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22 GIUGNO 1920 – VIA DANTE/VIA ROVELLO

Scontri tra anarchici e forze dell’ordine

Dove? Via Dante/via Rovello

Soggetti coinvolti: anarchici, forze dell’ordine

Arresti: centinaia di arresti effettuati a caso dai carabinieri e dalle guardie regie

Feriti: decine di feriti tra i manifestanti e le forze dell’ordine

Vittime:

  • Riccardo Bassi, 33 anni, operaio tornitore alla Miani-Silvestri, residente in via Pisacane, 6, ucciso da una ferita di arma da fuoco in via Dante
  • Luigi Balconi, 16 anni
  • Livio Carmagnoli, 40 anni
  • Enrico Nova, 27 anni, elettricista
  • Armando Gibelli, ucciso dalla polizia in piazza Castello
  • Verderio Domenico
  • Alessandro Bosisio, capo fuochista ferroviario. 

RIMANDA A: 

11 GIUGNO 1920 – SCIOPERO FERROVIERI

22 GIUGNO 1920 – REPRESSIONE IN PORTA VENEZIA

22 GIUGNO 1920 – FATTI DI VIA LEGNANO

23 GIUGNO 1920 – FATTI DI PIAZZALE LORETO

23 GIUGNO 1920 – PERQUISIZIONI DELLA GUARDIA BIANCA

I ferrovieri di Milano sono in sciopero, in sostegno ai compagni di Cremona che dieci giorni prima hanno bloccato un carico di armi dirette in Russia, per soffocare la Rivoluzione bolscevica. Per dimostrare il supporto alla causa del Sindacato Ferrovieri, una folla imponente converge all’Arena per un comizio nel pomeriggio del 22 giugno. 

Numerosi oratori si alternano sul palco, e come sempre i discorsi più incendiari sono quelli degli anarchici, rappresentati da Errico Malatesta in persona. Il rivoluzionario incita i ferrovieri a continuare a oltranza la protesta: se vogliono allargare lo sciopero, noi siamo con loro, se lo sciopero dovrà essere generale, tutto il proletariato sarà in piedi. Il fronte anarchico è deciso a dare battaglia a ogni costo, anche se il sindacato non sembra essere dello stesso avviso. 

Al termine del comizio, la parte più belligerante dei presenti segue Giuseppe Mariani, il mantovano che l’anno prima ha fondato il gruppo terroristico con il compianto Bruno Filippi. Insieme ad alcuni compagni socialisti, si dirigono verso il centro, una zona solitamente preclusa alle manifestazioni di sinistra. In via Dante, all’altezza di via Rovello, carabinieri e guardie regie sono impegnate a presidiare la zona e a impedire l’accesso dei dimostranti. Schiavello, il presidente del consiglio esecutivo della Camera del Lavoro, tenta invano di parlamentare col commissario Prezioso per consentire il passaggio del corteo senza incidenti. 

Se vogliono passare loro passino, ma badino che questa sera si fa a fucilate.

Mentre i dirigenti tentano di persuadere la folla che, dato il clima teso e l’eccitabilità della forza pubblica, sarebbe più saggio mettere da parte l’idea di continuare la manifestazione nelle strade del centro, i carabinieri iniziano a sparare. Presi dal panico, i dimostranti si disperdono tentando di ripararsi dai colpi di rivoltella, che secondo numerosi testimoni oculari provengono anche dalle finestre delle case signorili nelle vicinanze.

Un gruppo di anarchici, tuttavia, tenta di rispondere al fuoco. Mariani, aiutato dal giovane Ettore Aguggini, improvvisa una barricata con due panchine e sassi divelti dal marciapiede. In posizione difensiva cerca di tenere testa ai carabinieri, ma ben presto si rende conto di esser rimasto solo. Le prime autoblindate in via Dante annunciano la disfatta dei manifestanti. 

Mentre le forze dell’ordine arrestano centinaia di persone in maniera indiscriminata, sul selciato si dimenano i feriti. Riccardo Bassi, il primo colpito durante la battaglia, viene raccolto dal deputato socialista Livio Agostini e trasportato a braccia alla Guardia Medica di via Cappellari. Per l’operaio tornitore della ditta Miani-Silvestri non c’è niente da fare, ha avuto il cuore spaccato da una revolverata. I corridoi del pronto soccorso sono assiepati di persone colpite da proiettili, contuse o percosse violentemente. In serata il bilancio delle vittime salirà a dieci, anche questa volta tutti figli della Milano operaia. 

Anche Piazza San Fedele è affollata. L’Avanti! documenta svariati episodi di violenza perpetrata dalle guardie regie contro gli arrestati tradotti a bordo di camion in questura e poi a San Vittore. Il giornale socialista dà il via a una campagna di denuncia contro le forze dell’ordine: numerosi arrestati, trattenuti senza solide motivazioni, hanno subito torture fisiche e psicologiche nelle stanze della questura, con gravi ripercussioni sulla loro salute mentale. Una parte della cittadinanza milanese chiede a gran voce che vengano presi dei provvedimenti disciplinari contro il commissario Prezioso, che ha diretto la repressione in via Dante, e contro il comportamento delle guardie regie. L’appello rimarrà inascoltato.

Duccio Bigazzi, Il Portello. Operai, tecnici e imprenditori all’Alfa-Romeo 1906-1926, Franco Angeli, Milano 1988, pp. 399-405

Ferdinando Cordova, Le origini dei sindacati fascisti. 1918-1926, La Nuova Italia, Scandicci 1990 (ediz. orig. 1974), pp. 32-34

Ivano Granata, La nascita del sindacato fascista. L’esperienza di Milano, De Donato Editore, Bari 1981, pp. 48-53

Francesco Lisati, Storia degli anarchici milanesi (1892-1925), La vita felice, Milano 2016, pp. 238-239

Vincenzo Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Rusconi, Milano 1979, pp. 237-243

Giuseppe Mariani, Memorie di un ex-terrorista, Arti Grafiche F.lli Garino, Torino 1953, pp. 30-31

Una grande manifestazione di popolo in solidarietà dei ferrovieri. I comizi. Gravi disordini. Guardie regie e carabinieri sparano sulla folla. Le autoblindate in azione. Si è sparato anche dalle finestre. Morti e feriti. Centinaia di arresti. Si vuole dunque la guerra civile?, «Avanti!», 23 giugno 1920

Un altro morto e parecchi feriti a Porta Venezia, «Avanti!», 24 giugno 1920

Gli… anarchici, «Avanti!», 26 giugno 1920

Dopo le giornate di sangue. Liberate gli arrestati! – Una prima inchiesta sul trattamento usato contro gli arrestati – il Riboldi accusa i suoi persecutori – Le responsabilità di un commissario di P.S. – Il camion della morte – Il figlio del generale, «Avanti!», 27 giugno 1920

