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14 OTTOBRE 1920 – VIA FATEBENEFRATELLI, 21

Attentato anarchico all’Hotel Cavour

Dove? Via Fatebenefratelli, 21

Soggetti coinvolti: anarchici

Arresti:

 Molti arresti nell’ambito della redazione di Umanità Nova, tra cui:

  • Corrado Ottolenghi
  • Mario Orazio Perelli

I camerieri dell’Hotel Cavour:

  • Cesare Bossi
  • Alfredo Lanfossi
  • Giuseppe Mariani, denunciato per porto d’armi abusivo, e poi rilasciato
  • Ettore Aguggini, denunciato per porto d’armi abusivo, e poi rilasciato

Feriti:

  • Carlo Rossi, direttore dell’Hotel Cavour, lieve ferita
  • Berlonde, giornalista del Corriere della Sera, lieve ferita da scheggia

Vittime: Nessuna

RIMANDA A:

7 AGOSTO 1920 – BOMBA AL COVA, 

9 AGOSTO 1920 – BOMBA AL PALAZZO DEGLI ESERCENTI

14 OTTOBRE 1920 – SPARATORIA IN GALLERIA

Milano non si è ancora ripresa dalla sparatoria del pomeriggio in Galleria, durante la quale è stato ucciso un conte romano di passaggio, che uno scoppio fragoroso fa volare in aria i vetri dell’Hotel Cavour. Poco dopo, un’altra esplosione si verifica al lato dell’albergo che dà verso il Politecnico. 

Nel frattempo, i due attentatori sono già di ritorno in un bar di via Garigliano, soddisfatti di non aver fatto vittime e di aver forgiato l’alibi perfetto. Giuseppe Mariani e Ettore Aguggini, in compagnia del misterioso O.C. di cui non verrà mai rivelata l’identità, hanno appena portato a segno l’ennesimo colpo del gruppo terrorista anarchico. Certo, l’obiettivo era dare una lezione alla polizia, per via delle torture subite in carcere dai prigionieri politici. Nonostante la disillusione per la fine dell’occupazione delle fabbriche e gli sforzi rivelatisi vani di innescare la rivoluzione in Italia, i tre compagni non si danno per vinti e mettono a punto un piano elaborato. 

Mariani prepara due ordigni: una bomba a miccia, da far rotolare sino all’entrata dell’Hotel, e un’altra a orologeria con acidi, da posizionare sotto un cumulo di pietre in Piazzale Cavour vicino alla Lega delle Nazioni, per colpire le forze dell’ordine accorse a verificare i danni della prima esplosione. 

Quando Aguggini innesca la bomba, appena dopo la deflagrazione, i tre si affrettano a ritornare al bar all’Isola. Qui, dove sono conosciuti da tutti, si sono fatti vedere mentre bevevano delle birre prima di portare a termine l’attentato, e le lasciavano a metà per andare a comprare delle sigarette. L’abbocco è riuscito. 

Intanto all’Hotel proprio in quel momento è in corso un altro crimine. Due camerieri, Cesare Bossi e Alfredo Anfossi, stanno cercando di rubare alcuni gioielli a una baronessa che alloggia nell’albergo. Colti in flagrante, vengono bollati come anarchici per via di alcuni opuscoli ritrovati durante una perquisizione, e accusati di aver piazzato gli ordigni per poter commettere il ladrocinio indisturbati. 

Subito dopo la Questura metterà in atto un violento giro di vite nei confronti degli anarchici milanesi. Nel tentativo di associare le bombe estive e quelle all’Hotel Cavour alla redazione di Umanità Nova – il giornale fondato da Errico Malatesta – si procederà a retate e arresti di massa, per colpire un movimento in grado di intercettare un numero sempre crescente di accoliti. Anche Mariani e Aguggini saranno fermati, ma, grazie al pretesto del bar e alla rocambolesca vicenda della rapina, saranno denunciati solo per porto d’armi abusivo e immediatamente rilasciati.

Mentre la polizia sferra un duro attacco agli anarchici, l’Avanti! denuncia l’esistenza di squadre di difesa cittadine contro il probabile non lontano trascendere dei peggiori elementi dei bassifondi sociali. Così recita una circolare diffusa da un sedicente Comitato di Organizzazione Civile, disposto a offrire i propri servigi di repressione alla forza pubblica nell’eventualità in cui sia necessaria un’azione reazionaria contro le forze di sinistra. 

Sono ancora quelli che, durante la guerra, tentarono pugnalarci nella schiena ordendo il complotto di Caporetto e che da due anni cercano – ispirati dallo straniero – di liquidare la nostra vittoria, gli ideatori ed i guidatori della bieca congiura odierna. Ciascuno riprenda il suo posto di combattimento ed affronti, come sul Carso e sul Piave, i nemici irreconciliabili di questa Italia che non può (finché vivano i reduci della grande guerra gloriosa) essere tratta a rovina da tradimento e dall’ignavia di alcuni dei suoi figli indegni.

