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Nuovo evento in Valcamonica!

Il Gruppo Operativo MAGA il 15 Novembre sarà in trasferta in Valcamonica per parlare della fase improduttiva delle bovine e per discutere del tema dell’asciutta selettiva con tecnici e veterinari della zona.

Vi aspettiamo!

🐄🐄🐮🐮

Alleghiamo la locandina dell’evento

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Incontro Progetto MAGA alla Fiera di Montichiari

Venerdì 21 Ottobre alle 10.00 il Gruppo Operativo MAGA esporrà i principali risultati sul tema dell’asciutta selettiva e sul monitoraggio della fase improduttiva delle vacche da latte. Al convegno parteciperanno anche importantissimi attori della filiera come allevatori, tecnici e veterinari! Inoltre, ci sarà un intervento del progetto CLEVERMILK che tratterà dell’utilizzo della zootecnia di precisione come strumento per ridurre l’impatto ambientale!

Vi aspettiamo numerosi!

Si gradisce una conferma della partecipazione entro venerdì 14 ottobre alla mail: progetto.maga@unimi.it

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Alcuni risultati del Progetto MAGA

Quali sono i principali problemi durante il periodo di asciutta riscontrati negli allevamenti italiani?

Come si comportano le bovine in asciutta?

Quali sono le condizioni igienico sanitarie delle bovine da latte?

È possibile utilizzare l’asciutta selettiva? Quali protocolli si possono applicare? Vi sono conseguenze alla ripresa della lattazione?

Quali sono i fattori di rischio che aumentano le probabilità che una bovina si presenti con cellule somatiche alte all’inizio della lattazione?

Il Gruppo operativo MAGA, dopo le analisi condotte, ha risposto a queste domande. Alcuni risultati del progetto sono riportati nella brochure qui allegata.

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Scuola di stalla 16 Settembre 2022

In programma una nuova giornata dimostrativa con l’esposizione dei principali risultati del Progetto MAGA e con interessantissimi interventi di allevatori e veterinari sulla tematica dell’ASCIUTTA SELETTIVA.

Vi attendiamo il 16 Settembre alle 10.15 a Cascina Ca’ dell’acqua, Borgo San Giovanni (LO)!!!

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MODELLO DI PREVISIONE DELLA CONTA DELLE CELLULE SOMATICHE TOTALI AD INIZIO LATTAZIONE

Questo MODELLO stima la conta delle cellule somatiche totali nei primi trenta giorni della lattazione successiva in base alle modalità di gestione a cui sono sottoposte le bovine a fine lattazione e alla qualità del loro latte.

Vengono richiesti esclusivamente 10 parametri facilmente reperibili.

È consigliata la lettura della guida (caricata qui sotto) prima di utilizzare il modello.

Ora tocca a voi!

Per informazioni o per maggiori dettagli potete contattarci alla mail: progetto.maga@unimi.it

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Giornata dimostrativa a Collecchio!!

Il 5 Luglio nuovissimo evento in programma per il MAGA insieme a LACTALIS ITALIA!
Vi aspettiamo a Collecchio per conoscere le novità e i risultati del Progetto 🐮🐮 e per scoprire il mondo della Parmalat 🥛🥛!

Per quasiasi dettaglio o per partecipare scriveteci una mail all’indirizzo progetto.maga@unimi.it

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Scuola di stalla 27 Aprile

Il 27 Aprile si terrà la prima scuola di stalla del Progetto MAGA presso la Società Agricola Cossa fratelli e cugini!

Tutte le informazioni sono nella locandina sottostante.

Vi aspettiamo numerosi! 🐮🐄🥳

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Cellule somatiche differenziali: cosa sono e a cosa servono?

Negli ultimi anni vi è stato un decremento della conta delle cellule somatiche totali a livello della mandria, grazie alle migliori condizioni sanitarie e di pulizia delle aziende e al miglioramento genetico (Zanini et al., 2019). Ciò ha spinto i ricercatori già da inizio anni 2000 a trovare nuovi bioindicatori per valutare lo stato sanitario della mammella delle bovine. Nell’ultimo decennio sono stati differenti gli studi che hanno individuato le cellule somatiche differenziali come indicatori validi.

Le cellule differenziali del latte rappresentano circa il 98% delle cellule somatiche totali e sono divise in tre tipologie: neutrofili, linfociti e macrofagi. Ognuna di queste frazioni ha funzioni differenti: i linfociti regolano l’inizio e la soppressione della risposta immunitaria; i macrofagi ingeriscono i detriti cellulari, i batteri e individuano eventuali patogeni presenti nell’organismo; i neutrofili, invece, sono i principali attori della risposta immunitaria (Damm et al., 2017; Halasa et al., 2020).

Inizialmente, ogni frazione veniva contata, espressa ed analizzata singolarmente (Pilla et al., 2013). Poi, grazie ad uno strumento di nuova commercializzazione (Foss DSCC), nel 2017 è stata introdotta una nuova unità di misura: il DSCC, che è la sommatoria di neutrofili e linfociti fratto la conta delle cellule somatiche totali, espresso in percentuale (Damm et al., 2017).

Tutti gli studi hanno evidenziato che quando una bovina ha la mastite vi è un aumento significativo dei neutrofili, a discapito dei macrofagi che subentrano in una secondo momento. Vi è infatti un aumento del DSCC, fino al 95% (Damm et al., 2017; Schwarz et al., 2020), ma le oscillazioni dei valori sono molto elevate (20%-95%), poiché più fattori possono influenzarne il valore: tipologia di patogeno, genetica della bovina, stadio di lattazione, produzione di latte giornaliera, numero di parti e stagione (Schwarz et al., 2019).

Per questo il DSCC da solo non fornisce informazioni accurate, ma deve essere utilizzato insieme al valore delle cellule somatiche totali per valutare lo stato sanitario della mammella. Con 200.000 cellule/ml la bovina è considerata mastitica se il DSCC ha una percentuale >60% (sensitività 67-87%) secondo Schwarz et al. (2020). Zecconi et al. nel 2019 invece, con la stessa filosofia, hanno individuato tre valori di DSCC in base ai giorni di lattazione (GDL): 66,3% (<100 GDL), 69,2% (101-200 GDL) e 69,3% (> 200 GDL) (accuratezza dell’81% e sensitività del 67%). Se solo uno dei due valori di cellule somatiche o differenziali risulta maggiore rispetto a quelli soglia indicati, allora la bovina potrebbe essere a rischio di mastite o essere in stato di cronicità.

