';
23 GIUGNO 1920 – PIAZZALE LORETO

Morte del vicebrigadiere Ugolini

Dove? Viale Monza/Piazzale Loreto

Soggetti coinvolti: socialisti in sciopero, vicebrigadiere Ugolini

Arresti: sul posto vengono effettuati una decina di arresti, per molti dei quali non sarà confermato il fermo

Feriti:

  • Ugo Fanteschi, 24 anni, residente a Crescenzago, ferito a un braccio
  • Francesco …, 41 anni, residente a Crescenzago, ferito a un braccio

Vittime: 

  • Giuseppe Ugolini, 34 anni, vicebrigadiere dei carabinieri, ucciso dai manifestanti
  • Alfredo Cappelli, 19 anni, operaio residente a Greco Milanese, ucciso dal brigadiere Ugolini
  • Francesco Bonini, 39 anni, residente a Greco Milanese, ucciso dal brigadiere Ugolini

I gravissimi incidenti del 22 giugno hanno scosso profondamente la cittadinanza. Nella notte alla Camera del Lavoro i leader socialisti sono in uno stato di grande confusione. Che fare? Continuare a oltranza lo sciopero? Decretare il ritorno al lavoro? All’alba si decide di sospendere la protesta, per mandare un segnale distensivo all’autorità politica. 

Ma gli operai non accolgono di buon grado questa delibera. Quello che è successo è talmente grave che sembra impossibile riprendere a lavorare come se nulla fosse. Anche a costo di andare contro quanto deciso dai propri rappresentanti. I primi a parcheggiare i mezzi sono i tranvieri.

Intorno alle 10 del mattino, una carrozza ancora in moto sta percorrendo viale Monza verso Piazzale Loreto. Qui viene fermata da un gruppo di scioperanti, che chiedono al macchinista di unirsi alla protesta, invitando i passeggeri a scendere. Sul tram viaggia anche il vicebrigadiere dei carabinieri Giuseppe Ugolini. Appena scorti i manifestanti, subito decide di intervenire.

Invece di scendere dalla carrozza vi ammazzo tutti o mi faccio ammazzare!

Adocchiato dai giovani, viene intimato di consegnare pistola e moschetto. Al suo rifiuto, la folla lo accerchia e inizia a insultarlo. Ridotto a mal partito, il vicebrigadiere inizia a sparare all’impazzata, uccidendo sul colpo l’operaio diciannovenne Alfredo Cappelli e ferendo gravemente Francesco Bonini, ex guardia di Finanza che spirerà qualche giorno dopo in ospedale. Il carabiniere, disarmato, viene linciato e colpito alla testa da un colpo di rivoltella. Creduto morto, viene abbandonato sul selciato. Trasportato d’urgenza al pronto soccorso, vi giungerà cadavere. I carabinieri intervenuti in soccorso di Ugolini, per vendetta, devasteranno il circolo socialista di Greco. 

I fascisti, stranamente chiusi nelle loro sedi mentre la guerriglia imperversa nelle strade della città, non perdono tempo a mettere il cappello sulla morte del vicebrigadiere. Celebrato come un eroe, Ugolini viene onorato con funerali militari in grande stile.

Tet lè i «fascisti»!

Eccoli impettiti in corteo in via Volta per raggiungere il Cimitero Monumentale per le esequie. Bolzon, Volpi, Mazzuccato, Vecchi, tutti in divisa, tutti con procedimenti penali a loro carico per delitti che rimarranno impuniti. Si fa vedere anche Mussolini, che da giorni è impegnato a ammantare di retorica militarista ogni pagina del suo giornale, per piegare i tragici fatti del 22 giugno al suo piano. Il vicebrigadiere sarà insignito di medaglia d’oro al valore militare alla memoria dal Re. Le vite spezzate di Cappelli e Bonini, invece, saranno ricordate solo dai socialisti.

