Articolo a cura di Remo Chiozzotto, tecnico di laboratorio presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano
Quando si tratta di creare nuovi impianti di castagno, diventa molto importante la scelta della varietà, della forma di allevamento e dei portainnesti, al fine di limitare problematiche che potrebbero insorgere dopo parecchio tempo.
Grazie ai due progetti fratelli CASTADIVA e CASTANEVAL siamo stati in grado di caratterizzare le varietà locali che sappiamo ben si adattano alla coltura nei nostri areali. Con questo breve articolo si vuole focalizzare l’attenzione su un aspetto molto importante nella castanicoltura moderna: che si parli del recupero di vecchie selve castanili o della creazione di nuovi impianti, ci si ritrova sempre a superare il collo di bottiglia che è la produzione di nuove piante. Nella precedente comunicazione, abbiamo parlato di come la coltura in vitro possa aiutarci a superare questo collo di bottiglia. In questo caso ci occuperemo invece dell’innesto, quale tecnica per ottenere materiale vegetale utile alla creazione di impianti ex novo per recuperare le zone marginali a castagneti preesistenti o per la creazione di vere e proprie nuove coltivazioni.
Le strade percorribili a questo punto sono principalmente due:
- Innesto in pieno campo su polloni
- Innesti effettuati in vivaio
In entrambi i casi ci sono tutta una serie di difficoltá tecniche da tenere in considerazione:
- Scelta della tipologia di innesto: per quanto riguarda l’innesto in pieno campo si utilizza principalmente l’innesto a corona nel caso di ceppaie ceduate o a spacco quando il diametro del pollone lo permette. Nell’attività vivaistica invece si predilige il doppio spacco inglese o spacco semplice e l’innesto a gemma (ottimi risultati ottenuti con gemma dormiente).
- Disaffinitá d’innesto: è probabile che non tutte le varietà di castagno siano compatibili con il portinnesto scelto.
- Fattori ambientali: temperatura ed umidità possono influenzare negativamente l’attecchimento dell’innesto, soprattutto quando effettuato in campo aperto.
- Trasmissione di malattie: l’utilizzo di materiale infetto o attrezzi contaminati può causare la trasmissione di malattie al nuovo impianto.
- Abilità dell’innestatore: il successo dell’innesto dipende molto dall’abilità ed esperienza di chi effettua l’innesto, richiedendo dunque manodopera specializzata per questa delicata fase.
- Cure post innesto: dopo l’attecchimento dell’innesto è necessario prendersi cura in maniera corretta delle piante per permettere una unione duratura dei due bionti e una corretta impostazione per la crescita di una pianta adatta a garantire produzioni di qualità (eliminazione dei ricacci, spuntatura dei nuovi germogli per evitare un invecchiamento veloce del sovrainnesto, potature per impostare la forma di allevamento più idonea alla varietà prescelta).
Nel progetto CASTANEVAL attualmente in corso, stiamo anche studiando la possibilità ed efficacia di effettuare l’innesto direttamente in vitro utilizzando piante micropropagate delle varietà prescelte e dei loro portinnesti (Fig. 1).
Fig. 1 Unione in vitro di nesto e portinnesto effettuata in condizioni di sterilitá con la tecnica dell’innesto a spacco intero.
Oltre a beneficiare dei molti vantaggi derivanti dalla coltura in vitro, effettuare l’innesto a questo stadio permette di superare facilmente alcune delle problematiche descritte in precedenza, in particolare il limite dettato dai fattori ambientali, la stagionalità, ma soprattutto evitare la trasmissione involontaria di malattie ottenendo materiale sano e in genere anche certificato dal punto di vista fitosanitario. Un’altra caratteristica da non sottovalutare è il fatto che l’utilizzo di portinnesti clonali (micropropagati anch’essi in vitro) garantisce una maggiore uniformità di comportamento del nuovo impianto. Negli ultimi anni inoltre il ruolo dei portinnesti è molto cambiato, in quanto è stata riconosciuta la loro importanza nella resistenza ad alcuni patogeni, adattamento a situazioni pedo-ecologiche, controllo dello sviluppo della pianta, che influenza non solo le sue dimensioni, ma anche l’inizio della fruttificazione e spesso anche la qualità finale del frutto.