Come sono stati trattati gli arrestati. Vogliamo un’inchiesta generale e completa – Le infamie di via Rovello – Il Commissario Prezioso deve renderne conto – Un arrestato impazzito – Cosa avviene a S. Vittore? – Il Comune deve intervenire, «Avanti!», 29 giugno 1920

Attendendo i risultati. Il Governo deve ordinare un’inchiesta – Una denuncia all’autorità giudiziaria – Gli arrestati non debbono essere più percossi – False ed infami denunce – Sistemi di tortura per far parlare gli arrestati – Il commissario Prezioso – Responsabilità, «Avanti!», 2 luglio1920

Gravi disordini dopo il Comizio all’Arena, «Il Popolo d’Italia», 23 giugno 1920

Dopo i sanguinosi incidenti di Milano. Dopo aver provocato i tumulti, la demagogia si rintana! I ferrovieri milanesi decidono di riprendere incondizionatamente il lavoro. Spaccio della bestia, «Il Popolo d’Italia», 24 giugno 1920

Una grande manifestazione di popolo in solidarietà dei ferrovieri. I comizi. Gravi disordini. Guardie regie e carabinieri sparano sulla folla. Le autoblindate in azione. Si è sparato anche dalle finestre. Morti e feriti. Centinaia di arresti. Si vuole dunque la guerra civile? Scriviamo sotto l’impressione dei tragici avvenimenti che si sono svolti imprevisti e che hanno gettato Milano nel lutto e nel sangue. Abbiamo detto imprevisti perché la grandiosa manifestazione dell’Arena si è svolta in un ambiente di entusiasmo sereno che non avrebbe lasciato supporre quanto poi è avvenuto. La folla immensa, imponente, che ha partecipato ai diversi comizi, non appena questi sono terminati ha abbandonato tranquilla i viali del Parco dirigendosi per opposte direzioni. Noi mostriamo qualche minuto nell’interno dell’arena dove un fotografo punta l’obiettivo contro Malatesta ed è proprio in questo momento che iniziano alcune detonazioni, seguite a breve distanza l’una dall’altra. Ci precipitiamo fuori dirigendoci verso la direzione degli spari, dove apprendiamo l’incidente occorso al commissario di P.S. e che narriamo in altra parte del giornale. Ma per procedere con ordine è necessario riportarsi all’inizio della manifestazione popolare. Verso le ore 17 le adiacenze dell’Arena, davanti al Pulvinare, incominciano a popolarsi di operai e di cittadini. Non è ancora suonata l’ora stabilita per la manifestazione che una folla imponente, immensa si accalca nel piazzale e nei viali del Parco. In mezzo ad essa spiccano bandiere rosse e dei cartelloni con motti di circostanza. I discorsi. Non daremo un ampio resoconto dei numerosi discorsi pronunciati perché ciò ci è impedito dalla necessità di sviluppare maggiormente la cronaca dei sanguinosi incidenti avvenuti dopo. Primo oratore è Bensi, per la Camera del Lavoro, il quale ricorda le ragioni vere che hanno condotto i ferrovieri allo sciopero e conclude affermando che il proletariato milanese è e resterà solidale con essi. Parla ora brevemente Giudetti, ferroviere, affermando che i ferrovieri sono colpevoli d’aver mantenuto fede all’impegno preso con l’Internazionale comunista di non far partire armi destinate all’assassinio della Repubblica dei Soviet. Tale colpa li pone in condizioni d’avere la coscienza tranquilla ed il plauso delle classi lavoratrici. Errico Malatesta esordisce rilevano che siamo ad uno di quegli svolti della storia nei quali regna sovrano l’imprevedibile. È certo, egli continua, che il proletariato deve convincersi che l’ora che passa è decisiva per le sue sorti. O la borghesia è vinta, o il proletariato sarà … col servaggio per anni ed anni. L’oratore spiega le ragioni dello sciopero e così conclude: Noi siamo qui a manifestare tutta la nostra solidarietà ai ferrovieri, dicano essi che cosa intendono fare. Se vogliono allargare lo sciopero noi siamo con loro; se lo sciopero dovrà essere generale tutto il proletariato sarà in piedi. […] Il rappresentante dei ferrovieri. Salutato da una vibrante manifestazione di simpatia prendere ora la parola il compagno Cicognani del C.C. del Sindacato Ferrovieri. Egli rileva subito che la manifestazione di solidarietà del proletariato milanese coi ferrovieri non poteva essere più imponente e più significativa. È di ieri e di oggi, egli dice, la disonesta campagna del Corriere e del Secolo per fare credere che anche i lavoratori fossero contro di noi. Questa è la più clamorosa smentita che voi date alla stampa borghese. Chiarisce in modo veramente impressionante, tutta la montatura fascista borghese che, servendosi di un povero incosciente ha fatto di tutto per far credere che si trattasse di un puntiglio contro Bergonzoni. No, no, i ferrovieri hanno preso l’impegno di non far partire armi per la Polonia e tale impegno manterranno a ogni costo. […] Un tragico conflitto. Terminata la manifestazione, la folla si dirige per diverse parti. Un migliaio di cittadini seguono i compagni Schiavello, Bloggi, Florio ed altri. Giunti che sono all’altezza di via Rovello – via Dante – si trovano a contatto con un cordone di carabinieri. I nostri compagni tentano di parlamentare coi funzionari in servizio, onde ottenere libero passo ed evitare un tragico conflitto. Il commissario Prezioso ha così risposto ai nostri compagni: «Se vogliono passare loro passino, ma badino che questa sera si fa a fucilate». I nostri compagni allora si guardarono bene dal seguire l’invito del funzionario e tornarono verso la folla con l’intenzione di persuaderla a cambiare l’itinerario preso. Mentre la folla stava seguendo il consiglio dei dirigenti l’organizzazione, tanto che tra il cordone dei carabinieri e gli ultimi dimostranti che stavano per andarsene v’era uno spazio di un centinaio di metri, senza alcun perché, i carabinieri caricarono la folla, iniziando un nutrito fuoco di fucileria. Il primo momento è di panico vivissimo da molte parti si scappa; ma ad un certo punto un gruppo di audaci decisi a difendere a caro prezzo la propria vita, si ferma e reagisce rispondendo alla violenza dei carabinieri con estrema energia. Assistiamo ad una scena che è impossibile descrivere. I carabinieri continuano a sparare, malgrado le esortazioni di qualche ufficiale, mentre si vedono cadere i primi feriti. Vediamo alcuni generosi avvicinarsi ai caduti coll’evidente intenzione di soccorrerli. È a questo punto che si avvertono i primi colpi sparati dalle finestre dei palazzi signorili di via Dante. Abbiamo perciò ragione di ritenere che il morto, la prima vittima cioè di questo conflitto, sia caduto sotto i colpi sparati dalle finestre. Intanto alla questura, complici anche alcuni giornalisti, gli incidenti venivano riferiti con foschi ed esagerati colori. Si parlava niente di meno di assalto da parte della folla all’Intendenza di Finanza di via Rovello. Da questo forse si deve che per un certo momento l’autorità politica ha perduto completamente la testa facendo uscire le autoblindate e lasciando le piazze e le vie in completa balia di armati che si sono dati ad una vera caccia all’uomo. […] I primi morti. Una fra i primo morti è un operaio della Miani e Silvestri, certo Riccardo Bassi, che ha avuto il cuore spaccato da una revolverata. Il cadavere è stato raccolto dal compagno deputato Agostini sull’angolo di via S. Vincenzino che lo ha trasportato alla Guardia Medica della via omonima, da dove il nostro compagno non ha potuto subito uscire perché fuori continuava accanita, folle, la fucileria micidiale da parte della forza pubblica. Le autoblindate. Verso le 19 sono uscite dalla questura centrale ed hanno attraversato la città in lungo e in largo sparando all’impazzata, contro gente inerme e transitante per le strade senza ragioni, diremo così, politiche. A dimostrazione della follia omicida che aveva invaso le guardie regie e i carabinieri, basterebbe questo solo episodio: in una casa di Foro Bonaparte si erano rifugiati alcuni cittadini per sfuggire alle fucilate. La casa è stata presa d’assalto. I disgraziati che vi erano rifugiati percossi ferocemente e poi tradotti con camion in questura. La regia guardia ha fatto tanto uso di cartucce che dopo poco più di mezz’ora il camion n. 22 ha fatto ritorno in questura per rifornirsi di caricatori. Anche le autoblindate andavano e venivano per rifornirsi di proiettili. Gli arrestati. Mentre le autoblinde ed i camion carichi di guardie e di carabinieri spargono la morte e il terrore per la città, gli arresti si susseguono a casaccio ovunque. Gli arrestati vengono tradotti in questura e percossi ferocemente come noi stessi abbiamo potuto constatare. L’arresto di Schiavello. Alle 20 Ernestro Schiavello, in compagnia di due o tre compagni, si dirigeva verso la questura per avere notizie su i primi arrestati. Egli è stato fermato da un agente davanti al teatro Manzoni e, mentre dichiarava d’essere il presidente della C.E. della Camera del Lavoro, sopraggiungevano altri agenti che lo hanno arrestato e malmenato in compagnia del compagno Corelli. Una volta in questura, dopo un breve interrogatorio, è stato rilasciato. L’arresto di Borghi. Nei pressi di via S. Margherita, un funzionario di P.S. scorto Armando Borghi, segretario dell’U.S.I., assieme alla compagna Radaelli, li perquisì sulla via dopo la quale li dichiarò in arresto facendoli condurre a S. Fedele. I feriti gravi. Mentre le autoblindate corrono per la città a seminare la strage, le autolettighe dei pompieri della Croce Verde trasportano feriti e moribondi alle Guardie Mediche e all’Ospedale. I feriti più gravi finora sono Carelli Giuseppe, operaio, abitante in via Tibaldi, 60, con ferita d’arma da fuoco, molto grave; Piazza Donato, operaio, via Ravizza 6, con ferita da pallottola di moschetto nella regione scapolare sinistra, ed un’altra pallottola alla testa; versano entrambi in grave stato. Altri 24 feriti sono stati ricoverati all’Ospedale Maggiore, dei quali sinora non si sa il nome. Un manifesto del Sindacato ferrovieri. Il Sindacato ferrovieri ha rivolto ai lavoratori il seguente manifesto: «Il proletariato che ha sofferto la guerra, che ora ne soffre le tragiche conseguenze, che nelle oscure manovre delle classi dirigenti già intravede i sintomi di altri dolorosi conflitti, previ accordi del Partito Socialista, della Confederazione Generale del Lavoro, dell’Unione Sindacale Italiana, ha incaricato il Sindacato Ferrovieri di porre il fermo ai vagoni contenenti materiale bellico. Ed il Sindacato ha obbedito ed eseguito l’ordine in numerose località, senza che l’Amministrazione Ferroviaria opponesse alcun serio ostacolo. Forse le imprecazioni delle vedove, degli orfani, dei mutilati e di tutti gli infiniti … giungeva ancora a certe coscienze. L’ostacolo è sorto per l’episodio di Cremona, data l’incoscienza di certi funzionari e l’opera subdola e tenace dei Fasci di Combattimento. Il proletariato non vuole ingigantire l’episodio di Cremona, è l’episodio stesso che assume dalle proprie conseguenze un significato profondo ed universale. Il proletariato che non difende dei bilanci, ma dei sentimenti umani, che sente vibrare nella propria anima il desiderio di una redenzione universale, non vuole conflitti superflui, ma nemmeno tollera sopraffazioni. I ferrovieri non lottano per un loro puntiglio, ma per la libertà e per la pace di tutti i popoli. Il Sindacato Ferrovieri Italiani». («Avanti!», 23 giugno 1920)

