CFP SCHERMI #4: Per una storia istituzionale e culturale del cinema in rapporto alla sessualità nell’Italia del secondo dopoguerra

Call for papers (Schermi, Annata VI, N. 11, I semestre 2022)

Per una storia istituzionale e culturale del cinema in rapporto alla sessualità nell’Italia del secondo dopoguerra

a cura di Mauro Giori e Tomaso Subini

consegna pezzi: 1-9-2021

 

Nel periodo compreso tra il 1948 (data delle prime elezioni della nuova Repubblica che consegnano alla DC il governo del Paese) e il 1978 (quando iniziano a diffondersi in Italia le prime sale destinate alla proiezione del film per adulti) il cinema italiano è stato caratterizzato dalla crescente sessualizzazione delle sue rappresentazioni. Questo arco di tempo ha visto una profonda conflittualità nel dibattito pubblico attorno alla “questione sessuale” ampiamente intesa, chiamando in causa temi come il divorzio, la famiglia, il “libero amore”, e aspetti più generali come l’intimità, le relazioni affettive, la costruzione dei ruoli, degli orientamenti e delle identità di genere. Tutti questi processi confluiscono in quella complessiva “trasformazione dell’intimità” di cui scrive il sociologo Anthony Giddens: l’emersione pubblica del privato ha fatto sì che ambiti prima regolamentati a livello personale e individuale diventassero di pertinenza sociale e oggetto di negoziazione collettiva. Parallelamente si assiste a una radicale modifica dei costumi, con un progressivo indebolimento del cosiddetto senso del pudore.

 

Del ruolo che il cinema svolge in questo complesso scenario discorsivo dava già conto nel 1969 Callisto Cosulich, descrivendolo con la metafora “della scalata al sesso del cinema italiano”: una scalata che di fatto corrispose alla diffusione di un immaginario incentrato sul sesso. È proprio intorno agli anni del volume di Cosulich che l’erotizzazione del cinema incrocia le prime emersioni della pornografia di massa sulle riviste per adulti. Di lì a qualche anno anche la pornografia cinematografica si sforzerà di uscire dalla clandestinità, ad esempio attraverso le televisioni private e le sale a luci rosse. La fine degli anni ’70 parrebbe segnare l’approdo del fenomeno, descritto da Ortoleva come la definitiva “caduta dei tabù dell’osceno”.

 

Questo numero di «Schermi» si propone di stimolare il confronto tra le discipline cinematografiche e quelle storiche sui temi del progetto di ricerca PRIN 2015 Comizi d’amore, e in particolare su quattro questioni di fondo:

 

  • il ruolo del cinema nel contesto della progressiva sessualizzazione del sistema mediale;
  • il ruolo del cinema nell’ambito di alcuni snodi storici fondamentali (clericalizzazione delle istituzioni negli anni del centrismo, approvazione della Legge Merlin, avvento del centro-sinistra, movimenti giovanili, movimento femminista, movimento omosessuale, rivoluzione sessuale, dibattito su divorzio e aborto, riforma del diritto di famiglia, ecc.);
  • il nesso tra la sessualizzazione del cinema e l’emersione della pornografia;
  • le peculiarità del caso italiano.

 

Si sollecitano proposte di intervento anzitutto, ma non esclusivamente, sui seguenti argomenti:

  • modelli di periodizzazione
  • ruolo del cinema nella storia delle emozioni e dell’intimità
  • storia della censura amministrativa
  • dibattiti parlamentari e giurisprudenziali
  • ruolo della sessualizzazione come strategia produttiva e distributiva
  • ricezione da parte di critica e pubblico e loro progressiva settorializzazione
  • azioni organizzate da parte dell’opinione pubblica (associazionismo) e dissenso individuale (ad es. attraverso il canale della piccola posta)
  • storia culturale e sociale delle sale (circuito di profondità e luci rosse)
  • film e autori particolarmente significativi nella storia della sessualizzazione del cinema
  • modelli di mascolinità e femminilità nel cinema italiano
  • rapporti tra cinema, sessualità e identità (in relazione a generazioni, orientamenti, ecc.)
  • costruzione dello spettatore voyeurista
  • intermedialità (letteratura, fotografia, teatro, radio e televisione)
  • editoria popolare (e in particolare suo ruolo nella diffusione della pornografia)
  • rappresentazioni e discorsi sul corpo
  • stereotipi e disuguaglianze di genere nelle rappresentazioni e nei discorsi sociali
  • pornografia e dibattiti relativi
  • ruolo delle tv private nella diffusione della pornografia

 

Le proposte (max 300 parole, in italiano o in inglese, corredate da una bibliografia essenziale) dovranno essere inviate entro il 15/06/2021 al seguente indirizzo di posta elettronica: mauro.giori@unimi.it e tomaso.subini@unimi.it

 

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 31/06/2021, e i saggi completi – compresi tra le 30.000 e le 35.000 battute (spazi e note incluse, bibliografia esclusa), accompagnati da un abstract di 100 parole (in inglese) e da 5 parole chiave (sempre in inglese) – dovranno essere inviati entro il 01/09/2021 e saranno sottoposti a una doppia revisione.

