Riprendiamo la valle dello Spluga (o Rheinwald), ma questa volta arrivando a metà circa della sua conca sommitale, all’altezza del paese di Splügen. La discesa non avviene quindi dal passo di San Bernardino, ma da quello dello Spluga. A farci da guida è il poeta Claudio Claudiano.
Nell’anno 402 i Goti di Alarico erano passati in Italia, lasciando la Grecia e l’Illirico dove si erano insediati negli anni immediatamente precedenti. I loro spostamenti arrivarono a mettere a repentaglio l’incolumità della stessa Milano, allora capitale dell’impero e residenza del giovane Onorio. Salvò la situazione, almeno per poco (più tardi i Goti avrebbero ulteriormente dilagato nella penisola, arrivando a mettere a sacco la stessa Roma) il magister militum e suocero dell’imperatore, il generale Stilicone, che il 6 aprile di quell’anno sconfisse Alarico a Pollenzo, vicino a Cuneo. Il poeta panegirista di corte, Claudio Claudiano, celebrò l’avvenimento in un carme epico di 647 esametri, il De bello Gothico (o Getico, come è anche intitolato, per la facile e nel IV secolo abbastanza abituale assimilazione dei moderni Goti agli antichi Geti). Fra i problemi che Stilicone dovette affrontare, prima del combattimento, ci fu quello di radunare sufficienti truppe. Claudiano rievoca perciò il viaggio a tappe forzate compiuto dal generale per recarsi da Milano alla Retia (come già sappiamo, la regione che include oggi Svizzera tedesca, Baviera meridionale e parte dell’Austria), allo scopo di spostare verso l’Italia le milizie dislocate in quel territorio. Claudiano assegna toni epici al viaggio, avvenuto prima del disgelo (il combattimento di Pollenzo si svolse agli inizi di aprile), attraverso le Alpi rese invalicabili dai cumuli di neve. L’itinerario seguito è espresso abbastanza chiaramente:
Protinus, umbrosa vestit qua litus oliva
Larius et dulci mentitur Nerea fluctu,
parva puppe lacum praetervolat; ocius inde
scandit inaccessos brumali sidere montes
nil hiemis caelive memor.
Stilicone, solo fra tutti, si erge contro i nemici; novello Fabio, che si oppose ad Annibale (che aveva valicato a sua volta le Alpi, ma in altra zona), egli rassicura i Romani spaventati e promette all’imperatore la vittoria. Subito (protinus) da Milano si reca a Como; qui, su fragile barca (parva puppe), risale il lago, fino all’odierna Colico e alla piana del Fuentes. Da lì, ripercorre una valle montana, che non può essere altro che l’attuale Valle di San Giacomo, da Chiavenna al passo dello Spluga (più improbabile la via del Maloja e dello Julier). Le località sopra Chiavenna sono ricordate nella Tabula Peuntigneriana, a conferma che quella dello Spluga era una via “normale” di attraversamento delle Alpi.
Claudiano prosegue rievocando la destinazione di Stilicone, la Rezia, caratterizzata dalla presenza del Reno e del Danubio, che nella zona a nord del Lago di Costanza ha in effetti la sua fonte (presso l’odierna Donaueschingen):
… Sublimis in Arcton
prominet Hercyniae confinis Raetia silvae,
quae se Danuvii iactat Rhenique parentem
utraque Romuleo praetendens flumina regno:
primo fonte breves, alto mox gurgite regnant
et fluvios cogunt unda coëunte minores
in nomen transire suum...
Il poeta ricorda che attraversare queste regioni era, in epoca antica, difficile anche d’estate, ma pressoché impossibile d’inverno, quando freddo, slavine, vie cedevoli al passaggio di carri e di armati rendevano difficili i movimenti. Stilicone però non si lascia scoraggiare:
…Per talia tendit
frigoribus mediis Stilicho loca. Nulla Lyaei
pocula; rara Ceres; raptos contentus in armis
delibasse cibos madidoque oneratus amictu
algentem pulsabat equum. Nec mollia fesso
strata dedere torum; tenebris si caeca repressit
nox iter, aut spelaea subit metuenda ferarum
aut pastorali iacuit sub culmine fultus
cervicem clipeo.
