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23 GIUGNO 1920 – PIAZZA SAN FEDELE

Perquisizioni effettuate da squadre di studenti ex ufficiali, attacco all’on. Repossi

Dove? Piazza San Fedele

Soggetti coinvolti: fascisti: studenti ex ufficiali del Politecnico, operai, l’onorevole Luigi Repossi

Arresti: Più di quaranta persone

Feriti: Nessuno

Vittime: Nessuna

Si invitano tutti gli studenti ex ufficiali a trovarsi muniti di tessera questa sera alle 21 precise all’angolo del caffè Cova (piazza della Scala) per prestare servizio volontario in Questura. Milano, 23.6.920 – Il Comitato. N.B. – La Questura fornisce armi, il servizio è completamente volontario e senza alcun vincolo di durata e continuità.

L’avviso è affisso su una bacheca del Politecnico. Non si sa chi l’abbia compilato, e la questura giura di non saperne nulla. Certo è che già dalle prime ore del mattino, numerosi studenti che hanno risposto all’anonimo appello iniziano a girovagare in Piazza San Fedele.

Accompagnati da agenti e guardie, fermano chi meno gli va a genio. Perquisiscono, sequestrano, arrestano, arbitrariamente e senza averne l’autorità. A fine giornata, quando ormai lo sciopero spontaneo dei lavoratori è generale, avranno formalizzato più di quaranta fermi per motivi di ordine pubblico, dicono.

Anche l’onorevole Luigi Repossi è colpito dalla furia dei volontari. Riconosciuto mentre passava da via Agnello, viene aggredito e insultato con incredibile ferocia. Accerchiato, è costretto a incassare due bastonate sulla testa prima di esser trascinato a suon di pugni nella vicina questura.

Dalle pagine dell’Avanti! ci si chiede: è così che l’autorità politica si adopera a ricondurre l’ordine in città?

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 244-246

La “guardia bianca” in azione, «Avanti!», 24 giugno 1920

La delinquenza approfitta…, «Avanti!», 24 giugno 1920

La “guardia bianca” in azione. Sin dalle prime ore del giorno, le adiacenze di San Fedele e le principali vie del centro, pullulavano di gruppetti di studenti, dei «soliti» ed impiegati, i quali accompagnati da agenti investigativi, da regie guardie, scorrazzavano a caccia di… elementi sovversivi. Con aria spavalda e provocatrice, i … giovanetti affrontavano e fermavano, con inviti tutt’altro che cortesi, quanti transitavano per quelle strade e, con modi bruschi, talvolta addirittura villani, i malcapitati erano sottomessi, in pubblica via, a minuziose perquisizioni. Molti sopportarono per amor di pace, le ingiunzioni e… le amenità degli Inquisitori, molti altri però, ai quali, com’è giusto, appariva poco opportuno e niente affatto piacevole l’esser frugati così, in piena via, alla stregua di delinquenti della peggior specie, fecero osservare che avrebbero sopportato la perquisizione soltanto se accompagnati, o meglio invitati a passare in Questura. Cominciò allora la «via crucis» dei fermati per motivi di «ordine pubblico». Nella mattinata e nel pomeriggio furono da agenti o da volontari… civili stessi accompagnati in Questura ove restarono «fermati» senza alcun motivo che giustificasse palesemente simili arbitrii. Furono poi portati, continuamente, a frotte, a stormi, numerosissimi proletari, che avevano il torto di non girare col colletto inamidato o di andar vestiti dimessamente. In tutto: una quarantina di arrestati, cui si muove l’unica accusa di non aver un bel viso, di aver aspetti poco rassicuranti! Scuse selvagge, degne della bella tradizione questurinesca, , si sono vorticate nell’atrio del palazzo di San Fedele, nel cortile e nei locali della squadra mobile, ove gli arrestati venivano ingiuriati, minacciati ed anche percossi dagli sbirri, tanto che dovevano accorrere numerosi funzionari per salvar soprattutto… la forma. Ed è così che l’autorità politica si adopera a ricondurre l’ordine in città? Col dare mano libera agli elementi che hanno sulla coscienza le cause prime di questo anormale stato di cose? Elementi irresponsabili contro i quali qualsiasi cittadino, che si veda fermato ed arrestato, è padrone di protestare e di reagire con goni mezzo. Tanto più che questi signori si vantano d’operare bene armati. Ed è proprio l’autorità politica quella che protegge il cosiddetto «volontario civile» in barba a qualsiasi legge e in spregio ai diritti di libertà che dovrebbero essere uguali per tutti i cittadini? A questa domanda procureremo che risponda il Governo direttamente. («Avanti!», 24 giugno 1920)

La delinquenza approfitta… della situazione eccezionale e, riparando dietro i moschetti dei carabinieri, compie aggressioni e vigliaccherie sopra vigliaccherie. Basta che un cittadino passi per le vie del centro e che non abbia il colletto lucido e la giacca ultimo modello, perché contro di lui i «…» aizzino gli sbirri e sfoghino la loro libidine di stipendiati anonimi della paura reazionaria della borghesia. Ieri sera, il compagno deputato Repossi, mentre transitava per via Agnello, è stato riconosciuto da alcuni farabutti dei «soliti» e coll’avvallo delle guardie e dei carabinieri, è stato percosso ed insultato da cento contro lui solo. Non protestiamo, … anche questa nei conti da saldare. Serenamente… Ciò che narrano due testimoni dell’atto violento contro l’on. Repossi. Due testimoni del brutale, inconsulto e malvagio arresto dell’on. Repossi, in Piazza della Scala, angolo via Marino, son venuti spontaneamente a deporre contro la vigliaccheria dei fascisti, la bestialità dei volontari… civili e degli agenti di forza pubblica. I testimoni sono Istagrini Achille, di anni 29, impiegato di commercio, domiciliato in via S. Pietro all’Ozio, 16, presso la signora Marchesi; e Strada Angelo, domiciliato al Corso XXII Marzo, 42, fattorino della ditta Grundland. Essi asseriscono che l’on. Repossi fu stretto in mezzo ai fascisti, volontari civili et similia, sempre protetti dagli sbirri, che lo malmenarono e levarono su di lui i loro bastoni, e che dovettero accorrere degli altri agenti e un funzionario per levare di sotto ai forsennati il nostro compagno, il quale, sempre secondo la versione dei testimoni citati, ebbe anche dagli agenti che lo trascinarono in questura pugni e violenze, nonché due bastonate, una che di fece cadere il cappello di paglia ed un’altra sulla nuca. («Avanti!», 24 giugno 1920)

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