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22 GIUGNO 1920 – PORTA VENEZIA

Scontri con la polizia

Dove? Piazzale di Porta Venezia

Soggetti coinvolti: socialisti, anarchici, forze dell’ordine

Arresti: decine di arresti in seguito agli scontri in piazza

Feriti:

  • ● Giorgio Paltero, commerciante, abitante in via P. Castaldi, 35
  • ● Carlo Maestri, impiegato, abitante in via Lalli, 32
  • ● tenente Germano Tadini 

Vittime: Sette vittime, tra cui:

  • ● Enrico Nova, abitante in via Tadino 17, travolto dalla folla mentre usciva dal teatro Diana.

RIMANDA A: 

22 GIUGNO 1920 – SCONTRI TRA ANARCHICI E POLIZIA IN VIA DANTE

22 GIUGNO 1920 – FATTI DI VIA LEGNANO

23 GIUGNO 1920 – FATTI DI PIAZZALE LORETO

23 GIUGNO 1920 – PERQUISIZIONI DELLA GUARDIA BIANCA

A tarda sera, dopo la tumultuosa giornata macchiata ancora una volta di sangue operaio, molte persone si sono riversate per strada per commentare l’accaduto. Le notizie sono fresche e ancora non si sanno tutti i particolari. I gravi scontri a partire dal pomeriggio hanno reso l’atmosfera incandescente.

A seguito del violentissimo conflitto a fuoco in via Dante dopo il comizio all’Arena a sostegno dei ferrovieri in sciopero, la città è sotto assedio per il timore che possano verificarsi altri incidenti. Pattuglie di agenti e guardie regie perlustrano le strade, e camion di rinforzi vengono inviati per disperdere la folla ed evitare gli assembramenti.

Nel piazzale di Porta Venezia un centinaio di persone commentano i fatti del giorno. Non si tratta di una riunione sovversiva, e neanche di una manifestazione di protesta. All’improvviso irrompono tre camionette di carabinieri preceduti da un’autoblindata per sgomberare la piazza. Ripetuti spari di revolver scatenano il panico tra i presenti. Nel fuggi fuggi generale un uomo, Enrico Nova, viene travolto dalla folla terrorizzata. A decine riportano ferite di arma da fuoco, tra cui sei persone che moriranno qualche ora più tardi in ospedale. La retata lascia tutti sgomenti per la brutalità delle forze dell’ordine e chiude una giornata terribile per la Milano operaia.

Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti. 1918-1926, La Nuova Italia, Scandicci 1990 (ediz. orig. 1974), pp. 32-34

Francesco Lisati, Storia degli anarchici milanesi (1892-1925), La vita felice, Milano 2016, pp. 238-239

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 237-243

Giuseppe Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Arti Grafiche F.lli Garino, Torino 1953, pp. 30-31

Paolo Mencarelli (a cura di), Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, Biblion Edizioni, Milano 2019, pp. 162-169

Una grande manifestazione di popolo in solidarietà dei ferrovieri. I comizi. Gravi disordini. Guardie regie e carabinieri sparano sulla folla. Le autoblindate in azione. Si è sparato anche dalle finestre. Morti e feriti. Centinaia di arresti. Si vuole dunque la guerra civile, «Avanti!», 23 giugno 1920

Un altro morto e parecchi feriti a Porta Venezia, «Avanti!», 24 giugno 1920

Gli… anarchici, «Avanti!», 26 giugno 1920

Dopo le giornate di sangue. Liberate gli arrestati! – Una prima inchiesta sul trattamento usato contro gli arrestati – il Riboldi accusa i suoi persecutori – Le responsabilità di un commissario di P.S. – Il camion della morte – Il figlio del generale, «Avanti!», 27 giugno 1920

Come sono stati trattati gli arrestati. Vogliamo un’inchiesta generale e completa – Le infamie di via Rovello – Il Commissario Prezioso deve renderne conto – Un arrestato impazzito – Cosa avviene a S. Vittore? – Il Comune deve intervenire, «Avanti!», 29 giugno 1920

Attendendo i risultati. Il Governo deve ordinare un’inchiesta – Una denuncia all’autorità giudiziaria – Gli arrestati non debbono essere più percossi – False ed infami denunce – Sistemi di tortura per far parlare gli arrestati – Il commissario Prezioso – Responsabilità, «Avanti!», 2 luglio1920

Gravi disordini dopo il Comizio all’Arena, «Il Popolo d’Italia», 23 giugno 1920

Dopo i sanguinosi incidenti di Milano. Dopo aver provocato i tumulti, la demagogia si rintana! I ferrovieri milanesi decidono di riprendere incondizionatamente il lavoro. Spaccio della bestia, «Il Popolo d’Italia», 24 giugno 1920

