Abbiamo parcheggiato davanti alla casa di Giorgio Gaj, esperto di archeologia sperimentale, alle undici della mattina di sabato 7 dicembre, accostando su una strada immersa nella campagna torinese, presso Villarbasse. Adriana, la moglie di Giorgio, ci ha invitati ad entrare nel cortile di quella che sembrava essere una comunissima villetta e che invece si è rivelata tutto un altro mondo, fatto di telai e forni neolitici, capanne neolitiche, fornaci romane e molto altro.
Questo luogo, dove il tempo sembra esser tornato indietro di millenni, è il Cast, Centro di archeologia sperimentale di Torino. Noi del PrEcLab siamo stati ospiti dell’associazione per un’intera giornata, per familiarizzare con la lavorazione dei materiali e i metodi dell’archeologia sperimentale: questo ci permetterà, in futuro, di comprendere meglio gli oggetti e i resti delle strutture che studiamo e che si trovano durante lo scavo.
Tutto questo è stato possibile grazie a Stefano Viola, docente del Laboratorio di schedatura e analisi dei materiali archeologici dell’Università degli Studi di Milano, e a tutti i membri del Cast che ci hanno accolto.
Il Cast, Centro di Archeologia sperimentale di Torino…
Nato quasi per gioco, il Centro di Archeologia Sperimentale di Torino è ora un’associazione che si occupa di ricerca nell’ambito delle tecnologie antiche e che collabora con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte e con ricercatori universitari di altri atenei.
I ricercatori del Cast studiano le tracce di lavorazione presenti su un reperto archeologico o su una struttura antica, vagliano le fonti disponibili e ipotizzano una possibile ricostruzione delle tecniche di produzione degli oggetti antichi. Il loro obiettivo è infatti quello di realizzare oggetti e strutture con strumenti analoghi a quelli utilizzati in antico per poi confrontarli con i reperti archeologici realmente trovati durante gli scavi. In questo modo si possono ottenere informazioni preziose su come una lama di selce o un’intera capanna venivano prodotti, distrutti e su quali tracce rimangono dopo diversi anni.
![Centro di archeologia sperimentale di Torino](https://sites.unimi.it/preclab/wp-content/uploads/2020/01/ceramica-1024x683.jpg)
Per questo, ogni esperimento è corredato da un’accurata documentazione, che comprende i dati raccolti e una relazione conclusiva destinata ad essere pubblicata, per fornire supporto alle ricerche degli archeologi.
… E i suoi esperimenti!
A introdurci ai membri del Cast e ad accompagnarci durante la visita sono stati lo stesso Giorgio Gaj, tra i fondatori dell’associazione, oltre che esperto di ceramica e tessitura, e Dino Delcaro, che si occupa invece di lavorazione della selce e di strumenti in legno. Avevamo già conosciuto entrambi in università, durante un seminario sulla produzione dei vaghi di collana: a loro il compito di raccontarci le ricerche del Cast, illustrandoci i vari esperimenti.
A stupirci è stata la tappa allo stagno artificiale, dentro il quale è stata collocata una piroga monossile, cioè una imbarcazione realizzata scavando un unico tronco d’albero, ispirata, tra le altre, a quella rinvenuta nel sito del Lavagnone! L’obiettivo dell’esperimento era non solo la costruzione dell’imbarcazione, ma anche testare l’efficienza di questo mezzo, e verificare come si conserverà nel tempo: la piroga infatti ha percorso diversi chilometri e rimarrà in acqua ancora per molto tempo… per fornire dati ai ricercatori che verranno dopo di noi!
![Centro di Archeologia sperimentale di Torino](https://sites.unimi.it/preclab/wp-content/uploads/2020/01/Fornace-1024x683.jpg)
Le nostre sperimentazioni
Durante la visita al Cast, anche noi del PrEcLab ci siamo messi alla prova: per alcuni di noi, il lavoro di questa giornata si rivelerà utilissimo per la tesi di laurea. Per tutti è stata un’esperienza emozionante dar forma, con le nostre mani, a oggetti che finora abbiamo visto soltanto durante uno scavo o dietro le teche dei musei.
Ci siamo divisi in due gruppi: guidati dalle mani esperte dei membri del Cast, alcuni di noi si sono destreggiati nella lavorazione delle pietre, realizzando oggetti come una bella amigdala ritoccata o vaghi di collana, sotto la supervisione di Dino, che dava di volta in volta suggerimenti su come perforare e dove battere. Chi si è dedicato alla scheggiatura, ha imparato a riconoscere il suono della selce che si stacca dal nucleo, familiarizzando con gli strumenti di lavoro, percussori di varie forme, dimensioni e materiali. Chi ha preferito la perforazione delle “perline” a partire dal marmo di Candoglia, ha familiarizzato invece col trapano “a coscia”.
![Centro di archeologia sperimentale di Torino](https://sites.unimi.it/preclab/wp-content/uploads/2020/01/scheggiatura-870x1024.jpg)
Il secondo gruppo è stato invece introdotto alla lavorazione dell’argilla e al processo di cottura con cui si ottiene la ceramica, per realizzare oggetti in bucchero, dal caratteristico colore nero. E al calore del fuoco, mentre tutt’intorno era un gran viavai – chi tagliava la legna, chi la portava, chi la metteva ad asciugare, chi portava la paglia, chi soffiava sul fuoco e chi faceva aria – Giorgio ha spiegato come la sezione e il colore dei cocci diano spesso informazioni preziosissime sul processo di cottura. Ricordando anche che tipi di fornace diversi permettono un diverso controllo su temperatura e livello di ossigeno: caratteristiche, queste, fondamentali per ottenere tipi di ceramica differenti.
Nel tardo pomeriggio, a giornata conclusa, abbiamo parlato di progetti del Cast a cui anche noi del PrEcLab possiamo dare un contributo. L’esperienza, intensissima, ha lasciato qualcosa su cui riflettere ad ognuno di noi e a molti la voglia di tornare… quanto prima!