Vogliamo parlare del livello A? Senz’altro più ‘facile’, richiede pur sempre una competenza lessicale e morfo-sintattica non da poco. Di base c’è un lessico frequenziale, fissato in 450 lemmi: che, arricchito di tutti i vocaboli facilmente deducibili dalla lingua italiana e da quelli che, magari non frequentissimi, sono però conosciuti da chi si serve dei più comuni manuali scolastici, consente di arrivare a ca. 600 lemmi presupposti come noti. Inoltre, è necessaria la conoscenza del programma completo di grammatica (morfologia e sintassi dei casi).
La prova si articolava quest’anno in sei esercizi, miranti a verificare la comprensione globale di un testo (1 e 2); la sua comprensione analitica (3); le abilità morfosintattiche (4 e 5); la sintesi delle competenze (6). Oggi prenderemo in esame i primi tre esercizi; in un prossimo post, i restanti tre. Il testo proposto raccontava in sintesi le sorti della Britannia in età imperiale, ispirandosi liberamente al primo libro dell’Historia Ecclesiastica gentis Anglorum di Beda. Lo riporto qui di seguito, omettendo alcune facilitazioni linguistiche che erano presenti nel testo della prova:
Anno ab urbe condita DCCXCVIII Claudius, imperator ab Augusto quartus, volens se ipsum utilem reipublicae ostendere principem, bellum ubique tulit et victoriam quaesivit. Itaque bellum in Britanniam movit; ideo insulam petivit, quam, neque ante Iulium Caesarem, neque post eum, quisquam adire ausus erat, ibique sine ullo proelio ac sanguine intra paucissimos dies plurimam insulae partem in deditionem recepit. Orcades etiam insulas, ultra Britanniam in Oceano positas, Romano adiecit imperio, ac sexto, quam profectus erat, mense Romam rediit, filioque suo ‘Britannicum’ nomen inposuit. Hoc autem bellum quarto imperii sui anno gessit. Ab eodem Claudio Vespasianus, qui post Neronem imperavit, in Britanniam missus, etiam Vectam insulam, Britanniae proximam, Romanorum imperio adiecit. Succedens autem Claudio in imperium Nero, nihil omnino in re militari ausus est: ideo, inter alia Romani multa regni detrimenta, Britanniam fere totam amisit; nam, Nerone imperatore, duo nobilissima oppida Britanniae capta atque subversa sunt ab hostibus. Hadrianus imperator murum, quod et vallum dicitur, fecit ad Britanniam defendendam; Severus autem imperator, cum vidisset, magnis gravibusque proeliis saepe gestis, partem insulae Britanniae ab indomitis gentibus receptam esse, vallo defendendam insulam putavit. Itaque Severus magnam fossam fortissimumque vallum turribus munitum a mari ad mare duxit. Severus apud Eboracum urbem morbo mortuus est. Reliquit duos filios, Bassianum et Getam; Bassianus ‘Antonium’ cognomen habuit et regno potitus est; imperium solus gessit et ‘Caracalla’ a populo vocatus est.
Il primo esercizio, come nel livello B2, guidava alla comprensione generale del brano attraverso una parafrasi, in latino, che andava completata in alcuni elementi; all’esercizio ne faceva seguito un secondo, con domande a risposta chiusa, vero/falso. Si è preferito non sottoporre agli studenti il riconoscimento di un riassunto in italiano, cosa invece fatta per il livello superiore, perché ci si è accorti che spesso i ragazzi si servivano più di quello che del testo latino per svolgere gli esercizi successivi, non solo travisando lo scopo del test, ma anche compromettendone l’esito se per caso veniva scelta la risposta errata.