Gravi disordini dopo il Comizio all’Arena. Secondo l’ordine della Camera del Lavoro di Milano e della Sezione socialista locale, le maestranze degli stabilimenti abbandonarono ieri alle 17 il lavoro e si avviarono a gruppi verso l’Arena, luogo convenuto per comunicare alle folle il pensiero ed i propositi dei «capi» socialisti e anarchici sullo sciopero dei ferrovieri. Dalla periferia partivano piccoli cortei con bandiera rossa e cartelli su cui erano scarabocchiate frasi e motti d’occasione. Alle 18 la circolazione tramviaria fu sospesa, così i tramvieri avrebbero assistito con ispirito alla manifestazione. Non ovunque questi coreazzi passarono conservano un contegno passibile, ché i partecipanti armati di randello qua e là vollero prendersi la gioia di frantumare vetrine e insegne come avvenne in corso Vittorio Emanuele e in via Dante. E molti negozi poterono salvare i vetri per l’affrettato abbassamento delle saracinesche. Il Comizio. Alcune migliaia di persone alle 18 erano all’Arena. Bensi parlò per primo, seguito dal ferroviere Guidelli, da Malatesta, Deci, altro ferroviere delle secondarie, ed ancora l’on. Repossi. Armando Borghi ed altri dispersi tra la folla più lontana dal palco centrale degli oratori. Discorsi caldi, da grandi occasioni, da ore supreme, da estreme delusioni. La folla fece eco alle proposizioni infiammate con grida terribili di «evviva» e di «morte». Il comizio si sciolse poco dopo le 19 e la folla principiò a sbandarsi, parte pacificamente riprendendo la via del ritorno, parte compatta, urlante, maldicente, irrompendo in Foro Bonaparte. Accade subito il primo episodio – chiamiamolo così – menscevita. […] Così la massa giunse al Largo Cairoli. Precedeva un gran cartellone con la caricatura di alcune guardie regie e un altro in cui era scritto: «Il giorno della rivoluzione è giunto». E poiché il giorno era ormai giunto, benché fosse prossimo il tramonto (solare), fu iniziata una fitta sassaiola contro un cordone di guardie regie che sbarrava la via Sante. Ai ciottoli seguirono colpi di rivoltella, secchi, isolati, sempre più fitti. Era giunto il giorno!… E giunse anche la risposta degli agenti fatti bersaglio ai sassi e al piombo. Da quel momento ebbe inizio la battaglia che si potrebbe chiamare: «la battaglia di Foro Bonaparte». Il cordone di guardie regie cedette un poco, così i dimostranti invasero via Sante e via San Vincenzino. Essi impugnavano rivoltelle che ricaricavano con sveltezza e tornavano a scaricare; si udivano qua e là esplosioni di piccole bombe a mano. Naturalmente le guardie regie rispondevano con nutrite scariche di moschetteria. Intanto con i sedili del caffè che è all’inizio di via Dante i dimostranti tentano di innalzare una barricata, che una automitragliatrice giunta poco dopo a grande velocità travolge … i difensori della «posizione» si sparpagliano, sempre sparando dai due lati del Foro Bonaparte. E principia la guerriglia. Ma il centro della mischia è all’imbocco di via Dante ed in via San Vincenzino, dove i dimostranti che avevano incendiati i resti della barricata, facevano fuoco asserragliati nei portoni delle case; al loro fuoco rispondevano guardie e carabinieri. Intanto sopraggiungevano camions carichi di guardie regie accolti a colpi di rivoltella; la risposta cupa dei moschetti già tardava però a farsi udire in questi paraggi lo scambio dei colpi durò circa un’ora, finché le autoblindate e le motomitragliatrici non constrinsero i gruppi più accaniti ad alzare le mani ed a lasciarsi prendere in mezzo. Fra gli arrestati erano Armando Borghi e Schiavello. La guardi medica di via San Vincenzino funzionava nel bel mezzo della … . Qui morì l’operaio Bassi Riccardo, di anni 23, occupato alla Miani-Silvestri, abitante in via Pisacane 40. Un proiettile d’arma da fuoco lo aveva colpito al cuore. Nel frattempo un tentativo di assalto agli uffici del … in via Rovello era mandato a vuoto per l’… dei carabinieri che caricarono gli assalitori. Altri dimostranti, con a capo alcuni noti socialisti ch’erano stati lasciati passare prima del sopraggiungere del grosso della folla, venivano dispersi in piazza Cordusio mediante getti d’acqua. Ma il fuoco dilagava a destra ed a sinistra della piazza Cairoli: dal corso magenta, in fondo a via Meravigli, fino a via Pontaccio, porta Garibaldi e Porta Tenaglia. […] Ai quadrivi, gruppi di dimostranti sostavano, ed ovunque colpi radi, secchi di rivoltella, una breve corsa, un chiudersi affrettato di porte e di nuovo alcuni minuti di calma. Poi più giù, più a destra, più a sinistra, altri spari, altre cariche. Il sopraggiungere delle autoblindate fa impallidire i «rivoluzionari» che alzano le mani e si lasciano ammanettare e caricare sui camions che riprendono la via di San Fedele. Così fino oltre le 21. In via Torino e verso Porta Genova una gran folla tiene occupata la strada; una autoblindata che rompe la ressa è fatta segno a colpi di rivoltella che perforano le due gomme posteriori della pesante macchina. A bordo è il commissario Pastore che raccomanda ai mitraglieri di non fare fuoco. In altri punti le auto-blindate furono costrette a sparare – come a porta Garibaldi – ma i colpi furono diretti in aria, benché sull’acciaio della blinda si sentissero distintamente arrivare proiettili di rivoltella. La battaglia perduta. […] Per la storia rimane il fatto. Alcune migliaia di individui, raccolti al … ed imboniti da discorsi d’una violenza esasperata, mossero, ieri, martedì 22 giugno, all’assalto del centro della città. Avevano armi e bombe a mano e li precedeva un cartello allucinante essere giunto il giorno della rivoluzione. Dopo due ore di guerriglia, di spari, di barricate, di fughe, di alzate di mani tutto era finito. I trams tornavano a circolare, gli arrestati affluivano in cortei in questura, in numerose famiglie si piangeva e si malediva ai traviatori del popolo che passarono visti fra la folla insorta. («Il Popolo d’Italia», 23 giugno 1920)

