Articolo a cura di Diana Gervasoni, assegnista presso l’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il cambiamento climatico sta alterando fortemente temperature e precipitazioni, mettendo a rischio l’areale di crescita del castagno e la sua capacità di produzione. Il castagno è infatti una specie che prospera in climi umidi e temperati (per questo detta mesofilica), ad un’altitudine compresa tra i 200-800 metri nelle zone alpine e fino ai 1000-1300 metri nell’Appennino meridionale, dove le temperature medie annuali variano tra gli 8 e i 15 gradi Celsius e con precipitazioni che vanno dai 600 ai 1600 mm all’anno. Grazie alla sua grande capacità di adattamento, è una pianta largamente diffusa in tutti i Paesi mediterranei.
Quali sono gli effetti del cambiamento climatico sul castagno?
L’innalzamento delle temperature e le alterazioni nelle precipitazioni causate dal cambiamento climatico stanno portando a significative alterazioni delle condizioni ambientali presenti negli areali di crescita del castagno, tanto da alterarne le fasi fenologiche e ridurne la produttività. Nel 2022, ad esempio, una fioritura anomala è stata segnalata nelle regioni prealpine della Lombardia. In quell’anno, le gemme che avrebbero dovuto fiorire l’anno successivo sono fiorite già a settembre a causa delle anomalie stagionali. Anche noi, durante i nostri campionamenti nella primavera del 2024, abbiamo riscontrato una fioritura ritardata di circa due settimane a causa delle frequenti piogge e delle temperature più basse della media. Queste anomalie stagionali stanno influenzando non solo il castagno, ma anche altre specie arboree, causando anomalie nei periodi di fioritura. A loro volta, le alterazioni nelle fioriture delle specie arboree hanno ripercussioni negative sugli insetti (entomofauna), ed in particolare sulle api, che sono molto sensibili alle variazioni stagionali. Le temperature inferiori ai 15 gradi, come quelle che si sono registrate durante la stagione primaverile del 2024 nelle zone prealpine della Lombardia, ostacolano il volo delle api. Durante le ondate di freddo anomale, le api non possono raccogliere nuovo nettare e sono costrette a consumare il miele già prodotto nell’alveare. I ritardi nelle fioriture si traducono invece nell’assenza di nettare da raccogliere, costringendo le api ad intaccare ulteriormente le scorte dell’alveare, con conseguenze negative sulla produzione di miele e sulla salute degli alveari stessi.
Clima e malattie
Le temperature estreme, sia in estate che in inverno, possono ridurre le performance produttive del castagno e aumentarne la suscettibilità alle malattie. Le condizioni climatiche influenzano l’accumulo di composti prodotti dalla pianta, come i composti fenolici, i flavonoidi, le proteine e gli zuccheri solubili. Questi fattori influenzano fortemente la qualità del frutto, ma anche la capacità della pianta di resistere ad attacchi patogeni. I composti fenolici infatti, che sono importanti molecole antiossidanti, con effetti positivi sulla salute umana, servono alla pianta per proteggersi dai patogeni. Inoltre, lunghi periodi di siccità, come quelli che possono verificarsi quando non piove per due mesi consecutivi, possono causare problemi durante lo sviluppo della pianta, la fioritura e la produzione del polline, influenzando negativamente la qualità e la quantità dei frutti.
Le alterazioni climatiche sono destinate a peggiorare nei prossimi decenni, come nel caso delle ondate di caldo e di siccità che stanno diventando sempre più frequenti e prolungate in molte parti d’Europa, riducendo gli areali coltivabili e influenzando negativamente la produttività del castagno, soprattutto nelle regioni meridionali del continente già vulnerabili alla variabilità climatica. La mancanza di basse temperature durante l’inverno impedisce lo sviluppo ottimale delle infiorescenze, mentre gli stress idrici riducono la superficie fogliare e la capacità fotosintetica. Inoltre, climi più caldi e umidi favoriscono lo sviluppo di patogeni, aumentando ulteriormente la vulnerabilità delle piante.
Il cambiamento climatico rappresenta, per il prossimo futuro, una seria sfida per la sopravvivenza del castagno in molti degli areali di crescita attuale, come mostrato in figura. La conoscenza della variabilità genetica dei castagni autoctoni lombardi, risultante dal nostro progetto, ci darà informazioni importanti che potranno essere utilizzate per mettere in atto strategie di adattamento alle nuove condizioni climatiche degli areali castanili. La selezione di varietà resilienti alle future condizioni climatiche, ad esempio, può mitigarne gli effetti negativi e preservare questa specie così importante e la sua coltivazione.