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30 AGOSTO 1920 – GIARDINI PUBBLICI

Aggressione fascista

Dove? Giardini Pubblici

Soggetti coinvolti: fascisti

Arresti: Nessuno

Feriti: Nessuno

Vittime: Nessuna

Il rappresentante dell’autorità si stringe forte nelle spalle.

Le forze dell’ordine sembrano giungere sempre troppo tardi, quando il crimine da sventare è di matrice fascista. Al termine di una manifestazione socialista, un esiguo corteo di manifestanti marcia dietro un vessillo rosso nei pressi dei Giardini Pubblici, sulla via del ritorno alle proprie abitazioni. Scorto il drappello, un gruppo di Arditi e fascisti si è subito sentito in vena di provocazioni: qualche colpo di rivoltella sparato in aria e le solite ingiurie contro gli odiati nemici rossi. Quel tanto che basta per spaventare a morte chi si sta godendo la domenica al parco in tranquillità. 

I fascisti, rincorsi, si rifugiano nel primo palazzo di via Serbelloni. L’ufficiale mandato a risolvere la situazione a capo di una squadra di guardie regie, dopo un approssimativo sopralluogo, dichiara di non aver trovato proprio nessuno nel palazzo. 

Tre redattori dell’Avanti! vengono subito inviati dalla direzione del giornale per indagare sull’accaduto. Trovati dei testimoni, all’altezza del Ponte delle Sirenette subiscono un’aggressione da parte degli Arditi di via Cerva: armati di pistole, minacciano i malcapitati affinché smentiscano la versione che intendono dare di quanto accaduto ai Giardini. 

Vigliacca aggressione fascista. La grande manifestazione proletaria, «Avanti!», 31 agosto 1920

Vigliacca aggressione fascista. La grande manifestazione proletaria. La grande manifestazione proletaria era finita nel più perfetto ordine. Una piccolissima colonna di dimostranti si rendeva alle proprie casse, preceduta da una bandiera e senza dar molestia ad alcuno, quando, giunta nei pressi dei giardini pubblici, alcuni fascisti che evidentemente avevano l’incarico di provocare qualche fatto grave per giustificare l’intervento dell’autorità, senza essere stati in modo alcuno provocati, si diedero a sparare colpi di rivoltella in aria, suscitando vivo panico fra la folla domenicale che stava a godersi il concerto della banda municipale ai giardini pubblici. Il gruppetto dei dimostranti, riavutisi subito dalla sorpresa diede ad inseguire gli sparatori i quali si rifugiarono nel primo palazzo a destra della via Serbelloni. Giunti nel contempo due camions di guardie regie al comando di un ufficiale venne dai cittadini indicato il punto dove si erano rifugiati i fascisti, ma per quanto l’autorità abbia fatto finta di eseguire un sopralluogo essi non vennero scovati. Un giovane disse anche al tenente dove abita uno degli sparatori, ma il rappresentante dell’autorità si strinse forte nelle spalle e per poco non arrestava il denunciatore. Anzi un altro di quelli che aveva indicato il rifugio degli eroi venne effettivamente tradotto in questura, non si sa per quale motivo. Tre nostri redattori si recarono frattanto sul posto per avere informazioni precise e poco dopo tornavano alla sede del giornale in compagnia di qualche cittadino che si era offerto di fare da testimone. Giunto il gruppo quasi all’altezza del ponte delle Sirene, venne raggiunto ed aggredito alle spalle da un manipolo di banditi che, arma alla mano, pretendevano stupidamente di smentire la versione e la testimonianza delle persone che si accompagnavano ai nostri tre redattori. I briganti – uno armato con entrambe le mani – appena videro venire giunti ai tre nostri compagni dal giornale «Avanti!» al quale s’erano avvicinati se la svignavano per il ponte verso il covo. Le guardie restarono impassibili davanti alla vigliacca aggressione. Naturalmente non è di ieri soltanto la connivenza tra fascismo e questura, dove si è finto persino d’ignorare che tale aggressione sia avvenuta. Ma un particolare non si deve lasciar passare, ed è questo: Appena avvenuti gli spari in corso Venezia, un forte nucleo di fascisti è uscito dal covo di via Cerva ed è corso in aiuto degli agenti provocatori che s’erano frattanto rifugiati in via Serbelloni. Nessun messaggio poteva esser giunto al covo di via Cerva data la prontezza con cui sono accorsi quelli, dopo avvenuti gli spari. Ciò vuol dire che gli agenti provocatori medesimi hanno dovuto per telefono informare in sede di via Cerca e qualche vicino compiacente e probabilmente dal palazzo stesso dove s’erano rifugiati. E per le autorità non c’era invece nessuno. La idiota e vigliacca aggressione non ha impedito comunque che noi dessimo la versione esatta dei fatti e cioè, cosa che parecchi cittadini possono testimoniare, che nessuno sparo sarebbe avvenuto senza i soliti elementi provocatori che devono giustificare come non inutilmente si batta a certe casse! («Avanti!», 31 agosto 1920)

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