CFP SCHERMI #3: Aging, sessualità e cinema nella cultura italiana del secondo dopoguerra

Call for papers (Schermi, Annata V, N. 10, II semestre 2021)

Aging, sessualità e cinema nella cultura italiana del secondo dopoguerra

a cura di Elisa Mandelli e Valentina Re

consegna pezzi: 1-4-2021

English version

Nel 2017, la serie antologica firmata da Ryan Murphy Feud: Bette and Joan (FX) ha fornito un’occasione importante per riflettere sulle discriminazioni di genere – in particolare quelle legate all’età delle attrici – nell’evoluzione del sistema audiovisivo statunitense.

La serie, interpretata da Jessica Lange (Joan Crawford) e Susan Sarandon (Bette Davis), non si limita a mettere in scena il tormentato rapporto tra le due dive durante e dopo la realizzazione di Che fine ha fatto Baby Jane? (R. Aldrich, 1962), un film che peraltro riflette già sul rapporto tra aging e show business; più ampiamente e più significativamente, mette in scena la lotta dolorosa che le due attrici ingaggiano contro una cultura che desessualizza la donna dopo i quarant’anni e contro un sistema industriale – quello hollywoodiano – che non prevede ruoli (se non secondari e fortemente stereotipati) per le attrici più mature.

A ben guardare, Feud fa ancora di più. Se Joan Crawford e Bette Davis avevano 58 e 54 anni all’epoca di Che fine ha fatto Baby Jane?, Jessica Lange e Susan Sarandon ne interpretano il ruolo rispettivamente all’età di 68 e 71 anni. In questo modo, Feud è in grado sia di mobilitare contemporaneamente due diversi ordini temporali – il cinema degli anni Sessanta e il più ampio contesto mediale contemporaneo – sia di sollecitare un approccio diacronico in grado di rendere conto di come si modificano (o non si modificano) i codici socio-culturali di interpretazione dei processi di invecchiamento, soprattutto in relazione all’identità femminile, e le prassi attive nel settore del cinema e dei media audiovisivi.

Il presente numero di «Schermi», che nasce all’interno del progetto PRIN Comizi d’amore. Il cinema e la questione sessuale in Italia (1948-1978), intende valorizzare in particolare una delle piste interpretative offerte da Feud e rilocarla nel contesto della cultura e dei media italiani. Più in particolare, intende indagare il tema dell’aging, nelle sue relazioni con l’industria cinematografica, le rappresentazioni filmiche e i cambiamenti nell’identità femminile, nel più ampio quadro sociale e culturale dell’Italia del secondo dopoguerra. Del resto, la ricezione italiana del film “rimesso in scena” dalla serie, Che fine ha fatto Baby Jane?, mostra con sufficiente chiarezza la rilevanza e la pertinenza del tema dell’aging, e titoli come Largo ai vecchi! (“Il Giornale dello Spettacolo”) o Vecchie ma brave (“ABC”) sono eloquenti rispetto all’“anomalia” rappresentata dalle due interpreti nel sistema industriale e divistico del cinema dell’epoca.

Due sono gli assunti metodologici che hanno orientato la concezione del numero: l’esigenza di una pluralità metodologica, da un lato, e l’importanza di un focus sulla vecchiaia della donna dall’altro.

Ci proponiamo, in primo luogo, di estendere il dialogo (già proficuo nel contesto anglosassone, basti pensare ai numeri monografici di “Celebrity Studies” e del “Journal of British Cinema and Television” realizzati tra il 2012 e il 2018) tra aging studies, film/media studies, gender studies e celebrity studies anche all’ambito dei production studies o, in altri termini, di articolare lo studio dei processi di invecchiamento nel settore audiovisivo sia su una dimensione “on-screen” (rappresentazioni visive e sviluppo dei personaggi) che su una dimensione “off-screen” (condizioni delle professioniste mature nel settore audiovisivo, in tutti i comparti creativi e manageriali).

Ci proponiamo, inoltre, di impostare una riflessione sul contesto italiano a partire dallo studio dei processi di invecchiamento in relazione alle figure femminili e alle identità femminili. Francesca Rigotti (2018) ha riscontrato con grande lucidità come il fenomeno del “maschile universale”, già ben messo in luce da Bellassai (2014) in relazione al ruolo dei men’s studies nel relativizzare e riconoscere finalmente la parzialità (in quanto genere maschile) di uno sguardo che si pretende neutro o universale, caratterizzi anche gli studi della vecchiaia, da Platone a Cicerone (Minois 1988), da Bobbio (2006) a de Beauvoir (2002), che nelle loro riflessioni sulla vecchiaia “umana” raramente contemplano le specificità del soggetto femminile.

