“Tecnologia per un latte a basso impatto ambientale: il progetto CLEVERMILK”

Lo scorso venerdì, 19 marzo 2021, si è tenuto il primo seminario organizzato dal progetto CLEVERMILK.

Si è parlato dell’uso della tecnologia all’interno degli allevamenti da latte e di come questa, se integrata in modo intelligente, possa supportare la gestione aziendale e limitare le emissioni ambientali.

Sono intervenuti:

  • Maddalena Zucali (DISAA, Milano) la quale ha illustrato i dati relativi all’impatto ambientale della produzione di latte e la possibilità di mitigazione offerta dalla tecnologia. Nel corso dell’intervento sono stati presentati gli obiettivi e le fasi operative del progetto Clevermilk.
  • Fabio Abeni (CREA Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura di Lodi) che ha parlato del concetto di sostenibilità (ambientale, economica e sociale) e di come i dati offerti dalle tecnologie possano essere sfruttati per rendere più sostenibile il proprio allevamento. Questo è anche l’obiettivo portato avanti dal progetto LatteDigitale, di cui Abeni è referente scientifico.
  • Colomba Lina Sermoneta (ISTAT, Roma) che ha presentato i risultati preliminari ISTAT riguardanti la zootecnia di precisione e la sua diffusione sul territorio nazionale, con un focus particolare sulla Lombardia.
  • Virginia Inzaghi (Quality Control presso LAICA SPA, Novara), la quale ha condiviso la propria esperienza all’Università del Wisconsin-Madison, come collaboratrice nel Dairy Brain Project, progetto volto a rendere più agevole l’uso dei dati delle stalle americane nell’ottica di una zootecnia di precisione più intelligente.

Si ringraziano tutti i relatori e collaboratori e i numerosi partecipanti al seminario.

N. 01_marzo 2021 L’informazione prima di tutto: l’impatto ambientale della produzione di latte spiegato dal progetto CLEVERMILK

La produzione di latte, come tutte le attività umane, si sa, ha un certo effetto sull’ambiente. Il progetto Clevermilk si propone di spiegare in breve l’impatto di questa produzione e il metodo con cui vengono calcolate solitamente le emissioni.

Si stima che, solo in Italia, le emissioni annue di gas serra siano pari a circa 428 milioni di tonnellate e che il settore zootecnico sia responsabile del 5,6% di queste emissioni (Ispra, 2018). Più della metà di queste deriva dagli allevamenti di bovini, e, in particolare, il settore delle bovine da latte, responsabile del 37% della CO2 eq. emessa complessivamente dal settore zootecnico, costituisce l’allevamento più impattante sul cambiamento climatico. Risulta, infatti, che per ogni chilogrammo di latte prodotto, vengano emessi da un minimo di 0,96 a un massimo di 2,32 kg di CO2 eq., per una media di circa 1,37 kg di CO2 eq./kg latte (Gislon et al., 2020).

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Da pochi parametri produttivi, un grande supporto gestionale

Quando si parla di zootecnia di precisione relativa agli allevamenti da latte, si fa presto a pensare a tecnologie complesse, a sensori atti alla rilevazione di determinate biomolecole e a numerosi parametri in grado di fornire informazioni riguardo alle condizioni degli animali. In realtà, l’uso più comune delle tecnologie di precisione negli allevamenti riguarda il monitoraggio della produzione e dell’emissione lattea attraverso l’uso di strumenti automatizzati applicati direttamente nelle sale di mungitura (Borchers e Bewley, 2015; Abeni et al., 2019); e, si potrebbe aggiungere, questi due parametri produttivi risultano tra i più importanti per la corretta gestione della mandria.

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