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16 FEBBRAIO 1919 – DA PORTA VENEZIA AL CASTELLO SFORZESCO

Corteo socialista e anarchico

Dove? Da via Daniele Manin in Porta Venezia per via Alessandro Manzoni in Piazza della Scala, proseguendo per via Santa Margherita e via Tommaso Grossi verso via Orefici e via Dante per arrivare nel Castello Sforzesco alla Torre del Filarete.

Soggetti coinvolti: socialisti e anarchici

Arresti: Nessuno

Feriti: Nessuno

Vittime: Nessuna

Nonostante la stampa cittadina – tranne chiaramente l’Avanti! – non ne abbia dato notizia e non si sia potuto affiggere neanche un manifesto, i bastioni di Porta Venezia iniziano a brulicare di gente già dall’ora di pranzo per la grande manifestazione voluta da socialisti e anarchici. Con voce ritrovata, il proletariato milanese chiede l’amnistia per i condannati politici e militari, l’estensione delle otto ore per i lavoratori di tutte le categorie, il ritiro delle truppe dalla Russia e la smobilitazione.

Il corteo parte senza intoppi alle 14.30. Da via della Moscova e via Principe Umberto i manifestanti confluiscono in via Manin e in via Manzoni, per raggiungere la Giunta comunale socialista e l’onorevole Treves in piazza della Scala. Suscita sorpresa nella cittadinanza la seconda invasione proletaria dall’inizio dell’anno del salotto buono di Milano, solitamente riservato alle manifestazioni patriottiche. Mussolini infatti è infastidito. Ritiene questo dispiegamento di forze un’ostentazione:

«Abbiamo assistito alla manifestazione sin dalla formazione del corteo e non ci siamo affatto meravigliati della sua riuscita: un partito che tre collegi e l’amministrazione comunale in pugno, con tutti annessi e connessi che il nepotismo e l’altrui condiscendenza pongono a disposizione dei circoli, delle Leghe, può bene prendersi il lusso di mettere in piazza quaranta o cinquanta mila dimostranti festaioli; neghiamo però che ieri abbia parlato l’anima vera di Milano. L’enorme maggioranza della città ha assistito o indifferente o maldisposta alla vistosa processione.»

E minaccia:

«Domani, quando mancasse loro il senso della misura, Milano – che ha inesauste le sue risorse di volontà e di fede – tornerebbe ad insorgere imperiosa e compatta contro tutti i tentativi destinati a distruggere la sua gloria e il suo avvenire.»

Il fratello Arnaldo sostiene che proprio questa manifestazione lo spingerà a fare appello a tutte le forze interventiste e di fatto a fondare i Fasci di combattimento a marzo durante l’adunata di piazza San Sepolcro.

Senza dubbio, una parte della cittadinanza guarda con sospetto questa fiumana rossa che attraversa il centro. Le case signorili sono chiuse, e dalle finestre dei borghesi è «un apparire e scomparire frettoloso attraverso le vetriate di visi pallidi, sconvolti e quasi terrorizzati dalla marea che sal[iva] mugghiando minacciosa e impotente, per anco, a travolgere». I toni non sono concilianti, gli animi agitati e tesi.

Accompagnati da dodici corpi musicali, socialisti e anarchici sfilano per la città con le bandiere rosse e nere e centinaia di cartelli, tra cui spicca quello del pittore Angelo Pavan raffigurante Giacinto Menotti Serrati, il direttore dell’Avanti!, detenuto in carcere con il numero “48” in petto. Il corteo raggiunge il Castello Sforzesco senza incidenti. Abigaille Zanetta accoglie i presenti con parole vigorose: la marea del socialismo trionfante travolgerà presto tutti quei paesi che si sono fatti la guerra per quattro anni tentando di debellarlo. Le tantissime donne sono salutate con gioia: la loro presenza è per l’oratrice il sintomo di un risveglio di coscienze. Parlano anche Armando Borghi per l’Unione Sindacale Italiana e Randolfo Vella per gli anarchici. Si chiede da più parti il rimpatrio di Errico Malatesta.