L’abbinamento dei valori di cellule somatiche totali e differenziali può realmente fornire indicazioni aggiuntive agli allevatori sullo stato sanitario della mammella delle bovine.

BIBLIOGRAFIA

  • Damm M., Holm C., Blaabjerg M., Bro M. N., Schwarz D. (2017), Differential somatic cell count—A novel method for routine mastitis screening in the frame of Dairy Herd Improvement testing programs, Journal of Diary Science, 100, 4926–4940
  • Halasa T., Kirkeby C. (2020), Differential Somatic Cell Count: Value for Udder Health Management, Frontiers in Veterinary Science, 7
  • Pilla R., Malvisi M., Snel g. G. M., Schawarz D., Konig S., Piccinini R. (2013), Differential cell count as an alternative method to diagnose dairy cow mastitis, Journal of Diary Science, 96, 1653–1660
  • Schwarz D., Kleinhans S., Reimann G., Stückler P., Reith F., Ilves K., Pedastsaar K., Yan L., Zhang Z., Valdivieso M., Barreal M. L., Fouz R. (2020), Investigation of dairy cow performance in different udder health groups defined based on a combination of somatic cell count and differential somatic cell count, Preventive Veterinary Medicine, 183
  • Schwarz D., Lipkens Z., Piepers S., De Vliegher S. (2019), Investigation of differential somatic cell count as a potential new supplementary indicator to somatic cell count for identification of intramammary infection in dairy cows at the end of the lactation period, Preventive Veterinary Medicine, 172
  • Schwarz D., Santschib D. E., Durocherb J., Lefebvreb D. M. (2020), Evaluation of the new differential somatic cell count parameter as a rapid and inexpensive supplementary tool for udder health management through regular milk recording, Preventive Veterinary Medicine, 181
  • Zecconi A., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2019), Assessment of subclinical mastitis diagnostic accuracy by differential cell count in individual cow milk, Italian Journal of Animal Science, 18, 460-465
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Fiera di Cremona 2021

Venerdì 26 Novembre 2021 il Progetto MAGA, con il Progetto CLEVERMILK (https://sites.unimi.it/clevermilk/) e il Progetto FORAGE4CLIMATE (http://forage4climate.crpa.it/nqcontent.cfm?a_id=14261), ha partecipato al convegno “Soluzioni tecniche per un allevamento sostenibile” alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.

Durante l’incontro sono state trattate tematiche che riguardano la sostenibilità ambientale delle aziende zootecniche, la gestione efficiente del periodo di asciutta, le innovazioni tecnologiche e tanto altro.

È possibile visionare la registrazione dell’evento QUI.

Di seguito sono riportate le slide dell’incontro.

Il progetto Clevermilk: la diffusione della tecnologia in allevamento – Dott.ssa Maddalena Zucali, UNIMI

Il progetto MAGA: La gestione del periodo di asciutta, efficienza e sostenibilità ambientale – Prof.ssa Luciana Bava, UNIMI

Il progetto Forage4climate: valutazione semplificata delle emissioni di gas climalteranti – Dott.ssa Giulia Gislon, UNIMI

Tecnologia=Redditività? Come Verificare? – Dott. Michele Campiotti, agronomo

Sostenibilità economica ed ambientale possono andare d’accordo? – Dott.ssa Maria Teresa Pacchioli – Dott. Aldo Dal Prà, CRPA

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RISULTATI DA MAGA: L’ASCIUTTA SELETTIVA E L’IMPATTO AMBIENTALE

Tra il 5-7 novembre 2021, si è svolta la 93ª edizione della Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari. Durante il seminario “Uso corretto del farmaco e contrasto all’antibiotico resistenza”, le professoresse Bava e Zucali hanno proposto alcuni risultati preliminari del progetto MAGA.

Cosa sappiamo fino ad ora del Progetto MAGA?

Il progetto MAGA utilizza tecniche innovative per rendere sostenibile ed efficiente la gestione del periodo di asciutta. Nello specifico svolge una valutazione sulla gestione della mandria e in particolare delle bovine in asciutta. Inoltre, in base alla conta di cellule somatiche e differenziali del latte prelevato a fine lattazione (ultimi 30 giorni), individua quali bovine possono NON essere trattate alla messa in asciutta con antibiotico. Propone anche una valutazione degli impatti ambientali delle aziende partner.

Quali risultati preliminari si sono raggiunti?

Nelle tre aziende sono state monitorate 306 bovine e in base alle cellule somatiche e differenziali circa il 50% di queste può NON essere trattato alla messa in asciutta con antibiotico. Attualmente 178 animali sono stati monitorati durante il periodo compreso tra la fine della lattazione precedente e l’inizio della successiva: 111 sono stati trattati con antibiotico e 67 senza. Non è stata individuate una differenza significativa tra la conta delle cellule somatiche nei due gruppi di bovine a inizio lattazione, nonostante sia stato notato un aumento percentuale del 6% delle cellule somatiche a inizio lattazione nelle bovine non trattate. I risultati sono comunque inferiori alle 150.000 cellule/ml, indice delle buone condizioni sanitarie delle bovine.

L’asciutta selettiva è attuabile?

L’asciutta selettiva risulta attualizzabile nelle aziende che hanno buone condizioni di pulizia negli ambienti di stabulazione e di mungitura. Bisogna porre attenzione nella scelta delle bovine idonee, ma i risultati sono promettenti con una riduzione dell’utilizzo di antibiotico alla messa in asciutta del 37%.

Una migliore gestione dell’asciutta permette di ridurre l’impatto ambientale?

È stato proposto uno scenario alternativo di una delle aziende partner del progetto. È stato ipotizzato un allungamento del periodo di produzione delle bovine di 10 giorni, poiché gli animali spesso hanno produzioni di latte >15 kg alla messa in asciutta. Questo modifica l’equilibrio aziendale: maggiori acquisti di prodotti proteici/energetici, maggiori impatti delle bovine in lattazione, ma il tutto è affiancato da un aumento della produzione di latte. Questo scenario ha dimostrato una riduzione del 2% degli impatti ambientali totali. Questo indica come una migliore gestione dell’asciutta possa ridurre l’impatto ambientale.

