Stress da caldo: gli strumenti per scegliere quando intervenire

La gestione di mastiti, zoppie e altre patologie, anche se non sempre semplice, sembra essere comunque concretizzabile. Alcuni aspetti relativi alle condizioni ambientali, quali, ad esempio, temperatura esterna e umidità relativa, possono invece sfuggire al controllo dell’allevatore.

Certo, alcune condizioni sfavorevoli possono essere contenute già con una buona progettazione e costruzione della stalla, ma non è sufficiente. In alcune stagioni, specialmente nei mesi più caldi, occorre capire quando e come intervenire ulteriormente per evitare situazioni di stress per gli animali.

Lo stress da caldo, infatti, è a tutti gli effetti una patologia; le bovine non sono in grado di disperdere calore attraverso la sudorazione e l’unico meccanismo che hanno a disposizione è l’aumento della frequenza respiratoria; inoltre, come conseguenza dello stress, per ridurre la produzione di calore endogeno, mangiano meno, si muovono poco, e bevono di più.

Basta un aumento di soli 0.5°C della temperatura corporea (38.5°C) e una frequenza respiratoria di oltre 80 atti al minuto per diagnosticare che la singola bovina, o l’intero allevamento, è in stress da caldo, ossia che gli animali non sono stati in grado di gestire l’aumento di THI (Temperature-Humidity Index).

In queste condizioni, cala la produzione di latte, grasso e proteine, e si riducono il comportamento estrale e il tempo dedicato al riposo. Se il periodo di stress si protrae a lungo, inoltre, la ripresa è difficoltosa e la bassa produzione di latte e la ridotta fertilità possono mantenersi fino all’inverno. Le conseguenze delle alte temperature si ripercuotono poi anche sulle performance dei vitelli e, quindi, sulla produttività e sull’impatto ambientale futuro dell’azienda (Dado-Senn et al., 2020).

In queste situazioni, è importante intervenire in modo tempestivo con gli idonei sistemi di raffrescamento (ventilatori, nebulizzatori, doccette, etc..). Capire quando attivarsi, però, non è sempre semplice; spesso, per ottimizzare l’intervento, è utile affidarsi ad appositi strumenti tecnologici.

Una review abbastanza recente illustra in modo approfondito le innumerevoli possibilità per monitorare le condizioni ambientali del proprio allevamento ed eventuali comportamenti anomali degli animali (Fournel et al., 2017).

Ne riportiamo alcune:

  • Sensori per il rilevamento delle condizioni ambientali: termocoppia, termometro, termistore, igrometri, sensore di conducibilità termica, piranometro, anemometri di vario tipo
  • Sensori per misurazioni fisiologiche sugli animali: termometro rettale, timpanico o vaginale, termometri a infrarossi o cutanei, sistemi automatici di rilevamento della frequenza respiratoria, sensori per il rilevamento della variabilità del battito cardiaco, strumenti per la misurazione del peso (bilance, telecamere)
  • Strumenti per il monitoraggio del comportamento animale: sensori in grado di registrare l’ingestione dell’alimento o l’assunzione di acqua, pedometri, accelerometri, telecamere.

La Precision Livestock Farming può quindi offrire un grande supporto nella gestione aziendale. Un controllo preciso delle condizioni ambientali, insieme ad altre strategie gestionali, può prevenire perdite economiche e può contribuire alla riduzione delle emissioni del settore zootecnico.

Nei prossimi articoli, parleremo di altri utili accorgimenti per una gestione moderna e meno impattante delle aziende di bovine da latte.

BIBLIOGRAFIA:

  • Dado-Senn B., Laporta J., Dahl G.E. 2020. Carry over effects of late-gestational heat stress on dairy cattle progeny. Theriogenology 154: 17-23 CLICCA QUI
  • Fournel S., Rousseau A.N., Laberge B. 2017. Rethinking environment control strategy of confined animal housing systems through precision livestock farming. Biosystems engineering 155: 96-123 CLICCA QUI