Ecco dunque la parafrasi proposta, limitatamente alla prima parte del racconto:
Claudius, qui quartus post Augustum rem Romanam acceperat, voluit se utilem Romanis monstrare; ergo, victoriae desiderio, multos _______ petivit. In Britannos bellum gessit: neque ante Iulium Caesarem neque post eum, ______ imperator ad insulam ivit; Claudius autem paucos dies pugnavit, paucos milites perdidit et, brevi ______, magnam insulae partem subegit. Post Orcadum deditionem, cum ______ revertit, filius eius ‘Britannicus’ vocatus est. Postea Vespasianus, qui ______ fuit post Neronem, iubente Claudio, in Britanniam ______ et insulam Vectam, quae in mari _______ Britanniam est, cepit. Nero imperator Claudium secutus est, sed fere nullum bellum ______, multa detrimenta imperio Romano intulit et fere totam Britanniam amisit: duae illustres civitates in hostium manus ceciderunt.
Alla parafrasi si accompagnava un elenco di termini da inserire negli spazi rimasti vuoti, parole che, rispetto a quanto deciso per un esercizio affine del livello superiore, avevano la facilitazione di essere già flesse. Ciò consente naturalmente un più rapido riconoscimento della loro probabile collocazione, ma inevitabilmente utilizza un elemento ‘esterno’ alla pura comprensione del senso complessivo, cioè appunto la possibilità o meno di essere inseriti in un dato contesto su base grammaticale; tuttavia la cosa ci è parsa consona al livello ‘inferiore’ della prova e alla sua struttura più ‘grammaticalizzata’. C’era tuttavia una difficoltà ‘aggravante’: i termini forniti erano in numero maggiore rispetto al bisogno effettivo; bisognava dunque scegliere quelli davvero necessari. Eccone l’elenco:
1.nemo 2.hostes 3.die 4.bonis 5.ex 6.ducebat 7.ullus 8.cives 9.domum 10.inter 11.tempore 12.apud 13.pro 14.eius 15.incepit 16.ducebatur 17.fortissimis 18.princeps 19.vallo 20.ivit
Come affrontare un simile esercizio? Dal momento che la parafrasi risulta semplificata e solitamente più sintetica rispetto al testo originale, credo che il modo migliore sia evidenziare, in primo luogo, gli elementi essenziali per lo svolgimento del racconto. Provo a farlo, sottolineando le parole e le espressioni che mi sembrano maggiormente importanti nella porzione di testo corrispondente:
Anno ab urbe condita DCCXCVIII Claudius, imperator ab Augusto quartus, volens se ipsum utilem reipublicae ostendere principem, bellum ubique tulit et victoriam quaesivit. Itaque bellum in Britanniam movit; ideo insulam petivit, quam, neque ante Iulium Caesarem, neque post eum, quisquam adire ausus erat, ibique sine ullo proelio ac sanguine intra paucissimos dies plurimam insulae partem in deditionem recepit. Orcades etiam insulas, ultra Britanniam in Oceano positas, Romano adiecit imperio, ac sexto, quam profectus erat, mense Romam rediit, filioque suo ‘Britannicum’ nomen inposuit. Hoc autem bellum quarto imperii sui anno gessit.
Ab eodem Claudio Vespasianus, qui post Neronem imperavit, in Britanniam missus, etiam Vectam insulam, Britanniae proximam, Romanorum imperio adiecit. Succedens autem Claudio in imperium Nero, nihil omnino in re militari ausus est: ideo, inter alia Romani multa regni detrimenta, Britanniam fere totam amisit; nam, Nerone imperatore, duo nobilissima oppida Britanniae capta atque subversa sunt ab hostibus.
Nel complesso, è evidente di come si stia parlando delle azioni di tre generali, l’imperatore Claudio, Vespasiano agli ordini del primo, e il princeps Nerone. Del primo si sottolinea la sete di gloria, l’attività bellica di rapido successo in un luogo prima poco considerato, la Britannia e le isole circostanti, anche grazie all’aiuto di Vespasiano, che successivamente diventerà imperatore. L’impresa è così significativa che suo figlio ne trae il nome; Nerone, però, imperatore imbelle, perde gran parte del territorio conquistato.
