Si riprendono qui alcune affermazioni molto forti contenute nel testo 

La ''nuova" visione della fenomenologia di Javier San Martín

L'intento di queste pagine e presentare quello che da qualche anno viene definito il new Husserl, il nuovo Husserl. Com'e noto, Husserl fu il fondatore della fenomenología, un movimento filosofico che ha significativamente segnato il secolo XX, e che per molti aspetti continua a caratterizzare il XXI. Eppure, questo influsso non é stato chiaro e rettilineo, ma tortuoso, attraversando strade talara sconosciute, talaltra di mera reazione alla medesima fenomenología. Questo influsso e, soprattutto, i percorsi che ha seguito si fondavano su una interpretazione dell' opera di Husserl che presentava una certaambiguita,...

La serie Husserliana ha al suo attivo, a fine 2009, gia 40 tomi, quasi un terzo dei suoi testi, il che è ad ogni modo sufficiente per comprendere in profondità la filosofia dell'autore, superando cosi i difetti di quella linea interpretativa la cui parzialità era dovuta al limite di disporre delle poche opere pubblicate in vita. E questa situazione ha costretto molti a cambiare la loro visione di HusserL E in questo contesto che è sorta la teoria del"nuovo Husserl" che, partendo da quelle numerose pubblicazioni, sarebbe in grado di correggere la visione topica che insegnano i manuali e contro cui si ribellano molti degli stessi discepoli di Husserl.

In primo luogo proveró a tracciare brevemente i tratti di quello che è stato definito lo Husserl "topico", che si formó attraverso un'interpretazione tradizionale della parola "idealismo", attraverso le interpretazioni di alcuni discepoli di Gottinga, e soprattutto poi di Heidegger, ed attraverso alcune affermazioni tratte da Merleau-Ponty e Derrida, nel convincimento che quello Husserl è lo stesso che per alcuni aspetti ancora e presente in talune letture in Spagna e in Italia (in quest'ultima nonostante gli scritti di Antonio Banfi e soprattutto del suo discepolo Enzo Paci, e nonostante le traduzioni di importanti testi di Husserl).

Il caso dell'Italia e partícolarmente interessante, perché il "nuovo Husserl" fu qui riconosciutoa pieno fin dall'inizio 

Gli scritti di Enzo Pací, Angela Ales Bello,Aldo Masullo, Giovanni Piana, Antonio Ponsetto, Mario Sancipriano, Giorgio Scrimieri, Giuseppe Semerari, Carlo Sini (successore di Paci a Milano), Paolo Valori, Stefano Zecchi e altri sono riusciti a dare alla fenomenologia uno status molto forte nell'insieme della filosofia italiana.

Di quelli citati, Zecchi e Piana si sono laureati con Enzo Paci, l'ultimo con una tesi sulla storia nei manoscritti di Husserl che fu pubblicata con il titolo Esistenza e storia negli inediti di Husserl (Milano, Lampugnani Nigri Editare, 1965). Questo saggio p come viene affermato nella traduzione inglese- History and Existence in Husserl's Manuscripts, in "Telos" 13 (1972), risultato "of a study conducted in the Husserls' Archives in Freiburg".

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La fenomenologia sarebbe stata vista come una filosofia ache non ha niente da dire sulla storia e, per ció stesso, radicalmente incapacedi esprimersi sulla storia. Tra le fila degli heideggeriani sembrerebbe esservi l'interesse di mantenere questa tesi oltre ogni evidenza. 

E' molto pertinente al riguardo il gia citato saggio di G. Piana, Esistenza e storia negli inediti di Husserl.

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Il nuovo paradigma di interpretazione della fenomenología: il "nuovo" Husserl

Prima di entrare nel merito, desidero chiarire il senso di questa "novita". E evidente che essa non e veramente tale, per le ragioni sopra richiamate. Infatti,il paradigma cui faccio riferimento non e certo nuovo per coloro che abbiano studiato i manoscritti di Husserl a partire dagli anni 'SO, come e il caso, già citato,di Gerd Brand, Klaus Held o Enzo Paci, e ancora, a partire dagli anni '60e '70, come nel caso di molti italiani, spagnoli e latinoamericani, ad esempio Giovanni Piana, Stefano Zecchi, Angela Ales Bello, in Italia; Roberto Walton,Antonio Aguirre o Guillermo Hoyos, in America latina, o di spagnoli, come io stesso, o Miguel García Baró. Certamente occorrerebbe anche citare qui alcuni studiosi estremo-orientali come il giapponese Hamauzu o il coreano Nam In Lee. Per me e per tutti quelli che ho appena citato, il "nuovo" paradigma non e tale, in quanto non abbiamo mai adottato quello precedente, piuttostoci siamo avvicinati a Husserl non attraverso il vecchio paradigma, bensi, al contrario, attraverso quello che ora ò chiamato il new Husserl. Questi e l'unico Husserl che io abbia mai conosciuto.

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La astoricità, infatti, è il punto píu ridicolo di quelli che costituiscono il vecchio paradigma di Husserl. Egli stesso riconosce,in una lettera a George Misch, dí essere stato oggetto di tali accuse: «io,l'Husserl astorico ... » - scrive. Viceversa, la realtà è ben altra; il tema della storia preoccupa Husserl sin dall'inizío.

Giovanni Piana richiama questa citazione («io,l'Husserl astorico ... »., p. 45) all'ínizio della sezione seconda:«In fine risulterà chiaro - io penso -che l'«astorico Husserl» solo temporaneamente prese distanza dalla storia (che in realta gli fu sempre presente), proprio per approfondire il metodo fino al punto di poter pone su di essa questioni scientifiche». Lettera di E. Husserl a G.Misch, (Freiburg, 27 XI '30). Piana prende la citazione da A. Diemer, 1956, p. 394.