Recupero l’indicazione fornita da Ignazio Roi (che ringrazio) nei commenti al post precedente, aggiungendo qualche informazione sulla maturità del cosiddetto liceo classico europeo, svoltasi in contemporanea a quella dei nostri alunni. Fornisco qualche notizia sul liceo in questione, della quale vado debitore a vari siti internet (inclusa un sito che collega la rete dei licei stessi, peraltro poco aggiornato; e una pagina di “wikipedia”, reperibile digitando la denominazione “Liceo classico europeo”). Si tratta di una forma di liceo istituita in via sperimentale nell’anno scolastico 1993/1994 e poi più volte riorganizzata. Il liceo europeo è fondamentalmente un liceo classico, con orario anche pomeridiano, in cui vengono parzialmente ridotte le ore di materie classiche, accorpate in un’unica dicitura, e sono invece aumentate quelle dedicate alle lingue moderne e alla matematica. Si aggiungono anche talune materie non presenti nei licei classici “normali”, come diritto ed economia; parte delle discipline vengono impartite in lingue moderne (prevalentemente, inglese o francese); sono in atto gemellaggi e scambi stabili con identiche realtà in altri Paesi europei. All’inizio i licei di questo tipo erano nove in tutta Italia, poi sono aumentati di numero, ma si tratta sempre di scuole a statuto speciale, chiamiamole così, con una struttura anche di base abbastanza diversa da quelle degli altri licei. Infine: la prova di maturità è diversa da quella proposta agli altri studenti, perché prevede sempre la somministrazione di due testi fra loro connessi, uno di greco e uno di latino (quest’anno un passo di Dionigi di Alicarnasso e uno di Livio relativo all’ambasceria a Delfi che vide fra i suoi partecipanti due figli di Tarquinio il Superbo e il Bruto che fu poi il primo console a Roma). I due brani vengono contestualizzati; di uno dei due si chiede la traduzione, a scelta del candidato. Sul brano tradotto si deve rispondere a una serie di domande, che puntano ad affiancare alla traduzione la comprensione del testo. Infine, un ultimo esercizio pone uno vicino all’altro i passaggi simili per contenuto dei due testi proposti, e ne chiede allo studente un commento sinottico. La prova dura sei ore, e non solo quattro.
Riporto per maggiore chiarezza il facsimile ministeriale. Il testo può essere facilmente visionato cliccando sul link blu sottostante.
Quale commento è possibile? La prova non pone la drastica divisione fra Greco e Latino come materie diverse ed estranee l’una dall’altra, in accordo alla tipologia di insegnamento praticato in questo tipo di liceo: e questo a me sembra un’ottima cosa. Le domande hanno elementi senza dubbio degni di nota, e altri forse un po’ meno. Mi piace molto il fatto che nessuna di esse fuoriesca da quello che si può e si deve ricavare dal testo; e nessuna chieda notizie che esulino dal racconto e quindi dalla comprensione del testo. La traduzione, insomma, si difende da sola e non ha bisogno di specificazioni grammaticali o altro. Al candidato si richiede invece di dimostrare di avere capito come si sviluppa il racconto. Forse, ma forse è un dubbio che deriva dalla poca pratica dell’insegnamento quotidiano, osserverei che sia nelle domande sul brano tradotto, sia nelle domande “sinottiche” non è sempre chiarissimo che cosa voglia esattamente il Ministero. Che cosa significa infatti all’atto pratico “esprimere le proprie osservazioni e valutazioni”? E nel rispondere alle domande sul testo, serve una parafrasi del testo già tradotto, o si chiede di indicare in quale punto del testo (ripetendone le parole esatte) avviene quanto detto nella domanda stessa? Diciamo che il rapporto traduzione/parafrasi/risposta esatta non è chiarissimo, ma, come dicevo, probabilmente risulta invece chiaro dalla pratica quotidiana in classe. Senza contare che, forse, si potevano trovare altri brani, un po’ meno scontati, da proporre come confronto. Il bacio alla madre Terra, intesa come via per la conquista del potere, è un aneddoto che si ritrova non solo nella biografia di Bruto, ma anche, ad esempio (con qualche variazione su cui però si poteva riflettere: il sogno della violenza sessuale alla madre) in quella di Cesare.
Resta però una domanda. Perché l’Europa cui guarda per costituzione questo liceo dovrebbe escludere da sé l’Italia? Ossia, a parte la mescolanza delle due lingue (caratteristica propria di questo tipo di liceo, e determinata come ho segnalato all’inizio, dal bisogno di lasciare spazio ad altre materie non comunemente insegnate), non dovrebbe essere questo il modello di una buona prova? Avremmo la traduzione; avremmo il saldo della cultura antica; avremmo la possibilità di un commento mirato, e guidato, mai esulante dal testo di partenza. Non mi sembra un cattivo risultato, anche se si dovesse applicare volta per volta a una sola lingua…