I manuali di filologia definiscono edizione critica l’edizione ‘scientifica’ di un testo, frutto di una ricerca ampia e approfondita sui documenti che lo trasmettono, siano essi autoriali o tradizionali, così da fornire, quanto meno teoricamente, ‘il miglior testo possibile’. Per questo l’edizione critica si rivolge a un pubblico formato dagli studiosi, che attraverso di essa hanno a disposizione un testo affidabile dell’opera oggetto di studio. L’edizione critica fornisce dunque uno strumento primario a tutti coloro che – storici della letteratura, del pensiero, della società o della cultura, linguisti, critici, ecc. – si avvicinano al testo per un’indagine di secondo livello, nella quale cioè si dia per ormai acquisita la fisionomia del testo stesso ed esso venga utilizzato come fonte o come oggetto di interpretazione; così come costituisce la base per coloro – in genere anch’essi studiosi, ma con competenze e interessi diversi – che abbiano l’obiettivo di comunicare il testo a un pubblico più vasto (commentatori, traduttori, antologizzatori ecc.). Il compito dell’edizione critica è dunque, almeno in parte, un compito di servizio: il testo che essa produce, oltre ad avere un valore in sé, costituisce il fondamento inderogabile per studi e operazioni culturali diverse, come sono le edizioni destinate esplicitamente a lettori non specialisti, assicurandone la consistenza scientifica. Che i destinatari elettivi siano gli studiosi non esclude poi che la fruizione possa essere anche quella di un pubblico più vasto, come spesso avviene e come è auspicabile che avvenga quando l’edizione critica sia corredata da elementi accessori destinati a un raggio più ampio di lettori, quali per esempio un’introduzione storico-letteraria, un commento, e, per i testi che ne hanno bisogno, una traduzione. Ma, in linea di principio, l’edizione critica si rivolge anzitutto agli studiosi, o comunque trova negli studiosi i suoi primi interlocutori e la comunità di riferimento che può correttamente intenderla e valorizzarla.
Perché si dia edizione critica, è necessario che vengano utilizzati i metodi propri della scienza (e per questo, per l’edizione critica, si parla anche di ‘edizione scientifica’), ovvero un percorso metodologico dichiarato, condiviso e verificabile, ed applicato poi con coerenza. Questa condizione, che spesso i manuali di filologia danno per scontata, costituisce a nostro parere ciò che distingue nella sua natura intrinseca un’edizione critica da un’edizione ‘qualsiasi’. Le ovvie differenze di impostazione e di metodo che intercorrono poi fra un’edizione e l’altra e che possono essere anche molto rilevanti – com’è normale nella dialettica della ricerca scientifica – non ledono tale fondamentale caratteristica, che tutte le accomuna e che ne costituisce un requisito: perché un’edizione possa chiamarsi ‘critica’ occorre che spieghi al lettore i criteri su cui è elaborata, e consenta poi la verificabilità nei fatti di tali criteri. Questa specificità distingue l’‘edizione critica’, come noi qui la definiamo, da quella che è invalso chiamare, soprattutto in area anglosassone, ‘scholarly edition’, cui si rifanno soprattutto molte delle recenti ma ormai numerose ‘digital scholarly editions’ e la cui caratteristica peculiare è indicata in prima istanza nell’essere indirizzata agli studiosi, indipendentemente dai criteri filologici in base ai quali il testo è stato definito.
Nostra convinzione è che nei parametri che abbiamo indicato possano rientrare edizioni critiche di qualsiasi genere, epoca e lingua, indipendentemente dalle condizioni in cui si trovano i testi che hanno per oggetto. Questo rende possibile un confronto ben più ampio di quello concesso dagli ambiti disciplinari precostituiti, e crea l’aspettativa di risultati trasversali di utilità comune per studiosi impegnati su terreni cronologici e linguistici diversi.
