La razza Nera di Verzasca deriva dall’omonima Val Verzasca, nelle Prealpi Svizzere, dove viene allevata in forma semibrada. Dal punto di vista etnico appartiene alle razze del ceppo alpino. Era una razza in via di estinzione ma, grazie a un efficace programma di recupero, è stata eliminata dalle liste delle razze minacciate (Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità animale di interesse per l’agricoltura, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, 2013). È una razza particolarmente vivace che ben si adatta alle condizioni climatiche più diverse. La produzione media di latte è discreta, superando in media i 400 kg di latte per lattazione.
Riguardo al sistema di allevamento, in Lombardia si ritrovano tutte e tre le tipologie: intensivo, semi-intensivo, estensivo.
Il sistema intensivo è tipico delle zone di pianura o dei fondovalle alpini. In questi allevamenti, che possono superare anche i 100 capi, gli animali sono stabulati liberi in capannoni solitamente chiusi con la possibilità di accedere a paddock esterni. L’alimentazione degli animali viene fatta con foraggi autoprodotti in azienda o acquistati e con mangimi complementari, senza far ricorso al pascolo. Con questo sistema di allevamento è possibile raggiungere le produzioni di latte più elevate e, frequentemente, viene fatto ricorso alla destagionalizzazione della fase riproduttiva al fine di avere la produzione di latte più o meno costante per tutto l’anno. La mungitura viene fatta una o due volte al giorno nell’apposita sala di mungitura o su palchetti. Le razze allevate sono Saanen e Camosciata delle Alpi ad elevata produzione. Normalmente il latte prodotto viene venduto all’industria casearia.
Gli allevamenti semi-intensivi si concentrano nelle zone collinari e montane, solitamente sono a gestione famigliare, il latte è trasformato nel caseificio aziendale e spesso hanno un punto di vendita diretta dei prodotti. Le greggi sono normalmente composte da una cinquantina di capi delle due razze cosmopolite (Saanen e Camosciata) ma anche dalla più rustica Nera di Verzasca.
Nel periodo invernale gli animali vengono alimentati con foraggi autoprodotti in azienda o acquistati e con mangimi complementari ma, già da marzo fino ad ottobre, viene fatto ricorso al pascolo integrando l’alimentazione delle capre con foraggi e/o concentrati in misura differente in funzione dell’intensità del pascolamento. Il pascolo è un fattore di benessere per gli animali e le essenze vegetali presenti sulle aree pascolive forniscono ai formaggi caratteristiche organolettiche particolari. Tuttavia, il pascolo è fonte anche di rischi sanitari in quanto espone gli animali all’acquisizione di parassiti, nello specifico di nematodi del tratto gastrointestinale, tramite l’ingestione di foraggi contaminati dalle forme infestanti (larve). Tali parassiti sono considerati i più importanti sul piano zoo-economico in quanto la loro presenza è correlata a significative perdite di produzione. La mungitura viene fatta una o due volte al giorno nell’apposita sala di mungitura o su palchetti.
Il sistema estensivo si ritrova solamente nelle zone montane. La produzione principale è la carne, la mungitura, se fatta, può essere manuale o con sistemi mobili. Le razze allevate sono prevalentemente razze autoctone più rustiche che meglio si adattano alle diverse condizioni ambientali.