L’unico incidente della giornata si verifica in Piazza Castello. Uno zelante funzionario di polizia insiste affinché il gruppo di anarchici che si avvia verso il centro della città ripieghi il proprio vessillo nero. Dopo qualche pugno, i ragazzi hanno potuto proseguire continuando a sventolare la propria bandiera.

«Satana Beffa», n. 3, 27 aprile 1919 (Collezione Pietro Marengo, APICE)

Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Mondadori, Milano 2019, p. 46

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 50-51

Vivarelli, Il dopoguerra in Italia e l’avvento del fascismo (1918-1922), (vol. I), Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1967, p. 323

La manifestazione di oggi. Per la formazione del corteo, «Avanti!», 16 febbraio 1919

La grande manifestazione proletaria di ieri a Milano. La rivelazione, «Avanti!», 17 febbraio 1919

La manifestazione socialista di ieri, «Il Popolo d’Italia», 17 febbraio 1919

Dopo la parata socialista, «Il Popolo d’Italia», 18 febbraio 1919

La manifestazione di oggi. Per la formazione del corteo. Dato il grande numero di Associazioni e persone che interverranno, si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle seguenti istruzioni: le associazioni politiche si raccoglieranno all’imbocco di via Manin (Cartello n. 1). Le Leghe proletarie mutilati si raccoglieranno al posto indicato dal cartello n. 2 (a metà bastione). Le organizzazioni economiche e cooperative al cartello n. 3 (verso Dazio di Porta Venezia). Per accordi intervenuti fra il Comitato organizzatore e le autorità cittadine e politiche, i comizi, anziché al Largo Cairoli avranno luogo nei cortili del Castello. I corpi musicali si metteranno a disposizione degli organizzatori. I compagni ciclisti si trovino in via Manin, verso via Moscova. Il corteo si formerà alle ore 14. La Camera del Lavoro, la sezione socialista, la Fed. Prov. Socialista. […] Importante! Tutti i segretari dei Circoli rionali, i componenti di Consigli delle Leghe e le Commissioni Interne sono invitati per le ore 10 precise di stamane alla Sezione socialista, in via Silvio Pellico 8, per organizzare le squadre di vigilanza e prendere gli ultimi accordi per la grande manifestazione proletaria di oggi. («Avanti!», 16 febbraio 1919.)

 