Con un colpo di genio, Claudiano rievoca un episodio probabile, ma non testimoniato, l’incontro di Stilicone con qualche montanaro dall’uno o dall’altro lato del passo, presso il quale ha cercato ospitalità per la notte:
…Stat pallidus hospite magno
pastor et ignoto praeclarum nomine vultum
rustica sordenti genetrix ostendit alumno.
Naturalmente, l’impresa riesce, Stilicone raduna e porta in Italia le truppe che gli servono (il viaggio di ritorno, per certi versi ancora più difficile, visto che comportava lo spostamento di un intero esercito, non è raccontato) e, come sappiamo, sconfiggerà, sia pure per poco, Alarico e i suoi uomini. Il poeta può trarre la morale del racconto:
Illa sub horrendis praedura cubilia silvis,
illi sub nivibus somni curaeque laborque
pervigil hanc requiem terris, haec otia rebus
insperata dabant; illae tibi, Roma, salutem
Alpinae peperere casae…
Vengo alla parte escursionistica della proposta. La Valle di San Giacomo conserva molte tracce dell’antica via (“romana”, anche in questo caso; ma anche in questo caso si tratta in realtà della risistemazione, avvenuta nel XVIII secolo, di un antico tracciato del XV) che dal paese di Isola, poco sopra Chiavenna, porta al passo dello Spluga attraverso la gola del Cardinello.
Qualche traccia si riconosce anche sul lato elvetico, ma meno bene (la valle di là è molto aperta, ed è stata quindi utilizzata nei secoli per pascoli, malghe e nuove strade, che hanno reso più confuso il territorio; ma è stata anche vittima di una serie di alluvioni e cedimenti del terreno, che hanno reso più difficili le indagini archeologiche). È dunque possibile salire attraverso sentieri lontani dal traffico stradale (la strada statale dello Spluga fu costruita dagli Austriaci tra il 1818 e il 1822 e, qualche variante a parte, conserva l’originario tracciato), andando da Isola a Montespluga – l’ultimo paese in territorio italiano – e tornare poi a Isola con l’autocorriera. È una bellissima via, spesso gradonata nella roccia o intagliata in galleria, e sostenuta a valle, nella parete strapiombante, da muri a secco.
Da Montespluga è anche possibile compiere un balzo verso la Svizzera, e scendere dal passo verso il paese di Splügen attraverso una serie di scorciatoie che rendono inutile passare per la strada cantonale e abbreviano non di poco le distanze.
Propongo però anche un terzo itinerario, che non coincide con il cammino di Stilicone, ma si limita ad ammirarlo dall’alto. Da Splügen, attraverso sentiero inizialmente mal segnato (che prende comunque avvio dalla prima curva della strada automobilistica che dal paese sale verso il passo; poco oltre la curva è disponibile un parcheggio gratuito – uno dei pochi rimasti in Svizzera!), oppure partendo dalla fermata dell’autobus che lungo la suddetta strada automobilistica porta l’indicazione di Surettaseen, è possibile salire, per l’appunto, ai laghi di Suretta, un meraviglioso balcone sul lato orografico destro del Rheinwald, che permette di godere dall’alto la vista su tutta la conca fino all’Adula (nella prima foto qui di seguito lo si vede a malapena in fondo alla valle, riconoscibile per il suo ghiacciaio), su tutto il vallone che dallo Spluga scende verso il paese di uguale nome e sulla’alta valle del Reno.
È una passeggiata facile, su sentiero ben segnato, senza difficoltà – solo la parte finale ammette una maggiore impennata. Arrivati ai laghi, una casa di legno, generalmente chiusa, offre ai visitatori una barca a remi con la quale spostarsi sui laghi (va solo riportata a fine giornata al suo posto). I più audaci possono avventurarsi in acqua, se la giornata lo permette. La vista è splendida.
