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18 NOVEMBRE 1919 – CAMERA DEL LAVORO, PIAZZA DEL DUOMO, ARENA

Sciopero in seguito alla bomba contro il ponte delle Sirenette

Dove? Camera del Lavoro in Via Manfredo Fanti, 19/Piazza del Duomo/Arena

Soggetti coinvolti: socialisti

Arresti: Nessuno

Feriti: Nessuna

Vittime: Nessuna

L’adesione allo sciopero è totale. Non un solo operaio ha risposto al richiamo della sirena delle fabbriche. 

In seguito alla bomba lanciata dagli Arditi dal Ponte delle Sirenette sulla folla socialista festante per la vittoria alle elezioni, la Camera del Lavoro e la Sezione socialista hanno proclamato uno sciopero di protesta a partire dalle prime ore del mattino del 18 novembre. L’obiettivo è mostrare che la cittadinanza non è disposta ad accettare provocazioni e violenza.

Mentre le autorità cittadine cercano di sbrogliare la matassa di responsabilità e conseguenze di queste azioni, fallendo nel coordinarsi con il governo, la città srotola le bandiere rosse e si affolla nelle strade intorno alla Camera del Lavoro sin dalle prime ore del mattino. 

Alle 9 in punto, un maestoso corteo aperto da quattro file di ciclisti rossi si muove verso il centro. I canti socialisti risuonano nelle vie, mentre i leader del movimento socialista a braccetto guidano la manifestazione. Un servizio d’ordine coordinato dal Partito impedisce che si verifichino incidenti al passaggio da via Paolo da Cannobio: alla violenza non si risponderà con altra violenza. Dopo essersi concessi un giro intorno a Piazza del Duomo, tradizionalmente preclusa alle manifestazioni socialiste, il corteo imbocca via Dante e Largo Cairoli, per raggiungere attraverso Foro Buonaparte l’Arena. 

Il comizio, aperto da tre squilli di tromba molto diversi da quelli che di solito echeggiano per le strade, riesce ordinato. Per Serrati gli eventi degli ultimi giorni sono la dimostrazione di come il Blocco fascista rappresenti solo un’esigua minoranza di Milano. Turati coglie l’occasione per ribadire che, come durante la guerra, così in questi tempi concitati il popolo socialista si schiera contro il «brigantaggio». Dal palco si chiede a gran voce lo scioglimento degli Arditi, il braccio armato del movimento fascista, responsabili di violenze e sopraffazioni. 

Nel pomeriggio, durante un comizio in un’affollatissima Casa del Popolo, ai convenuti viene annunciato in anteprima l’arresto di Mussolini. La notizia è accolta con manifestazioni di gioia e sollievo. Per un brevissimo cameo, compare il segretario del Partito e idolo delle folle Nicolino Bombacci, acclamato a gran voce dai presenti. Al termine del suo intervento, le parole del direttore dell’Avanti! Serrati cadono come un’accetta:

Avete applaudito una volta anche Benito Mussolini, quando amavate chiamarlo vostro capo o vostro duce. Voi dovete abituarvi a non avere né capi, né duci. Dovete sapervi guidare da voi stessi, come classe. Sono le opere quelle che contano e non gli uomini!

Parole profetiche! Il Lenin di Civitella, infatti, nel giro di pochi anni si avvicinerà al fascismo, diventando poi una delle figure di spicco della Repubblica Sociale Italiana.

Durante la riunione in via Fanti, inoltre, si comunica ai compagni che il prefetto Pesce ha assicurato che verranno presi opportuni provvedimenti contro gli Arditi, ma in tutta evidenza le autorità cittadine non hanno avuto ancora modo di confrontarsi col governo. Nell’arco di 24 ore, infatti, tutta la vicenda si rivela solo un buco nell’acqua, ma per ora i socialisti dichiarano terminato lo sciopero e decretano la ripresa del lavoro.

Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Mondadori, Milano 2019, pp. 145-146, pp. 148-151

Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Feltrinelli, Milano 2003, p. 283

Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo. L’Italia dal 1918 al 1922, La Nuova Italia, Firenze 1950, p. 57, p. 69

La vittoria socialista insanguinata dai sicari del fascismo. Lo sciopero generale per oggi – Un comizio ed un corteo di protesta, «Avanti!», 18 novembre 1919

Tutta Milano contro la prepotenza teppista. Lo sciopero generale. Le garanzie dell’autorità; L’inchiesta giudiziaria, «Avanti!», 19 novembre 1919

Al salvataggio dei sicari, «Avanti!», 20 novembre 1919

Spiritosa réclame, «Avanti!», 22 novembre 1919

Una esplosione in via San Damiano; Dimostrazione in Piazza del Duomo. Feriti e contusi, «Il Popolo d’Italia», 18 novembre 1919

Benito Mussolini, reo di aver difesa la Nazione in guerra, entra al cellulare; Tre perquisizioni al nostro giornale; Perquisizioni ai Fasci ed alla sede dell’“Ardito”, «Il Popolo d’Italia», 19 novembre 1919

Rapida fine di una montatura. Mussolini scarcerato; Per la storia, «Il Popolo d’Italia», 19 novembre 1919