 

Discriminata negli studi, la vecchiaia femminile rivela le sue specifiche criticità se pensiamo, oltre che alle ambivalenze culturali che il periodo della fertilità (relativamente breve per la donna) assume, e alle complesse relazioni della “procreatività fisica” con la “creatività mentale” (Rigotti 2018), ad alcune valorizzazioni che si dispiegano sull’opposizione uomo-donna nella percezione delle società occidentali – non senza aggiustamenti, slittamenti e rinegoziazioni che si sono manifestati nel tempo con diverse intensità. La donna, che tende a distinguersi nella sua interiorità per qualità apparentemente innate e naturali come la sensibilità, l’istinto materno, l’intuito, nella sua esteriorità (nel suo apparire) appare invece sbilanciata verso la cultura, verso il massimo, cioè, della manipolazione: il trucco, l’acconciatura, la depilazione, la moda. Diametralmente opposto il posizionamento dell’uomo, che tende a esprimere nella sua interiorità il massimo della cultura (l’intelletto, la conoscenza, la razionalità), e nella sua esteriorità il massimo della natura – laddove, socialmente, una certa “naturale” trascuratezza (nel senso letterale di un “non prendersi troppa cura”) viene associata alla virilità.

All’interno di questo quadro, il processo di invecchiamento non può che caratterizzarsi (almeno prevalentemente) come deterioramento e sforzo per la donna (perché il passare del tempo non accresce qualità percepite come innate, ma obbliga evidentemente a interventi sempre più manipolativi e forse invasivi sull’aspetto esteriore, affinché la cultura addomestichi la natura) e come accrescimento e distensione per l’uomo (perché si sedimenta la cultura, la conoscenza diventa saggezza, e alla natura si permette semplicemente di fare il suo corso, senza che la cultura debba intervenire ad alterarlo).

Chiaramente questo quadro può ulteriormente articolarsi e complicarsi, come ben mostra Jean Améry (1968) ripreso da Rigotti, quando sottolinea che tutti i vecchi non comprendono più il mondo, ma “le donne il loro mondo di profumi e abitini, gli uomini il loro mondo intellettuale e sociale” (Rigotti 2018, p. 56). Ma è pur sempre questo quadro valoriale che permette di definire e comprendere anche le pratiche di “resistenza” della donna, che forzano le polarità esistenti, per esempio esibendo con orgoglio i segni del passaggio del tempo o rivendicando la propria maturità intellettuale.

All’interno del numero monografico si accettano contributi che, in relazione al contesto e al periodo di riferimento, approfondiscano in particolare:

  • La tematizzazione dei processi di invecchiamento della donna nella critica cinematografica
  • La tematizzazione dei processi di invecchiamento nelle interviste ad autrici e attrici
  • I processi di invecchiamento nelle rappresentazioni visive: il corpo, lo spazio, il tempo
  • I processi di invecchiamento nelle strategie narrative: personaggi, ruoli, archi narrativi
  • I processi di invecchiamento nei discorsi promozionali del film
  • Aging, sistema divistico, sistema produttivo
  • Aging e dimensione identitaria: identità di genere, di classe, di orientamento sessuale, nazionale, politica
  • Aging, fecondità, creatività e ruolo sociale della donna (es. in relazione al matrimonio, alla maternità)
  • Aging e canoni culturali della bellezza
  • Aging, esperienza e concezioni del sapere
  • Aging e professioniste dell’audiovisivo: carriere, condizioni di lavoro, discriminazioni
  • Le soglie dell’aging: a quali età si si collocano, socialmente e culturalmente, le “soglie” della vecchiaia? Come queste soglie vengono diversamente negoziate e rappresentate, nella realtà sociale e culturale dell’epoca, in rapporto alle identità di genere, alle professionalità del cinema, alle narrazioni?

Le proposte (max 300 parole, in italiano o in inglese, corredate da una bibliografia essenziale) dovranno essere inviate entro il 15/01/2021 al seguente indirizzo di posta elettronica:

valentina.re@gmail.com e mandelli.elisa@gmail.com

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 31/01/2021, e i saggi completi – compresi tra le 30.000 e le 35.000 battute (spazi e note incluse, bibliografia esclusa), accompagnati da un abstract di 100 parole (in inglese) e da 5 parole chiave (sempre in inglese) – dovranno essere inviati entro il 01/04/2021 e saranno sottoposti a una doppia revisione.

CFP SCHERMI #2: Voglie matte, merli maschi, peccati veniali

Call for Papers (Schermi, Anno V, N. 9, I semestre 2021)

Voglie matte, merli maschi, peccati veniali.

La questione sessuale nel cinema popolare italiano dal miracolo economico all’avvento del porno

a cura di Francesco Di Chiara e Gabriele Rigola

consegna pezzi: 1-9-2020

 

