Indagine sulla percezione e la conoscenza dei consumatori sulle nuove pratiche gestionali dell’allevamento intensivo di vacche da latte
L’interesse crescente dei consumatori verso il benessere degli animali da allevamento sta incoraggiando molte persone a scegliere prodotti che evidenziano pratiche di allevamento etiche e marchi impegnati nel mantenimento di elevati standard di benessere animale. Questo riguarda non solo prodotti alimentari come uova e carne, ma anche articoli non alimentari come i cosmetici. Nel caso dei prodotti agricoli, le informazioni sul benessere degli animali vengono di solito fornite ai consumatori attraverso etichette o marchi specifici che aiutano a ridurre il divario informativo sui processi produttivi nel mercato alimentare. Tuttavia, quando i consumatori acquistano prodotti con etichette che attestano il benessere animale, la loro comprensione delle pratiche sostenibili associate potrebbe non essere sempre precisa.
La conoscenza dei consumatori su questioni come la durata della vita di una vacca da latte in allevamenti intensivi, l’uso dell’inseminazione artificiale e il ciclo di vita degli animali in produzione è spesso limitata. Nonostante la difficoltà nel comunicare efficacemente questi argomenti ai consumatori, si osserva un’accoglienza positiva per pratiche come un maggior contatto tra vacche e vitelli, come evidenziato da uno studio recente (Sirovica et al., 2022).
Un’analisi dei sistemi di allevamento intensivo in Italia mostra una significativa evoluzione nel settore: negli ultimi cinquant’anni, la produzione di latte per singola vacca è più che raddoppiata. Tuttavia, questo aumento è avvenuto a fronte di una riduzione della durata della lattazione, scesa da 334 giorni nel 2010 a 324 giorni nel 2020 (AIA, 2022). Si evidenza, inoltre, una tendenza ad incrementare la produttività del bestiame, privilegiando principalmente le vacche alla loro prima lattazione. Anche se queste sono leggermente meno produttive rispetto alle vacche con più esperienze di lattazione, presentano minori problemi di salute. Questo approccio, però, comporta la necessità di un frequente rinnovo del bestiame, con l’introduzione di animali giovani per rimpiazzare quelli scartati. Le conseguenze di questa strategia non si limitano soltanto all’aumento dei costi produttivi dovuti alla gestione di un numero maggiore di animali meno produttivi, ma includono anche un incremento dell’impatto ambientale legato alla produzione di latte (De Vries, 2020).
Alla luce di queste osservazioni, stiamo conducendo un’indagine (il link è qui sotto, puoi contribuire dedicando qualche minuto) per esplorare la comprensione e le percezioni dei consumatori sul benessere animale e come questi influenzino le loro preferenze di acquisto in relazione alle pratiche innovative e sostenibili di allevamento. L’obiettivo è capire come le attitudini etico-ambientali, la percezione del benessere animale e la conoscenza in questo ambito influenzino le scelte dei consumatori. La nostra ipotesi è che esista una correlazione positiva tra queste tre dimensioni: le attitudini etico-ambientali, la percezione del benessere animale e la conoscenza del benessere animale, e che ciascuna di esse influisca sulla volontà di pagare per prodotti derivati da pratiche di allevamento sostenibili.
Per i risultati…stay tuned!
Nel link trovi un breve questionario relativo ad un’indagine sulla percezione dei consumatori sull’utilizzo di pratiche di gestione sostenibile negli allevamenti lombardi considerando la conoscenza riguardo alle tecniche di produzione del latte, in collaborazione con il progetto GO-PEI Vision finanziato da Regione Lombardia e condotto dal DISAA dell’Università degli Studi di Milano. Vi invito a rispondere al questionario che troverete al link qui di seguito. Grazie molte della collaborazione!https://qdemm.fra1.qualtrics.com/jfe/form/SV_8Iaw00stPgijRQi