Tutta Milano contro la prepotenza teppista. Lo sciopero generale. Le garanzie dell’autorità. Oggi si torna al lavoro. L’edizione mattutina dell’Avanti! è andata a ruba. Le rivendite di giornali hanno continuato a richiedere copie e copie del giornale. La notizia che la Camera del Lavoro e la Sezione socialista avevano proclamato lo sciopero generale di protesta contro il brigantaggio del futurismo politico, è stata appresa dalle masse operaie con vivissima soddisfazione. Era ormai da tutti sentito l’imperioso bisogno di non contener più oltre la protesta contro una vera e propria associazione a delinquere i cui fili erano mossi dai peggiori reduci del nostro Partito e da alcuni pazzi resi addirittura furiosi dalla vita di guerra. Bisognava finalmente agire e richiamare le autorità politiche ad un maggiore senso di responsabilità. I dolorosi incidenti di lunedì sera hanno fatto traboccare il vaso e la protesta popolare è scoppiata imponente, generale, sincera. Si può in piena coscienza affermare che la stragrande maggioranza della cittadinanza milanese ha vibrato ieri all’unisono col Partito socialista e coi lavoratori organizzati contro l’organizzazione della Guardia bianca fascista. L’aspetto della città. I tram non sono usciti dalle rimesse e così la notizia dello sciopero generale, sia pure in modo vago, è incominciata a circolare dalle primissime ore del mattino. Quando poi è uscito l’Avanti!, la notizia si è divulgata rapidamente dal centro alla periferia. Le sirene hanno fischiato inutilmente: nessun operaio si è presentato alle fabbriche. Intanto in ogni via incominciavano a comporsi cortei di operai e di operaie che inneggiano alla vittoria socialista ed imprecano ai briganti. I giovani percorrono le vie al canto dei nostri inni e portano vermiglie bandiere e quadri di Lenin. Qua e là s’improvvisano pure dei comizi. Si nota che anche molti negozi sono rimasti chiusi. Per le vie e per le piazze si formano dei capannelli, nei quali si discute vivacemente dell’accaduto di lunedì. Ovunque parole di rampogna e fieri propositi, la folla è esasperata contro il brigantaggio futurista. Alla Casa del Popolo. Non sono ancora le 8 che le vie adiacenti alla Casa del Popolo sono già rigurgitanti di lavoratori e di … . Enorme il concorso dei giovani operai e delle donne. Le bandiere rosse sono infinite. I compagni della Camera del Lavoro iniziano il faticoso lavoro dell’organizzazione del corteo. Lo apre un quadruplice cordone di ciclisti rossi. Subito dopo a questo viene un cordone di compagni in mezzo al quale trovasi Serrati. Dopo … la musica «Internazionale», un altro cordone di autorevoli compagni, come D’Aragona, Bianchi, Sacerdote, Turati e tanti altri. E poi una fiumana incalcolabile di popolo raccolto sotto le proprie rosse bandiere. Alle 9 precise la musica «Internazionale» intona «Bandiera rossa» ed il grandioso corteo si muove lentamente per via M. Fanti e via Commenda. All’imbocco del Corso Romana altri cortei – che giungono dalla periferia – si uniscono alla travolgente fiumana di popolo. Dalle finestre uomini e donne applaudono ed inneggiano ai socialisti. Serrati provoca ovunque manifestazioni di simpatia all’Avanti! ed alla Russia dei Soviet. Al passaggio del corteo molti esercenti furono per abbassarle le saracinesche, ma dei compagni nostri li persuasero che dagli operai non hanno nulla… da temere. Così le saracinesche restano alzate. In Piazza del Duomo. Il corteo da Corso Romana prosegue per via Carlo Alberto, all’altezza di via Paolo da Cannobio, dove ha sede Il Popolo d’Italia non si vedeva né un carabiniere né una guardia né un soldato. Ebbene, una squadra di nostri compagni si è schierata davanti a via Paolo da Cannobio, per impedire eventuali eccessi. E la massa ha dato prova di questa altra dimostrazione: è passata composta, solenne per l’importanza del numero, levando in alto il nostro glorioso Avanti!. E non ha emesso un fischio, non una invettiva. La serietà solenne di questo atto non ha bisogno di commenti. Quando la testa del corteo è in piazza del Duomo, si propone che si faccia il giro della Piazza del Duomo. Così avviene. L’enorme moltitudine, fra applausi e evviva, fa il giro della grandiosa piazza e poi imbocca via Mercanti. La folla ingrossa sempre, sempre. È tutta Milano che è uscita per le vie a manifestare la sua solidarietà col Partito socialista. Lungo la via Dante, un mascalzone da una casa signorile fa un gesto di oscena provocazione. Fortuna per il teppista che la folla non l’ha … . solo pochi compagni lo hanno visto ed essi pensano di inchiodare il disgraziato, che sotto il fuoco di una legittima reazione deve ritirarsi. Al largo Cairoli, sul monumento a Garibaldi, hanno preso posto in attesa del passaggio del corteo molti cittadini che sventolano bandiera rossa. La folla imponente ed ordinata procede per via Foro Bonaparte e si porta all’Arena. Qui lo spettacolo è magnifico, imponente. Mai tanto popolo aveva