Nell’ultimo decennio, lo studio del cinema popolare nell’Italia del periodo che va dalla fase post-neorealista fino alla fine degli anni Settanta, passando per il momento cruciale rappresentato dal boom economico, ha avuto un notevole impulso a livello sia nazionale che internazionale, in particolare grazie alla crescente importanza del paradigma culturologico. È in quest’ambito che lo studio del cinema popolare – da intendersi nella doppia accezione di prodotto caratterizzato da un successo di massa e di opera destinata al consumo da parte del pubblico cosiddetto “di profondità” – si è progressivamente concentrato su questioni relative alla sfera sessuale. In questo contesto si sono succeduti lavori incentrati sulle rappresentazioni del corpo e della sessualità nella stagione neorealista e sul loro contributo alla diffusione del cinema italiano nei circuiti distributivi nordamericani (Schoonover 2012), sulla centralità del cinema degli anni Sessanta nel rappresentare e veicolare la trasformazione dei costumi sessuali (Maina-Zecca 2014), e, soprattutto, sul ruolo esercitato dal cinema di genere nei mutamenti della mascolinità, tema al centro di proficue indagini condotte sia all’interno di lavori a stampa (Manzoli 2012; Bayman-Rigoletto 2013) che di conferenze internazionali (Body Politics. Representing Masculinity in Media and Performing Arts, Torino 2017; Oltre l’inetto? Rappresentazioni plurali della mascolinità nel cinema italiano, Bari 2018). Questo numero di «Schermi», che prende le mosse dal progetto PRIN Comizi d’amore. Il cinema e la questione sessuale in Italia (1948-1978), desidera raccogliere contributi che permettano di rilanciare ulteriormente la riflessione sulle modalità di articolazione dei discorsi intorno al cinema popolare in un arco temporale costantemente punteggiato da momenti di svolta nella disciplina della morale sessuale italiana: dalla Legge Merlin (1958) a quella sul divorzio (1970), fino alla diffusione –ancorché illegale – della pornografia cinematografica (1978). L’obiettivo è quello di affrontare una serie di questioni nodali quali la pervasività della sessualità nella produzione di genere del periodo preso in esame, ma anche quello di riflettere sulla sua assenza programmatica in contesti particolari, in filoni o sottogeneri quali il cinema della coppia Spencer-Hill o il musicarello; di analizzare la ridefinizione del divismo e delle problematiche della performatività, dall’epoca delle maggiorate a quella del divismo più eterogeneo – dal punto di vista dell’identità sessuale, etnica e culturale, ma anche della morfologia e della dimensione intermediale – degli anni Sessanta e Settanta; di esaminare le dinamiche di serializzazione, ibridazione e imitazione attraverso le quali la sfera della sessualità permette di legare insieme pratiche autoriali e generi di profondità, prodotti di prestigio e filoni a basso costo, dal film sexy al decamerotico, fino a operazioni apocrife quali la serie di Emanuelle nera; di indagare il ruolo svolto dal cinema di genere nell’emersione, all’interno del dibattito pubblico, di un discorso intorno a stereotipi o disuguaglianze di genere, o ancora a identità non etero-normative.

I contributi possono riguardare i seguenti temi (senza necessariamente limitarsi ad essi):

  • Modelli di serializzazione del cinema erotico e della commedia sexy
  • Dinamiche del plagio, della volgarizzazione, dell’apocrifo tra pratiche autoriali e filoni popolari
  • Dinamiche transnazionali (co-produzioni, circolazione di star e professionisti, distribuzione estera) nell’ambito del cinema di contenuto erotico
  • Percorsi divistici e forme recitative nel cinema di genere, con specifico riferimento alle dinamiche di sessualizzazione
  • Fandom e ricezione popolare (anche postuma) dei nuovi modelli divistici
  • Modelli di mascolinità e femminilità nel cinema popolare italiano
  • Rappresentazione di sessualità non normative (sia dal punto di vista delle pratiche che da quello dell’identità)
  • Stereotipi e disuguaglianze di genere nelle rappresentazioni e nei discorsi sociali
  • Intermedialità (letteratura, fotografia, teatro, radio, editoria popolare e televisione) e strategie di discorsivizzazione della sessualità attraverso il cinema, produzione e programmazione di contenuti da parte di broadcaster televisivi.

Le proposte (max 300 parole, in italiano o in inglese, corredate da una bibliografia essenziale) dovranno essere inviate entro il 15/06/2020 al seguente indirizzo di posta elettronica:

francesco.dichiara@uniecampus.it e gabriele.rigola@uniecampus.it

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 31/06/2020, e i saggi completi – compresi tra le 30.000 e le 35.000 battute (spazi e note incluse, bibliografia esclusa), accompagnati da un abstract di 100 parole (in inglese) e da 5 parole chiave (sempre in inglese) – dovranno essere inviati entro il 01/09/2020 e saranno sottoposti a una doppia revisione.

CFP schermi #1: Divismo e sessualità nell’Italia del secondo dopoguerra

Call for Papers (Schermi, Anno IV, N. 8, II semestre 2020)

Divismo e sessualità nell’Italia del secondo dopoguerra

a cura di Laura Busetta e Federico Vitella

consegna pezzi: 01-04-2020

 

Divismo cinematografico e sessualità sono strettamente collegati secondo Francesco Alberoni. Per il fondatore degli studi sociologici italiani sul divismo, non detenendo alcun potere di tipo istituzionale, i divi sarebbero svincolati dalla morale corrente e quindi liberi di infrangere le limitazioni tradizionali in materia di condotta sessuale, finendo per assumere una funzione significativa nel campo della trasgressione, quasi a realizzare i sogni più riposti di un pubblico altrimenti vincolato a costrizioni e doveri. Dunque, anche se i divi non deterrebbero potere, sarebbero delle vere e proprie élite sul piano della morale. Appunto delle élite senza potere.

