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GENNAIO/FEBBRAIO 1919

Prima vertenza sindacale per le otto ore

La guerra è terminata da poco e il 1919 si apre sotto il segno dell’ottimismo da un punto di vista economico. In questa fase di ripresa ed espansione, gli imprenditori sembrano disposti ad accordare alcune concessioni ai lavoratori, soprattutto per evitare che anche in Italia si creino le condizioni per l’affermarsi di movimenti rivoluzionari, come in Russia e in Germania.

Se da una parte aprono al dialogo con le organizzazioni sindacali per discutere su salari, cottimi e orari di lavoro, dall’altra pretendono in cambio un periodo di pace sociale che permetta di affrontare un’ampia riorganizzazione produttiva.

La prima vertenza è quella relativa alle otto ore di lavoro. Sebbene le agitazioni di capi reparto e operai facciano da sfondo alle contrattazioni, gli industriali accolgono le richieste in seguito all’ultimatum del 19 gennaio, dopo due mesi di trattative. I negoziati vanno avanti per un mese per stabilire le variazioni salariali in proporzione alla diminuzione delle ore di lavoro. Il concordato di Milano è stipulato tra le parti il 20 febbraio.

Duccio Bigazzi, Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’Alfa-Romeo 1906-1926, Franco Angeli, Milano 1988, pp. 328-337

Ivano Granata, La nascita del sindacato fascista. L’esperienza di Milano, De Donato Editore, Bari 1981, pp. 19-21

Giuseppe Maione, Il biennio rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Il Mulino, Bologna 1975, pp. 7-9

Gaetano Salvemini, Scritti sul fascismo, vol. 1, Feltrinelli, Milano 1961, p. 10

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