Nella recente pratica imposta dalla didattica a distanza mi sto avvalendo di un sistema cloud con la possibilità di scrittura su files in condivisione (nella mia scuola abbiamo un servizio interno di clouding riservato a studenti e docenti del Liceo; ma va benissimo la app Drive di Google), e del collegamento audio e video (nel nostro caso, Meet.Google; ma anche Zoom.us è validissimo).
Certo, la comunicazione a mezzo video è stancante, manca quella spazialità fisica cui siamo così ben abituati: la passeggiata da un’aula all’altra, il tempo dilatato nel cercare il libro, il diario, l’appello, la battuta, il richiamo, la bidella che entra con la circolare, l’eco della voce del collega nell’aula vicina, la mano che si alza per chiedere… il permesso per andare in bagno, “Prof. le porto un caffè?”, “Il quaderno? L’ho dimenticato a casa. Il compito però l’ho fatto…”; e altro, altro che fa da cornice alla lezione tradizionale in aula. Ma da almeno tre settimane l’aula è il mio salotto, la cattedra è la mia scrivania, e non posso che dirmi fortunata per avere questo spazio tutto per me .
Bene. Trovati gli strumenti di comunicazione a distanza, stabilita la connessione, si affaccia il panico: come posso fare lezione di lingua greca e latina?
Nel mio piccolo, ho affinato il metodo già avviato all’epoca delle aule fisiche: il testo, in lingua, viene proiettato sulla LIM e agli studenti viene consegnato su foglio stampato – quindi niente pagina del libro di testo – senza note, così che la concentrazione sulla lingua possa essere massima; poi sotto la mia guida si svolge l’analisi, che alterna l’individuazione dei sintagmi (fatta a voce) all’identificazione della struttura sintattica (con evidenze grafiche), osservando anche gli artifici retorici dell’ordo verborum; in seguito, dopo una traduzione grossolana e di servizio (con attenzione ai falsi amici), ci si addentra nel commento delle scelte lessicali.
Ho adattato questo orientamento di metodo alle possibilità offerte dalla comunicazione a mezzo web. Sullo schermo, grazie alla tecnologia condiviso tra il docente e il/i discente/i, campeggia solingo il testo, sul quale l’analisi è stata già avviata in questo modo: il testo viene scomposto con degli ’a capo’ in corrispondenza di ciascuna proposizione; si gioca sugli allineamenti: la principale sempre sul margine sinistro, le subordinate spostate in avanti in base al loro grado (+ o -). Poi si usano evidenziatori, ora cromatici ora grafici, per segnalare, rispettivamente, le voci verbali e i marcatori sintattici (congiunzioni, pronomi relativi); infine si sottolineano eventuali avverbi di tempo e luogo, cui pure compete la definizione della trama e del ritmo della frase. In questo modo il testo è stato percorso – ovvero letto e riletto – più volte. Ne offro un esempio, per rendere il discorso più chiaro. Ho scelto i parr. 9-11 del 20 capitolo del De coniuratione Catilinae di Sallustio, secondo una convenzione così stabilita:
- la prop. principale, come le sue coordinate, sarà sempre allineata a sinistra del file;
- vengono spostate con la funzione ‘tabulazione’ solo le proposizioni subordinate;
- non si spostano mai i sintagmi dalla loro ubicazione.
All’interno di ciascuna proposizione vengono indicate:
- in grassetto le forme verbali;
- in grassetto e corsivo le forme verbali implicite di tipo nominale, come il participio e il gerundio/gerundivo;
- in corsivo i marcatori sintattici, ovvero quegli elementi (congiunzioni, pronomi relativi o interrogativi, avverbi di luogo o tempo ecc.) che ‘aprono ‘, in posizione enfatica, il periodo o la proposizione.
