';
4 NOVEMBRE 1919 – GALLERIA VITTORIO EMANUELE II/PIAZZA DEL DUOMO

Scontro tra socialisti e fascisti in occasione delle celebrazioni del 4 novembre

Dove? Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza del Duomo

Soggetti coinvolti: socialisti, fascisti, futuristi

Arresti: Nessun fermo ufficializzato

Feriti:

  • ● Giuseppe Albini, falegname, contusioni provocate da colpi di bastone
  • ● Francesco Fogliato, impiegato, contusioni provocate da colpi di bastone
  • ● Giuseppe Venturini, impiegato, contusioni provocate da colpi di bastone 
  • ● Mario Mambretti, negoziante, contusioni provocate da colpi di bastone
  • ● Giuseppe Baroncini, meccanico, contusioni provocate da colpi di bastone
  • ● Giovanni Soffiantini, meccanico, contusioni provocate da colpi di bastone
  • ● Emilio Osnaghi, operaio, contusioni provocate da colpi di bastone

Vittime: Nessuna

Approfondimento:

Con la candidatura di F.T. Marinetti, il fascismo compie il gesto più maschio della sua rigorosa giovinezza.

Si legge sul Popolo d’Italia del 5 novembre. Le elezioni sono alle porte e la città è irrequieta. 

L’intellettuale futurista è uno dei protagonisti indiscussi della scena meneghina. Lo si ritrova in tutti gli angoli della città, soprattutto nei pressi del suo salotto buono, inerpicato su un tavolino del Biffi in Galleria o su una carrozza in San Babila, impegnato a aizzare la folla con parole di fuoco.

Le celebrazioni per l’anniversario dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, che ha posto fine per gli italiani alla Grande guerra, sono un’occasione irrinunciabile per sovvertire l’ordine e tentare di mandare a gambe all’aria la città. Con violento entusiasmo futuristi e arditi, capitanati da Marinetti e Vecchi, si aggirano per la piazza del Duomo e la Galleria sventolando i vessilli neri e una grande bandiera di Fiume. Gli scontri con i socialisti avvengono a più riprese durante il pomeriggio. Marinetti denuncia la volontà del governo Nitti e dei pussisti – l’ingiuria coniata da Mussolini per insultare i socialisti – di sabotare le celebrazioni. Gli avversari ferocemente ribattono: Abbasso la guerra! La guardia medica in via Cappellari, in pochissimo tempo, è gremita di persone brutalmente bastonate. 

Sembra che tutti cerchino di ricucire le insanabili ferite della guerra… a suon di legnate. Marinetti intanto, a fine serata, può dire di esser riuscito di nuovo a mandare nella più completa confusione la città.

Ma Marinetti non è soltanto un letterato di pregio, un oratore gagliardo, un temperamento geniale, uno spregiudicato, un generoso…; è soprattutto un combattente valoroso… (Il Popolo d’Italia, 5 novembre 1919)

Cartolina per le elezioni del 1919 (Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano)

Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero. 1919: la nascita dei Fasci italiani di combattimento, Mondadori, Milano 2019, p. 131

Dimostrazioni in Piazza del Duomo. Tafferugli, squilli, bastonate e arresti, «Avanti!», 5 novembre 1919

Comizi e cortei patriottici, «Il Popolo d’Italia», 5 novembre 1919

Dimostrazioni in Piazza del Duomo. Tafferugli, squilli, bastonate e arresti. Alle 17 d’ieri un gruppetto di fascisti con alla testa una bandiera nera e la bandiera di Fiume ha fatto un giro in Galleria, ha raccolto un po’ di curiosi e si è portato al monumento di V.E. Due del gruppo pronunciarono parole di… guerra! Nel frattempo un forte numero di nostri compagni, che passava per caso, guastò la festa semi-futurista gridando: «Abbasso la guerra! Viva il socialismo! Viva Lenin!». I Futuristi reagirono e così si venne ad un violento scambio di pugni e bastonate. La folla dei curiosi si sbandò, mentre molti operai e non poche donne del popolo si univano ai socialisti che cantavano la «Internazionale». I guerrieri abbandonarono il… re galantuomo e tornarono in Galleria, dove s’incontrarono con altri gruppetti di socialisti coi quali vennero nuovamente alle mani e ai… bastoni. La forza pubblica si sfogò a suonare e suonare gli squilli ed operò numerosi arresti. Verso le ore 19 una forte colonna di giovani socialisti si è portata in Piazza del Duomo ed ha invaso la Galleria al canto dei nostri inni. Anche qui colluttazioni, pugni, legnate nelle prime ore della sera. I feriti o contusi curati alla Guardia Medica sono: Albini Giuseppe, falegname, Fogliato Francesco, impiegato; Venturini Giuseppe, impiegato; Mambretti Mario, negoziante; Baroncini Giuseppe, meccanico; Soffiantini Giovanni, meccanico, Osnaghi Emilio, operaio». («Avanti!», 5 novembre 1919)