Per informazioni più dettagliate, si allegano le presentazioni utilizzate nel seminario in formato PDF

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Quando applicare l’asciutta selettiva: non solo la conta delle cellule somatiche

In numerosi Paesi dell’Europa settentrionale e dell’America del Nord sono stati condotti, negli ultimi vent’anni, studi per valutare quali parametri fossero adatti a stabilire l’idoneità delle bovine all’asciutta senza utilizzo di antibiotici. Nella quasi totalità delle sperimentazioni sono state utilizzate differenti concentrazioni di cellule somatiche totali del latte, ovvero quali animali non presentassero sintomi clinici o subclinici di mastite e non richiedessero la somministrazione dell’antibiotico. Negli ultimi anni sono state condotte ricerche che utilizzano anche parametri differenti, tra i quali spicca uno studio del 2020 pubblicato da alcuni ricercatori (Kabera et al.) della Faculty of Veterinary Medicine of the Université de Montréal (Québec, Canada), che ha utilizzato la carica batterica totale del latte dei singoli quarti delle bovine e la presenza di eventuali patogeni agenti della mastite (Corynebacterium bovis, Staphylococcus aureus, Streptococcus  agalactiae) come fattori per stabilire quali bovine trattare, e non, con antibiotico.

Lo studio è stato condotto in nove aziende di bovine da latte canadesi ed i requisiti essenziali sono stati:

  • conta di cellule somatiche totali inferiore alle 250.000 cellule/ml a livello di tank di raccolta del latte;
  • bovine non trattate con antibiotico e senza mastite in atto nei 14 giorni precedenti l’asciutta;
  • possibilità di accedere ai controlli funzionali mensili di tutte le bovine dell’azienda.

Le bovine sono state divise in modo randomizzato in quattro gruppi di trattamento: due di asciutta convenzionale (blanket dry cow therapy, BDCT) con trattamento antibiotico a tappeto e due di asciutta selettiva (selective dry cow therapy, SDCT). I protocolli utilizzati nei quattro gruppi sono stati:

1. trattamento antibiotico su tutti i quarti;

2. trattamento antibiotico + sigillante su tutti i capezzoli;

3. quarti infetti trattati con antibiotico e capezzoli sani trattati con sigillante;

4. quarti infetti trattati con antibiotico + sigillante e capezzoli sani trattati con il sigillante.

Lo studio, come si può notare, ha considerato le condizioni dei singoli quarti: è stato ritenuto malato il quarto il cui latte, prelevato sterilmente, presentava una carica batterica aerobica totale superiore alle 50 UFC/ml dopo una incubazione di 24 h a 35 °C o conteneva microrganismi agenti di mastite.

Per valutare l’efficacia del protocollo di asciutta selettiva sono state calcolate le probabilità di contrarre una mastite nei primi 120 giorni dopo il parto, associate alla conta delle cellule somatiche medie e alla produzione lattea giornaliera delle bovine dei quattro gruppi.

Sono state selezionate complessivamente 569 bovine, per un totale di 2.251 quarti, divisi equamente nei quattro gruppi di trattamento. Le condizioni di salute degli animali, prima del trattamento, sono risultate essere le medesime in tutti i gruppi, avendo una egual media di cellule somatiche totali e una identica percentuale di mastiti in atto.

Allo stesso modo dalle osservazioni condotte e dall’analisi dei campioni, prelevati nei primi 120 giorni dopo il parto, non sono state riscontrate differenze significative di salute tra le bovine. Infatti, nessun gruppo di trattamento ha presentato differenti percentuali di bovine con mastite (P=0,74), medie delle cellule somatiche dissimili (P=0,74) o diverse produzioni di latte nel primo post-parto (P=0,35) rispetto agli altri. Questo è estremamente importante, poiché sottolinea come le bovine, trattate e non, siano state ritrovate nelle medesime condizioni sanitarie durante il periodo di asciutta e in quello successivo. Questo ha evidenziato che le bovine non trattate con antibiotico non ne hanno risentito e pertanto il protocollo di asciutta selettiva è risultato efficace.

Circa 646 dei 1114 quarti, appartenenti ai gruppi di SDCT, non sono stati trattati con prodotti antibiotici, ma esclusivamente con sigillanti capezzolari, rappresentando una diminuzione del 58% dell’utilizzo di antibiotico. Inoltre, utilizzando un modello lineare, è stato stimato un decremento eventuale e possibile del 48,3% nei gruppi di bovine appartenenti alla BDCT.

Da ciò si può dedurre che la carica batterica totale del latte può risultare efficace nei protocolli di asciutta selettiva esattamente come le concentrazioni di cellule somatiche. Dallo studio si evidenzia anche la possibilità di trattare esclusivamente il quarto malato, senza utilizzare l’antibiotico sulla totalità della mammella, riducendone ulteriormente l’uso.

BIBLIOGRAFIA:

  • Kabera F., Dufour S., Keefe G., Cameron M., Roy J. P. (2020), Evaluation of quarter-based selective dry cow therapy using Petrifilm on-farm milk culture: A randomized controlled trial, Journal of Diary Science, 103, 7276–7287
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RISULTATI DA MAGA: LO STRESS DA CALDO

Tra i parametri da tenere in considerazione a livello ambientale, i più importanti sono sicuramente la temperatura e l’umidità; un indice che li racchiude entrambi, fornendo un’indicazione sintetica delle condizioni ambientali, è sicuramente il THI (Temperature Humidity Index); proprio per questo motivo, durante i rilievi effettuati nelle aziende partner del Progetto MAGA sono stati installati dei sensori in grado di registrare, a intervalli di 5 minuti, la temperatura (°C) e l’umidità relativa (%) presenti all’interno della stalla.

Questi parametri sono stati quindi utilizzati per il calcolo del THI; i risultati del THI, relativi sia al giorno che alla notte, sono stati suddivisi nei seguenti intervalli (De Rensis F. et al., 2015):

  • THI < 68 ad indicare una situazione non problematica.
  • 68 ≤ THI ≤ 72 ad indicare una situazione di lieve disagio.
  • THI > 72 ad indicare l’insorgenza dello stress da caldo.