L’aria che si respira è quella della guerra civile.

Francesco Lisati, Storia degli anarchici milanesi (1892-1925), La vita felice, Milano 2016, pp. 252-253

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 288-292

Giuseppe Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Arti Grafiche F.lli Garino, Torino 1953, pp. 39-41

Due bombe all’Hotel Cavour, «Avanti!», 16 ottobre 1920

Cosa si vuol fare?, «Avanti!», 16 ottobre 1920

G.A.S.T.I., «Avanti!», 27 ottobre 1920

Indagini per lo scoppio delle bombe, «Il Popolo d’Italia», 17 ottobre 1920

Un’altra bomba micidialissima scoperta all’albergo Cavour, «Il Popolo d’Italia», 19 ottobre 1920

Due bombe all’Hotel Cavour. Verso le ore 20 dell’altra sera un forte scoppio ha gettato l’allarme nei cittadini che si trovavano in vicinanza dell’Hotel Cavour. Una bomba era scoppiata fragorosamente davanti al predetto albergo fracassando le vetrate, ma senza produrre danni alle persone, ad eccezione di una lieve ferita toccata al direttore dell’Hotel il signor Carlo Rossi. Si crede che la bomba fosse carica di dinamite e si afferma che venne lanciata da tre giovani che da un po’ erano fermi nei pressi dell’Hotel. Poco dopo, mentre alcuni giornalisti si trovavano sul posto per compiere delle indagini, si è prodotto un secondo scoppio, questa volta dal lato dell’Hotel che da verso il Politecnico e precisamente sotto l’alloggio della delegazione inglese al Convegno della cosiddetta Lega delle Nazioni. Anche questa seconda bomba non ha prodotto che danni materiali ancora imprecisati; solo un giornalista, il signor Berlonde della Sera ha riportato una leggera ferita di scheggia. Come al solito la questura, non sapendo che pesci pigliare, ha provveduto a cinque arresti a casaccio, che però non sappiamo se verranno mantenuti. All’ultimo momento venivamo informati che quattro dei cinque arrestati sono stati rilasciati perché provata la loro innocenza. Il quinto, Bossi Cesare, cameriere – è tuttora trattenuto. Ma è stato arrestato un altro cameriere, certo Alfredo Lanfossi, che è stato sottoposto ad un lungo interrogatorio. («Avanti!», 16 ottobre 1920)

Cosa si vuol fare? Ieri sera Milano fu posta in subbuglio. Prima l’arresto dei redattori di Umanità Nova, incarcerati e trattenuti senza si cha stato possibile ad alcuno stabilire a causa di quale specifica imputazione, e poi le perquisizioni e gli arresti operati a casaccio in vari punti della città hanno lasciato la popolazione nel più vivo stupore. Nei caffè, dove pacifici cittadini stavano radunati, irrompevano schiere di poliziotti perquisendo, o malmenando chiunque con modi brutali e trattenendo in istato d’arresto numerosi operai. […] Ci limitiamo pertanto a domandare a coloro che si sono fatti iniziatori del provvedimento liberticida: che cosa si vuole? I fascisti, padroni in senso illimitato del centro della città, provocano un conflitto; gli agenti dell’ordine sparano, uccidono e feriscono gente che fugge e che non partecipava in alcun modo ad alcuna manifestazione, perché in quel momento nessun nucleo operaio transitava per la piazza del Duomo, e in conseguenza di tutto ciò la polizia non sa far di meglio che porre manette alla gente che tranquillamente attende alle sue occupazioni? […] Di fronte all’improvvisa sfuriata, il proletariato di Milano vigila e guarda. («Avanti!», 16 ottobre 1920)

Indagini per lo scoppio delle bombe. In seguito agli scoppi delle bombe all’albergo Cavour, avvenuto l’altra sera, l’autorità di P.S. procedette a numerosissimi arresti e fece eseguire un centinaio di perquisizioni che portarono al sequestro di diverse armi e munizioni. Degli arrestati solo dieci furono trattenuti perché trovati in possesso di armi. Furono invitati a comparire anche una ventina di stranieri, e ne furono trattenuti soltanto dieci, poiché non in regola con i documenti. Il cameriere Bossi, sul quale pesano grandi elementi, e l’Anfossi, furono denunciati all’autorità giudiziaria, così pure i redattori dell’Umanità Nova, Corrado Ottolenghi, … Perelli… Dante … . («Il Popolo d’Italia», 17 ottobre 1920)