Per altro gli ultimi vent’anni hanno visto un aumento vertiginoso di edizioni di testi, molte delle quali si definiscono – non sempre a ragione, se misurate secondo i parametri sopra indicati – ‘edizioni critiche’. I motivi di questo incremento sono vari: alcuni dipendono da istanze pratiche e sociali (maggiore accessibilità dei materiali di biblioteca e d’archivio; grande rapidità nella composizione e pubblicazione di articoli e monografie; incremento numerico degli studiosi formati alla ricerca; crescita degli scambi di informazioni interpersonali; urgenza di pubblicazione ai fini di progressioni di carriera), mentre altri, di più schietta rilevanza scientifica, sono legati primariamente all’evoluzione portata dalle tecnologie informatiche (possibilità di sperimentare nuove vie per l’indagine sul testo e la sua rappresentazione). Questo incremento non è stato però accompagnato da una parallela riflessione teorica: i metodi e i principi-base elaborati dalla filologia otto-novecentesca, per altro spesso diversi da scuola a scuola e da nazione a nazione, vengono il più delle volte considerati assodati, come si trattasse di regole ormai scontate che vanno semplicemente applicate. Ci si aspetterebbe invece che l’intensissima e talvolta quasi frenetica attività editoriale degli ultimi anni porti a novità anche da un punto di vista teorico: l’aumento della casistica applicativa unita alla facilità di comunicazione scientifica dovrebbe infatti portare all’individuazione di nuovi problemi, alla calibratura progressiva dei metodi di indagine, all’elaborazione di soluzioni aggiornate e condivise.
Se questo non si è verificato, dipende anche dal fatto che hanno perso potenza alcuni tradizionali strumenti di discussione e di verifica, che in passato costituivano un ‘secondo tempo’ delle edizioni critiche e permettevano un loro più ponderato accoglimento nella comunità degli studi. Stiamo parlando della recensione con finalità scientifiche, un tipo di pubblicazione un tempo nobile e oggi assai meno praticata, in ragione di circostanze che talvolta poco hanno a che fare con l’attività scientifica (la scarsa o nulla valorizzazione di questo genere di contributo nella fiscalità della valutazione universitaria; la grande massa di nuove edizioni prodotte, che rende difficile selezionare quelle su cui porre l’attenzione, se non attraverso procedimenti casuali; le convenienze accademiche, che rendono sconsigliabile formulare giudizi negativi, come pure talvolta sarebbe necessario; il peso tecnico, per le riviste settoriali, di gestire il carico delle recensioni, che richiede un servizio di invio di volumi). Nonostante questo, pregevoli recensioni continuano a essere fatte, e non si può che ringraziare chi se ne fa carico; ma la forbice fra numero di edizioni critiche prodotte e numero di recensioni scritte tende a aumentare, a vantaggio del primo dato.
Non ci proponiamo comunque qui di rinverdire la pratica della recensione tradizionale: essa è un valido strumento analitico, in quanto osserva, descrive ed eventualmente giudica un singolo lavoro, ma è priva della dimensione propositiva e comparativa di cui avvertiamo la necessità. Nostro obiettivo è invece avviare un’indagine a spettro più ampio, che esamini con qualche sistematicità la prassi editoriale corrente nei diversi campi e registri le tendenze in atto, nella prospettiva di una più diffusa consapevolezza e di un rilancio del dibattito teorico. A differenza di quanto avviene nelle individuali recensioni, il nostro scopo non è quello di valutare le singole edizioni, rilevandone pregi e difetti, ma di descrivere come gli editori oggi si muovono, quali strade battono e quale linguaggio usano, senza rinunciare – questo sì – a sottolineare gli elementi di coerenza e di incoerenza, quelli appunto che permettono di attribuire a un’edizione l’etichetta di ‘scientifica’. Ciò che intendiamo offrire alla comunità degli studiosi è un luogo di informazione e di confronto, utile in un momento di forte produzione e di trasformazione.
La via che proponiamo di seguire è quella di rendere esplicito il percorso degli editori critici stessi: nelle loro dichiarazioni metodologiche e programmatiche, nella sistematicità con cui i principi dichiarati sono poi applicati, nella trasparenza con cui i dati filologici sono presentati e dunque nella verificabilità dei risultati. Si metterà in luce inoltre il linguaggio ‘tecnico’ utilizzato nell’edizione, individuando un vocabolario della disciplina che non parta da una definizione normativa, ma dall’effettivo utilizzo dei termini in un contesto filologico; in base al principio che il lessico si crea dalla prassi, e non è semplice applicazione di definizioni teoriche.