Le Figure 1, 2 e 3 mostrano la quantità di osservazioni di THI, espresse in percentuale, all’interno delle tre diverse classi evidenziate in precedenza.

In tutte e tre le aziende è possibile osservare come fino ad aprile il THI si attesti sempre al di sotto della soglia di rischio minimo (<68), aspetto che evidenzia quindi la presenza di condizioni di temperatura e umidità relativa adeguate al benessere delle bovine; si può notare, invece, come valori di THI associati a rischio medio, significativi della comparsa di stress da caldo nelle bovine, compaiano nei mesi di maggio, giugno e luglio. In particolare, l’andamento del THI risulta essere molto simile per le aziende B e C in cui il mese più problematico risulta essere luglio, con più della metà delle osservazioni oltre il valore soglia di 72. Per l’azienda M il fenomeno sembra più contenuto rispetto alle altre due aziende, tuttavia in questo caso sono presenti anche una quantità minore di dati.

Conoscere le condizioni ambientali della propria stalla è un aspetto fondamentale, in quanto, situazioni di stress da caldo si ripercuotono negativamente sulle prestazioni produttive e riproduttive degli animali (De Rensis F. et al., 2015), aspetti che determinano per l’allevatore una perdita economica; uno studio condotto negli Stati Uniti d’America da St. Pierre et al. (2002) ha evidenziato che lo stress da caldo determina una perdita annuale, per l’intero settore bovino da latte, pari a 897 milioni di $.

Bibliografia

  • De Rensis F., Garcia-Ispierto I., Lopez-Gatius F. (2015), Seasonal heat stress: clinical implications and hormone treatments for the fertility of dairy cows, Theriogenology 84 (2015) 659–666;
  • St. Pierre N. R., Cobanov B., Schnitkey G. (2003), Economic losses from heat stress bu US livestock industries, J. Dairy Science 86:E52-E77
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Uso degli antibiotici in allevamento

Nonostante la strada sia ancora molto lunga e complessa, arrivano buone notizie in ambito di utilizzo di antibiotici negli allevamenti e antibiotico resistenza.

Valutando infatti il triennio 2016-2018, è stato osservato un significativo calo nell’utilizzo di queste sostanze.

Se vuoi sapere di più, ecco l’articolo completo:

https://www.ruminantia.it/cala-luso-di-antibiotici-negli-animali/?fbclid=IwAR2KZkPGUEgklqAKd7wkimpCQ7-je5njMetiO1LL9eANMQdsA6U7Aum1Tys

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Progetto CheeseAlp Innovazione per la zootecnia da latte e la caseificazione in montagna

Ha inizio il progetto “CheeseAlp-Innovazione per la zootecnia da latte e la caseificazione in montagna”. Questo progetto ha come obiettivo quello di mostrare proposte di innovazione per le imprese agricole e per il territorio montano.

Sei curioso? vieni a visitarci!

SITO WEB https://sites.unimi.it/cheesealp/

FACEBOOK https://www.facebook.com/ProgettoCheesealp/

INSTAGRAM https://www.instagram.com/progettocheesealp/

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RISULTATI DA MAGA: cellule somatiche per un’asciutta efficiente

La messa in asciutta senza antibiotici deve essere considerata, al giorno d’oggi, il futuro dell’allevamento bovino da latte; per fare questo è necessario però identificare un metodo di selezione che sia sufficientemente accurato, facile da ottenere e da interpretare, economico, sicuro e applicabile a diverse realtà territoriali. I due metodi che, ad oggi, è possibile utilizzare come principali indicatori di una mastite subclinica sono l’esame batteriologico e la conta delle cellule somatiche. Il primo è sicuramente il metodo più accurato ma è anche molto costoso e difficilmente applicabile, in quanto legato alla presenza e alla competenza dei laboratori nell’eseguire le analisi; la conta delle cellule somatiche invece “colma” i difetti dell’analisi batteriologica, tuttavia, è strettamente legata al valore soglia che si decide di applicare (Zecconi et al., 2018).

Uno studio di Sgorbini et al. (2014) ha evidenziato che esiste una probabilità elevata di avere un esame batteriologico positivo con una valutazione delle cellule somatiche >200.000 cellule/ml, avvalorando ulteriormente l’importanza dell’utilizzo della CCS come screening per la diagnosi di mastite clinica e sub-clinica.

Vista l’importanza di questo parametro, durante i rilievi del progetto MAGA, sono stati prelevati campioni di latte di animali a inizio e fine lattazione e sono stati valutati con l’ausilio di tre diversi sistemi:

  • Analisi di laboratori svolte presso l’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia (ARAL) di Crema;
  • DeLaval cell counter (DCC);
  • Vetscan;

Il secondo e il terzo metodo tra quelli sopracitati sono in grado di restituire un risultato immediato, quindi, direttamente utilizzabile da parte dell’allevatore, viceversa, le analisi di laboratorio necessitano di qualche giorno per ottenere un riscontro.

Utilizzare diversi metodi di valutazione delle cellule somatiche ha permesso di effettuare un confronto tra le analisi di laboratorio, più precise ed accurate, e quanto ottenuto direttamente in azienda tramite il DCC e il Vetscan;

Figura 1- confronto Conta delle Cellule Somatiche ARAL e Vetscan

Figura 2-confronto Conta delle Cellule Somatiche ARAL e DCC

Dalle Figure 1 e 2 è possibile osservare come entrambi i metodi, Vetscan e DCC, permettano di ottenere risultati attendibili e paragonabili a quelli delle analisi di laboratorio; questo è un aspetto fondamentale in quanto conferma, non solo l’importanza delle cellule somatiche come parametro per l’identificazione della mastite, ma anche, la possibilità di determinarle in modo estemporaneo direttamente in azienda, agevolando così l’allevatore nella scelta delle bovine da trattare.

Bibliografia:

  • Sgorbini M., Bonelli F., Fratini F., Sbrana A., Brombin M., Meucci V., Corazza M., Ebani V., Bertelloni F., Turchi B., gatta D., Cerri D. (2014), Diagnosi delle mastiti bovine: test di screening e batteriologia a confronto e loro indice predittivo. Large Animal Review 2014; 20: 9-16.
  • Zecconi A., Sesana G., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2018), Somatic cell count as a decision tool for selective dry cow therapy in Italy. ITALIAN JOURNAL OF ANIMAL SCIENCE 2019, VOL. 18, NO. 1, 435–440.
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RISULTATI DA MAGA: le caratteristiche microbiologiche del latte nelle aziende partner del Progetto

Durante il periodo gennaio- luglio 2020, nell’ambito del Progetto MAGA, è stata anche effettuata la valutazione microbiologica dei campioni di latte prelevati, nelle tre aziende partner, da animali a inizio e fine lattazione.