invaso l’Arena! E pensare che un on. De Capitani qualunque può, durante la guerra, avere avuto la … d’invitare l’Amministrazione socialista e … perché Milano era interventista. No, Milano è semplicemente ed unicamente la più grande città socialista d’Italia. Il grandioso comizio. Tre squilli di tromba annunciano alla moltitudine che sta per incominciare la serie di discorsi. Si fa un silenzio generale. Il comizio è aperto dal compagno dottor Veratti, rappresentante dell’Amministrazione comunale, e particolarmente del sindaco Caldara, impedito per urgenti impegni di intervenire. La folla ha lungamente plaudito alla solidarietà del municipio socialista. Veniva intanto abbruciata la bara … dai socialisti del … Collegio, fra le acclamazioni generali. Serrati. Ha preso poi la parola Serrati, accolto da un applauso vibrante, e dalle grida unanimi di Viva l’Avanti!. Il nostro direttore ha esordito dicendo che la manifestazione non era soltanto di giubilo per la vittoria, ma voleva significare solenne e decisivo monito alle autorità [CENSURA]. Ha quindi messo in piena luce la situazione degli uomini che hanno detto e fatto credere, attraverso le più audaci improntitudini e le … mistificazioni, di rappresentare l’opinione pubblica e rappresentano soltanto una piccola falange di degenerati degna dei manicomi … . (Acclamazione). Infine il Serrati dice che noi non abbiamo mai disperano della vittoria, che egli chiama vittoria dell’intransigenza socialista, vittoria della lotta di classe, vittoria del bolscevismo (Applausi). Vittoria conquistata contro tutti, anche contro coloro i quali dicevano che era ormai passata l’ora dei contrasti. Il discorso di Serrati è stato applaudito ad ogni periodo. Turati e Lazzari. Non è né il tempo, né il luogo – comincia Turati – di fare dei discorsi. Questo è tempo di opere serie. Siamo qui convenuti per una civile congiura, ieri eravamo contro il brigantaggio della guerra, ora siamo contro il brigantaggio interno (applausi) ed il Governo ci dovrà ubbidire. Non parole e propositi di violenza, abbiamo la nostra forza, il nostro diritto, la nostra fede. Fino a ieri le responsabilità più grandi sono state di altri, che oggi incominciano ad essere nostre. Facciamo o compagni d’essere degni della grande ora storica; facciamo che il trionfo della internazionale socialista segni anche il trionfo di ogni umana civiltà. Un grande applauso salutò le parole di Turati, applauso che si fece insistente e caloroso quando appare alla ribalta Costantino Lazzari. È breve e vibrato. Esalta la vittoria del 15 novembre che è vittoria santa perché voluta dalla gente del lavoro. Noi siamo qui – esclama – a dimostrare che il popolo lavoratore non vuole essere provocato come non è provocatore. Afferma che la nostra forza sia soprattutto nella nostra fede. Incita le masse ad abbattere fin dalle più nascoste fondamenta l’iniquo regime della proprietà e del capitale per sostituirlo colla società della libertà e degli uguali. Termina fra un uragano di applausi, gridando: Viva l’Internazionale socialista! D’Aragona e Treves. Lodovico d’Aragona esordisce affermando che il popolo di Milano si è riunito per protestare contro il brigantaggio di pochi sicari che per troppo tempo sono rimasti liberi ed impuniti, ma il popolo nostro. Anche qui per gioire della sua vittoria. Comunica inoltre che una Commissione composta da Serrati, Turati, Treves, d’Aragona, Bianchi, …, Repossi, …, e dal sindaco Caldara, si recherà dopo il … dal prefetto per reclamare lo scioglimento dell’associazione degli arditi. Noi siamo – dice l’oratore – per il diritto di organizzazione; ma non possiamo tollerare l’organizzazione del brigantaggio (Seguono applausi). Non vogliamo che la nostra città sia disonorata dalla presenza e dalle gesta di un gruppo di delinquenti. Milano è la grande città civile ed essa non intende sopportare più oltre l’organizzazione del brigantaggio politico. Anche d’Aragona, vivamente applaudito, termina il suo breve discorso inneggiando al trionfo della civiltà socialista. Treves, salutato da un vibrato applauso, proclama brevi parole. Lasciate – egli dice – che in quest’ora d’esultanza per la meravigliosa vittoria socialista, io rivolga un affettuoso pensiero, che esprima tutta la mia riconoscenza a quei cittadini che hanno con tanto valore contribuito al trionfo decisivo del socialismo. l’oratore termina così: Avanti, avanti, o popolo, per il socialismo, per l’Umanità del mondo intero. Parlano indi: Vella, per gli anarchici, Folla per l’Unione Sindacale e Pilati per la Lega Proletaria Mutilati e Invalidi di guerra. La grandiosa, …, radunata di popolo abbandona quindi lentamente l’Arena. La grandiosa manifestazione del pomeriggio. L’edizione supplemento dell’Avanti! – uscita alle ore 16 – porta l’annuncio che il comizio del pomeriggio avrebbe avuto luogo alla Casa del Popolo alle ore 18. Una folla enorme con musiche e bandiere si riversò, prima dell’ora stabilita, nel