Il gruppo di ricerca è fondato da studiosi di discipline diverse, cronologicamente distese su un arco cronologico molto ampio (dalla classicità greca alla letteratura italiana moderna e contemporanea, attraverso il medioevo latino e romanzo) e, proprio anche in questa sua definizione personale, scommette dunque sulle valenze interdisciplinari della ricerca. Il gruppo è però aperto a chiunque si riconosca nei principi e negli obiettivi che abbiamo esposto.
ALCUNI CHIARIMENTI PRATICI
1) scopo dell’osservatorio – Scopo dell’“Osservatorio” non è quello di proporre un modello standard di edizione critica (o di edizione scientifica, ma su questo vedi punto 7), e nemmeno un modello standard di recensione. L’“Osservatorio” non ha il compito di formulare valutazioni, ma quello di monitorare le pubblicazioni che escono con la dizione edizione critica (o comunque con dichiarato intento scientifico). L’obiettivo, cioè, è quello di creare un luogo dove chi è interessato possa vedere con chiarezza le strade che stanno prendendo le edizioni dei nostri tempi (come strategie di lavoro, realizzazioni pratiche e linguaggio utilizzato), registrare eventuali mutamenti di terminologia e di finalità, trarne indicazioni per il lavoro proprio e dei propri allievi.
2) interdisciplinarietà – Il punto di forza e la scommessa dell’“Osservatorio” (si potrebbe anche parlare, in termini più elaborati, di ‘assunto epistemologico’) è l’interdisciplinarietà. L’“Osservatorio” viene fondato da studiosi di diverse discipline, che credono che lo sforzo di uniformare il linguaggio di comunicazione sia ampiamente ripagato dal vantaggio che si trae dal confronto di esperienze. Ogni singola disciplina può e anzi deve mantenere il linguaggio che le è proprio, quello che ha elaborato nel tempo e che meglio rappresenta le esigenze del suo specifico campo, e nel contempo renderlo comunicativo nei confronti di esperienze e ambiti diversi.
3) recensione/scheda – Lo strumento con cui si presentano le edizioni critiche è evidentemente un testo. Abbiamo usato per tale testo talvolta la parola ‘recensione’, talvolta la parola ‘scheda’. Nell’esperienza bibliografica italiana, questi due termini indicano oggetti diversi e talvolta contrapposti: più ampia, discorsiva e valutativa la recensione, più schematica e descrittiva la scheda. Con questi due strumenti cercheremo dunque di assolvere gli obiettivi di monitoraggio che sono stati precisati al punto 1, ma ogni collaboratore del progetto deve sentirsi completamente libero di interpretare il suo compito come preferisce (anche in termini di ampiezza), o come richiesto dalle altre sedi nelle quali intende anche pubblicare il suo scritto (cfr. punto 5); ciò che importa è che la recensione/scheda tocchi alcuni punti essenziali, che permettano di contribuire al progetto.
4) i punti della recensione/scheda – La scheda/recensione dovrà contenere una serie di informazioni ritenute indispensabili affinché il lettore possa subito farsi un’idea della fisionomia dell’edizione che viene proposta (in proposito si rimanda alla pagina "istruzioni"). Alcune di queste informazioni coincidono con i campi che rendono poi ricercabili le schede/recensioni stesse attraverso un form presente nella pagina "schede". L’estensore della recensione o della scheda si muoverà poi come preferisce (in un ampio discorso recensivo, in una semplice scheda a punti, nell’ordine che è più confacente, eludendo anche tacitamente ciò che non serve, aggiungendo ciò che sembra utile). L’intenzione comunque resta quella di proporre contenuti su cui riflettere, non uno schema costrittivo.