Comizi e cortei patriottici. Nel pomeriggio, arditi e fascisti, per ricordare l’anniversario glorioso della Vittoria, si raccolsero spontaneamente in piazza del Duomo, raccogliendosi attorno alla bandiera di Fiume ed a quella nera degli arditi. Subito al primo nucleo composto di molte centinaia di persone si unirono migliaia di cittadini d’ogni classe e condizione sociale, in festa per l’anniversario della vittoria. Alla vasta folla tenne un primo discorso dalla base del monumento a Vittorio Emanuele, Salvatore Stefanini seguito da Marinetti, che ebbe parole aspre per il governo Nitti che sembra quasi voglia sabotare la prima ricorrenza del gran giorno che liberò per sempre l’Italia dalla vergogna del servaggio straniero. Marinetti parlava continuamente acclamato dalla gran folla raccolta, quando dalla parte di via Torino si udì il ritornello melenso di una canzonetta pussista. Era un corteo di socialisti che procedevano con l’intenzione di venire a disturbare il comizio. Furono lasciati avanzare fino a portata… di bastoni, poi, il gruppo di fascisti si lanciò decisamente contro i disturbatori, che si squagliarono dopo un primo momento d’incertezza e di sorpresa. Volarono naturalmente santissime bastonate che contribuirono a disperdere i facinorosi pussisti. E Marinetti continuò il suo discorso, seguito poi da Vecchi. Ma i socialisti non erano paghi ancora, e vollero ritentare la prova allo scopo di sconvolgere il comizio; quei convenuti attorno alla bandiera di Fiume e degli Arditi non erano, però, seguaci del «pipì», per cui anche questo secondo assalto fu respinto con tutte le regole della tattica e dell’impeto guerresco. Alcuni assalitori dovettero recarsi al più vicino «posto di medicazione», altri, presi tra la folla nostra, tacquero mogi mogi, ed il «grosso» si disperse in fuga verso gli angoli più lontani della piazza. Il comizio proseguì. […] Quindi si compose un lungo, denso corteo che al canto degli inni della Patria e della Vittoria, penetrò in Galleria, dove, sotto le finestre del Comitato Elettorale fascista, si svolse un altro comizio, oratore Enzo Ferrari. Qui, nuove acclamazioni all’Italia Vittoriosa, a Fiume, alla Dalmazia, e maledizioni all’indirizzo del ministro disfattista e panciaficaio. A stento, tra gran ressa di folla plaudente, il corteo tornò in piazza e mosse verso il Corso Vittorio Emanuele. Passavano dei trams con i vetri impillaccherati dallo stemma dei Soviets, i vetri andarono in frantumi e lo stemma della «repubblica della fame» sparì. La amministrazione socialista, poi, farà pagare a Pantalone le conseguenze di questa logica reazione ad una stolta, provocante, partigiana ostentazione del simbolo caro ai compagni di via San Damiano. Il corteo proseguì per il Corso, via Montenapoleone, via Manzoni, acclamando a Caviglia sotto l’Hotel Continental. Qui avvenne un altro incidente per il contegno provocante dei soliti tramvieri. Guardie e carabinieri, su camions, dovettero intervenire per ricondurre un po’ di calma. In piazza del Duomo, il corteo, dopo brevi parole di Vecchi, si sciolse fra alte grida di abbasso Nitti!, viva Fiume d’Italia! Alle guardie mediche furono curati alcuni individui per contusioni prodotte da colpi di bastone. («Il Popolo d’Italia», 5 novembre 1919)

milano_1920