Un’altra bomba micidialissima scoperta all’albergo Cavour. Ieri sera verso le ore 22, le guardie regie Milla Giovanni e Marco Giuseppe della sezione settembrini, di piantone all’Albergo Cavour, scopersero vicino all’angolo di via Palestro, una cassetta di ferro misurante 39 per 63 centimetri dalla quale usciva una miccia. Ne informarono la direzione dell’Albergo che avvertì la questura centrale. Sul luogo, si recarono il commissario cav. Buschioni e il vice commissario Tomatis, con agenti e guardie regie e, fatta la constatazione comunicarono la scoperta alla Direzione d’artiglieria. L’agente della squadra automobilisti, Attilio Marinengo, animosamente, aprì la cassetta che era fermata da quattro bulloni, e così si poté constatare come essa contenesse due pacchi di tubi di gelatina. La bomba, posta in una cassetta di legno, fu trasportata con camion da soldati specialisti, al parco d’artiglieria, e dai competenti fu dichiarata micidialissima. («Il Popolo d’Italia», 19 ottobre 1920)

G.A.S.T.I. Quando da queste colonne noi denunciammo la esistenza di speciali squadre armate pronte a provocare e violentare i lavoratori durante le manifestazioni pubbliche, il comandante di Casa S. Fedele fece lo gnorri e finse di cascare dalle nuvole. Pubblichiamo ora la seguente circolare dell’ormai noto Comitato di organizzazione civile, non già perché il capo dei borri abbia bisogno di noi per sapere quello che la borghesia sta preparando onde soffocare ogni nobile sforzo del proletariato tendente a redimersi dall’originale sfruttamento capitalistico, ma per rivendicare ancora una volta la verità delle nostre … e per mettere in guardia i lavoratori contro le mene dei così detti patrioti che, pur di vivere parassitariamente alle spalle di chi lavora, non indietreggiano neanche di fronte alle più vili e basse azioni di brigantaggio. Ed ora ecco la circolare emanata dal Comitato della Guardia Armata al Servizio dei Truffatori Italiani: «Comitato di organizzazione civile. Piazza S. Sepolcro 9. Milano, settembre 1920. Egregio signore, il momento culminante della crisi nazionale del dopoguerra sembra essere giunto con la questione dell’assedio delle industrie nella quale sono coinvolti i più vitali interessi del Paese. Al di sopra delle personali opinioni sulla soluzione tecnica del …, che ha – come Ella ha fatto – fortemente operato e sofferto per la grandezza della Patria non può rimanere indifferente al rischio di rovina che essa corre. Il Comitato di Organizzazione Civile ha già preparato, col valico concorso di molti suoi colleghi, squadre di difesa cittadina contro il probabile non lontano trascendere dei peggiori elementi dei bassifondi sociali. Ella è invitato ad iscriversi, senza ritardo in questi reparti di Guardia Civica, i quali possono essere chiamati da un momento all’altro a cooperare con l’autorità militare al mantenimento dell’ordine. Così facendo Ella continuerà l’opera gloriosa iniziata alla fronte per la difesa d’Italia. Sono ancora quelli che, durante la guerra, tentarono pugnalarci nella schiena ordendo il complotto di Caporetto e che da due anni cercano – ispirati dallo straniero – di liquidare la nostra vittoria, gli ideatori ed i guidatori della bieca congiura odierna. Ciascuno riprenda il suo posto di combattimento ed affronti, come sul Carso e sul Piave, i nemici irreconciliabili di questa Italia che non può (finché vivano i reduci della grande guerra gloriosa) essere tratta a rovina da tradimento e dall’ignavia di alcuni dei suoi figli indegni. Per il Comitato di organizzazione civile, il segretario Avv. Dante Diotallevi. Le buffonate della questura. Sebbene nessuno lo sappia esiste a Milano una certa associazione patriottica che nei momenti «pericolosi» per la grande patria lancia impavidamente gran copia di manifesti contro il «bolscevismo» dilagante per raccogliere tutte le forze «sane» del paese e muovere alla conquista del «Grappé» in corso Vittorio Emanuele… Codesta società … della gravissima provocazione arrecata ai bolscevichi mediante la pubblicazione del «…» manifesti patriottici invoca ed ha della questura il picchetto fisso dei carabinieri che salvaguardia le sacre mura della santissima sede. Intanto i nostri eroi dal di dentro si armano di tutto punto in attesa degli ipotetici ed insperati attacchi delle orde al comando di Lenin. La questura dal canto suo a giustificazione della vigliacca persecuzione che sta compiendo verso gli anarchici, ordina di perquisire pure la sede dei patrioti. E certamente avrebbe compiuta una bella impresa se… cinque minuti prima, un componente dell’associazione non si avesse fatto dire chiaro e tondo dal carabiniere di guardia la consegna avuta in modo che i nostri eroi ebbero il tempo di asportare ogni cosa […]. («Avanti!», 27 ottobre 1920)

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