solo lieve incidente: uno studentello insulta tre ragazze che cantano, le quali lo schiaffeggiano. Poco dopo, truppa e carabinieri accorrono, vengono suonati gli squilli. Il Duomo è guardato militarmente. L’arrivo dei carabinieri è salutato dal grido di giubili: «Viva i carabinieri!» emesso da quelli che si sono rifugiati nel caffè. Arresti sono stati eseguiti un po’ dovunque: così in centro, come in corso Vittoria, come sui bastioni di Porta Romana, dove una colonna di dimostranti si era diretta. In corso Vittoria è rimasto calpestato dalla cavalleria Moretti Luigi, d’anni 30, abitante in via Vigevano 9, ed ha riportato lesioni a una gamba. È stato raccolto dalla Croce Verde. Qualche altro ferito, borghesi e agenti, ma in modo lieve. Fra essi è il delegato di pubblica sicurezza Boffi, che ha riportato qualche graffiatura al naso. («Avanti!», 13 gennaio 1919.)

Gli arresti per la dimostrazione di domenica scorsa.In tutto, gli arrestati sono sette, di cinque dei quali non è stato possibile avere i nomi. Gli altri due sono soldati: Orbini Giovanni, dell’8° Fanteria di stanza a Monza, e Niccolini Luigi, del 8° Fanteria, in licenza ordinaria. Tutti sono stati arrestati e trattenuti dai carabinieri. I due soldati, da questi ultimi sono accusati di reato di «disfattismo» (!) in seguito a una discussione che ebbero con alcuni borghesi in Piazza della Scala. Non erano veri e propri dimostranti. («Avanti», 14 gennaio 1919.)

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