Articolo a cura di Isacco Beritognolo, IRET CNR, Porano (TR)
Siamo abituati ad ammirare le belle e profumate fioriture dei castagni nel paesaggio primaverile (fig. 1), ma osservando più da vicino possiamo scoprire la complessità dei fiori e del loro sviluppo. La prima cosa che possiamo notare è che nel castagno i fiori maschili e femminili sono sviluppati separatamente sulla stessa pianta, per questo il castagno viene definito “monoico”, come lo sono anche altre piante, ad esempio il mais (fig. 2).
I fiori maschili sono formati su infiorescenze allungate di 10-20 cm di lunghezza chiamate amenti o gattucci, che in piena fioritura sono molto vistosi per il colore giallo del polline e assomigliano a strutture stellate che decorano i castagneti in giugno (fig. 1). Lungo ogni amento maschile si trovano alcune decine di glomeruli, ciascuno formato da 3-7 fiori raggruppati, poco appariscenti prima della fioritura (fig. 3).
I fiori femminili, invece, sono formati alla base di amenti separati, che sono più corti di quelli maschili e portano alla base i fiori femminili e all’estremità dei glomeruli di fiori maschili; per questo sono definiti amenti androgini. Tutti gli amenti sono emessi sui nodi dei germogli in crescita, gli amenti maschili sono inseriti sui nodi alla base del germoglio e quindi si sviluppano prima di quelli androgini, che invece si trovano sui nodi terminali del germoglio (fig. 2).
La morfologia dei fiori femminili è molto interessante perché determina la forma e la struttura dei frutti del castagno. I fiori femminili sono raggruppati in infiorescenze generalmente di tre unità, inserite su una base di squame verdi che, dopo la fecondazione, si svilupperà e formerà il riccio spinoso. Ciascuno dei tre fiori dell’infiorescenza si svilupperà invece in un frutto. Questa è la ragione per cui nel riccio si trovano generalmente tre frutti, ma le piante di tipo selvatico possono formare più di tre frutti per riccio.
Anche i fiori maschili hanno delle particolarità interessanti. Alcune piante formano fiori con stami lunghi e polline abbondante. Questo è il caso più frequente nel castagno selvatico. In altri casi, i fiori maschili formano stami molto brevi che rilasciano poco polline o addirittura non formano gli stami e quindi non producono polline. Quest’ultimo è il caso più comune nelle varietà di tipo Marrone e ne costituisce un carattere distintivo. L’assenza di polline nelle varietà di Marrone ha importanti implicazioni. La prima è che per garantire la produzione deve esserci la compresenza di piante impollinatrici. In genere il castagno selvatico, presente in prossimità dei castagneti da frutto, garantisce una buona impollinazione. Più raramente, piante di impollinatori, anche selezionati e innestati, sono coltivati insieme ai Marroni. La seconda implicazione è che lo scambio di polline obbligato tra il Marrone e gli impollinatori circostanti genera un flusso genico, il cui risultato è che i frutti hanno un patrimonio genetico misto tra il Marrone e gli impollinatori locali.
Perchè ce ne occupiamo?
Nel progetto CASTANEVAL questo flusso genico viene studiato tramite l’analisi genetica parallela delle piante da frutto, dei loro frutti e del castagno selvatico vicino, che rappresenta una potenziale fonte di polline. Oltre a fornire risultati scientifici sulla biologia riproduttiva del castagno, questi studi potrebbero aprire prospettive per la tracciabilità genetica delle produzioni locali di castagno. Nel progetto CASTANEVAL vengono studiati anche la morfologia delle infiorescenze, il loro sviluppo e la fenologia, cioè la dinamica nel tempo delle fasi di sviluppo dei fiori e l’epoca di fioritura. Questi caratteri contribuiscono alla descrizione delle varietà locali.