La questione della vita privata dei divi è qui decisiva. Ridotto all’essenziale, il concetto teorico di divismo (stardom) risiede proprio nella scissione della star in attore e personaggio. Per gli spettatori di Gilda (C. Vidor, 1946), Rita Hayworth è nello stesso tempo Gilda e l’attrice Rita Hayworth che, in carne e ossa, ne interpreta le gesta. I divi, per dirla con Robert Allen e Douglas Gomery, sono attori con biografia. E la biografia, la presenza extra-filmica dei divi, veicolata in modo più o meno artefatto e strategico dalla pubblicistica a grande diffusione, può essere in certi casi finanche più rilevante per l’immagine divistica (star persona) di un attore rispetto alla sua presenza filmica.

La questione della sessualità acquista ancora maggior crucialità, in Italia, in rapporto al divismo cinematografico, se declinata in prospettiva storica, con particolare riguardo per il secondo dopoguerra, quando cioè il completamento del processo di modernizzazione dell’industria cultuale si accompagna all’allentamento della presa della morale cattolica sulla società. Da un lato, cambiano i costumi sessuali degli italiani per effetto del miglioramento delle condizioni di vita, del ridimensionamento della funzione educativa di Stato e religione, della penetrazione di comportamenti alternativi che le culture giovanili e le controculture mutuano dai paesi più avanzati. Dall’altro, aumenta sensibilmente il tasso di sessualizzazione del sistema dei media, ovvero la quantità, il livello di trasgressività e il grado di accessibilità dell’offerta di forme culturali a contenuto sessuale. Prima di trovare collocazione definitiva, nel corso degli anni Settanta, nel settore specifico della pornografia, un immaginario erotico via via più esplicito contamina aree sempre più ampie della stampa generalista, a partire da prodotti editoriali apparentemente insospettabili come le riviste politiche radicali e gli albi a fumetti.

Il presente numero di «Schermi» – che maturato nel quadro del PRIN Comizi d’amore. Il cinema e la sessualità in Italia (1948-1978) inaugura una serie di quattro monografici a tema – intende proprio mettere a fuoco il rapporto tra divismo cinematografico e sessualità, in Italia, nel periodo compreso tra il 1948 e il 1978: date convenzionali da ricondurre, rispettivamente, al varo dell’assetto repubblicano a egemonia democristiana e al diffondersi in Italia delle prime sale destinate alla proiezione del film per adulti. Secondo Stephen Gundle, autore di studi indispensabili per re-inquadrare oggi la questione, il cinema italiano vanterebbe addirittura una sorta di primato europeo rispetto alla caratterizzazione dell’immagine divistica in termini sessuali, con Silvana Mangano a fare notoriamente da apripista, nel 1949, attraverso il seminale Riso amaro di Giuseppe De Santis, presto imitata da Gina Lollobrigida, Sofia Loren e dalle altre cosiddette “maggiorate fisiche”. Le giovani star italiane degli anni Cinquanta, brune, formose e impertinenti, passionali e un poco grossolane, riempiono schermi e rotocalchi e ripopolano felicemente il pantheon divistico italiano dopo la dieta neorealista e la depurazione della costellazione attoriale mussoliniana, proiettando sulla scena internazionale un’immagine intrigante all’insegna di gioventù e fertilità. Parallelamente, è nello stesso periodo che, come ha notato Jacqueline Reich, viene messa in discussione la retorica dell’iper-mascolinità italiana, compromessa da rappresentazioni divistiche che oscillano tra la potenza erotica del seduttore e la sessualità frustrata dell’inetto. Ma lo scenario è complesso e articolato, certamente irriducibile alle parabole divistiche individuali. Le immagini divistiche nazionali risentono tutte del processo di sessualizzazione del sistema dei media, come, per altro verso, la vita privata degli attori risente del mutamento generali dei costumi del Paese. Per tracciare quadri di insieme di una certa tenuta, urge indagare in modo sistematico come cambino, da un lato, le forme della rappresentazione del visibile sessuale dell’attore italiano, dall’altro, i discorsi divistici di ordine sessuale veicolati dalla stampa popolare a grande diffusione, nella loro interdipendenza con l’arena culturale e il quadro politico-istituzionale.