Le analisi sono state effettuate dall’ARAL (Associazione Regionale Allevatori Lombardia) su un pool di campioni di latte proveniente da diverse bovine; i patogeni ricercati sono stati i seguenti:

  • Staphilococcus aureus: microrganismo piuttosto diffuso in natura che si localizza sulla cute, sulle mucose e nel tratto gastrointestinale. Nelle bovine provoca importanti infezioni a livello mammario (Sandrucci et al., 2010);
  • Streptococcus agalactiae: patogeno obbligato della ghiandola mammaria che rappresenta uno dei principali responsabili dell’insorgenza di mastite. Esso è generalmente sensibile alla terapia antibiotica la quale agisce quindi con successo sull’eradicazione del patogeno (Keefe, 1997);
  • Prototheca spp: alga unicellulare, priva di clorofilla in grado di sopravvivere in acque marine o lacustri, piscine ma anche vegetali e prodotti animali (Cremonesi et al., 2012);
  • Mycolpasma bovis: patogeno molto pericolo che è responsabile di mastite, polmonite e altre patologie che possono colpire occhi, orecchie e cervello (Dudek et al., 2020);

Nella Tabella 1 sono riportati i risultati delle analisi effettuate; è possibile osservare come nel 9% delle analisi effettuate sia stata riscontrata la presenza di Staphilococcus aureus, mentre tutti gli altri patogeni sono risultati assenti.

Questo aspetto conferma che il latte prodotto nelle tre aziende partner è di qualità e che i protocolli individuati per la gestione di questi patogeni sono assolutamente efficaci.

Tabella 1- risultati ottenuti dalle analisi microbiologiche effettuate.

Staphilococcus aureusStreptococcus agalactiaePrototheca sppMycolpasma bovis
Analisi effettuate (n)33333333
Positive al patogeno (n)3000
Positive al patogeno (%)9000

Bibliografia:

  • Sandrucci A., Bava L., Brasca M., Laurenti M., Lodi R., Piccinini R., Roveda P., Sanna M., Tamburini A., Vanoni L., Zanini L., Zecconi A., Zucali M. (2010), Igiene e sicurezza del latte bovino alla stalla: sistema integrato di diagnosi. Regione Lombardia Quaderno della ricerca n.119;
  • Keefe G.P. (1997), Streptococcus agalactiae mastitis: a review. Can Vet j vol. 38, July 1997;
  • Dudek K., Nicholas R. A. J., Szacawa E., Bednarek D. (2020), Mycoplasma bovis infections- Occurence, Diagnosis and Control. Pathogens 2020, 9, 640;
  • Cremonesi P., Pozzi F., Ricchi M., Castiglioni B., Luini M., Chessa S. (2012), Technical note: Identification of Prototheca species from bovine milk semples by PCR-single strand conformation polymorphism. Journal of Dairy Science Vol.95 No. 12, 2012;
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RISULTATI DA MAGA: la qualità del latte nelle aziende partner del Progetto

L’asciutta è una fase cruciale dell’allevamento della bovina da latte che influenza, in termini produttivi e riproduttivi, la lattazione successiva ed è a sua volta influenzata dall’andamento della lattazione precedente.

Proprio per questo motivo, i rilievi effettuati nell’ambito del Progetto MAGA (Modelli Aziendali per la Gestione efficiente e sostenibile del periodo di Asciutta nella bovina da latte) si sono in parte concentrati sulla valutazione degli aspetti qualitativi del latte prodotto nelle tre aziende partner del progetto.

Durante il periodo compreso tra gennaio e luglio 2020 infatti, sono stati effettuati prelievi di latte con cadenza mensile su alcune bovine a inizio (<100 d) e fine (>200 d) lattazione.

I due gruppi ottenuti, inizio e fine lattazione, erano così formati:

Tabella 1- Ripartizione degli animali campionati in funzione dello stadio di lattazione e del numeri di parti.

Bovine campionate (n)Primipare (%)Pluripare (%)
Inizio lattazione12245,154,9
Fine lattazione14245,854,2
Totale26445,554,5

Dalle analisi del latte, effettuate presso l’ARAL (Associazione Regionale Allevatori Lombardia) di Crema i risultati ottenuti sono stati i seguenti:

Tabella 2- Parametri qualitativi medi riscontrati nel latte di bovine a inizio lattazione.

Inizio lattazioneGrasso (%)Proteine (%)
Media4,153,18
Dev. Standard0,850,41

Tabella 3- Parametri qualitativi medi riscontrati nel latte di bovine a fine lattazione.

Fine lattazioneGrasso (%)Proteine (%)
Media4,293,64
Dev. Standard0,650,32

Confrontando i dati ottenuti è possibile osservare come i valori di grasso e proteine riscontrati nel gruppo delle bovine a inizio lattazione (Tabella 2) siano inferiori rispetto a quelli delle bovine a fine lattazione (Tabella 3). Questo aspetto può essere facilmente spiegato dal fatto che per la Frisona (razza allevata in tutte e tre le aziende partner) il picco di lattazione è raggiunto intorno a 80 giorni di lattazione (Fantini A., 2012), quindi, perfettamente all’interno dell’intervallo considerato per il prelievo del latte (<100 d); ciò significa che il latte delle bovine a inizio lattazione ha subito un effetto “diluizione” dovuto al fatto che il campionamento è stato realizzato nel periodo prossimo al picco di produzione.

Tabella 4- Parametri qualitativi medi del latte bovino lombardo. Controlli AIA sulla produttività del latte (2019).

AIAGrassoProteine
Media (%)3,823,34
Dev. Standard0,60,32

Comparando i valori ottenuti tramite i rilievi del Progetto e le medie individuate a livello lombardo tramite i controlli dell’AIA (Associazione Italiana Allevatori), riportate nella Tabella 4, è possibile osservare come l’unico valore che si attesta al di sotto della media regionale è il titolo proteico del latte delle bovine a inizio lattazione, aspetto riconducibile sempre a quanto spiegato in precedenza.