I morti. Al momento in cui scriviamo i morti ascendono a cinque, e cioè: l’operaio tornitore Riccardo Bassi fu Giuseppe, nato a Cavenago d’Adda il 2 febbraio 1887 e abitante in via Pisacane; Livio Carmagnoli d’anni 40 ed Enrico Nova di anni 27, elettricista. Nella notte è spirato all’Ospedale Maggiore Alessandro Bo…, capo fuochista ferroviario. Egli è rimasto ferito da scheggia di bomba a mano, come dicemmo ieri. E stamane alle 7,15 ha dovuto soccombere alle ferite di arma da fuoco al ventre il manovale sedicenne Luigi Balconi, dimorato in via Rosolino Pilo, 8. Si è sparato dalle finestre. Abbiamo qui sul tavolo lettere e dichiarazioni che confermano come, durante gli incidenti di martedì, si sia sparato dalle finestre. Non le pubblichiamo perché è così ormai che sanno tutti e sulla quale torneremo a momento opportuno. Voci del pubblico. Riceviamo e pubblichiamo. «Caro Avanti!, mi trovavo ieri sera, alle 23,30 sul Corso Buenos Aires all’imbocco di via Paolo Frisi, ed ho assistito all’aggressione da parte delle «belve regie» e della quale tu ti occupi nella triste cronaca degli avvenimenti di martedì. È inutile io ripeta come si svolse; mi preme solo affermare che la versione che tu ne dai risponde pienamente a scrupolosa verità. Tuo, Montieni Domenico»; «Caro Avanti!, io sono stato ferito, ieri sera, a P. Venezia, smentisco nel modo più assoluto l’affermazione fatta dal Corriere della Sera che i dimostranti fossero degli scioperanti e che saccheggiassero dei negozi. Confermo l’esattezza della versione dell’Avanti!. Saluti, Carlo Maestri» […] Gli incidenti di ieri. La deliberazione presa l’altra sera dal C.D. della Sezione socialista e dalla C.E. della Camera del Lavoro, di non attuare per ieri lo sciopero generale di protesta ha incontrato, da parte della folla operaia una resistenza che è soprattutto dovuta a quello spirito di solidarietà con i sopraffatti e le vittime della violenza armata che predomina nell’animo dei lavoratori. Il primo effetto di tale resistenza è stato quello di far ritornare in rimessa, fin dalle prime ore del mattino, le carrozze tramviarie cittadine e poi anche quello di far uscire numerose maestranze dagli stabilimenti. Ciò è avvenuto senza dar luogo ad incidenti gravi fra operai e operai. È bene subito tener conto che i sanguinosi incidenti di martedì notte a Porta Venezia hanno avuto una larga ripercussione negli ambienti operai ove la versione esatta di come si sono svolti è stata portata da non pochi testimoni oculari. Ciò ha contribuito enormemente ad aumentare il dolore e l’esasperazione negli animi degli operai per quanto è avvenuto e purtroppo continua ad avvenire a Milano da martedì sera. Ad ogni modo, ripetiamo, che fra operai e operai non si debbono registrare incidenti. La giornata di ieri sarebbe, in sostanza, passata in una relativa tranquillità se la notizia, anche onesta come tutte le altre, data l’eccezionalità del momento, esagerata enormemente e foscamente non avesse turbato la cittadinanza e dato luoghi e racconti fantastici di «complotti» e di assalti, ecc. […] Una smentita dei pompieri. I pompieri di via Benedetto Marcello, che hanno trasportato il brigadiere all’Ospedale Militare, smentiscono che allo stesso siano stati tolti i documenti, portafogli ed orologio che invece furono rinvenuti sul corpo del morto. […] Altri due feriti. Ieri si presentarono all’Ospedale per richieder le cure del caso, altri due feriti di colpi di arma da fuoco. Uno è il meccanico Carlo Battaini, domiciliamo in via Volta, 9, che fu ferito martedì in via Foro Bonaparte, durante la violenta carica della guardia regia; l’altro è il commerciante Giuseppe Brasile, di anni 55, domiciliato in via Vallazze, 80, il quale ha dichiarato di essere stato ferito ieri mattina, mercoledì, in via Lulli, da alcuni giovinastri che l’avrebbero percosso e poi sparato contro un colpo di rivoltella. Tale sua versione, data al drappello dell’Ospedale, è da accogliersi con la debita riserva. I ferrovieri hanno vinto! La notizia che i compagni ferrovieri hanno vinto, riempirà di legittima gioia tutto il proletariato italiano ed in particolar modo quello milanese che ha dato ad essi entusiasmo, fede e solidarietà. I compagni ferrovieri hanno ottenuto: l’allontanamento di Bergonzoni da Cremona; nessuna conseguenza dello sciopero; le giornate di sciopero saranno trattenute entro cinque mesi; nessuna rappresaglia contro i portabagagli. Questa notizia, comunicata ieri ai convenuti alla scuola del Consiglio Generale delle Leghe ha suscitato vivo entusiasmo. Oggi i ferrovieri riprenderanno il lavoro forti della vittoria ottenuta, lieti della riconoscenza del proletariato tutto, pronti sempre a non essere ultimi nella grande lotta comunista contro il regime borghese. («Avanti!», 24 giugno 1920)