In particolare, si sollecitano proposte su divismo e sessualità in linea con il trattamento delle seguenti macro-questioni:

  • individuazione di immagini divistiche paradigmatiche;
  • individuazione di crocevia storici ed eventi periodizzanti;
  • mutamenti significativi nella sessualizzazione di singole immagini divistiche;
  • immagini divistiche portatrici di sessualità esotica/eccentrica;
  • immagini divistiche come modelli di femminilità/mascolinità;
  • costruzione (e decostruzione) da parte dei divi/dive delle proprie immagini;
  • autorialità multipla dell’immagine divistica sessuata nel cinema italiano;
  • modi di rappresentazione del corpo degli attori e delle attrici a mezzo stampa;
  • discorsivizzazione della condotta sessuale degli attori e delle attrici a mezzo stampa;
  • ricezione critica delle performance attoriali rispetto al corpo sessuato;
  • allargamenti e restringimenti del visibile sessuale nel cinema italiano;
  • forme della rappresentazione del visibile sessuale nel cinema italiano;
  • sessualizzazione di parti e ruoli nella produzione cinematografica italiana;
  • commercializzazione/industrializzazione della sessualità e del corpo divistico;
  • rapporti diretti e indiretti tra censura e divismo nel cinema italiano;
  • sessualizzazione dei paratesti della produzione cinematografica italiana;
  • Scandali divistici (star scandals), morale e costume nazionale;
  • fandom e seguito popolare esplicitamente connotati in termini sessuali.

Le proposte (max 300 parole, in italiano o in inglese, corredate da una bibliografia essenziale) dovranno essere inviate entro il 15/01/2020 al seguente indirizzo di posta elettronica: lbusetta@unime.it e fvitella@unime.it

L’esito della selezione sarà comunicato entro il 31/01/2020, e i saggi completi – compresi tra le 30.000 e le 35.000 battute (spazi e note incluse, bibliografia esclusa), accompagnati da un abstract di 100 parole (in inglese) e da 5 parole chiave (sempre in inglese) – dovranno essere inviati entro il 01/04/2020 e saranno sottoposti a una doppia revisione.

Call for papers: Convegno finale del progetto PRIN

COMIZI D’AMORE. IL CINEMA E LA QUESTIONE SESSUALE IN ITALIA (1948-1978)

Convegno finale del progetto PRIN 2015

Università degli Studi di Milano, 27-28 novembre 2019

via Festa del Perdono 7, Milano

Direzione scientifica: Francesco Di Chiara, Valentina Re, Tomaso Subini, Federico Vitella

Organizzazione: Dalila Missero (dalila.missero@unimi.it)

KEYNOTE SPEAKERS

Pietro Adamo (Università degli Studi di Torino)

Daniel Biltereyst (Ghent University)

Peppino Ortoleva (Università degli Studi di Torino)

Anna Tonelli (Università di Urbino Carlo Bo)

 

CALL FOR PAPERS (English version below)

Nel periodo compreso tra il 1948 (data delle prime elezioni della nuova Repubblica che consegnano alla DC il governo del Paese) e il 1978 (quando iniziano a diffondersi in Italia le prime sale destinate alla proiezione del film per adulti) il cinema italiano è stato caratterizzato dalla crescente sessualizzazione delle sue rappresentazioni. Questo arco di tempo ha visto una profonda conflittualità nel dibattito pubblico attorno alla “questione sessuale” ampiamente intesa, chiamando in causa temi come l’intimità, le relazioni affettive, la costruzione dei ruoli e delle identità di genere. Tutti questi processi confluiscono in quella complessiva “trasformazione dell’intimità” di cui scrive il sociologo Anthony Giddens: l’emersione pubblica del privato ha fatto sì che ambiti prima regolamentati a livello personale e individuale diventassero di pertinenza sociale e oggetto di negoziazione collettiva. Parallelamente si assiste a una radicale modifica delle costumanze (sintetizzate nel concetto giuridico di “buon costume”), con un progressivo indebolimento del cosiddetto senso del pudore.

Della portata di questo fenomeno dava già conto nel 1969 Callisto Cosulich, descrivendolo con la metafora “della scalata al sesso del cinema italiano”: una scalata che di fatto corrispose alla diffusione di un immaginario sessuale e sessuato, prevalentemente schiacciato sull’erotizzazione del corpo femminile. È proprio intorno agli anni del volume di Cosulich che la sessualizzazione del cinema incrocia le prime emersioni della pornografia di massa sulle riviste per adulti. Di lì a qualche anno anche la pornografia cinematografica si sforzerà di uscire dalla clandestinità sfruttando due canali semi-istituzionali e paralleli al mainstream: le televisioni private e il circuito delle sale a luci rosse. La fine degli anni ’70 parrebbe segnare l’approdo del fenomeno, descritto da Ortoleva come la definitiva “caduta dei tabù dell’osceno”.

Il convegno si propone di stimolare il confronto tra le discipline cinematografiche e quelle storiche sui temi del progetto di ricerca PRIN 2015 Comizi d’amore, e in particolare su quattro questioni di fondo:

– il ruolo del cinema nel contesto della progressiva sessualizzazione del sistema mediale (e in particolare dell’editoria popolare, su cui il progetto ha fatto un grosso lavoro di mappatura, disponibile nella banca dati);

– il ruolo del cinema nell’ambito di alcuni snodi storici fondamentali per le tematiche del progetto (clericalizzazione delle istituzioni negli anni del centrismo, Legge Merlin, avvento del centro-sinistra, movimenti giovanili, movimento femminista, movimento omosessuale, rivoluzione sessuale, dibattito su divorzio e aborto, riforma del diritto di famiglia);

– il nesso tra la sessualizzazione del cinema e l’emersione della pornografia;

– le peculiarità del caso italiano.

