Quando il supporto tecnologico diventa quasi indispensabile: la rilevazione degli estri nelle stalle da latte

Nelle aziende di vacche da latte, la gestione della riproduzione riveste un ruolo fondamentale: sembra banale, ma, se l’animale non viene fecondato correttamente e nel momento opportuno, non resterà gravido e non produrrà latte. L’individuazione del momento idoneo per l’inseminazione, ovvero la rilevazione dell’estro, non è semplice, soprattutto nei sistemi di allevamento dove si pratica l’inseminazione artificiale, sempre più numerosi rispetto ai pochi che ancora utilizzano il toro aziendale. Oltre ad individuare correttamente il momento dell’inseminazione, in modo che questa vada a buon fine, è fondamentale rilevare ogni calore della bovina, senza perdere cicli riproduttivi, in modo da ridurre l’intervallo inter parto di ogni animale e aumentare, così, l’efficienza dell’allevamento.

La rilevazione degli estri può essere eseguita, nel modo più semplice e affidabile, attraverso l’osservazione degli animali e del loro comportamento (per circa 20-30 min, più volte al giorno). Come si può immaginare, l’osservazione diretta risulta molto impegnativa, in modo particolare in allevamenti con un alto numero di capi e in cui l’operatore aziendale ha numerose altre mansioni da svolgere nel corso della giornata. Si consideri, inoltre, che il momento di manifestazione dell’estro avviene spesso di notte (Williamson et al., 1972) e che la durata effettiva dell’estro è variabile e dura meno con l’aumentare della produttività della vacca.

Per queste difficoltà, si sono ricercati metodi di rilevazione dei calori che sfruttino il tipico comportamento estrale delle bovine, senza la necessità di dedicare particolari momenti della giornata all’osservazione diretta degli animali. Per esempio, si utilizzano dei rilevatori da apporre alla base della groppa delle vacche i quali, quando compressi, durante la monta, liberano del colorante. Risulta più semplice, così, individuare gli animali che si sono lasciati montare. Purtroppo però, a causa del generale incremento produttivo delle bovine, sono in aumento anche i casi in cui il comportamento estrale si manifesta per tempi brevissimi o, addirittura, non si manifesta affatto. In queste situazioni, sfruttare il comportamento animale per rilevare il calore perde di efficacia e risulta necessario utilizzare strumenti diagnostici più affidabili. In questi termini, può essere di grande aiuto la tecnologia.

Da alcuni questionari sull’uso delle tecnologie (Borchers and Bewley, 2015 e Abeni et al., 2019) negli allevamenti di vacche da latte, emerge che al secondo posto, per diffusione, vi sono i sensori per la rilevazione dell’estro. In particolare, sono molto diffusi i sensori in grado di rilevare la posizione e l’attività motoria degli animali, quindi pedometri e attivometri. Le bovine in estro, infatti, risultano almeno 3-4 volte più attive (Firk et al., 2002), dedicando meno tempo al riposo. Questo tipo di monitoraggio è in grado di individuare circa il 70% delle vacche effettivamente in estro (Abeni et al., 2019). In uno studio di Mayo et al. del 2019 si è visto, inoltre, che 4 sulle 6 tipologie di attivometri analizzate rilevavano dal 15 al 35% in più delle vacche in estro totali rispetto alla percentuale di vacche rilevata durante un’osservazione diretta ripetuta 4 volte al giorno.

Lo stesso studio dimostrava, inoltre, che l’impiego di sensori per la rilevazione di progesterone nel latte consentiva di rilevare in assoluto più vacche in calore rispetto alla sola osservazione degli animali. Il livello di progesterone nel latte è un parametro molto affidabile, specialmente quando il calore è silente. Nonostante ciò, la sua rilevazione risulta ancora poco diffusa, probabilmente perché meno applicabile rispetto ad altri sistemi per motivi sia tecnici, sia economici.

L’uso della tecnologia diventa ancora più interessante quando è possibile incrociare informazioni derivanti da sensori di tipo diverso, ottenendo così una maggior efficacia e una affidabilità migliore. Per esempio, in alcuni casi è possibile considerare contemporaneamente i dati ricavati dall’attività dell’animale e dalla sua produzione, la quale, solitamente, cala al momento del calore.

La zootecnia di precisione applicata per la rilevazione di estro consente non solo di aumentare l’efficienza di rilevazione degli estri e quindi l’efficienza produttiva dell’azienda, ma anche, in linea teorica, di ridurre l’impatto ambientale per kg di latte prodotto. Indagare questo aspetto è, infatti, uno degli obiettivi del progetto Clevermilk.

BIBLIOGRAFIA:

Abeni F., Petrera F., Galli A. 2019. A Survey of Italian Dairy Farmers’ Propensity for Precision Livestock Farming Tools, Animals, 9, 202. Link all’articolo: https://www.mdpi.com/2076-2615/9/5/202/htm

Borchers M.R., Bewley J.M. 2015. An assessment of producer precision dairy farming technology use, prepurchase considerations, and usefulness. J. Dairy Sci., 98, 4198–4205.

Firk R., Stamer E., Junge W., Krieter J., 2002. Automation of oestrus detection in dairy cows: a review. Livestock Production Science 75 (3), 219-232

Mayo L.M., Silvia W.J., Ray D.L., Jones B.W., Stone A.E., Tsai I.C., Clark J.D., Bewley J.M. and Heersche Jr. G. 2019. Automated estrous detection using multiple commercial precision dairy monitoring technologies in synchronized dairy cows. J. Dairy Sci. 102:2645–2656

Williamson N.B., Morris R.S., Blood D.C., Cannon C.M., Wright P.J., 1972. A study of oestrous behaviour and oestrus detection methods in a large commercial dairy herd. II. Oestrous signs and behaviour patterns. Vet Rec. 91(3), 58-62