Come sono stati trattati gli arrestati. Prove di ferocia e d’infamia. È venuto, ieri sera, nei nostri uffici, l’operaio meccanico Riboldi F…, abitante in via S. Sofia 27, di anni 20. Costui martedì sera, trovandosi al Largo Cairoli durante il tragico conflitto, raccolse un giovane ferito al ventre da un colpo di arma da fuoco e con automobile, dove si trovavano i deputati Treves e Repossi, condusse il ferito alla G.M. di via Paolo Sarpi. Dopo aver compiuto il pietoso ufficio, se ne tornò indietro per Foro Bonaparte, sempre sulla automobile, nella quale nuovamente avevano preso posto l’on. Repossi ed un giovane operaio; ma giunta la vettura all’altezza del monumento a Garibaldi venne fermata dalle guardie regie, l’un di cui, anzi, salì sulla macchina. Il compagno Repossi declinò allora la sua qualità di deputato, ma la guardia non volle sentire ragione e i due operai vennero fatti scendere dall’automobile e arrestati. […] I due giovani vennero picchiati ferocemente alla presenza del deputato socialista che, solo fra un gruppo di … armati, non poteva in alcun modo …, per quanto protestasse ad alta voce cercando di imporsi. I due infelici furono poi condotti in via Rovello, nei locali dell’ufficio del Bollo, e appena qui giunti bastonati a sangue, … addirittura colle punte dei moschetti contro il petto. I disgraziati perdevano sangue da ogni parte e mostravano ai loro aguzzini le numerose ferite e le ecchimosi prodotte dai colpi di … e dalla canna del moschetto su ogni parte del corpo; ma soprattutto al petto. Quando i due infelici erano in condizioni da non reggersi più in piedi, furono perquisiti e pur non avendo trovato loro nulla, furono ammanettati, tradotti a S. Fedele e da qui a S. Vittore. Giovedì il Riboldi veniva rilasciato e si presentava da noi in condizioni pietose, raccapriccianti. La sua … dal collo alla cintura è di un solo colore: quello del sangue; non è sangue umano. Il suo corpo è ricoperto di lividi e di ecchimosi. La faccia, specie sulla fronte e intorno agli occhi, presenta i segni dello sfogo feroce, bestiale che contro lui e contro quanti altri avevano la sua sventura, compivano scintille regie, poliziotti e carabinieri. Il Riboldi è visibile anche per quelli che non… vedono mai le prodezze dei birri e dei loro amici dell’… . Abbiamo dunque detto che il Riboldi ed il suo compagno sono stati percossi a sangue in via Rovello? Già, proprio dove trovavasi di servizio quel cinico commissario di P.S. cav. Preziosi, quello che aveva animo di provocare il tragico conflitto perché lo comunicava prima che scoppiasse ai compagni Schiavello, Belli e Florio con queste testuali parole: «Questa sera si fanno le fucilate!». E questo funzionario, del quale ne sanno qualche cosa i compagni di Stradella, è tenuto dal questore Gasti in tanta considerazione, da affidargli la tutela dell’ordine pubblico in un luogo delicato e pericoloso come quello di Piazza … Ma in quanto al commissario Preziosi, ne riparleremo! A proposito, invece, del trattamento fatto agli arrestati, stiamo raccogliendo testimonianze e prove che dimostrano come i veri … dello scontro in forza pubblica, siano gli stessi carabinieri, le guardie regie, i poliziotti e i loro superiori. Anche i soldati sono indignati dalla malvagità della guardia regia. Caro «Avanti!», due soldati del 7° Fanteria hanno assistito ai bestiali maltrattamenti fatti dai cosiddetti volontari della guardia bianca. Video due ufficiali del 7° Fanteria che sono gloriosamente fregiati dal distintivo di arditi a picchiare sulla testa del compagno on. Repossi. I due … assistettero pure ai bestiali maltrattamenti di tutti gli arrestati i quali furono sottoposti a una vera tortura. Le regie guardie colpivano coi calci dei fucili e delle rivoltelle i disgraziati arrestati, producendo a molti delle gravi ferite e contusioni, dalle quali sgorgava abbondante sangue. Si sa pure che la caserma del 7° è tutta trincerata, diversi … la cingono, e sono piazzate delle mitragliatrici. Per chi? Si vede che prendono delle precauzioni. I soldati sono stufi! Ecco un esempio: ieri a S. Fedele quando entravano gli arrestati, e che la sbirraglia si accaniva ferocemente contro di essi, diversi soldati ebbero un moto generoso di disgusto, e urlavano contro la guardia regia. Il maggiore della «malemerita» intervenne presso gli ufficiali che comandavano i soldati perché avessero a far tenere loro un contegno più calmo, ma gli ufficiali risposero che c’era poco da fare e di spesare dal loro …! Ne garantiamo l’autenticità. Il compagno Paolo Vistore. Le gesta terroristiche della teppa monturata. La morte del brigadiere Ugolini – avvenuta durante il complotto di Loreto, ove lasciò la vita anche l’operaio Cappelli – sembra debba costituire una legittima sanatoria per la regia guardia ed i carabinieri a commettere nel popolare rione ogni sorta di atto e di violenza contro chi ha la disgrazia di essere preso di mira come un socialista, specialmente se appartenente ai circoli giovanili. Due ore dopo il fatto, il camion della benemerita diede inizio a terroristiche scorrerie in lungo e in largo per il quartiere, sparando in ogni direzione, e commettendo violenze su chiunque capitasse a loro portata di mano. Specialmente sulla via Giacosa a Turro s’abbatté la violenza feroce dei cani da guardia della borghesia. La gravità dei soprusi commessi in codesta località è tale da fornire ragione di un’inchiesta da parte dei compagni della sezione di Turro, i quali si propongono di documentare i selvaggi sistemi della teppa monturata, onde additarla al disprezzo degli operai. Anche questa mattina all’alba, colonne di compagni, quasi tutti nostri giovani, fanno sfilate per le vie del quartiere … tra due ali di carabinieri, ciò che ha determinato la generale … di quanti hanno assistito alla scena sgradevole. («Avanti!», 26 giugno 1920)