Adesso possiamo tornare alla nostra parafrasi. La prima cosa da fare è individuare la parte del discorso necessaria per riempire gli spazi; poi, riflettere sulle opzioni rimaste possibili, di numero volta per volta inevitabilmente limitato. Ad esempio, dopo multos non può che andare un sostantivo in accusativo maschile plurale, quindi la scelta si riduce a hostes (2) o cives (8) e il contesto obbliga ad optare per hostes, verso cui spinge anche la presenza del verbo petere, nel senso di ‘assalire’ (tutti i manuali riportano l’espressione petere hostes quando si studiano i diversi significati di questo verbo). Nel secondo spazio, dopo una virgola, per completare una frase che per altro già dispone di tutti gli elementi essenziali, l’ipotesi più plausibile è che si debba utilizzare un aggettivo maschile singolare: ullus (7). Sappiamo che anche nemo (1) può talvolta fungere da aggettivo, ma il senso negativo della frase ne impedisce la scelta. La presenza di un cum prima del quarto spazio richiede un attimo in più di attenzione per individuarne il valore di preposizione o congiunzione. Il significato dei termini disponibili in ablativo, tempore (11), fortissimis (17), vallo (19) portano ad escludere la valenza di preposizione a favore di quella di congiunzione e a ritenere necessario, per completare la frase, un complemento di moto a luogo legato a revertit: domum (9). L’identificazione di un verbo con cui riempire uno spazio è solitamente la difficoltà minore, data la centralità di quest’elemento all’interno della frase; al massimo, va suggerita un po’ d’astuzia: se compare il medesimo predicato del testo originario, la forma non sarà uguale, ma, come si verifica per esempio in una parte non riportata della parafrasi, ci sarà un passivo al posto dell’attivo, cosa facilmente riconoscibile dai ruoli sintattici degli elementi nominali: vallum turribus munitum erat et ducebatur (16) a litore ad litus, al posto dell’originario Itaque Severus magnam fossam fortissimumque vallum turribus munitum a mari ad mare duxit; da escludere quindi l’opzione ducebat (6). Qualche problema in più può creare l’individuazione dei connettivi o dei pronomi, i primi perché spesso non avvertiti come essenziali per l’articolazione di un testo, gli altri perché numerosi e spesso, come gli indefiniti, studiati magnis itineribus! Nella parte di parafrasi analizzata, per esempio, abbiamo et insulam Vectam, quae in mari _______ Britanniam est, cepit. La soluzione è facile: serve per forza una preposizione e solo apud (12) fra le tre a disposizione (le altre sono pro [13] e ex [5]) è seguita dall’accusativo e può consentire alla relativa di sostituire l’originario Britanniae proximam.
Per svolgere con successo il secondo esercizio, bisogna porre attenzione ai dettagli, proprio a quelle ‘paroline’ che, l’abbiamo appena detto, sono meno familiari ai ragazzi; sempre in riferimento alla porzione di testo presa in considerazione, venivano proposte le seguenti affermazioni:
- Claudius voluit Romanorum imperio regiones adicere ut se bonum principem ostenderet
- Multi principes insulam Britanniam capere voluerunt, sed Caesar unus eam vicit
- Claudius multa proelia cum Britannis commisit ut insulae magnam partem subigeret
- Post Britanniam Claudius ipse et Orcades insulas et Vectam cepit
- Claudii filius ‘Britannicus’ vocatus est post Britannicum bellum
- Vespasianus in Britanniam ivit, postquam imperatori Neroni successit
- Cum Nero nulla proelia in hostes commisisset, Britannia fere tota amissa est
- Nero autem nulla alia detrimenta Romanis intulit: eo imperante, duas alias urbes Britanniae Romani ceperunt
La veridicità della prima affermazione è pacifica e si evince sia dal testo originario che dalla parafrasi; anche la seconda è abbastanza evidentemente falsa, ma la corretta comprensione si basa sui multi principes contrapposti a unus Caesar che contraddice il dettato: neque ante Iulium Caesarem, neque post eum, quisquam adire ausus erat, parafrasato con neque ante Iulium Caesarem neque post eum, ullus imperator ad insulam ivit. Anche per la terza affermazione la parola chiave è multa, che ne denuncia la falsità, dato che nel testo si dice sine ullo proelio e la parafrasi, pur non parlando di battaglie, evidenzia lo scarso numero di giorni, di perdite e il breve tempo. Nella successiva la discriminante sta in ipse, dal momento che, nella realtà dei fatti, Vespasianus […] Vectam insulam […] Romanorum imperio adiecit, mentre, nella sesta asserzione, benché sia vero che Vespasiano è stato il successore di Nerone, la sua conquista si è svolta prima (ab eodem Claudio Vespasianus […] in Britanniam missus), non postquam imperatori Neroni successit.