Tabella 5- Valori medi di Cellule Somatiche (CCS) e Carica Batterica (CBS) riscontrati nelle bovine a inizio lattazione.

Inizio lattazioneCCS (log10 cellule/ml)CBS (log10 UFC/ml)
Media4.994.51
Dev. Standard0.690.52

Tabella 6- Valori medi di Cellule Somatiche (CCS) e Carica Batterica (CBS) riscontrati nelle bovine a fine lattazione.

Fine lattazioneCCS (log10 cellule/ml)CBS (log10 UFC/ml)
Media5.094.56
Dev. Standard0.590.50

Per quel che riguarda infine la carica batterica (CBS) e le cellule somatiche (CCS) i valori ottenuti sono quelli riportati nelle Tabelle 5 e 6; ricordiamo che il limite legale per la commercializzazione del latte è pari a 400.000 cellule/ml per quel che riguarda le cellule somatiche e 100.000 UFC/ml per la carica batterica.

Dai rilievi del Progetto i valori osservati di cellule somatiche (CCS) sono 4,99 log10 cellule/ml nel gruppo a inizio lattazione e 5,09 log10 cellule/ml nel gruppo a fine lattazione, corrispondenti rispettivamente a 97.446 cellule/ml e 123.973 cellule/ml; per quel che riguarda la carica batterica (CBS) invece sono stati rilevati valori pari a 4,51 log10 UFC/ml nel gruppo a inizio lattazione e 4,56 log10 UFC/ml nel gruppo a fine lattazione, corrispondenti rispettivamente a 32.379 UFC/ml e 36.293 UFC/ml.

In conclusione, osservando nel complesso i dati ottenuti dalle rilevazioni del Progetto è possibile affermare che in tutte e tre le aziende partner viene prodotto latte di ottima qualità che rispetta gli standard qualitativi e normativi fondamentali per la sua commercializzazione.

Bibliografica:

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Sequenza di alzata e coricamento dei vitelli

Ecco a voi un breve e simpatico video che mostra la sequenza di alzata e coricamento di un vitello!

Link: https://youtu.be/ixe0hr-A8KY

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Progetto Clevermilk: un supporto concreto alla ricerca!

Il dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, ha da poco dato il via al progetto Clevermilk, il quale ha come obbiettivo principale quello di individuare strategie gestionali atte a mitigare l’impatto ambientale della produzione di latte alla stalla.

Se sei un allevatore, o lavori a stretto contatto con un’azienda zootecnica da latte, abbiamo bisogno di te!

Una parte del progetto, infatti, prevede la compilazione di un semplice questionario nella quale viene richiesto quali tecnologie sono utilizzate nell’allevamento a supporto della produzione.

Ecco il link per compilare il questionario:

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdp-BqwqyYEXGBZWqJzwcvIXK1t1I9mFsOQl6T1iYIfSY7_SA/viewform

Buona compilazione!

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Webinar “Tecnologia per un latte a basso impatto ambientale: il progetto CLEVERMILK

Il 19 marzo 2021 dalle ore 10:30 alle ore 12:30 si terrà l’evento di presentazione del progetto CLEVERMILK!

Per partecipare è necessario iscriversi cliccando al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScMs42JrPQPIEDALlSSir7Jg-GSf85774_vBBziQS8SAVQYDA/viewform

Per avere maggiori informazioni è possibile consultare il sito del progetto: https://sites.unimi.it/clevermilk/

NON MANCATE!

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NUOVO PROGETTO!

Presso il Dipartimento di Scienze agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, è recentemente partito il progetto CLEVERMILK.

Questo progetto ha come obbiettivo principale quello di individuare strategie gestionali atte a mitigare l’impatto ambientale della produzione di latte alla stalla, con particolare attenzione all’utilizzo delle tecnologie utilizzate a tale scopo. 

A questo proposito, invitiamo chiunque fosse interessato a consultare il sito del Progetto per la lettura di interessanti articoli sul tema e a compilare il questionario riguardante l’utilizzo della tecnologia in azienda.

Ecco il link del sito: https://sites.unimi.it/clevermilk/

Buon Divertimento!

Cordiali saluti

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ASCIUTTA SELETTIVA: IL FUTURO DELLA ZOOTECNIA DA LATTE O UN RISCHIO PER GLI ALLEVATORI?

Tra i pionieri dell’asciutta selettiva a livello europeo c’è sicuramente l’Olanda, infatti, nel 2008 il governo olandese ha varato un piano che permettesse di arrivare, nel 2015, ad una diminuzione del 50% dell’uso di antibiotici rispetto alla quantità utilizzata nel 2009; l’obbiettivo finale era quello di imporre poi il totale divieto di queste sostanze a scopo preventivo nell’allevamento bovino da latte.

Dalle ricerche effettuate dalle istituzioni olandesi è emerso che, nell’intervallo di tempo compreso tra il 2005 e il 2012, circa il 68% degli antibiotici utilizzati nell’allevamento bovino da latte era impiegato con lo scopo di mantenere un ottimale livello di salute della mammella; in particolar modo, la maggior parte di queste sostanze veniva utilizzata al momento della messa in asciutta delle bovine, infatti, circa il 90% degli allevamenti effettuava asciutta convenzionale, fornendo quindi sostanze antibiotiche agli animali.

Nel 2013, l’Associazione reale dei veterinari olandesi ha sviluppato delle linee guida che permettessero di implementare l’asciutta selettiva a livello nazionale; questa guida ha lo scopo di definire le caratteristiche necessarie a identificare le bovine idonee all’applicazione dell’asciutta selettiva.

Grazie alla definizione di queste regole, già nel 2013, circa il 75% degli allevatori olandesi si sono “convertiti” completamente all’asciutta selettiva mentre la restante parte ha iniziato ad applicarla solo su una piccola parte della propria mandria; è stato possibile raggiungere così nell’arco di pochi anni (2013-2017) una riduzione del 40% dell’uso di antibiotici con il 99% degli allevatori che effettuavano asciutta selettiva.

