Grazie all’applicazione di strumenti tecnologici negli allevamenti, è oggi possibile monitorare in continuo ambiente, animali e produttività aziendale. Si sviluppa così la zootecnia di precisione, studiata nel progetto Clevermilk, come supporto per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti della produzione di latte.
La zootecnia di precisione utilizza diversi strumenti; alcuni di questi, si applicano durante la mungitura delle bovine e, nella loro semplicità, facilitano la gestione aziendale e le scelte manageriali dell’allevatore. Il solo monitoraggio di quantità e flusso di emissione del latte per singolo capo favorisce, ad esempio, una selezione efficiente della mandria e consente un controllo maggiore della routine di mungitura. Il tutto si traduce in maggior produzione di latte per capo, minor numero di infezioni mammarie, maggior efficienza aziendale, e, quindi, minore impatto ambientale.
Altri sensori applicabili sulle mungitrici possono, inoltre, monitorare alcuni indicatori di infezione mammaria, come la conducibilità elettrica o la conta di cellule somatiche. Anche questi strumenti possono contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale, ma questo argomento verrà meglio descritto nel prossimo depliant, dedicato alla sanità della mammella.
I sensori utilizzati per il monitoraggio produttivo sono già molto diffusi nelle aziende da latte italiane e sono secondi solo agli attivometri (dati rilevati attraverso questionario, 2021). In particolare, sono gli allevatori più giovani ad investire maggiormente in questo tipo di sensori.
Per studiare se le tecnologie possano contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale, è stato stimato l’effetto dell’introduzione di un robot di mungitura in 2 diverse aziende della Pianura Padana:
- Azienda a posta fissa nel lodigiano (30 vacche in latte, media latte 26 kg/vacca giorno)
- Azienda a stabulazione libera (100 vacche in latte, media latte 30 kg/vacca giorno)
In queste due aziende, è stata valutata l’emissione di gas serra per kg di latte con metodo Life Cycle Assessment (LCA). Si sono stimati, considerando studi scientifici precedenti:
- un aumento della produzione di latte (+5 % vs +15%; Tse et al., 2018; Toušová et al., 2014; Hansen, 2015; de Koning, 2010)
- un miglioramento della qualità del latte (+0,10% grasso; +0,6% proteine; Toušová et al., 2014)
- un aumento del consumo energetico in stalla (+1,8 kWh/100 litri latte vs +2,44 kWh/100 litri latte; Calcante et al., 2016)
- un incremento di ingestione (Allen et al., 2019) e di conseguenza di acquisto di alimenti
- una modifica nella suddivisione dell’impatto tra latte e carne prodotti.
La produzione di un latte più ricco in grasso e proteina ha comportato una riduzione delle emissioni di gas serra per kg di latte prodotto da un minimo dello 0,04%, nella prima azienda, a un massimo dello 0,06%, nella seconda. L’aumento della quantità di alimenti acquistati ha causato, invece, un aumento delle emissioni. In particolare, l’aumento dell’acquisto di proteina ha comportato un aumento di gas serra che va dallo 0,86%, se si considera un aumento produttivo di latte del 5%, al 3,59%, considerando un aumento produttivo del 15%.
Anche il consumo energetico, maggiore a causa dell’uso di robot, ha portato ad un aumento percentuale delle emissioni: tra lo scenario a basso consumo e ad alto consumo, l’impatto aumenta in un range compreso tra lo 0,07% e lo 0,15%, rispettivamente nella prima e nella seconda azienda.
Complessivamente, l’applicazione di un robot di mungitura ha portato ad una riduzione delle emissioni aziendali di gas serra da un minimo del 3% ad un massimo del 9%, principalmente grazie all’incremento produttivo (+5%/+15%).
Questo risultato dimostra che, l’utilizzo di robot di mungitura, quando comporta un aumento produttivo e non influisce negativamente sulle condizioni sanitarie della mandria, può contribuire ad una riduzione dell’impatto ambientale della produzione di latte.