Per svolgere questo tipo di operazione, sarà necessario leggere e rileggere più volte il testo, interrogasi analiticamente su quali siano i sintagmi e come siano posizionati nella frase; sarà così forse possibile cogliere l’evidenza di alcuni artifici retorici (nel caso di iperbato, anastrofe o altre situazioni in cui l’ordo verborum renda difficile individuare immediatamente la concordanza), il cui riconoscimento diventa parte essenziale per comprendere l’intenzione comunicativa implicita nel testo.
Nel pdf qui allegato, consultabile secondo le solite regole, e anche scaricabile a piacere, usando la barra di comandi in capo alla raffigurazione, presento il testo rielaborato:
Il lavoro viene avviato dall’insegnante, che illustra e riepiloga i criteri usati per comporre la grafica, ma viene poi proseguito dagli studenti, o al momento, su una pagina cloud che permetta la scrittura condivisa, o come compito domestico, di cui si farà la correzione la volta successiva, a campione e per paragrafi.
Alla data odierna, ho potuto sperimentare l’efficacia dell’analisi guidata che ho cercato di illustrare; gli studenti dichiarano di riuscire a condurre una riflessione più consapevole dell’organizzazione sintattica della frase. Costretti a non spostare nessun sintagma, colgono l’insieme e possono azzardare un’ipotesi di traduzione in base ai significati di base noti, chiarire i passaggi che necessitano ricorso al dizionario, cogliere aspetti dell’organizzazione retorica del testo. Nelle prossime settimane si tratterà di verificare l’efficacia di una proposta di ri-traduzione quale si trova nell’esempio che riporto. Adeguare l’esercizio di lingua alle necessità della didattica a distanza va bene, ma ora si tratta anche di poter effettuare verifiche che siano diverse dalla mera traduzione, facilmente reperibile in uno dei mille siti ben noti agli studenti.
Di sicuro interesse è il modello offerto dalle prove di certificazione delle competenze di lingua latina; mi sono in parte ispirata ad esse nell’ideare la prova che riporto, la cui finalità è volta a verificare la comprensione della struttura sintattica, e quindi la comprensione del fatto narrato. Prerequisiti ne sono le conoscenze di morfologia e sintassi che, in un terzo anno di liceo classico, dovrebbero essere sufficientemente note. Si tratta dunque di approntare una verifica delle competenze di lingua, che dovrebbero essere tali da poter comprendere il significato di un testo, per potere poi valutare delle scelte lessicali adeguate al contesto.
Il passo che qui propongo è molto ampio (De coniuratione, XXI-XXII); nella pratica effettuale si tratterà di scegliere porzioni adeguate al tempo messo a disposizione. Dopo aver svolto l’analisi del testo secondo la convenzione indicata sopra, con l’aiuto della versione allegata (è una lingua italiana antica e pomposa, 1840) si chiederà allo studente di fornire una propria traduzione, senza l’aiuto del dizionario latino, ma con quello di lingua italiana.
- TESTO ASSEGNATO:
[21] 1 Postquam accepere ea homines, quibus mala abunde omnia erant, sed neque res neque spes bona ulla, tametsi illis quieta movere magna merces videbatur, tamen postulavere plerique, ut proponeret, quae condicio belli foret, quae praemia armis peterent, quid ubique opis aut spei haberent. 2 Tum Catilina polliceri tabulas novas, proscriptionem locupletium, magistratus, sacerdotia, rapinas, alia omnia, quae bellum atque lubido victorum fert. 3 Praeterea esse in Hispania citeriore Pisonem, in Mauretania cum exercitu P. Sittium Nucerinum, consili sui participes; petere consulatum C. Antonium, quem sibi collegam fore speraret, hominem et familiarem et omnibus necessitudinibus circumventum; 4 cum eo se consulem initium agundi facturum. Ad hoc maledictis increpabat omnis bonos, suorum unumquemque nominans laudare; admonebat alium egestatis, alium cupiditatis suae, compluris periculi aut ignominiae, multos victoriae Sullanae, quibus ea praedae fuerat. 5 Postquam omnium animos alacris videt, cohortatus, ut petitionem suam curae haberent, conventum dimisit.