Il corteo funebre per il vicebrigadiere Ugolini al Cimitero Monumentale, «Illustrazione italiana», 4 luglio 1920 (Digiteca della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Roma)

Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti. 1918-1926, La Nuova Italia, Scandicci 1990 (ediz. orig. 1974), pp. 32-34

Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922, Feltrinelli, Milano 2003, pp. 290-291

Francesco Lisati, Storia degli anarchici milanesi (1892-1925), La vita felice, Milano 2016, pp. 238-239

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 245-246

I morti di Piazzale Loreto, «Avanti!», 24 giugno 1920

I funerali del brigadiere Ugolini. I “sicari” provocano, «Avanti!», 24 giugno 1920

Come sono stati trattati gli arrestati. Vogliamo un’inchiesta generale e completa – Le infamie di via Rovello – Il Commissario Prezioso deve renderne conto – Un arrestato impazzito – Cosa avviene a S. Vittore? – Il Comune deve intervenire, «Avanti!», 2 luglio 1920

Centomila persone ai funerali del vicebrigadiere assassinato. Tutto il popolo, «Il Popolo d’Italia», 26 giugno 1920

Uno degli assassini del brigadiere Ugolini morto al Cellulare, «Il Popolo d’Italia», 26 giugno 1920

I morti di Piazzale Loreto. Un gravissimo fatto. Avvenuto alle ore 10 in Piazzale Loreto. La versione che noi abbiamo di esso è stata raccolta dalla viva voce di persone presenti. Ecco dunque: verso le ore 10, dal Viale Monza, veniva in carrozza verso il Piazzale Loreto un brigadiere dei reali carabinieri, che era armato di pistola e di moschetto e che si trovava equipaggiato in ordine di partenza. Egli è stato scorto da un gruppo di scioperanti che hanno fermato la vettura e richiesto al milite la consegna delle armi. Avendone un rifiuto si è arrivati subito ad una specie di pugilato, durante il quale il brigadiere, che nel frattempo è riuscito a scendere dalla vettura, ha esploso alcuni colpi, uno dei quali ha ucciso il giovane operaio Cappelli Alfredo, di anni 19, abitante a Greco Milanese, in via … 32. Sempre dai colpi sparati dal brigadiere sono rimasti colpiti: Ugo Fanteschi d’anni 24, operaio abitante a Crescenzago in via …, e colpito ad un braccio; Francesco … pure di Crescenzago, abitante in via Melchiorre Gioia, …, … di anni 41, di Crescenzago anche, è ferito a braccio. I feriti sono stati trasportati all’Ospedale Maggiore. Il brigadiere, sempre sparando, ha cercato riparo nel caffè che trovasi al rondò di Loreto, proprio dove … il tram n. 3; ma ha trovato la saracinesca abbassata. È qui che egli è stato raggiunto da alcuni colpi di rivoltella che hanno provocato la morte dopo poco più di un’ora. In questo frattempo giunsero una autoblindata e dei camions carichi di carabinieri che si dettero a sparare all’impazzata e non contenti di ciò si portarono in via … dove dettero assalto alla Sezione socialista fracassando tutto e sfogando la loro rabbia contro i vessilli rossi. È il colore del sangue che cola che eccita le belve monturate. Il brigadiere che si chiama Giuseppe Ugolini, d’anni 34, è morto all’Ospedale Militare. Una smentita dei pompieri. I pompieri di via Benedetto Marcello, che hanno trasportato il brigadiere all’Ospedale Militare, smentiscono che allo stesso siano stati tolti i documenti, portafogli ed orologio che invece furono rinvenuti sul corpo del morto. («Avanti!», 24 giugno 1920)