La strategia di asciutta selettiva applicata in Olanda prevede la creazione di un piano concordato tra il veterinario e l’allevatore che si basa sulla valutazione del contenuto di cellule somatiche in un campione di latte prelevato al massimo 6 settimane prima della data di messa in asciutta; è possibile poi effettuare anche altri esami, come ad esempio quello batteriologico, ma la scelta ricade, nella maggior parte dei casi, sul controllo delle cellule somatiche.

I valori soglia di cellule somatiche al di sotto dei quali non si deve somministrare il trattamento antibiotico alla messa in asciutta sono: 150.000 cellule/ml nelle bovine primipare e 250.000 cellule/ml in quelle pluripare.

Un altro aspetto molto importante dell’approccio olandese è quello di rivedere e aggiornare costantemente il piano aziendale in funzione di quelle che sono le nuove evidenze scientifiche e le eventuali problematiche che l’allevatore riscontra.

La domanda sorge però spontanea: è possibile mantenere un ottimo livello per quel che riguarda la sanità della mammella riducendo drasticamente la quantità di antibiotici utilizzati? Questa è stata sicuramente la prima preoccupazione degli allevatori e dei veterinari; per questo motivo, si è reso necessario effettuare degli studi che permettessero di valutare l’evoluzione di tali parametri durante la fase di passaggio all’asciutta selettiva e nel periodo successivo.

Uno studio di Santman- Berends et al. (2021) ha evidenziato che, l’eliminazione degli antibiotici alla messa in asciutta, non ha determinato, nell’intervallo di tempo compreso tra il 2013 e il 2017, un aumento della quantità di antibiotici utilizzata per la cura di mastiti; infatti, il numero di eventi mastitici individuati è passato da 32 a 27 casi ogni 100 vacche nell’intervallo di tempo considerato.

È stato invece riscontrato un peggioramento del livello di cellule somatiche nei primi 60 giorni di lattazione, con particolare attenzione alle bovine pluripare; infatti, la percentuale di allevamenti che hanno riscontrato bovine pluripare con cellule somatiche elevate (> 250.000 cellule/ml) è passata dal 7,4% del 2013 al 9,2% del 2016, per poi osservare una graduale discesa nel 2017, con un valore che si assesta intorno all’ 8% delle aziende.

Nel complesso è possibile affermare che, a seguito dell’introduzione dell’asciutta selettiva non è stato riscontrato un sostanziale peggioramento dei parametri riguardanti la salute della mammella a livello nazionale, aspetto supportato anche dal fatto che gli allevatori hanno, nel corso del tempo, migliorato loro stessi le modalità di gestione delle bovine, determinandone quindi un aumento del benessere.

In conclusione è quindi possibile affermare che, pur essendoci delle criticità da gestire durante l’applicazione della terapia di asciutta selettiva, questa risulta una tecnica che può essere implementata senza troppe ripercussioni negative sulla salute della mammella.

BIBLIOGRAFIA

KNMvD (2013). Guideline antimicrobial usage applied as dry cow therapy in dairy cattle [in Dutch].

I. M. G. A. Santman- Berends, K. W. H. van den Heuvel, T. J. G. M. Lam, C. G. M. Scherpenzeel and G. van Schaik (2012). Monitoring udder healt on routinely collected census data: Evaluating the short- to mid- term consequences of implementing selective dry cow treatment. J. Dairy Science, 104:2280-2289.

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IMMUNOGLOBULINE NEL COLOSTRO: COME DETERMINARLE IN STALLA

Il vitello alla nascita risulta sprovvisto di difese immunitarie, proprio per questo motivo diventa di fondamentale importanza l’assorbimento di immunoglobuline, in particolare IgG, durante le prime ore di vita. Nella pratica, il raggiungimento di questo obbiettivo passa attraverso la somministrazione del colostro; diventa quindi cruciale conoscerne aspetti riguardanti la qualità e la gestione come, ad esempio, la concentrazione di IgG, la quantità di colostro ingerita dal vitello e la sua capacità di assorbimento delle immunoglobuline.

Nonostante l’importanza di tale aspetto, spesso alcuni parametri vengono trascurati; Quigley et al. (2013) riporta, infatti, che solo il 13% degli allevatori effettua una valutazione del colostro e che la maggior parte di queste analisi è di tipo esclusivamente visivo.

Lo scopo di questo lavoro di Quigley et al. (2013) è quindi quello di valutare l’utilizzo del rifrattometro per ottenere un’indicazione del contenuto di IgG all’interno del colostro bovino; l’obbiettivo è infatti quello di “rodare” uno strumento semplice e poco costoso che facilmente si adatti a quelle che sono le esigenze di allevamento.

Infatti, esistono già diversi metodi che permettono di valutare tale parametro, questi tuttavia hanno dei grossi difetti, per lo più legati alla complessità o al costo dell’analisi stessa o alla dipendenza che il risultato ottenuto ha con altri aspetti quali stagione, temperatura e razza allevata.

Nello studio preso in considerazione è stata effettuata una valutazione del colostro sia mediante rifrattometro Brix, il quale restituisce la percentuale dei solidi totali, che attraverso l’utilizzo di metodi di laboratorio (metodi RID e TIA) assai più complessi che determinano la concentrazione di IgG, in modo da poter valutare la correlazione tra questi due parametri.

I risultati ottenuti sono i seguenti (Tabella 1):

Tabella 1. Risultati studio “Evaluation of the Brix refractometer to estimate immunoglobulin G concentration in bovine colostrum”, Quigley et al. (2013).

  n Media Dev. standard Minimo Massimo
Volume raccolto (L) 99 9,5 3,2 3,8 15,1
tempo parto- prelievo (h) 176 6,1 5,6 0,1 24
Brix (%) 183 23,8 3,5 12 32
IgG metodo RID (g/L) 183 73,4 26,2 7,1 159
IgG metodo TIA (g/L) 183 67,5 25 6,9 139,9

A seguito dell’analisi statistica svolta da ricercatori, è emerso che vi è una buona correlazione tra i gradi Brix calcolati con il rifrattometro e i due metodi di laboratorio usati per determinare le IgG, anche se il metodo RID restituisce una migliore relazione; è stato inoltre individuato come valore soglia di gradi Brix, 21%, ciò significa che al di sotto di tale valore si ha una concentrazione di IgG nel colostro non sufficiente (< 50 g/L) a definirlo di buona qualità.