Su tutta la conca domina, a fare da contrafforte al passo, il Pizzo Tambò, che si erge maestoso sulla valle, come si vede anche dalla foto di copertina.
In qualcuno dei ricoveri pastorali che costellano la valle sarà forse anche possibile ripetere l’esperienza di Stilicone, per quanto la sorpresa dei montanari moderni sarà, ovviamente, minore che un tempo.
Segnalo un altro itinerario, scoperto quest’estate di ritorno da una gita austriaca. Si tratta del passo di Croce Carnico, situato in Carnia, proprio sul confine tra Austria e Friuli Venezia Giulia. Il passo era frequentato già in epoca preistorica e i Veneti lo utilizzavano come via di transito per i loro scambi commerciali con le popolazioni a Nord della regione, al punto che in poco tempo il passaggio divenne ben noto, offrendo rapida possibilità di superare le Alpi. Con l’insediamento dei Romani nella zona e la fondazione di Aquileia, Iulium Carnicum e Forum Iulii, il passo di Croce Carnico divenne una delle principali vie di comunicazione verso il Norico, fino ad Aguntum, un municipio situato nella valle della Drava (sito ancora oggi oggetto di scavo, di cui è possibile visitare la ricostruzione superficiale dei resti archeologici).
È difficile stabilire quale fosse l’itinerario antico, che fu probabilmente ritracciato più volte; forse per questo motivo il sentiero, non sempre agevole, si suddivide in alcuni punti. Durante il percorso si possono incontrare delle epigrafi romane, che mostrano tracce delle successive riorganizzazioni. L’epigrafe più antica, detta di Respectus, si trova, ben poco leggibile, vicino al valico ed è datata alla seconda metà del II secolo d. C. Più avanti si trovano altre due epigrafi, databili al III e IV d.C. La prima, abbastanza leggibile, parla di una via Nova che sostituiva il tratto precedente, operazione effettuata per evitare l’attraversamento di un ponte pericoloso. L’altra epigrafe menziona l’apertura di un tratto stradale dove in precedenza uomini e animali passavano in situazione di pericolo.
La grande pragmaticità dei Romani si rivela anche nella manutenzione delle strade, soprattutto nei più importanti punti di collegamento.
Epigrafe di Respectus (C.I.L. V, 1864): Respectus, T(iti) Iul(ii) / Pers[e]i c(onductoris) p(ublici) p(ortorii) (et?) vecti / gal[is] Illyr(ici) ser(vus) vil(icus) / stat(ionis) [T]im[av]ien[sis], / [it]er in[vium- – – -] / ter conme[antes pe] / riclitabant(ur) [ad ius] / tam stabi[litatem – -], / Sex(to) Erbo[nio – – – -].
Epigrafe del III sec. d.C. (C.I.L. V, 1863): [I(ovi) O(ptimo)] M(aximo) / [Triviis Quadri]viis ceterisque dibu[s] (!) / aram c[u]m [sign]o, solemne votum, di[c(avit)] / Hermias, succeptor (!) operis aeterni, [et?] / titulum immanem, montem Alpinum / ingentem, litteris inscripsit, quot (!) saipe (!) / invium, commiantium (!) periclitante / populo, adpontem transitum non / placuit curae et Attio Braetiano / q(aestori) eorum, viro ornato, viam nov(am) / demonstrante Hermia. Multani / mis fides operisque paratus – una / nimes omnes – hanc viam explicuit.
Epigrafe del IV sec. d.C. (C.I.L. V, 1862): Munificentia D(ominorum) Aug(ustorum)que / n(ostrorum [[trium]] duorum) hoc iter, ubi homines et / animalia cum periculo / commeabant, apertum est, / curante Apinio Program / matio cur(atore) r(ei) p(ublicae) Iul(iensium) Kar(norum), / D(ominis) n(ostri tribus) (!) Valentiniano / et Valente Aug(ustis duobus) (quartum) co(n)s(ulibus).