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16 APRILE 1920 – CORSO DI PORTA VITTORIA

Attacco all’onorevole Serrati

Dove? Corso di Porta Vittoria

Soggetti coinvolti: fascisti: un gruppo di Arditi composto da Ferruccio Vecchi, Pietro Bolzon, Albino Volpi, Edmondo Mazzuccato, Umberto Maurelli e Gino Coletti; il direttore dell’Avanti! Giacinto Menotti Serrati

Arresti:

  • Edmondo Mazzuccato, 32 anni, fermato per aver partecipato all’aggressione a Serrati e in seguito rilasciato

Feriti:

  • Giacinto Menotti Serrati, 48 anni, residente in Corso di Porta Vittoria, ferite di arma da taglio al sopracciglio sinistro, alla mano destra, e contusioni
  • Ferruccio Vecchi, 26 anni, residente presso un hotel di Milano, commozione cerebrale

Vittime: Nessuna

Un gruppo di individui, inequivocabilmente vestiti da Arditi, si aggira con aria minacciosa nei pressi dell’antro del palazzo dove vive Giacinto Menotti Serrati con la sua compagna. La portinaia ne ha contati almeno sei. Con aria strafottente, in tarda mattinata hanno iniziato a fare capolino alla guardiola del palazzo per chiedere se il direttore dell’Avanti! fosse in casa. 

Sì, è su. No, non è ancora sceso. Devo chiamarlo?

Dicono che aspetteranno giù il suo arrivo. Girano come cani randagi, annusando l’aria di Corso Vittoria. Hanno in mente di inscenare una performance degna di quelle futuriste che animano i caffè della Galleria. Sono armati di lunghe forbici e di una macchina fotografica. 

Appena avvistato il giornalista, il capobanda Ferruccio Vecchi si lancia per colpirlo. Lo accusa di diffamazione, e per risolvere la questione ha deciso di ricorrere alla violenza. Mentre Serrati cerca di difendersi dai pugni, Albino Volpi, l’attentatore del Ponte delle Sirenette rimasto impunito, sfodera le forbici e nel tentativo di tagliare la folta barba del direttore lo colpisce al sopracciglio sinistro e alla mano destra con cui si fa scudo. Intanto, l’altro ardito Pietro Bolzon cerca invano di immortalare lo sbeffeggiamento con una macchina fotografica, in modo da conservare come trofeo di guerra una prova materiale della bravata. 

Richiamata da un nipotino intento ai suoi giochi per strada, la compagna di Serrati accorre in aiuto del direttore. Il giovinastro col pizzo nero, Vecchi, tenta di colpire anche lei, per fortuna bloccato da un passante. Gli aggressori, terminata l’impresa, si dileguano in men che non si dica, per evitare di incorrere nelle forze dell’ordine. 

Qualche ora più tardi, Vecchi si fa vedere nei pressi di Piazza San Fedele. In alcuni locali di Palazzo Marino si sta svolgendo una sessione del Convegno Nazionale del Partito socialista, dove è atteso Serrati. Scorto l’ardito, il direttore si precipita fuori dalla vettura e lo assale. Grazie anche al sostegno di Brigati e Zanini, questa volta Vecchi ha la peggio. Viene portato a braccia alla Guardia Medica di via Cappellari, in uno stato di incoscienza che non gli permette di intendere gli insulti che ancora gli vengono lanciati contro.

Nelle pagine del Popolo d’Italia tanta è la preoccupazione per la commozione cerebrale riportata dall’aggressore. In realtà, è questione da poco, e probabilmente inscenata ad arte per evitare il Cellulare: il giovinastro dal pizzo nero risulta infatti perfettamente guarito in pochi giorni.

Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Feltrinelli, Milano 2003, p. 287

Paolo Mencarelli (a cura di), Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, Biblion Edizioni, Milano 2019, pp. 162-169

Una premeditata e vigliacca aggressione contro il compagno Serrati, «Avanti!», 20 aprile 1920

Dopo la “bravata” fascista, «Avanti!», 21 aprile 1920

Un violento incidente Vecchi-Serrati, «Il Popolo d’Italia», 20 aprile 1920

Dopo l’incidente Vecchi-Serrati. Il capitano Vecchi aggravato, «Il Popolo d’Italia», 21 aprile 1920

Le condizioni di Ferruccio Vecchi, «Il Popolo d’Italia», 22 aprile 1920

Una premeditata e vigliacca aggressione contro il compagno Serrati. Nel pomeriggio di ieri, verso le 15 e mezzo, il nostro direttore, compagno Serrati, mentre usciva dalla sua abitazione, è stato affrontato da sei individui che lo hanno percosso e che, con un paio di forbici, hanno tentato di tagliargli la barba. Serrati – che aveva la … sotto il braccio e l’ombrello – si è difeso energicamente. I sei delinquenti erano capitanati dal più incosciente ed imprudente di coloro di cui parliamo nel numero del 15 aprile dell’«Avanti!». Costoro non si sono affatto curati di essere in sei contro uno. Hanno fatto di più: la compagna del nostro direttore – che era stato avvertita di quanto avveniva nella strada da un suo nipotino che trovavasi alla finestra – è scesa subito sulla via e naturalmente si è mossa subito contro gli aggressori, il … dei quali ha vibrato anche contro di essa una … Gli aggressori, dopo aver compiuto la vigliacca bravata, sono scappati salendo su un tram. Intanto Serrati colla sua compagna si recavano al posto di soccorso di Porta Vittoria indi, con automobile dei pompieri, il compagno Serrati è stato condotto all’Ospedale Maggiore. Ha riportato una ferita al sopracciglio sinistro, ed un taglio alla mano destra. Quando il nostro compagno è uscito dall’ospedale è stato fatto segno ad una viva dimostrazione di simpatia. Gli eroi del brigantaggio – contando sempre su quell’impunità che li ha … – dopo compiuta l’aggressione si sono portati in Piazza S. Fedele, alla porta d’ingresso di palazzo Marino, nel locale nel quale si stanno svolgendo i lavori del Convegno Nazionale. […] [uno di loro inizia a raccontare a modo suo l’incidente, quando arriva Serrati] Il nostro direttore appena scorto l’incosciente che stava raccontando a dei giornalisti la canagliata, è balzato dalla vettura e si è scagliato contro il … – Serrati aveva già la mano fasciata – dandogli ripetute volte del farabutto. …, Brigati e Zanini si sono subito impegnati a pugni e bastonate col brigante e i suoi accoliti, i quali se la sono svignata ed altrettanto ha fatto l’eroico aggressore, ma senza potersi sottrarre ad una bastonata somministratagli di santissima ragione. Un’agente, che ha fatto per dichiarare in arresto il sicario, n’è stato impedito da un certo tenente Lampugnani. Intorno ai nostri compagni ed all’aggressore si era intanto formato un forte gruppo di persone. Contro l’aggressore abbiamo udito giudizi di individui – tutt’altro che delle nostre idee – che qualificavano l’atto e gli individui che lo hanno compiuto, con parole di rovente riprovazione. Pertanto il noto individuo veniva accompagnato alla Guardia Medica di via Cappellari e, nell’attraversare la piazza, venne ad incontrarsi coi compagni deputati …, Serrati, fratello del nostro direttore e col compagno …, che erano stati già informati dell’aggressione. L’on. Serrati ha seguito il disgraziato alla G.M. di via Cappellari, dove ha avuto con lui un breve scambio di parole e di… spiegazioni. L’incoscienza dell’aggressore è stata subito notata dai presenti al colloquio, perché l’uomo dalle mille sfide intendeva… parlare – dopo aver aggredito il fratello – col compagno Serrati, che sapeva persona seria. Di più: egli ha tentato di difendersi asserendo d’essersi imbattuto per caso col nostro direttore: ma alla evidenza delle circostanze, è stato costretto ad ammettere tutta la vigliaccheria di quanto, coi suoi compagni, aveva compiuto. Fino dalla mattina i sei figuri circolavano nei pressi della casa del nostro direttore, spingendosi fino in portineria, dove hanno chiesto a che ora avrebbero potuto vedere Serrati. Alle 14 e mezza si sono presentati di nuovo alla portinaia per sapere se Serrati era in casa. Avutane risposta affermativa, hanno dichiarato che lo avrebbero aspettato fuori. Le ferite riportate dall’aggressore sono state giudicate guaribili oltre i dieci giorni. Ci s’informa – per la cronaca – che l’autorità ha fatto piantonare quel tale all’hotel …, perché dichiarato in arresto. Tale provvedimento sembra sia stato preso solo quando le maestranze cominciavano ad abbondonare il lavoro in segno di protesta. Non appena la notizia dell’aggressione di Serrati è venuta a conoscenza delle masse operaie, si è verificato un vivo fermento ed in alcuni stabilimenti si è abbandonato il lavoro. Al compagno Serrati sono giunte e continuano a giungere attestazioni di stima e di solidarietà da parte di compagni, amici, cittadini di ogni Partito, uomini politici e giornalisti. Un testimone oculare. Per dimostrare maggiormente la cavalleria di questi briganti, pubblichiamo senza nemmeno commentarla, la seguente lettera di uno che era presente al fatto: «Carissimo Avanti!, mi sono trovato quando il tuo direttore è stato aggredito nel viale di Porta Vittoria. Io non conoscevo personalmente il Serrati, altrimenti sarei intervenuto. Ho visto sei persone, due delle quali si sono squagliate dopo il primo momento: le altre quattro hanno picchiato il Serrati, che si è difeso energicamente, come ha potuto. Specialmente un giovane dal pizzo nero, che poi ho saputo chiamarsi…, si accaniva maggiormente contro il Serrati, e non contento di averlo picchiato, gli ha vibrato due colpi di forbici, una alla parte sinistra della fronte e l’altro alla mano destra. Accorsa la signora Serrati, l’uomo dal pizzo nero le tirò una bastonata alla testa e fu solo perché io afferrai in tempo il bastone che la signora non fu colpita. Tanto per la verità. Tuo, Mentasti Errico». («Avanti!», 20 aprile 1920)

