Giusto cent’anni fa, il 31 maggio 1920, nasceva a Milano Alberto Grilli. Molti di noi ancora lo ricordano, molti sono stati suoi allievi, diretti o indiretti. L’idea iniziale era di celebrare la ricorrenza del centenario invitando una serie di studiosi di oggi a parlare non tanto di Grilli, quanto dei temi che gli erano stati cari, per mostrare come siano ancora vitali, oggetto di dibattito, qualche volta di polemica, ma certamente di studio e di avanzamento del sapere. Ringraziamo gli amici Thomas Benatouil, Carlos Lévy, Guido Milanese, Giancarlo Reggi e Alessandro Russo che hanno generosamente accettato di aiutarci in quel progetto. Le circostanze anomale di quest’anno ci hanno obbligato a rinviare il tutto al 31 maggio 2021, sperando che nulla più osti alla festa. Ci è parso però giusto, accettando un suggerimento di Guido Milanese, ricordare comunque Alberto Grilli. Lo facciamo fra noi, con la voce di alcuni amici che lo hanno conosciuto, che gli sono stati in vario modo discepoli, e che hanno accettato di lasciare una testimonianza sonora di pochi minuti. Non abbiamo voluto fare una vera celebrazione accademica. Quella ci fu già nel 2008 a Lugano, poco dopo la scomparsa di Grilli, e gli atti relativi sono disponibili online, come volume LXII, 2009, della rivista “Acme”. Vi si leggono, fra l’altro, contributi di Giancarlo Mazzoli, Guido Milanese, Nicola Pace, Federica Cordano e Giancarlo Reggi, oltre alla rievocazione di Stefano Martinelli Tempesta, che la casa editrice della rivista offre in open access sul proprio sito (https://www.ledonline.it/acme/allegati/Acme-09-I-07-Martinelli-Tempesta.pdf). Assieme a questa testimonianza ricordiamo anche il caloroso ricordo di Alberto Grilli scritto da Nicola Pace, e pubblicato sul volume XIX della rivista “Eikasmos”, nel 2008.
Alberto Grilli, dopo circa vent’anni di insegnamento nei licei lombardi, nel 1966 assunse a Milano la seconda cattedra di Letteratura latina, al fianco di Ignazio Cazzaniga, l’uno e l’altro allievi di Luigi Castiglioni. Insegnò fino all’anno accademico 1989/1990, rimanendo ancora in servizio, come coordinatore del Dottorato, fino al 1996. Non smise invece mai il servizio attivo nella ricerca. Massimo Gioseffi, succedutogli nella cattedra di Latino II, ricorda di averlo invitato più volte a parlare di temi suoi: cosa che faceva sempre, accettando immediatamente qualsiasi richiesta, lieto di potersi mescolare con i giovani, di farsi loro guida, loro censore se era il caso (e di Massimo, per primo), ma con toni affettuosamente bonari (“No, questo non si può dire!”), amichevoli, costruttivi. Lo ricorda poi attivo organizzatore degli incontri dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, del cui direttivo nazionale aveva fatto parte per molti anni, e della cui sezione milanese rimase a capo fin quasi alla morte (lo rivediamo tutti ancora oggi, negli ultimi mesi di vita, nella sua bella casa all’ottavo piano di una nota via milanese, dalla quale si dominavano i monti lontani; lui, sofferente e attaccato a più riprese a un respiratore artificiale, era pur sempre desideroso di fare, di invitare, di proporre progetti, di vedere persone e discutere cose). Eppure, continua Gioseffi, il primo incontro con Alberto Grilli non avvenne nelle aule universitarie: avvenne alla Scala, quando ignorava chi fosse, ma si ritrovò vicino suo e di sua moglie, per una Zauberflöte diretta da Wolfgang Sawallisch… Grilli era studioso impeccabile, ma non era una di quelle figure tutte casa e studio: amava vivere, andare in giro, conoscere volti nuovi, mettersi alla prova (e mettere gli interlocutori alla prova) in qualche accesa discussione, sempre pronto a riconoscere, quando c’erano, le ragioni dell’altro.