Dopo le giornate di sangue. Liberate gli arrestati! – Una prima inchiesta sul trattamento usato contro gli arrestati – il Riboldi accusa i suoi persecutori – Le responsabilità di un commissario di P.S. – Il camion della morte – Il figlio del generale. Durante gli scorsi giorni sono stati operati nella stragrande maggioranza a casaccio oltre trecento arresti. Ancora non sembra che si sia provveduto a far rilasciare almeno quelli che a … furono presi a casaccio e non partecipanti ai disordini. Invece no, si tengono dentro, a S. Vittore, ammucchiati … […] [illeggibile] Per sapere quali motivi si oppongono ancora al rilascio degli arrestati, ci siamo rivolti all’autorità politica, la quale, come sempre, ha risposto assicurando che entro ieri stesso gli arrestati sarebbero stati rimessi in libertà. È quello che vedremo! Intanto, in seguito a quanto poi abbiamo pubblicato ieri, circa il trattamento selvaggio fatto agli arrestati ed in modo speciale a Riboldi Federico, il questore ha ordinato un’inchiesta per assodare le responsabilità dei persecutori di Riboldi. Costui è stato ieri nel pomeriggio nel gabinetto del questore al quale ha mostrato le numerose ecchimosi che ha sulla faccia, sul corpo ed una ferita alla natica destra prodotta da un’arma triangolare. Il questore ha anche potuto vedere coi propri occhi gli indumenti del disgraziato Riboldi tutti intrisi di sangue. Il Riboldi ha confermato al comm. Gasti i particolari da noi pubblicati, della bestiale violenza a cui fu sottoposto da parte di carabinieri, guardie regie, poliziotti ed in particolare da un tenentino di fanteria. Noi non crediamo … che all’efficacia d’inchiesta condanna dalla questura contro uomini di …, ad ogni modo a qualche cosa anche certe inchieste debbono approdare, soprattutto perché … [non ci legge] […]. Il commissario Prezioso, per esempio, deve rispondere della frase pronunciata prima del tragico conflitto: «Questa sera si fa a fucilate», come deve rispondere per i suoi agenti che hanno percosso a sangue gli arrestati tradotti nel Palazzo del Bollo in via Rovello. Uno di questi agenti è quello che maggiormente si è accanito contro il Riboldi e che sarà facilmente da questi riconosciuto. Intanto il Riboldi ha fatto benissimo a … contro i suoi persecutori ed altrettanto dovranno fare gli altri arrestati che sono stati battuti e, quindi, quasi… 3000, la maggior parte dei quali è ancora a S. Vittore. La giustizia borghese sarà clemente contro gli arnesi dell’ordine borghese; ma l’opinione pubblica attraverso quello che raccontano gli arrestati, pronuncerà la sua condanna contro i sistemi … della polizia italiana e di quella milanese in particolare. Preghiamo pertanto i segretari dei Circoli rionali ed i compagni tutti a tenervi informati circa quanto riferiranno loro i compagni e gli operai che sono stati arrestati nelle giornate di martedì e di mercoledì. Le violenze della forza pubblica debbono essere denunciate e senza riguardi o stupidi timori. Un particolare d’eccezionale gravità è quello che abbiamo raccolto ieri interrogando persone – delle quali faremo, all’occorrenza, nome e cognome – che non hanno alcun rapporto… politico con noi socialisti. In modo preciso e … è stato asserito che martedì sera e mercoledì i veri padroni della piazza restarono i «sicari». Vi erano alle loro… dipendenze dei giovinetti – sono naturalmente degli studenti – che fermavano i cittadini, ordinavano loro di alzare le mani e li perquisivano. Gli arresti da parte di questi imberbi, incoscienti, avvenivano sotto il muso di carabinieri e di vicecommissari. Ed ecco il particolare più grave e sul quale vogliamo che sia fatta la luce più ampia. Il camion che portava, da S. Fedele a via Dante ed altrove, il rifornimento delle munizioni, era comandato da un tenente di fanteria con mostrine rosse – noto ai sicari come uno dei più… audaci! Il figlio di un noto generale, il nome del quale è già in mano ai compagni deputati che dovevano, a nome del popolo milanese, proclamare dal Governo completa soddisfazione. Il questore sa, deve sapere, anzi vuol sapere le ragioni gravissime che hanno fatto sì che, in un momento di tanta gravità, un semplice tenentino, figlio di un … generale, abbia potuto guidare il camion della morte, come lo hanno battezzato i sicari, senza che prefetto, questore, generale comandante il Capo d’Armata, abbiano potuto … intervenire in tempo ad evitare ad un folle di far spargere sangue umano sulle vie di una città che non ha mai tollerato, né tollererà atti di brigantaggio politico-militare, e che colpirà senza riguardi tutti i colpevoli. Un altro morto. È morto ieri, alle ore 16, all’Ospedale Maggiore, il giovane socialista Gibelli Armando, inscritto al C.G.S. di via Della Pergola. Il povero giovane rimase colpito al petto da proiettili di …, sparati dai cc.rr. mentre martedì attraversava piazza Castello. Il Gibelli che era un giovane pieno di fede e di …, e che era amato fraternamente da tutti i compagni, i quali, a mezzo nostro, esprimono le più sentite condoglianze alla desolata famiglia. Colla morte del compagno Gibelli i morti da parte della folla ascendono a nove. Da parte della forza pubblica, vi è un solo morto: il vice-brigadiere Ugolini che, come si sa, rimase ucciso mercoledì mattina negli incidenti di piazzale Loreto. […] («Avanti!», 27 giugno 1920)

