Micropropagazione del Castagno: Rivoluzione nell’Agricoltura e nella Conservazione

Articolo a cura di Remo Chiozzotto, tecnico di laboratorio presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.

Il castagno (Castanea sativa) è un’importante risorsa economica (sia dal punto di vista ambientale che produttivo) e culturale in molte regioni del mondo. In Italia, negli ultimi decenni, si è assistito, nelle regioni subalpine delle Prealpi, alla rinascita dell’interesse per il castagno e per la castanicoltura. Molte selve castanili abbandonate sono state recuperate e si é focalizzata l’attenzione sulle cultivar locali che hanno quindi anche un’importanza culturale e di legame con il territorio.

Grazie a diversi progetti finanziati dalla regione Lombardia, tra cui i progetti CASTADIVA e CASTANEVAL, le diverse varietá sono state catalogate e caratterizzate dal punto di vista morfologico e genetico. Il passo successivo per rilanciare una castanicoltura in chiave moderna è quello di ricercare protocolli efficienti per la moltiplicazione di questi esemplari. In questo modo è possibile mantenere le caratteristiche distintive di ogni varietà, mentre si creano nuovi impianti produttivi dove il materiale è geneticamente omogeneo e privo di patologie. La micropropagazione è uno strumento importante per la moltiplicazione. E’ una tecnica di propagazione agamica a volte semplicisticamente chiamata microtaleaggio. Le sue fasi principali sono:

  • Allestimento della coltura: si parte dalla coltura di tessuti vegetali, tipicamente gemme o apici meristematici, che vengono sterilizzati e posti in un ambiente sterile e controllato. Le piantine cosí ottenute vengono allevate su substrati sintetici e a temperatura, umidità e illuminazione controllate. 
  • Proliferazione: una volta allestita la coltura primaria, si passa alla fase di propagazione dove, tramite l’utilizzo di diverse sostanze (soprattutto gli ormoni vegetali), si induce la pianta a moltiplicare piuttosto che a emettere radici. In questo modo la coltura in vitro (cioè in vasetti sterili e tenuti in celle di crescita) consente la produzione su larga scala di piante di alta qualità in un tempo ridotto. Le piante ottenute sono identiche alle piante madri e sono certificate dal punto di vista fitosanitario. Infatti, la tecnica in vitro è spesso impiegata appunto per risanare materiale vegetale infetto da patologie virali, batteriche o fungine. 
  • Radicazione e ambientamento: la micropropagazione è svincolata dalla stagionalità in quanto è possibile produrre piante in tutte le stagioni. In ogni momento le piantine possono essere indotte alla radicazione ed ambientate alla coltura ex vitro (cioè in serra) cosí da ottenere nuovamente piante autosufficienti ed in grado di essere utilizzate per la creazione di nuovi impianti.

Serve poco spazio per conservare queste piantine, rispetto a quello normalmente impiegato in campo aperto. Si possono quindi produrre grandi volumi di piantine, e la coltura in vitro diventa uno strumento efficace per la conservazione del germoplasma e della biodiversitá. 

Nonostante i numerosi vantaggi, la micropropagazione del castagno presenta ancora alcune sfide da affrontare. La standardizzazione dei protocolli di coltura in vitro, la riduzione dei costi di produzione e il ri-adattamento delle piante all’ambiente esterno sono solo alcune delle questioni da considerare. 

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