Articolo a cura di Diana Gervasoni, assegnista presso l’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Le radici del castagno sono robuste ed espanse, in grado di fornire alla pianta un buon ancoraggio al terreno ed un’ottima capacità di nutrimento. La loro struttura ramificata consente un’esplorazione profonda e ampia del suolo, garantendo alla pianta un accesso ottimale alle risorse necessarie per la sua crescita e il suo sviluppo.
L’apparato radicale del castagno è costituito da una radice principale, chiamata fittone, dalla quale si dipartono numerose ramificazioni. Queste ramificazioni si estendono in profondità nel terreno, consentendo alla pianta di esplorare un’ampia area circostante alla ricerca di acqua e nutrienti. Inoltre, a livello delle ramificazioni più piccole, si instaurano associazioni altamente specializzate con alcuni funghi presenti nel terreno, note come micorrize. Le micorrize rappresentano un’importante forma di simbiosi mutualistica tra il castagno e alcune specie di funghi benefici. Queste associazioni iniziano quando le spore di determinate specie fungine germinano in prossimità delle radici della pianta, formando un fitto reticolo che avvolge gli apici radicali, aumentandone la superficie di assorbimento. Questo scambio è vantaggioso per entrambi gli organismi: i funghi ottengono dalla pianta principalmente zuccheri e proteine, mentre la pianta riceve acqua ed elementi minerali.
Tra le specie di funghi noti per instaurare simbiosi micorriziche con il castagno, spiccano alcune di notevole interesse gastronomico, come Amanita caesarea (ovolo reale), Boletus aereus (porcino nero), Boletus edulis (porcino), Boletus pinicola (porcino rosso), Cantharellus cibarius (gallinaccio) e Lactarius laccata (russola).
La presenza di questi funghi nel castagneto non solo porta benefici economici legati alla loro vendita, ma contribuisce anche al miglioramento generale della salute del castagneto stesso, grazie alle interazioni biologiche positive che si stabiliscono tra i funghi e la pianta.
Tuttavia, la comparsa di questi funghi è influenzata da diversi fattori ecologici, come la luminosità, la temperatura e la disponibilità di acqua nel suolo. Pertanto, una gestione oculata del castagneto è essenziale per favorire la presenza di funghi di pregio. Il castagneto da frutto tradizionale, caratterizzato da piante con fusto alto e spaziate tra loro, che lasciano filtrare il sole fino al terreno, e suolo inerbito e falciato in prossimità della raccolta, offre le condizioni ottimali per lo sviluppo di funghi commestibili di alta qualità. In queste condizioni, il castagneto può produrre quantità significative di funghi prelibati, contribuendo così al valore complessivo dell’ecosistema agricolo.