Centomila persone ai funerali del vicebrigadiere assassinato. Tutto il popolo. Tutto il popolo di Milano è accorso ieri a tributare l’ultimo riverente commosso saluto alla salma del vice-brigadiere dei carabinieri Ugolini, massacrato in piazzale Loreto da una masnada di banditi rossi. Tutto il popolo si è schierato lungo il percorso, tutto il popolo si è dato convegno, lasciando il lavoro operoso, per l’ora in cui la salma di una vittima caduta in mezzo alla via, senza che una mano amica e pietosa le offrisse l’ultimo sorso d’acqua e le coprisse il volto … e oltraggiato era condotto al cimitero. Ed è stata un’apoteosi, è stato uno spontaneo grandioso pellegrinaggio che deve aver dato molto da pensare agli esaltati veggenti che avevano creduto di tenere ormai nel proprio pugno tutto il popolo. Tutto il popolo, invece, ha condannato ieri la propaganda di odio e di violenza e di viltà che ha culminato nel massacro barbarico del povero brigadiere. Lutto cittadino. Fin dalle 16 i negozi dal centro e quelli dalla periferia hanno principiato a calare le saracinesche sulle quali erano incollati cartellini listati a lutto e portanti la scritta «Chiuso per lutto cittadino». Anche gli uffici, le Banche, i grandi magazzini a quell’ora, hanno lasciato in libertà i propri dipendenti che sono andati ad ingrossare la grande folla di cittadini fra i quali numerose signore e donne del popolo, che si avviavano sotto il sole cocente verso piazza S. Ambrogio e si disponevano ad attendere il corteo prendendo posizione sulle gradinate delle chiese e grandi palazzi, sui basamenti dei monumenti o arrampicandosi alle inferriate delle finestre dei pianterreni. Alle 16.30 la folla gremisce la vastissima piazza S. Ambrogio e le vie adiacenti, mentre vanno allineandosi Associazioni e bandiere e dove sostano, ordinate, numerose carrozze e camions carichi di corone di fiori. La salma dell’ucciso, avvolta in un lenzuolo bianco e coperta dio fiori è guardata da un plotone d’onore di dodici carabinieri in alta uniforme. La vittima aveva il viso avvolto in larghe bende, per nascondere pietosamente le ferite e le lividure prodotte dai colpi degli assassini. Rappresentanze e corone. Dalla vasta folla emergono infinite bandiere. […] Il corteo. Il generale Paolini assume la direzione del corteo, che alle 17 e dieci minuti, aperto da un plotone di vigili, subito seguito da plotoni di carabinieri e di guardie regie, si mette lentamente in moto, snodandosi a gran pena fra la ressa enorme che preme da ogni lato. […] Gli Arditi e i Fascisti. Immediatamente dopo i camions recanti le corone erano raccolti attorno al vessillo nero gli Arditi della locale Casa del M. A. dell’Ardito. Abbiamo notato il capitano Bolzon, Edmondo Mazzuccato, Volpi, Cosetti, il padre del capitano Vecchi e moltissimi altri in divisa e non in divisa. Dopo gli Arditi, si snodava una compatta colonna di fascisti raccolti attorno a tre gagliardetti. C’erano in testa Mussolini, Pasella, Freddi, Stefanini, Lanfranconi, Manca, Guerin, Maggi e altri. I fascisti erano un migliaio, quantunque non fossero stati preavvertiti dai giornali. Il contegno fiero e deciso dei fascisti ha impressionato il popolino di viale Volta. – Tet lè i «fascisti»! Gli odiati, calunniati e – per fortuna! – sempre temuti fascisti! Ma il contegno della massa che assisteva alla sfilata in viale e piazzale Volta è stato esemplare. L’umile gente del popolo che non sposa i torbidi rancori dei politicanti, è rimasta vivamente commossa per le torture raccapriccianti inflitte dalle belve rosse al brigadiere Ugolini. Quando passa il carro funebre, su cui è stata deposta la bara avvolta nella bandiera tricolore e coperta da una grande corona di fiori freschi inviata dai carabinieri di Lambrate, i plotoni presentano le armi. Il popolo si scopre reverente con un vasto sommesso mormorio di commozione ed i tanti del settimo, dalle alte finestre della caserma, gettano mazzi di fiori. I mutilati e gli invalidi di guerra depongono sulla bara un mazzo di fiori e si irrigidiscono sull’attenti. Molte donne hanno gli occhi umidi di pianto e parole di sdegno corrono fra la folla all’indirizzo dei vilissimi massacratori. Mentre il carro stava imboccando via S. A… fu scorto un individuo che se ne stava pacificamente a guardare con il berretto stemmato d’uno dei tanti servizi comunali, spavaldamente calcato sulla testa. Il cinico fu aspramente redarguito, e dovette la salvezza dagli immancabili e santissimi ceffoni che sarebbero piovuti all’intervento di un maresciallo di artiglieria che lo condusse via. Così, lentamente, fra due fitte ali di popolo, seguito dalle autorità, da drappelli di tutte le armi […] il feretro passa per le vie di Milano, ovunque salutato con commossa riverenza. Alla manifestazione […] partecipano altre migliaia e migliaia di persone che gremiscono balconi e finestre. Un incidente. Un solo incidente ha turbato la sfilata solenne. In fondo a via Legnano e precisamente di fronte al ristorante – ormai famoso – Valganna, due idioti mascalzoni hanno inalberato una bandierina nera e pronunciato alcune frasi offensive contro gli arditi e il Morto. Immediatamente un gruppo di arditi si è diretto alla volta dei provocatori che naturalmente – imitando la vigliaccheria dei capi – si sono dati alla più pazza fuga. Ma sono stati raggiunti all’inizio di via Moscova e «accarezzati» prima che le guardie investigative giungessero a sottrarli al resto. L’episodio si è svolto in cinque minuti: c’è stato un po’ di ondeggiamento, poi col ritorno degli arditi. Il corteo si è ricomposto ed è giunto senza ulteriori incidenti al Monumentale. Sempre in via Legnano un certo Stoccanello Giuseppe non si scopre e la folla lo percuote; interviene in sua difesa un vigile – forse uno di quei due tali vigili che assistettero impassibili al tentativo di linciaggio dell’ufficiale in piazza Missori? – ed anche il vigile è percosso. Al Monumentale. Il corteo ha impiegato circa due ore per raggiungere il Monumentale. [deposizione del feretro] Il ritorno. Ultimati i discorsi le truppe in quadrato presentano le armi. È un momento di commozione intensissima. I commilitoni del povero Ugolini tolgono il feretro dal carro e lo portano sulle spalle alla camera mortuaria. Tutti si … Arditi e fascisti si ricompongono in gruppo preceduti dalle rispettive bandiere. La colonna imponente che marcia a cadenza militare, sfila in un impressionante silenzio per il piazzale del Monumentale. In piazzale Volta, il silenzio è interrotto una prima volta dal grido di Viva Fiume che suscita un’acclamazione formidabile. Poi sono le note dell’Inno di Mameli che salgono in alto. Infine Giovinezza! Giovinezza! All’altezza di via Legnano, il corteo fa una conversione a destra e poggia verso l’Arena. Dopo alcune parole di Mussolini, applauditissime, le bandiere vengono ringuainate e la moltitudine ardita e fascista si scioglie senza incidenti. […] Le indagini per scoprire gli assassini. La pubblica sicurezza continua le indagini per individuare ed assicurare alla giustizia i responsabili della morte di Ugolini. A casa del socialista Spartaco Tunnor è stata operata una minuziosa perquisizione che ha fruttato il sequestro di rivoltelle, pugnali, caricatori e di un otturatore che potrebbe essere quello appartenente al moschetto dell’ucciso. Sono stati pure sequestrati gli abiti che lo Spartaco indossava la mattina del fatto, abiti lavati di fresco forse per cancellare le tracce recenti di sangue. Sono tuttora trattenuti il padre Gaetano e il fratello dello Spartaco, a nome Arturo. («Il Popolo d’Italia», 26 giugno 1920)