Vengo infine all’ultimo esercizio che tratterò in questo post, volto a focalizzare alcuni dettagli del testo. In questo caso si trattava di una risposta multipla a quattro possibilità, una delle quali, spesso, è evidentemente sbagliata, mentre altre due fanno affermazioni parzialmente vere o non deducibili dal testo; ovviamente i ragazzi non devono aspettarsi di trovare, come risposta corretta, la frase esatta incontrata nel brano, ma una sua parafrasi o una sintesi o una inferenza immediata.
Vediamo le ultime due proposte, tratte dalla seconda parte del brano:
Quid fecit Nero?
- Nero, vir nullae virtutis, post Claudium princeps fuit, idemque Britanniam amisit
- Nero Britanniam amisit, sed alia bella pro imperio Romano gessit et multas provincias ei adiecit
- Nero Britanniam amisit sed nulla alia mala imperio Romano fecit
- Nero Britanniam amisit sed Vespasianus, ab eo missus, Vectam cepit.
Quid fecit Severus?
- Severus voluit rursus Britanniam totam capere
- Severus Bassianum et Getam, suos filios, in Britanniam misit, ut eam defenderent
- Severus parvam fossam et vallum cum turribus fecit ut Britanniam defenderet
- Severus voluit defendere Britanniae partem quae ab hostibus capta non erat.
Il primo quesito ha in tutte le risposte una parte di correttezza: Nero Britanniam amisit, ma solo la prima è completamente vera, affermando che Nerone fu il successore di Claudio e che fu uomo di nessun valore militare, cosa che nel testo è resa con nihil omnino in re militari ausus est, parafrasato da fere nullum bellum incepit. La seconda possibilità è contraddetta proprio da queste stesse frasi, la terza dal fatto che, nel brano originario e nella parafrasi, si parla di multa detrimenta causati dal princeps all’impero e l’ultima da quanto abbiamo già analizzato precedentemente, cioè la conquista di Vecta da parte di Vespasiano in tempi precedenti, sotto il principato di Claudio.
La seconda domanda propone una possibilità del tutto fuorviante, la prima, in quanto nessun elemento del brano lascia inferire un tentativo di riconquista da parte di Severo. Anche la seconda risposta è poco plausibile: i figli dell’imperatore vengono citati solo per quanto concerne la successione, nulla viene detto della loro precedente carriera militare. Le altre due, ad un’occhiata superficiale, parrebbero corrette, ma il brano parla esplicitamente di magnam fossam, non di parvam. L’unica completamente esatta è quindi l’ultima, dal momento che nel testo si dice chiaramente: Severus autem imperator, cum vidisset, magnis gravibusque proeliis saepe gestis, partem insulae Britanniae ab indomitis gentibus receptam esse, vallo defendendam insulam putavit, riassunto e parafrasato con alterum vallum a Severo imperatore aedificatum est, quia propter magna et crudelia proelia pars insulae capta erat a ferocissimis populis.
L’esercizio, certo, non è particolarmente complesso, ma forse, assieme a quello precedente, può favorire un obiettivo trasversale che prescinde strettamente dalle competenze della lingua latina: il miglioramento dell’attenzione e della precisione. Obbliga infatti gli studenti a un lettura puntuale, a soffermarsi sui particolari: cosa che, nella mia esperienza di insegnante, trovo sempre più disattesa. Molti errori derivano proprio da distrazione, da superficialità, da mancata lettura completa delle consegne.
© Ilaria Torzi 2016 (ilaria.torzi@unibg.it)