“poesia didattica”: in essa, infatti, il linguaggio
poetico non è assolutamente astrumentale,
ma è invece parte stessa del significato della poesia, serve
cioè a rappresentare il passaggio dal mondo poetico dell’antichità
a quello moderno del monoteismo religioso e della scienza. E non
è certo un caso che le risposte a questa riflessione poetica
siano state in Germania esse stesse di carattere poetico, vale a
dire il quinto degli Inni alla notte di Novalis e l’elegia
Brod und Wein (Pane e vino) di Hölderlin.
È
evidente che il termine “poesia filosofica” non è
nulla di più che la designazione di un ipotetico genere letterario.
E come ogni genere letterario, anche quello della “poesia
filosofica” ha un valore puramente euristico: esso non indica
cioè qualcosa di esistente a priori, ma rappresenta piuttosto
una scommessa, il risultato di un atto interpretativo, che permette
però di individuare delle caratteristiche comuni e quindi
anche dei nuovi significati in un certo numero di opere letterarie.
Il risultato di una simile scommessa interpretativa non è
per nulla scontato e proprio per questo noi crediamo che un confronto
tra teorici della letteratura, filologi, antichisti, specialisti
delle varie letterature nazionali e filosofi possa risultare estremamente
interessante e produttivo.