Consumi e costi per le nuove tecnologie: un caso studio sui sistemi di alimentazione

Alcuni studi hanno dimostrato che aumentare la frequenza di alimentazione di una vacca ha effetti positivi sulla sua salute e sulla produttività: infatti, le visite alla mangiatoia saranno meglio distribuite nel tempo, riducendo gli eventi di competitività fra animali; inoltre, effettuando pasti ridotti ma più frequenti, l’ingestione della sostanza secca sarà ottimizzata, ottenendo una maggior stabilità del pH ruminale.

Le scelte gestionali di una azienda, però, non possono considerare solo benessere e salute degli animali. Una azienda deve essere sostenibile da un punto di vita economico, oltre che ambientale e sociale.

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Quando il supporto tecnologico diventa quasi indispensabile: la rilevazione degli estri nelle stalle da latte

Nelle aziende di vacche da latte, la gestione della riproduzione riveste un ruolo fondamentale: sembra banale, ma, se l’animale non viene fecondato correttamente e nel momento opportuno, non resterà gravido e non produrrà latte. L’individuazione del momento idoneo per l’inseminazione, ovvero la rilevazione dell’estro, non è semplice, soprattutto nei sistemi di allevamento dove si pratica l’inseminazione artificiale, sempre più numerosi rispetto ai pochi che ancora utilizzano il toro aziendale. Oltre ad individuare correttamente il momento dell’inseminazione, in modo che questa vada a buon fine, è fondamentale rilevare ogni calore della bovina, senza perdere cicli riproduttivi, in modo da ridurre l’intervallo inter parto di ogni animale e aumentare, così, l’efficienza dell’allevamento.

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N. 01_marzo 2021 L’informazione prima di tutto: l’impatto ambientale della produzione di latte spiegato dal progetto CLEVERMILK

La produzione di latte, come tutte le attività umane, si sa, ha un certo effetto sull’ambiente. Il progetto Clevermilk si propone di spiegare in breve l’impatto di questa produzione e il metodo con cui vengono calcolate solitamente le emissioni.

Si stima che, solo in Italia, le emissioni annue di gas serra siano pari a circa 428 milioni di tonnellate e che il settore zootecnico sia responsabile del 5,6% di queste emissioni (Ispra, 2018). Più della metà di queste deriva dagli allevamenti di bovini, e, in particolare, il settore delle bovine da latte, responsabile del 37% della CO2 eq. emessa complessivamente dal settore zootecnico, costituisce l’allevamento più impattante sul cambiamento climatico. Risulta, infatti, che per ogni chilogrammo di latte prodotto, vengano emessi da un minimo di 0,96 a un massimo di 2,32 kg di CO2 eq., per una media di circa 1,37 kg di CO2 eq./kg latte (Gislon et al., 2020).

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Da pochi parametri produttivi, un grande supporto gestionale

Quando si parla di zootecnia di precisione relativa agli allevamenti da latte, si fa presto a pensare a tecnologie complesse, a sensori atti alla rilevazione di determinate biomolecole e a numerosi parametri in grado di fornire informazioni riguardo alle condizioni degli animali. In realtà, l’uso più comune delle tecnologie di precisione negli allevamenti riguarda il monitoraggio della produzione e dell’emissione lattea attraverso l’uso di strumenti automatizzati applicati direttamente nelle sale di mungitura (Borchers e Bewley, 2015; Abeni et al., 2019); e, si potrebbe aggiungere, questi due parametri produttivi risultano tra i più importanti per la corretta gestione della mandria.

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