Un’orgia a P. Venezia. In serata il principio di Corso Venezia e Buenos Aires ed il piazzale sono rimasti in balia d’una folla di violenti e di mascalzoni che si sfogavano a rompere vetri di finestre e di negozi, a lanciare sassi e ad esplodere revolverate contro vetture e automobili, ad aggredire e derubare ciclisti e motociclisti, tentando anche di sfondare le saracinesche dei negozi. L’orgia è durata fin quando due camions con guardie regie e un’autoblindata non sono sopraggiunti. La folla è stata dispersa a raffiche di fuoco e poco dopo anche qui la calma tornava. In quest’ultimo conflitto si hanno a lamentare alcuni feriti ed un morto, il terzo della giornata. Gli arrestati ammontano a circa … a molti sono state trovate armi di ogni genere. («Il Popolo d’Italia», 23 giugno 1920)

Voci del pubblico. Riceviamo e pubblichiamo. «Caro Avanti!, mi trovavo ieri sera, alle 23,30 sul Corso Buenos Aires all’imbocco di via Paolo Frisi, ed ho assistito all’aggressione da parte delle «belve regie» e della quale tu ti occupi nella triste cronaca degli avvenimenti di martedì. È inutile io ripeta come si svolse; mi preme solo affermare che la versione che tu ne dai risponde pienamente a scrupolosa verità. Tuo, Montieni Domenico»; «Caro Avanti!, io sono stato ferito, ieri sera, a P. Venezia, smentisco nel modo più assoluto l’affermazione fatta dal Corriere della Sera che i dimostranti fossero degli scioperanti e che saccheggiassero dei negozi. Confermo l’esattezza della versione dell’Avanti!. Saluti, Carlo Maestri» […] Gli incidenti di ieri. La deliberazione presa l’altra sera dal C.D. della Sezione socialista e dalla C.E. della Camera del Lavoro, di non attuare per ieri lo sciopero generale di protesta ha incontrato, da parte della folla operaia una resistenza che è soprattutto dovuta a quello spirito di solidarietà con i sopraffatti e le vittime della violenza armata che predomina nell’animo dei lavoratori. Il primo effetto di tale resistenza è stato quello di far ritornare in rimessa, fin dalle prime ore del mattino, le carrozze tramviarie cittadine e poi anche quello di far uscire numerose maestranze dagli stabilimenti. Ciò è avvenuto senza dar luogo ad incidenti gravi fra operai e operai. È bene subito tener conto che i sanguinosi incidenti di martedì notte a Porta Venezia hanno avuto una larga ripercussione negli ambienti operai ove la versione esatta di come si sono svolti è stata portata da non pochi testimoni oculari. Ciò ha contribuito enormemente ad aumentare il dolore e l’esasperazione negli animi degli operai per quanto è avvenuto e purtroppo continua ad avvenire a Milano da martedì sera. Ad ogni modo, ripetiamo, che fra operai e operai non si debbono registrare incidenti. La giornata di ieri sarebbe, in sostanza, passata in una relativa tranquillità se la notizia, anche onesta come tutte le altre, data l’eccezionalità del momento, esagerata enormemente e foscamente non avesse turbato la cittadinanza e dato luoghi e racconti fantastici di «complotti» e di assalti, ecc. («Avanti!», 24 giugno 1920)

Un altro morto e parecchi feriti a Porta Venezia. Sangue e sangue ancora, ovunque! La follia omicida delle guardie regie e dei carabinieri non ha più ritegno. Sparano all’impazzata. Basta che essi vedano due o tre persone ferme all’anglo di una strada perché sparino follemente e ciecamente. Ecco un episodio che dimostra quanta feroce incoscienza vi semini la morte fra i cittadini. Verso le 20 di martedì arrivarono da Porta Venezia, provenienti dal Corso omonimo, tre camions carichi di carabinieri e guardie regie, preceduti da una autoblindata. In tale località si trovavano circa 300 persone a commentare i fatti della sera. Non appena l’arrivo della forza pubblica è avvertito la folla si sbanda e cerca di fuggire. Il comandante del drappello ordina ai suoi uomini di scendere dai camions, e comanda senz’altro la carica. Il primo a fare il segnale del fuoco è stato un agente investigativo. Il suo criminoso atto è subito seguito dagli altri armati. Sul suolo restano quattro feriti, uno dei quali è spirato subito e si chiamava Enrico Nova, abitante in via Tadino 17. Costui si è trovato in mezzo alla folla che fuggiva uscendo dal teatro Diana. Gli altri feriti sono: Paltero Giorgio, commerciante, abitante in via P. Castaldi, 35, Maestri Carlo, impiegato, abitante in via Lalli, 32, e il tenente Tadini Germano. Su questo nuovo episodio di ferocia e cannibalenza raccogliamo particolari raccapriccianti, che serviranno al Gruppo parlamentare socialista per domandare conto al Governo di quanto è avvenuto a Milano. («Avanti!», 24 giugno 1920)

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