Come sono stati trattati gli arrestati. Vogliamo un’inchiesta generale e completa – Le infamie di via Rovello – Il Commissario Prezioso deve renderne conto – Un arrestato impazzito – Cosa avviene a S. Vittore? – Il Comune deve intervenire. Siamo lieti che la nostra compagnia – che ogni onesto e libero cittadino non può riconoscere che giusta – abbia trovato subito larga eco in mezzo alla popolazione. I fatti che ci vengono narrati, dalle vittime stesse, sono già di una tale gravità, che impongono all’autorità politica d’intervenire con estrema energia onde i colpevoli non sfuggano alla responsabilità cui sono andati incontro. Il maggiore responsabile di quanto è avvenuto nel cortile dell’Ufficio del Bollo di via Rovello, apparso subito – come già abbiamo scritto – il commissario di P.S. Prezioso, che era di servizio in via Dante la tragica sera di martedì e che deve rispondere di tutte le violenze feroci commesse da guardie regie, carabinieri ed agenti investigativi contro cittadini arrestati in via Dante e luoghi vicini. Ecco, dunque, altri fatti con particolari veramente raccapriccianti. Certo Dosi Fernando, abitante in via Paisiello, 8, arrestato martedì sera in via Dante, venne condotto nel palazzo dell’Ufficio del Bollo, in via Rovello, e qui percosso a … da carabinieri e guardie regie. Condotto poi a S. Fedele, venne di nuovo ferocemente percosso. Certo Pizzi Luigi, tutt’ora detenuto, abitante in via Bernardino Luini al n. 11, o 12, arrestato in via Dante e condotto in via Rovello fu percosso in modo che perdeva sangue da varie parti del corpo. Quando questo disgraziato veniva da via Rovello condotto a S. Fedele, un sergente maggiore della guardia regia, additandolo ad un funzionario, esclamò: «Questo ha sparato e poi ha buttato la rivoltella nel giardino». Ciò provocò, sempre da parte di guardie, carabinieri ed agenti in borghese, una nuova scarica di pugni e di calci contro il disgraziato, che piangeva ed urlava implorando pietà. Tradotto a S. Vittore, sotto l’accusa di aver sparato, dà ora segni di alienazione mentale e con accenti di profonda disperazione proclama la sua innocenza. Alla Sezione socialista si presentava ieri, insieme ad altri, di cui parleremo domani, certo Mattei Luigi di Pier Lombardo, di anni 22, arrestato in via Dante e percosso dai carabinieri e dalle guardie regie, finché perdette i sensi e cadde in terra svenuto. Allora i suoi persecutori, sghignazzando, lo afferrarono per i piedi e lo trascinarono così in via Rovello, dove altri infelici avevano già subito la sua stessa sorte. Alessi Federico, d’anni 50, abitante in via C. Pisacane, 40, martedì sera alle ore 23, mentre transitava per via Dante, venne afferrato da guardi e carabinieri e bastonato ferocemente. Abbiamo altri nomi ed altri fatti che, per assoluta mancanza di spazio, rimandiamo a domani. Rinnoviamo pertanto una preghiera ai segretari dei Circoli rionali ed a tutti i compagni indistintamente d’aiutarci in questa santa campagna contro le violenze dei birri, raccogliendo fatti e circostanze precise non dimenticando mai di prendere il nome, cognome e domicilio delle persone che hanno dovuto subire, dopo arrestate, le violenze dei carabinieri e dei poliziotti. Preghiamo il cittadino Mattei Luigi a passare dai nostri uffici, oggi alle ore 16, per comunicazioni che lo riguardano. […] Gli imponenti funerali di due altre vittime del tragico conflitto di via Dante. Domenica alle 16,30 sul piazzale del Monumentale, è intervenuta una folla imponente di operai e cittadini con oltre cento vessilli per rendere l’ultimo tributo d’affetto alle salme del pompiere Gussoni e del giovane socialista Gibelli. […] Egli [Ippolito Bastiani] ricorda il giovane Gibelli. Caro e bravo ragazzo, soprattutto buono. Buono di quella bontà che trova nel socialismo l’espressione più alta, più nobile, più vera. […] Il comandante dei pompieri pronuncia un bellissimo discorso per tessere le lodi del povero Gussoni, uomo di grande cuore e di ammirevole sangue freddo. La morte lo ha voluto improvvisamente, violentemente quando andava a compiere il proprio dovere di vigile del fuoco. […] La caccia ai vigili urbani. Dal segretario dell’Associazioni fra i vigili urbani riceviamo: «Quei cari giornali della borghesia, sempre pronti a gridare come le oche tutte le volte che uno dei loro protetti riceve la lezione che si merita, con un artificio concorde, hanno voluto passar sotto silenzio il fatto del vigile urbano Ragni Pietro, brutalmente e violentemente percosso dai figli di papà, durante i funerali del carabiniere Ugolini. Ma il fatto del Ragni non è nient’altro che l’episodio culminante di una preordinata e premeditata vilissima azione concertata dal partitore dell’ordine per aggredire i vigili urbani, tanto è vero che alle 17.30 circa all’angolo di via Cusani-Foro Bonaparte, perché ad un povero carrettiere si era mosso il cavallo e la testa del medesimo, aveva … appena appena la coda del corte, e per il pronto intervento di due vigili urbani il cavallo venne immediatamente fatto deviare lungo il marciapiede della casa n. 2 del Foro Bonaparte, un agghindato capitano di fanteria dando voce a parecchi altri suoi colleghi s’è messo ad inveire contro i due vigili urbani di servizio i quali furono circondati da una masnada di ufficiali in divisa e di borghesi, che coi pugni tesi, gridavano il dalli dalli ai vigili che proteggono i socialisti e la teppa. Poco dopo, pure in Foro Bonaparte, un altro gruppo di ufficiali e di bollati, tentava un’altra aggressione ad un vigile urbano il quale poté solo salvarsi perché esibiva la tessera di ex ufficiale, grado che copriva sotto le armi. Noi per ora, ci limitiamo a far osservare a tutti i quali sono in vena di vigilefobia che i vigili urbani, per nessun motivo non tollereranno oltre di essere malmenati e che al primo capello che verrà torno ad uno di essi, sorgeranno tutti come un sol uomo. Avviso a chi tocca ed in special modo al signor prefetto. («Avanti!», 29 giugno 1920)