Si invitano gli studiosi interessati a consultare, in vista dell’elaborazione delle proprie proposte di intervento, la banca dati del programma di ricerca ( https://sites.unimi.it/comizidamore/), dove è possibile trovare copia fotografica di circa 15.000 documenti, indicizzati e metadatati con parole chiave che consentono specifiche ricerche. Gli studiosi non ancora in possesso dell’accredito necessario per accedere alla banca dati possono farne richiesta all’organizzatrice del convegno (dalila.missero@unimi.it).

Le proposte di intervento (max 300 parole) e un breve profilo del/la proponente devono essere inviate a princomizidamore@gmail.com e a dalila.missero@unimi.it entro il 30 giugno 2019. Verranno vagliate dalla direzione scientifica e dal comitato scientifico del convegno.

Sono ammessi interventi in italiano e in inglese.

Il convegno non prevede alcuna fee di iscrizione e mette a disposizione 10 borse per coprire le spese di viaggio e di pernottamento dei relatori che ne faranno motivata richiesta (da inoltrare a dalila.missero@unimi.it), con priorità di assegnazione per gli studiosi non strutturati.

Si sollecitano proposte di intervento anzitutto, ma non esclusivamente, sui seguenti argomenti:

sezione a (storia del cinema e storia culturale)

– rapporto tra storia del cinema e snodi storici più generali

– riflessione intorno a modelli di periodizzazione del fenomeno

– ruolo del cinema nella storia delle emozioni e dell’intimità

– ruolo del cinema nei più generali processi di caduta dei tabù dell’osceno

sezione b (istituzioni)

– funzionamento della censura amministrativa

– dibattito culturale sulla censura amministrativa

– finanziamento da parte dello Stato

– ruolo della magistratura (storia dei sequestri e dei processi per oscenità)

– dibattito parlamentare su censura, buon costume e pornografia

– dibattito giurisprudenziale su buon costume e pornografia

– ruolo della sessualizzazione come strategia produttiva e distributiva in risposta alla crisi del cinema

– manifesti (strategie di promozione e azioni di contrasto)

– settorializzazione e formazione del pubblico del cinema sexy/erotico e nascita dei primi circuiti specializzati

– ricezione critica

– azioni organizzate da parte dell’opinione pubblica (associazionismo) e dissenso individuale (ad es. attraverso il canale della piccola posta)

– diseguaglianza di genere nel sistema produttivo

– tecniche e tecnologie cinematografiche (cinema amatoriale, formati, professioni cinematografiche)

– sale (circuito di profondità e circuito specializzato)

sezione c (autori, forme del popolare, costruzione dell’identità, formazione del gusto)

– film e autori che hanno rappresentato momenti significativi nella storia della sessualizzazione del cinema

– cinema di genere e forme del popolare

– modelli di serializzazione del cinema erotico e della commedia sexy

– dinamiche del plagio, della volgarizzazione, dell’apocrifo tra pratiche autoriali e filoni popolari

– divismo e visibile sessuale

– fandom e ricezione popolare del divismo

– attorialità e recitazione

– modelli di mascolinità e femminilità nel cinema italiano

– rappresentazione dell’omosessualità

– costruzione dello spettatore voyeurista

– intermedialità (letteratura, fotografia, teatro, radio e televisione)

– editoria popolare: rotocalchi femminili, cineromanzi, periodici erotici maschili e strategie di discorsivizzazione della sessualità e dei ruoli di genere attraverso il cinema

– rappresentazione e discorsivizzazione sociale del corpo

– “ageing” e sfera sessuale: forme di rappresentazione e discorsivizzazione

– modelli narrativi e modelli di rappresentazione

– stereotipi e disuguaglianze di genere nelle rappresentazioni e nei discorsi sociali

sezione d (nesso tra sessualizzazione del cinema e pornografia)

– concetto di pornografia

– pornografia e avanguardia artistica

– pornografia e controcultura

– dibattito su pornografia dal punto di vista estetico, culturale, giuridico, morale

– ruolo dell’editoria nella diffusione della pornografia (e in particolare della pornografia cinematografica)

– ruolo delle tv private nella diffusione della pornografia

– ruolo sociale della sala a luci rosse

Scarica qui il cfp del Convegno.

 

LOVE MEETINGS. CINEMA AND THE ISSUE OF SEX IN ITALY (1948-1978)

Final conference of the PRIN 2015 project

University of Milan, 27-28 November 2019

via Festa del Perdono 7, Milan

Academic Direction: Francesco Di Chiara, Valentina Re, Tomaso Subini, Federico Vitella

Organization: Dalila Missero (dalila.missero@unimi.it)

KEYNOTE SPEAKERS

Pietro Adamo (Università degli Studi di Torino)

Daniel Biltereyst (Ghent University)

Peppino Ortoleva (Università degli Studi di Torino)

Anna Tonelli (Università di Urbino Carlo Bo)

 

CALL FOR PAPERS

In the period between 1948 (and the first elections of the new Republic, that put the DC in charge of the country) and 1978 (when the first erotic cinemas emerged in Italy), Italian cinema was characterized by increasingly sexualized representations. This timeframe saw a high level of conflict in public discourses on the “question of sex”, intended broadly, which brought into question issues like intimacy, affective relationships, the construction of gender roles and identities. All of these processes merged in that overall “transformation of intimacy” that sociologist Anthony Giddens identified: the public emergence of the private meant that spaces once regulated at a personal and individual level became socially pertinent, and the object of collective negotiations. In parallel, there was a radical change in habits (synthesized in the legal concept of “buon costume”, public morality), with a progressive weakening of a so-called sense of decency.