vasto salone di via Manfredo Fanti. Ma la fiumana di popolo non può essere contenuta nel salone e deve uscire e prendere posto nella piazza dell’Umanitaria. Neppur qui, però, la moltitudine può essere accolta. Il compagno Repossi apre il comizio e dà comunicazione del convegno avvenuto in Prefettura. Assicura che il prefetto ha accolto tutti i desiderata avanzati dalla Commissione e comunica l’arresto di Mussolini. L’oratore conferma che i socialisti chiedono la libertà per tutti ed appunto per questo non possono tollerare che vi siano associazioni di sicari pagati appositamente per violentare la libertà di propaganda e di azione del Partito socialista (applausi). L’oratore termina, applaudito, affermando che il Partito socialista è la forza, il diritto. Oggi esso ha vinto contro una accolita di briganti; domani vincerà contro ogni ostacolo che si tentasse opporre alla sua marcia verso la redenzione delle genti del lavoro. L’on. Turati aggiunge brevi parole a quanto detto da Repossi. Comunica che oltre l’arresto dei caporioni del futurismo politico, il prefetto ha assicurato che farà togliere dalla circolazione gli arditi. Di più pubblicherà un manifesto per rendere noto alla cittadinanza che il tempo del brigantaggio politico è finito e che Milano civile potrà serenamente tornare a discutere serenamente nelle piazze e nei pubblici connessi. L’oratore, salutato con calorosi applausi, pone in rilievo l’importanza dell’esito pratico della manifestazione proletaria che è quello d’avere evitato la guerra civile. Auspica alla concordia socialista perché il Partito nostro possa continuare forte e unito nella sua missione di civilizzazione delle masse e di redenzione umana. Dovete essere sempre voi! Accolto da una ovazione sale alla tribuna Bombacci, segretario del Partito socialista, che pronuncia brevi parole per compiacersi della grandiosità della manifestazione. Afferma che i socialisti andranno in parlamento per compiervi opera rivoluzionaria. Rivolge indi un entusiastico saluto ai compagni russi e …, tra calorosi applausi gridando Viva la Russia! Viva Lenin. Serrati così si esprime: – Io vorrei, o compagni!, che voi valutaste questo episodio come esso merita. Avete applaudito una volta anche Benito Mussolini, quando amavate chiamarlo vostro capo o vostro duce. Voi dovete abituarvi a non avere né capi, né duci; dovete sapervi guidare da voi stessi, come classe. Sono le … e le opere quelle che contano e non gli uomini (applausi). Nella lotta elettorale, testé chiusasi con la vittoria socialista, avete imparato a mettere nelle urne non un pezzo di carta, ma un simbolo. Orbene, o compagni, per questo simbolo, per ciò che esso significa, al lavoro con fede e con passione. Viva la Repubblica Socialista! Un grande applauso saluta la fine del discorso del nostro direttore ed il suo grido è ripetuto da migliaia di voci. Lodovico d’Aragona esalta l’importanza della vittoria socialista che è vittoria di popolo. Incita i lavoratori a mettersi compatti sotto la bandiera del socialismo e della organizzazione di classe per essere pronti ad affrontare nuove e più vaste battaglie. La ripresa del lavoro da oggi. L’oratore pone inoltre in rilievo la grande importanza dei risultati della manifestazione socialista. Dice che in seguito alla soddisfazione ottenuta, il Partito e la Camera del Lavoro hanno deliberato che il lavoro sia ripreso ovunque questa mattina. […] Parlano ancora altri oratori, uno dei quali reclama il pronto rimpatrio di Errico Malatesta. La grande adunata indi si scioglie e la folla si compone di diversi cortei che si incamminano alcuni verso il centro altri alla periferia. A Palazzo Marino. Una grande massa di popolo, dopo il comizio del pomeriggio, si è portata in Piazza del Duomo e poi a Palazzo Marino dove ha lungamente acclamato al Comune socialista [CENSURA] centrale ed ha rivolto a parecchie migliaia. L’avv. Caldara si è presentato al balcone di dimostranti un discorso d’occasione. […] La folla si è poi allontanata tranquillamente per riunirsi ancora in Piazza del Duomo. Durante la serata è continuata una grande animazione. Il servizio d’ordine durante e dopo la manifestazione è stato affidato agli organizzatori della giornata … e non si sono avuti a deplorare incidenti. Il manifesto del Prefetto. CITTADINI! In seguito all’attentato alla vostra incolumità compiuto ieri sera in via San Damiano, l’autorità ha proceduto a termini di legge per la pronta reintegrazione del diritto violato e per il mantenimento dell’ordine. Le procedure in corso ed i provvedimenti di pubblica sicurezza adottati sono garanzia dell’energica tutela della pubblica tranquillità. La popolazione milanese, ch’è stata sempre luminoso esempio di civiltà e di operosità, ritorni calma all’usato lavoro, fidente nell’azione vigile e ferma dell’autorità. Milano, 18 novembre 1919. Il prefetto: PESCE. («Avanti!», 19 novembre 1919)

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