Attendendo i risultati. Il Governo deve ordinare un’inchiesta – Una denuncia all’autorità giudiziaria – Gli arrestati non debbono essere più percossi – False ed infami denunce – Sistemi di tortura per far parlare gli arrestati – Il commissario Prezioso – Responsabilità. La nostra campagna – condotta con serenità ed in base a tutti … – contro il triste ed infame … poliziesco di battere gli arrestati, è seguita con vivo interesse dalla popolazione, che è concorde con noi nel reclamare che sia posta fine alle violenze bestiali cui sono fatti segno di arrestati da parte dei carabinieri, guardie regie, agenti investigativi e funzionari. […] Una prima inchiesta, in seguito ad una nostra pubblicazione in proposito, è stata ordinata dal questore circa le violenze che carabinieri e guardie consumarono ai danni del giovane Riboldi, che fu bastonato a sangue in via Rovello e, sembra, che si stia procedento ad un’inchiesta più vasta da parte dell’autorità politica. Orbene, noi non ci accontentiamo di questo: vogliamo che il Governo direttamente faccia compiere un’inchiesta, rigorosa e completa, in merito alle risultanze della nostra campagna, che rappresentano un formidabile atto d’accusa contro i cosiddetti tutori dell’ordine pubblico. […] Ma la nostra campagna non mira soltanto allo stroncamento del sistema poliziesco di battere gli arrestati, ma mira anche alla denuncia di un’altra infamia: quella in uso nelle guardie, nei commissariati o nelle caserme, di torturare […] gli arrestati – specie i giovanotti – perché facciano la spia contro gli altri o contro… se stessi. Abbiamo detto far la spia? Ma no, perché allora significherebbe costringere gli arrestati a riferire cose avvenute; invece, col bastone, colla doccia fredda, con minacce e lusinghe, ma soprattutto con minacce di denuncia per omicidio, ecc., si costringono dei disgraziati a mentire ed a denunciare cose non vere. In modo che spesso, l’autorità giudiziaria, deve trovarsi di fronte a gente che confessa di essersi autodenunciato come colpevole di reati non commessi e di averlo fatto dietro le minacce o le percosse della polizia. La conferma di quanto sopra asseriamo è in quanto avviene in questi giorni a Turro Milanese ed in quanto è avvenuto e avviene anche a Milano, come molti arrestati e detenuti possono, se interrogati, confermare e precisare. Un altro delitto, che purtroppo resta impunito e… frutta anni di galera a degli innocenti, è quello di false denunce dovute alla cattiveria, all’incoscienza, all’arbitrio di un qualunque poliziotto che può accusare un povero diavolo di mancato omicidio o di omicidio colla più fredda e cinica tranquillità. È vero che, qualche volta, l’autorità giudiziaria assolve gl’imputati riconoscendoli innocenti; ma è altrettanto vero che mai i birri vengono – come sarebbe doveroso e giusto – condannati per calunnia. Bisogna dunque insorgere, e sentiamo che avremmo con noi tutte le coscienze serene e gli animi liberi, contro sistemi polizieschi che fanno impallidire il ricordo di quelli usati e dall’odiato e tirannico Borbone. Bisogna insorgere non soltanto in nome delle vittime; ma in … della nostra qualità di uomini liberi, che non possono e non debbono più tollerare uno stato di cose che rappresenta un’offesa … ad ogni sentimento civico e umano. […] Abbiamo detto del sistema, e lo confermiamo, ma dobbiamo però riconoscere che vi sono degli uomini che sembrano nati a posto per essere peggiori di ogni peggiore sistema. Intendiamo parlare di quel commissario Prezioso – l’uomo delle fucilate – che è contornato da un gruppetto di …, i quali si sono distinti nella tragica serata di martedì 22 giugno a.s., in ferocia nel percuotere gli arrestati che venivano condotto in via Rovello. Che cosa è stato fatto contro quest’uomo dai nervi scossi e dal cuore di marmo? Crede davvero il questore che questa volta ci accontentiamo delle sue assicurazioni – che potrebbero anche essere fatte in perfettissima buona fede per quanto, come dice il proverbio, cane… con quel che segue – e che non vogliamo vedere coi nostri occhi i risultati della campagna che stiamo conducendo? Si sbaglierebbe di grosso, il comm. Gasti! Vi sono di mezzo dieci morti – diciamo dieci morti – oltre cinquanta feriti, [illeggibile] in questura cittadini arrestati, bastonati, tradotti in carcere e molti di essi denunciati all’autorità giudiziaria. Bisogna, dunque, che la giustizia non abbia due pesi e due misure […]. Il commissario Prezioso era in via Rovello; ha visto che si battevano gli arrestati, sa chi sono quelli che più si sono distinti nel fare sanguinare tutti coloro che avevano in quella tragica serata la sfortuna di passare in via Dante e luoghi vicini. È lui, lui, il principale responsabile di quanto è avvenuto in via Dante ed in via Rovello; ne tengano ben conto i compagni deputati e gli altri che dovrebbero controllare l’inchiesta dell’autorità politica. Né la commissario Prezioso si fermano le responsabilità; ma esse coinvolgono logicamente tanto il prefetto, quanto il questore per tutte quelle circostanze che abbiamo citate nel nostro scritto di ieri e, soprattutto, perché gli arrestati, ad onta delle nostre proteste, di quelle dei deputati Agostini, Repossi, Treves, Bellotti, Ghezzi, di altri … e dei parenti delle vittime si continuano a testimoniare ed a perseguitare in barba a tutte le punizioni disciplinari minacciate dal comm. Gasti. Anche il Comitato del Corpo d’Armata deve rispondere di quegli ufficiali – tutti gli arrestati sono concordi nell’affermarlo – che in via Rovello, in Piazza S. Fedele e dentro S. P… hanno dato il buon esempio nel battere gli arrestati. Il Comando del Corpo d’Armata deve sapere chi erano quegli ufficiali in divisa che cooperavano validamente all’arrestare dei tranquilli cittadini in santa unione coi «volontari dell’ordine». Erano ufficiali in servizio? Da chi erano stati comandati? Da nessuno come il tenente Gaglioni? Erano individui che avevano indossato la divisa per la circostanza? Eh, sì, anche il Corpo d’Armata deve rispondere… e risponderà! […] («Avanti!», 2 luglio 1920)

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