Sempre alla ricerca di riprese di miti classici nella musica del tardo Novecento o del nuovo secolo, segnalo oggi una composizione che si intitola Pulse Persephone, diciamo “Il battito di Persefone”, se ne interpreto correttamente il nome. Ne è autrice Daphne Oram (1925-2003), una pioniera della musica elettronica inglese. Educata al Royal College of Music di Londra, la Oram divenne nel 1944 un tecnico audio della BBC, con il compito, da lei progressivamente assunto (e faticosamente conquistato sul campo) di provvedere prima agli effetti sonori di specifici programmi radiofonici; poi, dal 1958 in avanti, di creare uno studio radiofonico dedicato all’elettronica, intitolato “BBC Radiophonic Workshop” (pare che gli alti papaveri della BBC avessero posto come condizione che non venisse citata in nessun modo la parola “Music”). Negli anni di lavoro alla BBC la Oram compose la sua opera più famosa, del 1949 (data pionieristica rispetto a tutta la storia della musica elettronica che si racconta comunemente), Still Point, recentemente proposta da uno di quei magnifici concerti che la BBC offre lungo tutta l’estate alla Royal Albert Hall di Londra, con il nome di Proms (in realtà, Promenades: serie di concerti a prezzi popolari fondata nel 1895 con l’intento di consentire a chiunque di usufruire di uno spettacolo di alto livello artistico in un’atmosfera informale). Qui se ne può sentire, per chi volesse, l’esecuzione offerta il 23 luglio scorso dalla London Contemporary Orchestra diretta dal giovanissimo Robert Ames (1985-), in un concerto che – secondo l’uso inglese – mescolava “classici” della musica elettronica e composizioni realizzate apposta per l’occasione:
https://www.youtube.com/watch?v=xxDJjHGw61U&t=205s
La composizione sulla quale appunto il mio interesse risale invece al 1965. La Oram, poco dopo avere ottenuto lo studio radiofonico che l’interessava, abbandonò la BBC – pare, per una suggestione nata dall’incontro con Edgard Varèse – e decise di dedicarsi a una carriera in proprio di compositrice, studiosa e docente di musica, realizzando uno studio nella sua casa nel Kent. A questo periodo risale la composizione che mi interessa, sulla quale pochissimi altri dati sono riuscito a reperire. Venne presentata a Londra, nell’ambito di una mostra tenutasi alla Royal Academy of Arts, e intitolata ai “Tesori del Commonwealth”. Attraverso il richiamo al battito del cuore sotterraneo di Persefone, imprigionata nell’Ade, ma desiderosa di recuperare la Terra, la Oram utilizzò suoni di varia natura, a suo dire provenienti da varie nazioni del Commonwealth, “masterizzati” tutti assieme in un sintetizzatore elettronico – un anno più tardi, nel 1966, la Oram avrebbe realizzato il proprio strumento elettronico, chiamato “Oramics Machine”. Come scrive Curtis Roads, in Composing Electronic Music. A new Aesthetics, Oxford 2015, p. 319, la composizione si segnala per il suo tono pensoso, a dimostrazione del fatto, ben noto in tutta la storia della Musica del resto, che il suono può essere descrittivo (“representational”) e dotato di significato, e perciò, anche quando appaia del tutto astratto, è in grado di “establish a mood or atmosphere within seconds, setting the stage for narrative”. La Oram non era nuova a tentativi del genere: Jo Hutton, nell’articolo “Radiophonic Ladies”, ad esempio, ricorda come già nel radiodramma Private Dreams, Public Nightmares di Frederic Bradnum, di cui la Oram aveva curato con Desmond Briscoe gli effetti sonori nel 1957 alla BBC, la frase “darkness and the pulse of my life blood intertwined” del dramma fosse accompagnata da un effetto simile a quello prestato qui a Persefone, un battito imitativo del battito cardiaco e una scala musicale discendente. Quanto al mito di Persefone, è fra quelli preferiti dalla compositrice. Nel volume An Individual Note of Music, Sounds and Electronics (Londra 1972, repr. 2016: ma io ho consultato l’edizione originale, reperibile in internet), che raccoglie gli scritti teorici e la filosofia della compositrice, il mito di Persefone chiude le pagine del libro. Le ragioni della sua citazione sono abbastanza discutibili, poiché alla compositrice interessa soprattutto il nome del re Celeo, che offrì ospitalità a Demetra in cerca di Persefone e officiò i riti di Eleusi, per l’affinità fonica che quel nome ha con il principio fondante della musica, chiamato dalla Oram CELE, e che, in contrapposizione con il suo opposto ELEC, a dire della compositrice regola e controlla gli impulsi della vita. Molto di più non ho capito, e forse non vale la pena capire. Resta infatti la composizione, assai breve e interessante; e resta, una volta di più, la traccia, pur discutibile, della cultura classica sulla musica contemporanea. A p. 125 del volume, fra una citazione di Orazio (ars 311) e una di Francis Bacon (New Atlantis, del 1624), la Oram rievoca brevemente il mito, sottolineandone il valore di rinascita e conciliazione degli opposti: grazie al ritorno sulla terra di Persefone, propiziato dalla saggezza e dalla cordialità di Celeo, “the essence of life, in all its richness, returned”. Ma tanta felicità non era possibile senza il passaggio, angosciato, attraverso il dolore della perdita e della morte. Che è quanto la Oram credo abbia voluto rappresentare qui.
Alla bibliografia indicata finora aggiungerei ancora il volume di Louis Niebur, Special Sound. The Creation and Legacy of the BBC Radiophonic Workshop. Alla morte della Oram, nel 2003, è stato costituita una Fondazione a lei intitolata. che detiene diritti e materiali relativi alla compositrice, il cui sito (http://daphneoram.org/) è ricco di informazioni di vario genere. Infine, ricordo che la Oram curò gli effetti sonori elettronici del film The Innocents – in italiano, Suspence, 1961 – che il regista Jack Clayton trasse dal romanzo di Henry James, The Turn of the Screw. Io lo vidi bambino e, nonostante una meravigliosa Deborah Kerr che vi recitava nel ruolo dell’Istitutrice, mi spaventai al punto di non averlo voluto rivedere mai più. James naturalmente ci faceva la sua parte. Ma anche la colonna sonora, a mio ricordo, era piuttosto agghiacciante…
© Massimo Gioseffi, 2018
Fascinating, very nice sharing.