Con una vivace partecipazione di pubblico, mercoledì 14 ottobre si è tenuta una tavola rotonda presso la Sala Mainelli dell’Università degli Studi di Milano, alla presenza del prof. Maurizio Bettini, della prof.ssa Paola Mastrocola, della prof.ssa Antonietta Porro e del prof. Luigi Spina. Il tema del dibattito, “La seconda prova di maturità del liceo classico”, ha richiamato numerosi docenti dei licei e ha permesso una riflessione più ampia di quanto presupposto dal titolo dell’incontro..
Ciascuno dei quattro ospiti ha presentato il proprio punto di vista, con indicazioni in molti casi contrapposte e provocatorie rispetto a quelle degli altri interlocutori; a partire da un ripensamento della prova di maturità nei licei classici, sono stati toccati temi quali la didattica del latino nei cinque anni delle superiori, le indicazioni ministeriali attualmente in vigore, il futuro del liceo classico e la sua stessa identità. Maurizio Bettini ha sottolineato l’importanza di un approccio che miri a trasmettere ai ragazzi il valore e il senso della cultura antica, ampliando gli orizzonti dell’insegnamento rispetto alla dimensione grammaticale e linguistica in senso stretto, puntando verso un’idea di liceo classico più “moderna” e attrattiva dell’attuale, che rischia di portare questo corso di studi sulla via dell’estinzione. Paola Mastrocola, su un fronte opposto, ha indicato nella traduzione di una versione di latino e di greco la migliore palestra per l’esercizio del pensiero logico. Ha poi lanciato la proposta dell’inserimento del latino come materia obbligatoria in qualsiasi scuola fino all’età di 16 anni; a suo giudizio, la prova di traduzione sarebbe tanto più utile quanto più il testo fosse avulso dal suo contesto culturale, poiché rappresenterebbe “una radiografia del testo”, un cristallino esercizio delle capacità logiche degli studenti, sempre più trascurate e poco coltivate in tutti gli ordini scolastici. Sullo stesso fronte Antonietta Porro, che ha sottolineato come la salvaguardia del liceo classico non debba avvenire attraverso una “mutazione”, ma vada basata sulla rivendicazione del suo carattere distintivo, vale a dire di scuola difficile, che presenta materie come latino e greco, il cui studio è complesso e passa attraverso l’insegnamento della lingua. La prova finale dovrebbe dunque rimanere una traduzione, cui accompagnare domande più generali in sede orale. Luigi Spina, avvicinandosi alle riflessioni di Bettini, ha sostenuto che la prova dovrebbe soffermarsi non tanto sul risultato della traduzione, quanto sul processo traduttivo e sulla comprensione dell’insieme cui il testo si riferisce. Più in generale, di fronte a un trend negativo delle iscrizioni al liceo classico, Spina ipotizza una sua ri-costituzione come scuola iperspecializzata, destinata per definizione a un numero ristrettissimo di studenti, che vogliano diventare espressamente traduttori e filologi. “La classe politica attuale non ha fatto il liceo classico”, è l’assunto provocatorio.
Numerosi, come prevedibile, gli interventi dei docenti in sala, che hanno sottolineato le enormi difficoltà comunicative con gli studenti, ma insieme l’importanza dell’esercizio di traduzione, a principiare dai suoi elementi basilari (ad esempio, il troppo disinvoltamente trascurato studio del lessico, sostituito da una fideistica speranza di trarre il senso di un testo dall’utilizzo – perlopiù acritico – del dizionario, anziché dalla coscienza delle parole con cui il testo si esprime; oppure, le difficoltà opposte dagli studenti di fronte alle domande volte a indagare la comprensione, e non solo la più o meno meccanica traduzione del testo affrontato). Ne è emerso così un quadro dove l’idea più forte è che le due “anime” in discussione nella didattica delle materie classiche – quella prettamente linguistica e quella culturale in senso più ampio – vadano mantenute vive entrambe: lo sforzo dovrebbe essere quello di una compenetrazione dei due livelli, cosa che le direttive ministeriali curiosamente stabiliscono nell’esposizione generale, ma poi smentiscono nel momento in cui distinguono in due punti separati competenze linguistiche e culturali…
© Martina Venuti, 2015