Un violento incidente Vecchi-Serrati. In questi ultimi tempi tra l’«Avanti!» e il nostro amico capitano degli Arditi, Ferruccio Vecchi, si è svolta una violenta polemica durante la quale il giornale socialista fece ripetutamente affermazioni che il capitano Vecchi ritenne gravemente lesive alla propria onorabilità. Cosicché, nel pomeriggio di ieri, il Vecchi avendo incontrato, mentre passava in viale Umbria con alcuni amici, il direttore dell’«Avanti!», G.M. Serrati, dopo avergli chiesto conto delle pubblicazioni del suo giornale, lo colpiva ripetutamente al viso. Le versioni dell’incidente sono discordi: secondo alcuni l’incidente si svolse unicamente tra i due direttamente interessati: secondo altri nella colluttazione si sarebbero interposte altre persone. Separati i contendenti, il Serrati si recò ad una Guardia Medica dove gli furono medicate parecchie contusioni al viso e alla testa. Dopo di che egli si diresse al centro per partecipare alla seduta pomeridiana del Comitato Nazionale Socialista. Nel frattempo anche il capitano Vecchi si era recato in centro. Un’ora dopo, circa, egli si trovava in via Marino all’angolo di Piazza San Fedele, fermo a parlare con un giornalista, allora sopraggiunge una automobile sulla quale oltre al Serrati si trovavano …, Brigatti e Zanini della Camera del Lavoro. Il Bensi, riconosciuto il capitano Vecchi, balzò senz’altro dall’automobile e la aggredì, seguito e imitato dagli altri tre, a bastonate. Il Vecchi, solo e pure alla sprovvista, tentò di tenere testa agli aggressori ma fu sopraffatto. Ripetutamente colpito alla testa e sanguinante, si diresse verso via San Raffaele. […] Intervennero finalmente il tenente Cesare Lampugnani, abitante in via Cesare da Sesto 11, e un agente in borghese. Ma per uno dei soliti equivoci l’agente finì col trarre in arresto il Lampugnani, che fu tradotto a San Fedele. Il capitano Vecchi veniva tuttavia sottratto ai persecutori, e trasportato alla G.M. di via Cappellari, dove gli furono riscontrare numerose ferite lacero contuse, fra le quali una più grave all’occipite. Dopo le cure del caso egli fu trasportato all’albergo dove alloggia. I dottori che lo hanno accuratamente visitato, hanno riservata la loro prognosi e non escludono il pericolo della commozione cerebrale. Gruppi di arditi e di amici si sono recati nella serata all’albergo per avere informazioni sullo stato di salute del ferito, ma non hanno potuto conferire con lui anche perché l’autorità ha risposto il suo piantonamento. («Il Popolo d’Italia», 20 aprile 1920)