Uno degli assassini del brigadiere Ugolini morto al Cellulare. Uno degli aggressori del povero brigadiere Ugolini – Francesco Bonini, di 39 anni, abitante a Greco in via M. Gioia 2 – che era rimasto ferito al petto durante il conflitto avvenuto a Loreto, ed era stato ricoverato nell’Infermeria del Cellulare, è morto ieri mattina. («Il Popolo d’Italia», 29 giugno 1920)

I funerali del brigadiere Ugolini. I “sicari” provocano. Lasciamo agli altri – ai delinquenti dell’ordine ed ai sicari – la speculazione sui morti e, quindi, ci limiteremo solo a raccontare obiettivamente quanto ci è stato riferito e che abbiamo subito controllato, e trovato rispondente a verità. Alle ore 17 di ieri sono stati fatti i funerali del brigadiere dei carabinieri Ugolini, rimasto ucciso, com’è noto, negli incidenti di mercoledì mattina sul piazzale Loreto. I «soliti» coll’omonimo Partito … e con tutte le fazioni della borghesia hanno fatto ti tutto per rendere numerosa la manifestazione di cordoglio per l’ucciso. E fin qui nulla da obiettare. Sfidiamo però chiunque a produrci che sul cadavere della vittima del dovere non si è fatta, da gente senza scrupoli, una speculazione vergognosa, indegna. È bene intanto stabilire – contro tutte le versioni partigiane – che, mentre ai funerali, impotenti, …, austeri, fatti dal popolo giovedì non si è avuto a verificare alcun incidente dovuto ad intolleranza ed a provocazioni della folla, invece, ieri, i sicari e gli ufficiali […] hanno fatto del loro peggio per provocare disordini e per offendere gli operai. («Avanti!», 26 giugno 1920)

milano_1920