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30 MARZO 1919 – CAMERA DEL LAVORO

Scontri e colluttazioni con la polizia al comizio della Lega Proletaria

Dove? Camera del Lavoro, via Manfredo Fanti, 19, via Passione, Porta Monforte verso la sede dell’Avanti! in via San Damiano, 10.

Soggetti coinvolti: socialisti e forze dell’ordine

Arresti: Nessuno

Feriti: contusioni, non sono specificati i nomi dei feriti

Vittime: Nessuna

Mutilati, reduci e vedove di guerra affollano il grande salone della Camera del Lavoro. Il comizio della Lega Proletaria è festante e colorato da bandiere e vessilli delle associazioni. Al termine della riunione, è ormai uso andare a manifestare il proprio sostegno alla sede del quotidiano socialista in via San Damiano, ma percorrere quella breve distanza è oggi ancora più complesso a causa degli ordini del nuovo prefetto. Con Filiberto Olgiati ormai già a Firenze, Angelo Pesce – il salernitano sino ad ora prefetto di Bari – vuole subito far capire alla cittadinanza chi comanda. L’ordine è perentorio: la colonna di dimostranti non deve raggiungere l’Avanti!.

Cordoni delle forze dell’ordine vengono dunque disposti all’altezza di via Passione e di Porta Monforte, per impedire l’accesso a via San Damiano. Le colluttazioni e lo sfondamento sono inevitabili. Gli operai riescono a raggiungere il giornale, e il bilancio è solo di qualche graffio e contusione.

Il signor prefetto, concludendo, si persuada che il proletariato milanese non intende rinunciare alle libertà di cui godeva prima della guerra.

«Avanti!», 31 marzo 1919 (Digiteca della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Roma)

Il comizio d’ieri della Lega Proletaria. Mutilati e reduci di guerra. Una cretineria prefettizia provoca la rottura di tre cordoni e colluttazioni colla polizia, «Avanti!», 31 marzo 1919

Il comizio d’ieri della Lega Proletaria. Mutilati e reduci di guerra. Una cretineria prefettizia provoca la rottura di tre cordoni e colluttazioni colla polizia. Ieri il salone massimo della Camera del Lavoro era gremito di lavoratori e di compagne; fra la folla si notavano con emozione numerose vedove di guerra. Occorrerebbero ormai ambienti più vasti: il pubblico chiedeva ieri che si indicesse presto il comizio all’Arena… Sul palcoscenico sono venute a disporsi le bandiere di alcune associazioni, mentre il pubblico cantava, nell’attesa, inni rivoluzionari. […] Tutti gli oratori hanno riscosso ripetuti e calorosi applausi. […] La quale Prefettura ha dimostrato una insipienza colossale. Si vede che il nuovo prefetto giuntoci da bari non è ancora pratico all’ambiente milanese. È questa l’unica scusa può accampare… Infatti egli aveva dato ordini che il corteo si fermasse a Porta Monforte, all’imbocco della via omonima, e che solo la Commissione passasse il cordone che aveva fatto stendere colà. Ma la folla ha rotto il cordone dietro alla propria Commissione, e sotto alle finestre della Prefettura ha fatto echeggiare i suoi inni. Altri due cordoni erano stati distesi all’imbocco della via S. Damiano a Porta Monforte, e presso via della Passione. L’ordine dato dal prefetto era che la colonna dei dimostranti non dovesse raggiungere l’«Avanti!». Non si capisce perché una colonna di dimostranti non dovesse raggiungere l’«Avanti!». Non si capisce perché una colonna di dimostranti non possa manifestare la sua simpatia al nostro giornale. Ormai tutti lo sanno che l’ultima delle folle vibra all’universo con noi! Anche i due cordoni sono stati facilmente superati dalla folla, dopo brevi colluttazioni, che non hanno cagionato se non qualche contusione. Le quali contusioni sono da mettere in conto al signor prefetto, che dovrebbe essere condannato a pagare le spese di medicazione, dato che non si sarebbero avute senza il suo sciocco ordine. Sotto le finestre dell’«Avanti!» è stata fatto una valorosa dimostrazione. […] Il signor prefetto, concludendo, si persuada che il proletariato milanese non intende rinunciare alle libertà di cui godeva prima della guerra. («Avanti!», 31 marzo 1919.)

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