Un altro aspetto interessante riscontrato è la relazione che esiste tra tempestività del prelievo e concentrazione di IgG, infatti, maggiore è il tempo che intercorre tra il parto e il prelievo del colostro, minore risulta la concentrazione di immunoglobuline; non è invece stata rilevata una relazione tra l’intervallo di tempo parto-prelievo e il volume di colostro prodotto.

In conclusione, è quindi possibile affermare che dallo studio analizzato emerge una buona relazione tra i gradi Brix e la concentrazione di IgG nel latte, aspetto che rende quindi il rifrattometro un ottimo strumento da poter utilizzare quotidianamente all’interno dell’azienda zootecnica da latte. Questa evidenza è di notevole importanza in quanto si tratta di uno strumento economico, facilmente utilizzabile e poco influenzabile che permette quindi all’allevatore di ottenere dati importanti per la gestione di questa fase così delicata.

Riferimenti bibliografici:

  • Quigley J. D., Lago A., Chapman C:, Erickson P. e Polo J. (2013), Evaluation of the Brix refractometer to estimate immunoglobulin G concentration in bovine colostrum, Journal of Dairy Science, 96: 1148-1155;
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Cellule somatiche e cellule differenziali: alleati fondamentali per fare asciutta selettiva

La valutazione delle cellule somatiche è un aspetto fondamentale nell’allevamento della bovina da latte perché riassume efficacemente diversi aspetti di tipo economico, commerciale, gestionale e sanitario.

L’utilizzo di questo parametro a scopo sanitario è la prima “arma” che l’allevatore ha nella lotta alla mastite; infatti, l’innalzamento delle cellule somatiche rappresenta proprio la risposta immunitaria della bovina ad un processo infiammatorio sviluppatosi nell’organismo.

Questo metodo di valutazione delle infezioni si basa sul fatto che sia stata stabilita una soglia che definisce gli animali con mastite subclinica.

Le soglie di cellule somatiche definite da Zecconi et al. (2019) tengono in considerazione diversi parametri, in particolar modo l’età della bovina; è stato infatti definito che, per quelle che sono le caratteristiche degli allevamenti italiani, i valori soglia più adatti per identificare quali bovine trattare con sostanze antibiotiche sono, rispettivamente, 100.000 cellule/ml nel caso delle primipare e 200.000 cellule/ml nel caso delle pluripare.

Il parametro delle cellule somatiche comprende in un unico dato leucociti, macrofagi e polimorfonucleati neutrofili senza però dare un’indicazione riguardo la loro ripartizione, aspetto invece fondamentale per valutare lo stadio dell’infezione.

Proprio per questo motivo, a partire dal 2017 è entrato in funzione nei laboratori dell’ARAL (Associazione Regionale Allevatori Lombardia) uno strumento in grado di valutare sia il contenuto totale di cellule somatiche che la loro ripartizione percentuale, ovvero le cellule differenziali.

Uno studio di Zecconi et al. (2019) ha avuto proprio come scopo quello di determinare la soglia di cellule differenziali che con maggiore probabilità permettesse di definire quali bovine presentano una mastite subclinica in corso e quali invece sono sane. Dallo studio è emerso che la suddivisione della mandria in funzione dei giorni di lattazione permette di ottenere risultati migliori rispetto all’ordine di parto; proprio per questo motivo sono state create tre differenti classi: <= 100 DIM (giorni di lattazione), 101-200 DIM e >200 DIM. Per queste tre diverse categorie sono state individuate rispettivamente soglie di cellule differenziali di 66,3%, 69,2% e 69,3%.

La determinazione di questi parametri consente quindi all’allevatore di poter fare tutte quelle valutazioni che si rivelano fondamentali nell’applicazione dell’asciutta selettiva; in particolar modo è possibile creare degli schemi di selezione degli animali che tengano conto esclusivamente di uno o dell’altro parametro, oppure sia delle cellule somatiche che di quelle differenziali.

Per quel che riguarda la valutazione di entrambi i parametri si vanno a creare quattro diverse categorie di bovine (Zanini, 2019):

  • Bovine sane, con cellule somatiche e differenziali inferiori al valore soglia;
  • Bovine a rischio, con cellule somatiche inferiori al valore soglia ma cellule differenziali superiori;
  • Bovine con mastite subclinica/clinica, che presentano sia cellule somatiche che differenziali superiori ai valori soglia;
  • Bovine subcliniche a rischio cronicità, con cellule somatiche superiori al valore soglia ma cellule differenziali inferiori;

La valutazione puntuale del singolo animale e la sua “classificazione” al momento della messa in asciutta è un aspetto fondamentale in quanto permette una consistente riduzione, che può arrivare anche oltre il 50%, dell’utilizzo di antibiotici in questa fase dell’allevamento, aspetto che al giorno d’oggi non può assolutamente essere sottovalutato.

Riferimenti bibliografici:

  • Zanini L. (2019), Cellule differenziali e mastite: prima analisi mondiale, supplemento a L’Informatore Agrario 4/2019;
  • Zecconi A., Sesana G., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2018), Somatic cell count as a decision tool for a selective dry cow therapy in Italy;
  • Zecconi A., Vairani D., Cipolla M., Rizzi N., Zanini L. (2018), Assessment of subclinical mastitis diagnostic accuracy by differential cell count in individual cow milk;
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Giornata dimostrativa 27 Gennaio

Il 27 Gennaio nuovo evento del Gruppo Operativo MAGA con il Progetto LATTE.DOC presso Società Agricola Fratelli Monti S.S, Località Cascina Guzzafame, Gaggiano(MI).

Vi aspettiamo numerosi!

In allegato la locandina dell’evento.

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CELLULE SOMATICHE DIFFERENZIALI

Cosa sono le cellule somatiche differenziali? Cosa indicano? A cosa servono? Perchè un allevatore dovrebbe usarle?

Il Gruppo Operativo MAGA ha risposto a queste domande in un breve video

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Schede tecniche

Inserita nel menù della pagina una nuova sezione SCHEDE TECNICHE. Sono pubblicate delle schede, che possono essere utilizzate come materiale di supporto nelle stalle di bovine da latte per gestire al meglio il periodo di asciutta. Le schede sono disponibili in italiano e in inglese.

link: https://sites.unimi.it/progetto_maga/schede-tecniche/