Dopo la “bravata” fascista. Non diremo di più dello stretto necessario intorno agli echi della bestiale aggressione contro il compagno Serrati e nemmeno ci scomodiamo a rettificare la versione completamente falsa che dell’accaduto hanno dato quasi tutti i giornali cittadini, fatta eccezione di uno. Sappiamo come si fa la cronaca ad uso della borghesia e quella ad uso del brigantaggio noto ed anonimo. Diremo solo che la teppistica «bravata» ha sollevato una protesta plebiscitaria in mezzo al proletariato organizzato ed a quello socialista, nonché in mezzo a tutti i galantuomini. L’episodio dell’aggressione i nostri lettori hanno dimostrato di sapere valutare per quello che merita: noi non vi spenderemo altre parole. Per la cronaca aggiorniamo che Serrati – come diciamo in altra parte – sta bene e che non ha sospeso la sua attività al giornale né ieri né oggi. Quel tale, secondo certe informazioni, si dice che stia malino, secondo altre la gravità del suo stato sarebbe un bluff dei bollati. Comunque sia non ci interessa affatto. Riceviamo un’altra lettera di tre testimoni oculari che conferma la nostra versione. Non la pubblichiamo perché ormai solo i farabutti possono aver dubbi sul come si siano svolti realmente gli incidenti che vanno dall’aggressione di Serrati alla solenne e meritatissima bastonatura del teppista che capitanò la bravata. («Avanti!», 21 aprile 1920)

Dopo l’incidente Vecchi-Serrati. Il capitano Vecchi aggravato. Sulle condizioni del capitano Vecchi, che, dall’altra sera, sono ancora peggiorate, è stato tenuto ieri un consulto di tre medici, i quali hanno constatato nel ferito gravi sintomi persistenti di commozione cerebrale. La prognosi è sempre riservata. Si ha anche notizia che l’autorità di P.S. ha proceduto l’altra sera stessa, verso le 18, all’arresto del tipografo Edmondo Mazzucato redattore e amministratore dell’«Ardito». L’arresto sarebbe motivato dal fatto che il Mazzucato si sarebbe trovato insieme al capitano Vecchi, nel momento in cui questi, incontrato il Serrati, l’aveva affrontato. Così il Vecchi è piantonato nella sua abitazione e il Mazzucato è al Cellulare! Noi riteniamo che le questioni personali debbano essere risolte personalmente, e non per mezzo dell’autorità di P.S. Ma non possiamo esimerci dal constatare il modo di procedere, per lo meno strano, della detta autorità, la quale – pur non avendo il Serrati presentata denuncia alcuna e non risultando che le lesioni da lui riportate sono guaribili oltre i dieci giorni – è intervenuta, con una partigianeria evidente, poiché, nonostante le gravi condizioni (comprovate dai sanitari della G.M. di via Cappellari e dai medici curanti) nelle quali versa il capitano Vecchi, gli aggressori di questi non siano in alcun modo disturbati. Tutto ciò – ripetiamo – non è detto in odio ad alcuno, ma soltanto nella speranza che l’autorità receda senza indugio da un provvedimento evidentemente ingiusto. («Il Popolo d’Italia», 21 aprile 1920)

Le condizioni di Ferruccio Vecchi. Nelle condizioni di Ferruccio Vecchi si è manifestato ieri un notevole miglioramento. I sintomi preoccupanti di commozione cerebrale si sono attenuati e possono dirsi ormai scomparsi. I medici curanti sperano – ove non sopravvengano complicazioni – che il ferito possa rimettersi in tempo relativamente breve. L’albergo dove il Vecchi alloggia è continuamente meta di molti colleghi e amici, che vi si recano a chiedere ansiosamente notizie. («Il Popolo d’Italia», 22 aprile 1920)

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