[22] 1 Fuere ea tempestate, qui dicerent Catilinam oratione habita, cum ad ius iurandum popularis sceleris sui adigeret, humani corporis sanguinem vino permixtum in pateris circumtulisse: 2 inde cum post exsecrationem omnes degustavissent, sicuti in sollemnibus sacris fieri consuevit, aperuisse consilium suum; atque eo +dictitare+ fecisse, quo inter se fidi magis forent alius alii tanti facinoris conscii. 3 Nonnulli ficta et haec et multa praeterea existumabant ab iis, qui Ciceronis invidiam, quae postea orta est, leniri credebant atrocitate sceleris eorum, qui poenas dederant. 4 Nobis ea res pro magnitudine parum comperta est.
Ecco infine la traduzione di supporto, che ho derivata dal volume Opere di C. Crispo Sallustio volgarizzate da Giulio Trento e Francesco Negri, ed. Giuseppe Antonelli, 1840, liberamente consultabile online:
XXI. Com’ebbe inteso ciò quella gente, che aveva assai d’ogni male, ma né facoltà, né fiore di speranza, quantunque pur col turbare la pace credesse rifarsi d’assai; nondimeno la maggior parte chiedeva ch’ei proponesse a qual partito avessero a far guerra e a qual pro, quali e dove i sussidi e le speranze. Udresti allora Catilina promettere nuove taglie, proscrizion di ricchi, magistrati sacerdozii rapine e quantunque seco porta la guerra e la licenza de’ vincitori. E aggiungeva esservi nella Spagna, di là dall’Ebro, Pisone, con un esercito nella Mauritania P. Sizio Nocerino, ambidue intinti nel suo disegno: chieder il consolato C. Antonio, e sperava d’averlo come collega, uomo tutto suo e per ogni rispetto bisognoso di novità; e con esso console darebbe mano all’opera: Oltre a ciò calunniava ogni uomo dabbene; lodava per nome ogni suo partigiano; a chi ricordava la povertà , a chi la voglia ardente, alla maggior parte il pericolo e l’infamia a molti la vittoria di Silla, per cui s’era predato cotanto. E poi che gli vide pronti, confortatigli a favorire la sua concorrenza, licenziò la brigata.
XXII. Corse allora voce che Catilina, dopo questo discorso, per obbligare gl’indettati col giuramento, recasse intorno tazze di sangue umano; e assaggiatone ciascuno dopo gli esecrandi voti, come ne’ solenni sacrifizi si costuma, aprisse l’intenzione sua; e vantasse d’averlo fatto affinchè meglio fra loro tenesser fede per esser di sì enorme scelleratezza consapevoli. Alcuni e queste e parecchie altre cose dicevano esser trovati di coloro, a’ quali era avviso, che l’atrocità del misfatto de’ condannati valesse a mitigare l’odio, che poi scoppiò contra Cicerone. Noi non siamo sì al chiaro di questa cosa quanto vorrebbe la sua gravezza.
© Rossella Sannino, 2020
Esperimento molto interessante, grazie della condivisione.
Penso soprattutto a chi ha difficoltà nel momento iniziale di comprensione del testo: in quel caso, ritengo che siano da scongiurare quelle pratiche che prevedono ad esempio la numerazione delle singole parole (per ricostruire un ordine artificiale del discorso) o simili stratagemmi di riscrittura, che allontanano sempre di più dal testo e dalla lingua latina. Così, invece, si offre uno strumento a mio avviso molto valido, anche in vista (o come verifica?) della lettura ad alta voce.
In attesa di poter sperimentare personalmente,
un caro saluto e buona prosecuzione,
Davide
grazie, proverò! già uso i marcatori, il grassetto, i colori…. anche l’a capo, ma questo esempio è più chiaro dei miei testi troppo “colorati”.
a presto e buon lavoro
elena lori