In 1969, Callisto Cosulich had already recognized this phenomenon, describing it with the metaphor of the “Italian cinema’s ascent to sex”: an ascent that corresponded concretely to the diffusion of a sexualized imaginary, that was predominantly embodied in the eroticization of the female body. In the very years of Cosulich’s volume, the sexualization of cinema had started to overlap with the first appearances of mass-produced pornography, in print, for adults. Within just a few years, cinematic porn was to break free of its isolation, via two semi-institutional channels that paralleled the mainstream: private televisions and adult film theatres. The end of the 1970s appeared to signal the end of this phenomenon, described by Ortoleva as the definitive “decline of obscenity taboos”.

The conference aims to stimulate discussion between the disciplines of film and historical studies, on the main themes of the PRIN 2015 research project Comizi d’amore, and in particular on four general questions:

– the role played by cinema in the progressive sexualization of the media system (and in particular the popular press, which the project has already mapped out extensively, as available on its database);

– the role of cinema within a series of key historical junctions for the project’s theme (the clericalization of institutions during the Centrist years, the Merlin Law, the creation of the centre-left, youth movements, the feminist movement, gay liberation, the sexual revolution, debates on divorce and abortion, reforms of family rights);

– the connection between the sexualization of cinema and the emergence of pornography;

– the specificities of the Italian case.

Interested colleagues who are considering a paper are invited to consult the project’s database (https://sites.unimi.it/comizidamore/), which contains c. 15,000 indexed documents tagged with keywords to enable specialized research. Scholars who do not yet have access to the database can request this from the conference organizer (dalila.missero@unimi.it)

Paper proposals (max 300 words) and a brief bio should be sent to princomizidamore@gmail.com by 30 June 2019. They will be evaluated by the conference’s academic directors and the scientific committee.

The conference accepts papers in Italian and in English.

The conference will not have a registration fee, and we are able to provide 10 bursaries to cover travel and accommodation for certain speakers, with priority given to non-permanent scholars. To request a bursary, sent a justification of the need for support to the organizer (dalila.missero@unimi.it).

Proposals can be submitted that speak to the following possible (but not exclusive) areas:

Section A (film and cultural history)

– the relationship between the history of cinema and specific historical events

– reflections on the periodization of the phenomenon

– the role of cinema in the history of emotions and intimacy

– the role of cinema in the broader processes of the decline of obscenity taboos

Section B (institutions)

– the workings of administrative censorship

– cultural debates on administrative censorship

– public funding

– the role of the courts (histories of sequestering or obscenity trials)

– parliamentary debates on censorship, public morality and pornography

– judiciary debates on public morality and pornography

– the role of sexualization as a production and distribution strategy, as a response to the crisis of cinema

– billboards (as a promotional strategy or a counter-measure)

– the segmentation and formation of audiences of erotic cinema, and the birth of the specialized circuit

– critical reception

– actions triggered by public opinion (associationism) and individual dissent (e.g. through readers’ letters)

– gender inequality in the production system

– film technologies (amateur cinema, formats, film industry professionals)

– theatres (second-/third-run, provincial cinemas, specialist circuits)

Section C (auteurs, popular forms, constructions of identity, formations of tastes)

– films and directors that represented the most relevant moments of the sexualization of cinema

– genre cinema and popular forms

– serialization models for erotic cinema and sexy comedies

– dynamics of plagiarism, vernacularization or imitation, between auteur practices and popular genres

– stardom and sexuality

– fandom and the popular reception of stardom

– performance and acting

– models of masculinity and femininity in Italian cinema

– the representation of homosexuality

– the construction of the voyeurist spectator

– intermediality (literature, photography, theatre, radio and television)

– the popular press: women’s illustrated news, illustrated stories of films, erotic periodicals for men, the discursive strategies behind sexuality and genre roles in the cinema

– the representation and social discourses of the body

– aging and sexuality: discourses and forms of representation

– narrative and representation models

– stereotypes and gender inequalities in representations and social discourses

Section D (the connection between the sexualization of cinema and the emergence of pornography)

– the concept of pornography

– pornography and the artistic avant-garde

– pornography and counter-culture

– debates on pornography from aesthetic, cultural, juridical and/or moral perspectives

– the role of the press in the diffusion of pornography (and in particular film pornography)

– the role of private television networks in the diffusion of pornography

– the social role of adult cinemas

Download the Conference call for papers.