5) non esclusività della pubblicazione – in questo sito sono ospitate le recensioni/schede preparate da chi è interessato all’obiettivo del progetto. Queste recensioni/schede possono essere ospitate soltanto qui, se l’autore lo ritiene opportuno, oppure anche in altre sedi più marcatamente disciplinari (in genere una rivista specializzata). Questa seconda soluzione implica, naturalmente, che la seconda sede permetta la pubblicazione anche nel sito dell’“Osservatorio”; ma per contributi che si configurano come recensioni/schede non dovrebbe essere impossibile. La non-esclusività di pubblicazione risponde a un duplice scopo: le riviste specifiche delle singole discipline sono il luogo dove gli studiosi andranno normalmente a consultare recensioni relative a tutti i contributi usciti nel loro campo di studi (edizioni e non edizioni), mentre nel sito dell’“Osservatorio” gli studiosi di qualsiasi disciplina hanno a disposizione una documentazione selezionata (relativa alle sole edizioni) di molte discipline, che solo con grande fatica potrebbero acquisire in altro modo. Sempre attraverso il form di ricerca è però immediatamente reperibile la scheda relativa all’opera o all’autore di proprio interesse (se presente).
6) la valutazione e il giudizio – Riprendendo il precedente punto 1, ribadiamo che non si intende proporre un modello di edizione ideale, né fornire una patente di qualità alle edizioni che vengono prodotte. Naturalmente resta la valutazione che il recensore può esprimere anche solo nella sua descrizione, come sempre è stato; la condivisione degli obiettivi dell’“Osservatorio” e la possibilità di pubblicare la recensione/scheda anche in un ambito condiviso potrebbero permettere comunque una maggiore libertà di comunicazione.
7) edizione critica/edizione scientifica – delimitazione di campo: si parla di ‘edizione critica’, un termine che nella tradizione italiana è abbastanza univocamente definito, ma si parla anche di ‘edizione scientifica’, che invece non lo è altrettanto. Il problema qui è quello di conciliare i linguaggi e le prassi di discipline diverse che sono, anche da noi, non sempre uniformi. Anche se in questa fase una definizione assoluta di cosa includere ed escludere ci sembra prematura, ci sentiamo di dire che l’oggetto di studio sono le edizioni che mirano a proporre al lettore un testo affidabile, costituito con parametri scientifici e introdotto/commentato con criteri scientifici.
8) edizioni digitali – la nostra scelta è quella di considerare l’‘edizione digitale’ (in alcune edizioni ancora chiamata ‘elettronica’) non come un settore a sé, ma come una delle possibili forme in cui un’edizione si realizza. L’‘edizione digitale’, beninteso, ha spesso un’impostazione, una filosofia e un metodo differenti da un’edizione tradizionale, e non è semplicemente la trasposizione di un’edizione tradizionale in un mezzo diverso; ma, nonostante questo, è nostra convinzione che allo stato attuale della ricerca conti di più ciò che accomuna – l’obiettivo di presentare al pubblico un testo affidabile – che ciò che divide – i diversi metodi con cui questo obiettivo si realizza. Non sarà previsto uno spazio ‘riservato’ alle edizioni critiche digitali, dunque, ma ampia trattazione degli aspetti tecnologici, ove ci siano, all’interno della recensione/scheda.
9) cosa succede in pratica – come si è detto in questo sito sono caricate informazioni sul progetto e le recensioni/schede via via che pervengono. Le recensioni/schede sono inserite in un sistema di indicizzazione (si veda ancora nella pagina "schede") che permette di interrogarle tramite alcuni campi come ‘autore’, ‘titolo dell’opera’, ‘epoca’, ‘lingua’, ecc. Questo spazio on line è dunque il punto di riferimento per trovare i prodotti del nostro lavoro e lo spazio in cui verranno accolti i contributi di chi vorrà collaborare. Oltre alla pubblicazione dei materiali descrittivi delle edizioni e, dunque, oltre alla parte specificamente dedicata alla visibilità del progetto, sarà possibile in questa sede dare comunicazione di iniziative (convegni, seminari, call for papers) legate ai diversi settori scientifico disciplinari coinvolti (si veda pagina "notizie").
10) cosa chiediamo di fare – chi vuole può mandare recensioni o schede (sua o di suoi collaboratori) che ritiene in armonia con la filosofia dell’“Osservatorio”, non importa se di nuova preparazione o già pubblicata altrove: sarebbero utilissime anche per mettere a punto nel migliore dei modi l’indicizzazione di cui al punto 9. Le recensioni/schede possono essere inviate al seguente indirizzo: oec@unimi.it oppure a uno dei componenti del gruppo.
In ultimo si precisa che tutte le schede pubblicate sono supervisionate e approvate dal gruppo di ricerca, prima della loro pubblicazione.
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