La grande manifestazione proletaria di ieri a Milano. La rivelazione.La grande manifestazione di ieri ha prodotto anzitutto in questa città dalle mille sensazioni e dalle più svariate e mutevoli anime, un’impressione di sorpresa. Riusciva inesplicabile a molta gente questa invasione di folla operaia con bandiere, fanfare e rappresentanze di associazioni che invadeva le vie centrali della città nelle quali lanciava le affermazioni della propria fede in un destino più degno. […] Sui bastioni. I bastioni incominciano ad affollarsi verso le 13.30. Intorno ai vessilli delle varie associazioni si dispongono i lavoratori; da ogni strada arrivano a gruppi, colle musiche, al canto o al suono degli inni proletari. [CENSURA] E c’è il nostro direttore, Giacinto Menotti Serrati, vestito da recluso, col suo “n. 48” in petto e nello sfondo le grate della cella, magnificamente eseguito ieri mattina stessa dal compagno pittore Pavan. Di là oggi egli deve avere sentito questa immensa folla che acclamava il suo nome, che gridava in faccia alla borghesia e al Governo il ritornello che è un augurio e una minaccia: «Vogliam Serrati – in libertà!». […] Gli anarchici ne hanno alcuni nei quali si reclama il libero ritorno in patria di Errico Malatesta, ora, come i lettori sanno, a Londra. […] Altri ancora inneggiano all’Avanti! e imprecano alla censura [CENSURA]. La partenza. A poco a poco, da porta Venezia a via Manin, il corteo si va ordinando, e finalmente alle 14,30 si mette in moto. […] Qua e là, lungo il percorso, si fischia alla paura dei borghesi che s’affacciano e si rintanano subito chiudendo le finestre. […] In Piazza della Scala. In piazza della Scala si è già addentrata la folla. Si attende all’imbocco di via Alessandro Manzoni, si attende davanti al portone municipale. Si attende pure, con sentimenti non certo di simpatia, in Galleria, la quale è sbarrata da un forte nerbo di carabinieri. […] La piazza Belgioioso nel cortile della Questura, in altri punti prossimi alla Piazza, sono concentrati cavalleggeri, fanti, carabinieri. Altra cavalleria è in Piazza Castello. […] I comizi al Castello Sforzesco.Alle 16 precise, dall’ingresso principale [del Castello] entrano i camions accolti da fragorose acclamazioni. […] Mentre il flusso inarrestabile della marea umana continua a mandar folla contro il cortile, i compagni oratori cominciano o tentano di cominciare i loro discorsi […]. In Piazza del Duomo. Quivi percorre il breve tratto di piazza fino a via Orefici, nella quale si … Le bandiere ondeggiano seguendo i movimenti della folla, che si asserraglia attorno ad esse in un grido fremente di gioia e di entusiasmo. […] Sul fusto di un cannone. […] Prende poi la parola la compagna Zanetta [Abigaille], che inizia il suo dire compiacendosi del numeroso intervento delle donne a questa manifestazione, sintomo di un incoraggiante risveglio di coscienze che si credevano assopite e stanche. Inneggia ai trionfi rivoluzionari in altri paesi di Europa e confida che la marea montante del socialismo finirà presto per sommergere tutte le nazioni che per quattro anni combattendosi a vicenda han creduto di debellare, concordemente, il socialismo. Seguono Maggi per i mutilati, Armando Borghi per l’Unione Sindacale Italiana, Soriani per i ferrovieri e … per gli anarchici, tutti incitando il proletariato a prepararsi all’immancabile lotta di domani. Vari oratori insistettero anche sulla necessità di consentire il rimpatrio in Italia di Errico Malatesta: essi furono tutti applauditi, fra il vivo consenso della massa. Dinanzi alla Torre del Filarete. Dinanzi al Castello si raggruppavano centinaia e centinaia di dimostranti che non avevano potuto entrare perché l’interno era troppo affollato. Venne improvvisato un comizio. […] Verso il Castello. Nei tratti ora descritti, e in quelli di via Orefici e di via Dante, quasi tutte le finestre degli appartamenti delle case signorili sono ermeticamente chiuse. Rari sono i terrazzi occupati, dai quali si applaude alla dimostrazione. Da moltissimi balconi sono state tolte le bandiere tricolori. Non ce n’era bisogno, potevano lasciarle, e metterle a mezz’asta, avrebbero così portato il lutto per la morte della turlupinatura, basata sulle menzogne e sulla censura contro la verità, con cui hanno sempre voluto far credere, a se stessi, ai milanesi, al popolo italiano, che Milano era contro il Socialismo, per la guerra! All’imbocco di via Meravigli, salgono al cielo i fischi, C’è lassù, ad un piano nobile, una scritta: Ansaldo![CENSURA] […] Sono più di 100 mila persona che esprimono in loro la volontà e la loro solidarietà con le organizzazioni operai e col Partito socialista. Nessun incidente; benissimo. Questo non è un segno di debolezza, ma un segno di civiltà e di educazione civile. Significa che quando la bestialità brutale degli agenti dell’ordine è tenuta in freno, non avvengono conflitti. Significa però anche la disciplina del nostro proletariato che avrebbe violentemente reagito ad ogni violenza. […] L’uscita dal Castello. All’uscita dal Castello che dura oltre mezz’ora i dimostranti trovano sbarrata la via Dante da un cordone di truppa, ma la folla è così enorme, che il cordone cede come un filo su cui si posi un grosso peso di ferro. Del resto, è questo l’unico incidente della giornata, se ne eccettua un altro, pure lievissimo, avvenuto pure in Piazza Castello, dove un delegato troppo zelante pretendeva che gli anarchici ripiegassero la bandiera nera. Qui è corso qualche pugno, senz’altre conseguenze, e la bandiera ha potuto proseguire. Il pubblico ha poi proseguito oltre i cordoni verso via Dante e il centro, come verso tutte le altre arterie dipartentisi dal Castello. Non è accaduto alcun incidente, salvo i lievissimi accennati. Ed è naturale, perché la polizia è stata quieta, ha lasciato fare, ha lasciato dire. («Avanti!», 17 febbraio 1919.)