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Tre cose si possono segnalare di Grilli. Il giorno della presentazione ufficiale della raccolta dei suoi scritti, l’aula in cui si celebravano il volume e l’Autore era gremita di docenti di scuola, già suoi allievi, più ancora che di colleghi dell’Accademia (che pure non mancavano). Grilli ne fu fiero: la sua idea era, come ribadirà fra breve Nicola Pace, che la scuola costituisse la prima linea nella lotta contro il non sapere; che i professori andassero considerati come soldati in trincea, che quotidianamente esponevano sé stessi al fuoco nemico; che il legame fra Università e Liceo non dovesse mai essere interrotto, e parlava come di persone non del tutto complete di chi poco o nulla aveva insegnato nella scuola. Non era rimasta questa la situazione negli anni che lo videro in ritiro: e di ciò si rammaricava non poco. Seconda osservazione: Grilli aveva un suo metodo, che partiva sempre dalla parola, e ragionando sulle parole, sul loro significato, sul valore etimologico e sulle sfumature che potevano assumere in ogni specifico contesto, era così in grado di dire sempre qualcosa di giusto e di originale. Di fronte a un insegnamento che, spesso, e lo verifichiamo tutti quotidianamente, trascura proprio il significato delle parole, perché “tanto poi c’è il dizionario”, lui, che un dizionario lo aveva vagheggiato e iniziato, sarebbe trasecolato! Proprio per questo suo metodo, si era occupato di molti temi, apparentemente lontani e diversi fra loro : dai testi che più gli erano cari amava avanzare anche verso altri, estranei alla sua quotidiana frequentazione. Ancora Massimo Gioseffi ricorda ad esempio, terza osservazione, che un giorno Grilli discusse una tesi sulla Regula Magistri, dalla quale scaturì in seguito un’importante pubblicazione. Di fronte allo stupore di Gioseffi, disse più o meno così: “Vedi, Massimo, non è importante che io sia esperto in materia. Alla laureanda l’ho dichiarato subito; ma lei quello voleva studiare. E io ho pensato: lo studierò con lei. Pensa che bella occasione!”. Ecco, Alberto Grilli aveva come tutti, è ovvio, i suoi temi preferiti, i suoi autori, le cose alle quali ritornava più frequentemente. Ma non aveva mai perso la curiosità e l’umiltà dell’imparare. E questo, pensiamo, è quanto ha trasmesso in chi lo ha conosciuto…
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Fra i suoi allievi diretti, nel senso accademico del termine, Nicola Pace ne rievoca la figura come la si incontrava agli esami o nella preparazione della tesi di laurea, ma ricorda anche come figure quali quella di Grilli siano importanti proprio per il modello che ci propongono e che, se anche improponibili in uguale maniera nell’attuale realtà universitaria, ancora ci parlano e servono a ragionare sul nostro modo di essere e di pensare come docenti.
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Elisabetta Gagetti, archeologa milanese, parla dei suoi incontri con Grilli in alcuni momenti fondamentali della propria carriera: dalla prima lezione in via Festa del Perdono alla scelta della materia di laurea, agli studi di glittica che l’hanno resa famosa. Ne viene fuori un ritratto di maestro e uomo a tutto tondo, con proprie idee, pensieri, giudizi, forse anche pregiudizi; ma non per questo chiuso in se stesso, in una disciplina specifica, in un sapere incapace di riconoscere e seguire con affetto e partecipazione chi avesse scelto una strada parzialmente diversa dalla sua.
[Gli articoli citati nella testimonianza sono A. Grilli, Eridano, Elettridi e via dell’ambra, in Studi e ricerche sulla problematica dell’ambra, Roma 1975, pp. 279-291 e 295; A. Grilli, La documentazione sulla provenienza dell’ambra in Plinio, in “Acme” XXXVI, 1983, pp. 5-17]
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Guido Milanese, genovese di formazione, ma legato ad Alberto Grilli da lunga consuetudine personale e professionale (come spiega lui stesso nella testimonianza), parla di Grilli studioso di filosofia antica, ma soprattutto di Grilli come maestro nel vero senso della parola, disposto cioè a farsi tale anche con chi non fosse suo allievo nel senso specifico del termine, ma allievo e basta – ossia giovane di buone doti e pronto a imparare da quanti, per età ed esperienza, avevano più pratica di lui.
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Stefano Martinelli Tempesta rievoca la decisione di Grilli di lasciare i suoi libri di studio agli allievi, ciascuno secondo l’ambito di interesse che gli era proprio. Non fu lascito da poco, per quantità e qualità (e, a volte, anche per estrinseco valore bibliografico) dei volumi trasmessi. Ma, come dimostra Stefano analizzando un caso specifico, non fu lascito da poco soprattutto per la possibilità di avviare nuove ricerche o realizzare inedite scoperte, in una trasmissione del sapere concreta e reale, che non si è interrotta nemmeno dopo la morte.
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Come di consuetudine in questi casi, chiudiamo il ricordo riportando un articolo di Alberto Grilli, uno dei suoi ultimi, offerto in open access dalla Fondazione Canussio di Cividale del Friuli (UD). Si tratta dell’intervento intitolato Le due facce della moneta nella letteratura latina, che ci pare rappresentare bene il metodo e la larghezza di interessi del maestro. E’ la relazione a un convegno del 2002, Moneta, mercanti, banchieri. I precedenti greci e romani dell’euro, i cui atti sono stati pubblicati a cura di Gianpaolo Urso, ETS, Pisa 2003. La Fondazione, fra l’altro, offre sul proprio sito una bibliografia degli scritti di Alberto Grilli, a cura di Alessandro Cristofori, che aggiorna e completa il precedente lavoro di Nicola Pace, apparso nel volume degli scritti di Grilli intitolato Stoicismo, epicureismo e letteratura, Paideia, Brescia 1992: http://www.fondazionecanussio.org/palaestra/grillibiblio1.pdf
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© Elisabetta Gagetti, Massimo Gioseffi, Stefano Martinelli Tempesta, Guido Milanese, Nicola Pace 2020
Se posso, vorrei aggiungere solo un particolare. Con il grande Alberto Grilli, mito degli studenti della Statale, ci si potevano scambiare boccacce e persino pernacchie. Ricordo la sua allegria inesauribile e, appunto, le boccacce e le smorfie che ci siamo fatti reciprocamente, lui professore e studioso di altissimo valore, io studentello dei primi anni di lettere. (Ma ricordo anche che il suo amore per la lingua e la ricerca e ha contribuito non poco al fatto che adesso anch’io sia professore – di linguistica).