 

La manifestazione socialista di ieri.Ieri nel pomeriggio ebbero luogo il corteo ed il comizio organizzati dalla Camera del Lavoro, dalla Federazione provinciale socialista e dalla sezione socialista ufficiale milanese. Alle 14.30 il corteo, cui parteciparono parecchie migliaia di persone e numerose bandiere di circoli socialisti, mosse da via Manin. Ma manifestazione si svolse ordinatissima. I dimostranti da via Moscova, Principe Umberto e via Manzoni raggiunsero piazza della Scala, dove si univa loro la Giunta e molti consiglieri della maggioranza. Proseguendo per via S. Margherita, Tommaso Grossi e via Dante, il corteo si recò nel cortile del Castello Sforzesco, dove in diversi punti parlarono l’assessore Boriosi per l’amministrazione comunale, in sostituzione del sindaco Caldara, ammalato; Mariani per la Camera del Lavoro, gli on. Turati e Treves e parecchi altri. Terminati i discorsi i comizianti si sciolsero. Nessun incidente degno di nota. («Il Popolo d’Italia», 17 febbraio 1919)

 

Dopo la parata socialista.Dunque domenica il partito socialista …, con il concorso delle organizzazioni economiche che di esso accettano il dominio, ha fatto la sua brava dimostrazione per le vie di Milano. Non è facile stabilire, per l’inesperto osservatore, quali fossero gli obbiettivi precisi che i dirigenti si proponevano di raggiungere […]. Per cui si deve dedurre che i socialisti nostrani con lo sbandieramento di ieri l’altro hanno inteso o di fare una parata puramente elettorale oppure di alimentare una atmosfera morale capace di regalare all’Italia un po’ di caos russo. Noi pensiamo che la manifestazione di ieri avesse questo duplice carattere. […] Abbiamo assistito alla manifestazione sin dalla formazione del corteo e non ci siamo affatto meravigliati della sua riuscita: un partito che tre collegi e l’amministrazione comunale in pugno, con tutti annessi e connessi che il nepotismo e l’altrui condiscendenza pongono a disposizione dei circoli, delle Leghe, può bene prendersi il lusso di mettere in piazza quaranta o cinquanta mila dimostranti festaioli; neghiamo però che ieri abbia parlato l’anima vera di Milano. L’enorme maggioranza della città ha assistito o indifferente o maldisposta alla vistosa processione preparata tanto laboriosamente e formata per una buona parte di socialisti venuti dall’intera regione lombarda. Ci sono degli aspetti e degli episodi della giornata di ieri che hanno provocato qualcuno il nostro sdegno, qualche altro la nostra ilarità; il cartello con la scritta: libertà ai disertori, affidato alle mani di una decina di bambine ci ha ricordato il coraggio e l’audacia dei fratelli e dei padri che più prudentemente inalberavano i: vogliamo le otto ore di lavoro!; i discorsi degli Agostini, dei Malatesta (non Errico veh!) ci hanno fatto sorridere di cuore pensando alla fierezza di costoro che fino ad ieri sono stati ufficiali del re come i furori vocali di tutti gli astanti che per tre anni la guerra hanno subito nelle trincee ed alimentata nelle officine, ci hanno fatto riflettere sulla fatuità ed inconsistenza del loro gesto. Comunque i socialisti milanesi sono pregati di non inalberarsi eccessivamente sugli allori di una ordinata processione domenicale contando sui presenti dissidi nel campo interventista. Perché domani, quando mancasse loro il senso della misura, Milano – che ha inesauste le sue risorse di volontà e di fede – tornerebbe ad insorgere imperiosa e compatta contro tutti i tentativi destinati a distruggere la sua gloria e il suo avvenire. («Il Popolo d’Italia», 18 febbraio 1919)

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